3.3 Sistemi di gestione dei materiali
3.3.6 Individuazione della tecnica di gestione più idonea
A livello operativo è necessario determinare quali sono le variabili da prendere in considerazione per individuare la classe e la tecnica di gestione dei materiali più adatta al caso considerato. Va specificato che questa scelta deve essere fatta tenendo in considerazione che la soluzione migliore per ogni singola realtà aziendale è data da un mix di tecniche e classi diverse per differenti gruppi di materiali. Fra le variabili da prendere in considerazione nel processo di identificazione della classe e della tecnica di gestione più idonea ricordiamo:
1. Valore d’impiego
Come descritto nei paragrafi precedenti, il valore d’impiego di un articolo è dato dal prodotto del suo valore unitario per il suo consumo, in un’unità di tempo definita. In generale si può affermare che per i materiali ad elevato valore d’impiego, quelli appartenenti alla classe A e B in un’ipotetica analisi ABC, è più idoneo utilizzare tecniche di gestione della classe a fabbisogno (tipicamente MRP). Con questo tipo di tecniche infatti si riesce a ridurre la giacenza media a magazzino abbattendo così i costi di stoccaggio, a fronte però di maggiori costi logistici legati alla complessità del metodo. Viceversa, per i
30 codici a basso valore d’impiego, quelli appartenenti ad un’ipotetica classe C, è consigliabile adottare una tecnica di gestione della classe a scorta, accettando maggiori livelli di giacenza media, ma abbattendo i costi logistici vista la semplicità del metodo.
2. Caratteristiche del consumo
Vi sono due caratteristiche del consumo che vanno ad impattare sulla scelta della tecnica di gestione più appropriata: la frequenza e la variabilità. Per quanto riguarda la frequenza questa viene quantificata calcolando, rispetto ad un determinato arco temporale, il parametro statistico chiamato “densità degli zeri” (DZ) e definito dalla relazione:
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A seconda del valore di DZ assunto, gli articoli possono essere classificati in 3 categorie definite da precisi valori di soglia di DZ, come si vede in tabella 3.2:
Tabella 3.2: Valori di soglia proposti in letteratura per l’individuazione delle classi di frequenza Runners, Repeaters e Strangers. (De Toni A., Panizzolo R., 2018, Sistemi di gestione
della produzione, Isedi, Torino)
Densità degli zeri Frequenza del
consumo
Denominazione
0<DZ<15-20% alta Runners
20%<DZ<50% media Repeaters
DZ>50% bassa Strangers
Analogo ragionamento può essere fatto per la variabilità del consumo: in questo caso il parametro statistico utilizzato per la caratterizzazione è il “coefficiente di variazione” (CV) definito dalla relazione:
! =78
dove σ e µ sono rispettivamente la deviazione standard e il valor medio della serie storica considerata . Questo parametro esprime la percentuale di variazione della serie storica rispetto al valor medio e, essendo adimensionale, permette di confrontare la dispersione di serie storiche differenti. In maniera analoga a quanto fatto per la frequenza anche in questo caso è possibile identificare dei valori di soglia di CV sulla base dei quali identificare tre classi di variabilità in cui possono essere suddivisi gli articoli considerati. Come si può vedere in tabella 3.3 in letteratura sono presenti diversi valori di soglia per le classi di variabilità:
31 Tabella 3.3: Valori di soglia proposti in letteratura per l’individuazione delle classi di variabilità del consumo: X, Y e Z. (De Toni A., Panizzolo R., 2018, Sistemi di gestione della
produzione, Isedi, Torino)
Dal momento che frequenza e variabilità influenzano entrambe la scelta della tecnica di gestione più adatta per l’articolo considerato, è possibile fare un’analisi incrociata per considerare entrambe le variabili confrontando le tre classi di frequenza con le tre classi di variabilità. Si ottiene un modello come quello in figura 3.15 che permette di caratterizzare il tipo di consumo che si sta analizzando, sia in termini di variabilità che di frequenza:
Figura 3.15: La matrice è il risultato dell’analisi incrociata tra frequenza e variabilità del consumo. (De Toni A., Panizzolo R., 2018, Sistemi di gestione della produzione, Isedi, Torino)
Si parla di “consumo regolare” quando si ha frequenza di consumo medio-alta e variabilità ridotta, di “consumo intermittente” quando la frequenza e la variabilità sono entrambe ridotte, di “consumo erratico” quando la frequenza e la variabilità sono entrambe alte, infine di “consumo sporadico” quando la
32 frequenza è medio bassa e la variabilità è elevata. Sulla base di questa caratterizzazione è possibile individuare quali sono le tecniche di gestione che meglio si adattano al caso considerato:
-Per articoli collocabili nella zona del consumo regolare, è più opportuno utilizzare tecniche di gestione della classe a scorta. Infatti, da un lato la ridotta variabilità aumenta l’affidabilità delle previsioni, sia che queste siano di tipo intrinseco che estrinseco, dall’altro l’elevata frequenza di consumo va a ridurre i rischi di elevata permanenza della giacenza
-Per articoli collocabili nella zona del consumo sporadico invece son più indicate tecniche di gestione della classe a fabbisogno o a piano. Infatti, una gestione a scorta con questa tipologia di consumo risulterebbe poco efficiente in quanto, da un lato l’elevata variabilità riduce l’affidabilità delle previsioni e porta ad elevati valori delle scorte di sicurezza, dall’altro la frequenza ridotta aumenta il rischio di giacenza prolungata
3. Domanda dipendente o indipendente
Si parla di “codici a domanda dipendente” quando la domanda di questi è nota sia in termini di quantità sia in termini di momenti di consumo. È il caso di sotto-assiemi, componenti e materie prime la cui domanda dipende dalla richiesta di prodotto finito al quale sono legati tramite distinta base. Per questa categoria di prodotti le tecniche di gestione più adatte sono quelle della categoria a fabbisogno: la domanda di questi codici viene infatti calcolata sulla base della quantità richiesta di prodotti finiti tramite le relazioni della distinta base.
Si parla invece di “codici a domanda indipendente” quando la domanda di questi dipende direttamente dalle richieste di mercato. È il caso di prodotti quali prodotti finiti, parti di ricambio o prodotti necessari ai processi di produzione ma indipendenti dai volumi realizzati come lubrificanti, bulloneria, parti di ricambio di macchinari ecc. Per questa categoria si ha che:
-Quando il consumo è poco regolare e variabile, è conveniente l’utilizzo di tecniche della classe a fabbisogno
-Quando il consumo è regolare, ci si può indirizzare anche verso tecniche della classe a scorta, facendo attenzione alla variabilità della domanda
4. Larghezza e profondità della distinta base
Per “larghezza della distinta” si fa riferimento al numero medio di codici per livello; in generale si parla di distinte “larghe” quando si hanno indicativamente livelli con 20-25 codici. Con questa tipologia di distinte è preferibile l’utilizzo di tecniche di gestione della classe a fabbisogno, in quanto queste garantiscono un livello di servizio sul padre maggiore rispetto a quello garantito da tecniche di gestione della classe a scorta. Consideriamo ad esempio un codice padre con quattro codici figli aventi ognuno un livello di servizio del 83%: in questo caso la probabilità di disporre contemporaneamente di tutti 4 i codici per assemblare il padre è pari a 0.834=0.47. Se i figli fossero 10 anziché 4, il livello di servizio del padre scenderebbe al 15%: si comprende pertanto il vantaggio di utilizzare tecniche di gestione a fabbisogno in questi casi, le quali assicurano un livello di servizio del 100%.