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3. Le relazioni tra Corsica e Italia

3.1 L'influenza pisana in Corsica

Posta al centro del mar Mediterraneo e in una posizione privilegiata rispetto al mar Tirreno, la Corsica divenne un interessante bersaglio strategico, in particolare per le repubbliche di Pisa e Genova, le quali si contendevano con ogni mezzo la supremazia del mare vicino. Le mire delle due città marinare furono caratterizzate non solo dalla possibilità di usufruire delle risorse naturali, seppur limitate, e dall'opportunità di possesso dell'isola, ma soprattutto dall'aspirazione di assicurarsi così il dominio di tutta la zona lungo le coste italiane e corse e favorire così la navigazione e i commerci tra l'isola e la Toscana.

Mentre Pisa raggiungeva l'apice del suo splendore, la rivalità con Genova si acuì fino a sfociare in una vera e propria lotta per la supremazia, che nasceva soprattutto da contrasti di opportunità politiche e di prestigio. Dopo un periodo di continue tensioni tra le due potenze marinare, ripresa la navigazione dai porti del Tirreno, i Toscani e in particolare i Pisani riuscirono a prevalere sui Genovesi. L'isola corsa passò così pian piano sempre più sotto il controllo pisano, grazie a papa Gregorio VII il quale nel 1077 conferì l'amministrazione della Corsica all'arcivescovo di Pisa Landolfo, ritrovandosi così in piena rivalità con l'ex alleata Genova, che non si arrese mai alla possibile perdita dell'isola. fu così che papa Innocenzo II decise nel 1133 di dividere la Corsica in due zone di influenza ecclesiastica, spartendo i sei vescovadi locali e concedendone tre alla città di Pisa e tre a quella di Genova.

Per due secoli l'isola rimase sotto la Repubblica di Pisa, fino a quando i Genovesi riuscirono ad impadronirsene, dopo la disfatta della Meloria nel 1284, dando inizio al lungo periodo genovese che ebbe termine circa a metà del Settecento.

Tuttavia, anche durante la fase di dominazione genovese, la Corsica mantenne vivi i legami con Pisa lasciando ancora oggi un ricordo ben presente. La traccia pisana è tuttora testimoniata da costruzioni quali ponti, strade e chiese locali, caratterizzati da un'architettura palesemente di stampo medievale italico. L'influenza pisana in ambito architettonico fu notevole: le più importanti opere architettoniche romaniche corse e molti edifici di culto sono ancora oggi conservati, sebbene non sempre integri, grazie al contributo che diede Pisa alla civiltà corsa.

I tre secoli di dominazione pisana rappresentarono, dunque, il periodo più fiorente della storia della Corsica sotto moltissimi aspetti. Pisa rappresentò un'importante città per la Corsica anche dal punto di vista politico: anche durante le successive dominazioni straniere, sotto il regno dei De Medici e dei Lorena, alcuni nobili corsi come Bonavita Capezzale, Farinola e Ornano svolsero il ruolo di cavalieri presso il Sacro Militare Ordine di Santo Stefano, un ordine religioso cavalleresco toscano di fondazione pontificia, dimostrando quanto la correlazione tra origini toscane e corse fosse molto presente.

Il ruolo che giocò Pisa nei confronti dell'isola riguardò anche l'ambito culturale e in particolare universitario. La città italiana fu, infatti, per quasi tutto l'Ottocento l'unica cittadina universitaria di riferimento. Moltissimi giovani studiosi corsi decisero in quegli anni di abbandonare la loro isola natale per trasferirsi a frequentare l'Università a Pisa; tra i più illustri, ricordiamo Carlo e Giuseppe Bonaparte, Carlo Gregori, il poeta Salvatore Viale e molti altri. Anche durante il Risorgimento, moltissimi originari corsi studiarono presso l'Università pisana, partecipando attivamente alla vita sociale della città, alle società segrete e alle manifestazioni a stampo politico.85 I numerosi studenti

corsi arrivarono, durante la Seconda Guerra Mondiale, a creare veri e propri “gruppi di cultura corsa” a Pisa, i cui membri invogliati dal successo delle prime associazioni irredentiste nel 1930 decisero di costituire veri e propri Gruppi Studenteschi d'Azione Corsa, arrivando, dopo qualche mese dalla nascita dei gruppi, a contare un centinaio di partecipanti.

Quando arrivarono richieste di adesione anche da parte di realtà non studentesche provenienti da tutta Italia, i gruppi studenteschi cambiarono la propria denominazione in Gruppi d'Azione Corsa, e ne affidarono la direzione a Pisa. Dopo un anno, gli iscritti raggiunsero il migliaio e Pisa divenne definitivamente la culla dell'irredentismo corso.

I gruppi irredentisti e la loro organizzazione rimasero in vita fino al 1946, quando numerosi patrioti corsi furono condannati a morte dal Tribunale per la difesa dello Stato francese, a Bastia, accusati di aver collaborato con il nemico italiano. Stessa sorte toccò a due colonnelli corsi, condannati all'impiccagione ad Algeri. 86

85 Giovanni Armillotta, I vincoli ultramillenari fra Pisa e la Corsica, Pisa, VII, 1994, n.5, p. 10

L'ordinamento che regolava le città corse era basato sull'ordinamento toscano, e molti nomi conferiti a famiglie, comuni o luoghi corsi derivavano da quelli toscani.

Un ulteriore contributo che i Pisani diedero all'isola fu l'organizzazione della comunità: la Chiesa fece dividere l'isola in 90 pievi, oggi chiamate cantoni, con un parroco a capo di ciascuna, consentendo così di stabilire una gerarchia tra i luoghi di culto.

Il popolo corso non ebbe mai un accenno di esitazione nell'accettare le decisioni pisane e per molto tempo ricordò il periodo pisano come una specie di età dell'oro, un periodo di crescita che gli permise di apprendere molto in vari ambiti. Tra il popolo e i Pisani vi fu un totale affiatamento anche a livello personale, tanto da considerarsi spesso come una popolazione unica. 87