2. Le relazioni tra Corsica e Francia
2.1 I rapporti economici tra la Corsica e la nazione francese
Quando l'isola entrò in contatto con il mondo moderno sempre più soggetto all'influenza francese, le basi di una società tradizionale come quella francese si incrociarono con lo spirito autonomista dell'isola e le conseguenze furono disastrose sul piano economico, sociale e culturale. La Corsica non conobbe la rivoluzione industriale durante il XIX e XX secolo e fu vittima di una forte emigrazione all'esterno da parte di molti corsi insoddisfatti delle possibilità che l'isola concedeva.
L'economia dell'isola non fu mai realmente autosufficiente senza l'appoggio francese. Il rapporto tra esportazioni ed importazioni con la Francia negli anni '60 stazionava circa ad un 10%, ma già dalla fine degli anni '60 superò bruscamente il 20%, mantenendosi tale per parecchi anni.
Le merci che la Corsica scambiava con l'estero avevano un valore decisamente inferiore a quello delle merci scambiate solo con la nazione francese e il valore delle merci vendute alla Francia era minore del valore delle merci da essa acquistate. Di conseguenza, non fu una sorpresa quando il deficit economico dell'isola con la Francia raggiunse circa il miliardo e mezzo (di lire) nel 1972.39
Fino agli anni '70 esisteva una distinzione tra il potere economico e quello politico, ma, dal 1980 circa, emerse la necessità di creare una nuova élite basata sulle alleanze tra famiglie francesi e corse. Così facendo, la Corsica tentò di riappropriarsi dell'economia attraverso il mondo politico nei settori del turismo di massa e della grande distribuzione. Allo stesso tempo, la ricostruzione nel dopoguerra, la crescita degli anni '60, gli investimenti pubblici e altri fattori permisero la nascita di una nuova bourgeoisie amministrativa per l'isola, di tipo parassitario, costituita dalle classi dominanti. Questa nuova classe non riuscì mai a competere con la borghesia costituitasi in Francia, avendo basi sociali troppo deboli e come scopo quello di rafforzare i propri interessi economici, senza alcun tipo di produzione utile per l'isola. 40
Tra le 22 regioni francesi, la Corsica si distinse per essere un caso particolare di
39 Berardo Cori, Carlo Da Pozzo, Giovanni Ridolfi, Le relazioni della Corsica con il Continente. Studio
geografico, Giardini editori e stampatori in Pisa s.p.a., 1974, pp. 388-391
decentralizzazione del potere francese. La rivendicazione autonomista e nazionalista e i vari statuti speciali che si successero sull'isola resero la Corsica un interessante esempio di esperienze, sfociate poi nella “questione corsa”, spesso molto più citata nei testi legislativi o dai media rispetto ai dati demografici o economici dell'isola. La popolazione corsa, infatti, tuttora non raggiunge nemmeno i 300 mila abitanti e la sua produzione economica è la più debole di tutte le regioni francesi.
Inizialmente le relazioni franco-corse non furono semplici; già prima dell'arrivo di Napoleone, la Corsica divenne ben presto oggetto di una forte colonizzazione e lungo le sue zone costiere si sviluppò un crocevia di scambi commerciali e culturali. All'interno dell'isola, infatti, le relazioni con il resto del continente quasi non esistevano, a causa del suolo troppo montuoso e difficilmente accessibile, e della presenza dei clans, i quali gestivano alla meno peggio un'economia agricola quasi monocoltura. Con l'avanzata di Napoleone, corso di nascita, attraverso il decreto del 30 novembre 1789, la Corsica fu dichiarata “parte integrante della nazione francese e i suoi abitanti devono essere soggetti alla stessa costituzione”. 41
A seguito di numerose battaglie per l'indipendenza tra il popolo corso in rivolta e i francesi intenzionati a frenare con qualsiasi mezzo la resistenza, la Francia lentamente iniziò ad insediarsi non solo geograficamente, ma anche in ambito culturale ed economico sull'isola, che divenne Dipartimento francese e che a forza dovette accettare l'imposizione della lingua francese in tutta la regione. Lo spirito e l'attività del movimento rivoluzionario corso, dopo l'arrivo di Napoleone, ebbero un radicale arresto rispetto all'istinto di rivolta iniziale, ma la fiamma ancora oggi non si è del tutto estinta.
Come citato in precedenza, in reazione all'imponente presenza francese che a poco a poco avanzava lasciando sempre meno spazio alla libertà corsa, i corsi, in particolare gli abitanti delle campagne agricole, non videro altra soluzione che l'espatrio. I primi si diressero verso le Americhe, poi, con il passare degli anni fino alla Seconda Guerra Mondiale, approdarono nelle varie colonie francesi. Alcuni, superstiti della Prima Guerra Mondiale, che decimò tragicamente la popolazione corsa, furono premiati dalla nazione con possibilità di posti di impiego riservati nell'amministrazione francese e con
41 André Torre, La Corse, une expérience de décentralisation originale pour la France, in Organisations
la speranza di trovare condizioni di vita migliori e una professione dignitosa, e lasciarono l'isola.
Molti di loro riuscirono a raggiungere alte cariche in ambito politico, amministrativo o giudiziario a servizio della Repubblica Francese. In particolare, l'alta concentrazione di politici di origine corsa a Parigi o nel dipartimento degli Hauts-de-Seine portò negli anni a suscitare una forte curiosità nell'opinione pubblica e in tutta la cittadinanza francese su questa élite politica, derivante dalla diaspora di Corsica.
Le motivazioni che spiegano perché molti politici di origine corsa si insediarono in modo permanente a Parigi o negli Hauts-de-Seine riguardarono principalmente due aspetti: la questione numerica, spiegata dal fatto che i Corsi espatriati sono circa 1.500 solo a Parigi, e un'innata passione e un reale interesse per la politica. Quest'ultima infatti rappresenta un aspetto centrale nelle rappresentazioni sociali corse, sempre improntate verso l'ambizione al potere, considerato come obiettivo primario della società insulare per acquisire una forte rispettabilità.
Il legame che unisce i politici di origine corsa alla loro isola è da ricercare nell'attaccamento al loro “paese”, al loro villaggio di origine, dove ancora risiedono talvolta le loro famiglie.
Tuttavia, ciò che può stupire è il fatto che nonostante questi politici si dichiarino legati visceralmente alla loro Corsica, l'idea di ritornare per sempre nell'isola una volta ottenuta la pensione non li attira, in quanto giudicano troppo “povere” le manifestazioni culturali corse e con il tempo si sentono sempre più Parigini nel modo di vivere e pensare e sempre meno Corsi.
Altro fattore da considerare riguarda la direzione conservatrice degli uomini politici di origine corsa, i quali tendono a situarsi quasi tutti sulla destra repubblicana dell'asse politico; questo dato permette di affermare che la Corsica è una terra di conservatorismo politico. Fino ad oggi, gli unici di sinistra furono l'economista socialista Dominique Taddèi, Henri Emmanuelli e Michel Charasse. 42
All'Eliseo, Sarkozy ha espressamente voluto al suo fianco vari originari dell'isola per prendere parte alla vita politica francese, a partire da Xavier Musca, oggi Segretario generale della Presidenza, a Olivier Biancarelli, Consigliere alle questioni parlamentari
42 Emmanuel Bernabéu-Casanova, art. De l'ile de Corse à l'Ile-de-France, les élus d'origine corse à
e d'oltremare.43
Se da un lato il legame tra i politici corsi espatriati e i loro concittadini nell'isola è spesso inevitabile, talvolta nel passato questo non avvenne e i politici anteposero le loro ambizioni e interessi personali a quelli della loro isola. La questione, quindi, di questa élite politica della diaspora corsa è molto più complessa rispetto a quello che ci si aspetta; il leader autonomista Edmond Simeoni sottolineò come i ministri, gli alti funzionari o le personalità influenti bene integrate alla struttura statale francese non fecero mai molto per il benessere e l'avvenire collettivo della Corsica.
Le ragioni di questa inoperatività sono molteplici: l'aspetto psicologico dei corsi espatriati evidenzia come essi evochino la loro insularità sul continente e al tempo stesso approfittino delle libertà che offre Parigi, giocando su questa “doppia identità” di corsi a Parigi, ma anche di parigini in Corsica ed evidenziando una profonda differenza tra loro e gli isolani corsi.44
Questi ultimi, invece, che decisero di rimanere, legati con spirito nazionalistico e orgoglio alla propria patria, continuarono a vivere quasi dimenticati e poco considerati dal potere pubblico francese, oltre che da Napoleone, il quale non concesse mai particolari attenzioni alla sua isola natale. La Corsica, per una serie di fattori legati al sottosviluppo, ad una crescita demografica molto lenta e ad un'economia poco fiorente, non riuscì a migliorare i rapporti con lo Stato francese nemmeno durante la Seconda Guerra Mondiale, occupata per un lasso di tempo dalle truppe italiane di Mussolini.
La guerra di Algeria del 1954, tra l'esercito francese e gli indipendentisti algerini guidati dal Fronte di Liberazione Nazionale, ebbe un'importanza rilevante per il popolo corso, in quanto diede una nuova carica motivazionale alla rivendicazione autonomista. Quando nel 1962 l'Algeria riuscì ad ottenere l'indipendenza, la Francia decise di trasportare la viticoltura, praticata dai coloni francesi cacciati dall'Algeria, i cosiddetti pieds-noirs, nella costa orientale della Corsica concedendo loro enormi vantaggi, a suo tempo negati ai residenti corsi, su proprietà, prestiti e concessione di terreni, comprati dai possedimenti degli stessi corsi a prezzi iniqui.
43 Dominique Albertini, art. Sarkozy, l'homme qui voulait être corse, in sito web www.Slate.fr, 03 maggio 2011
Questa situazione provocò un forte malcontento generale nella popolazione locale che vide fin da subito la presenza dei pieds-noirs come un temibile nuovo elemento colonizzatore dell'isola. Le lotte e i vari movimenti per la liberazione dell'isola culminarono con l'episodio nel 1975, come già citato nel I capitolo, divenuto tragicamente conosciuto come i “Fatti di Aleria”.
Fino agli anni '60, la Corsica non venne considerata una zona di interesse rilevante per la nazione francese, considerata semplicemente un'area dove poter creare una colonia francese, per ridare al popolo locale una ragione di reagire e applicarsi nello sviluppo dell'economia e della società. Quando la Guerra di Algeria terminò e i coloni arrivarono sull'isola, la Francia iniziò a rivalutare il proprio interesse per la regione: sperava che i pieds-noirs mettessero in atto ciò che avevano sviluppato in Algeria per dare vita a una nuova viticoltura di massa. Le speranze francesi, però, si dimostrarono ben presto vane, in quanto i terreni producevano molto meno del previsto e i corsi autoctoni, contrari da sempre alla presenza colonialista sull'isola, si rifiutarono categoricamente di aderire a questo modello di sviluppo.
Tuttavia, il nuovo contesto sociale e la crescente ripresa dei movimenti identitari in qualche anno trasformarono la Corsica da semplice Dipartimento francese a 22esima Regione francese nel 1975, fungendo da modello ed esempio di decentralizzazione e sperimentazione di nuovi statuti. Nel 1975 furono creati due Dipartimenti, Haute Corse e Corse du Sud, costringendo lo Stato francese a raddoppiare i servizi pubblici, relativi ad agricoltura, turismo, infrastrutture, industria.
Per tutti gli anni '70, le relazioni tra la Corsica e lo Stato francese continuarono a oscillare tra la clandestinità di alcuni leader di movimenti autonomisti e l'insofferenza di Parigi nei confronti di una situazione che diventava sempre più insostenibile e difficile da gestire dal continente.
Negli anni '80, con la salita al potere della sinistra francese, i nazionalisti riuscirono a imporsi nella vita politica e ottennero la partecipazione alle elezioni fino a rappresentare il 25% degli elettori. Dal punto di vista giuridico, nel 1980 la nascita di un'Università di Corsica, nel cuore dell'isola, a Corte, fece entrare l'isola a tutti gli effetti anche nel settore del diritto pubblico. Dopo l'accordo di uno statuto speciale per l'isola nel 1982,
che la trasformò in Collettività Territoriale Corsa, e l'elezione a suffragio universale di un'Assemblea di Corsica nello stesso anno, a distanza di 9 anni venne concesso un secondo statuto.
Il nuovo statuto Joxe mirava a dotare l'isola di un'organizzazione istituzionale propria e autonoma, con una costituzione di tipo parlamentare che prevedeva la creazione di un esecutivo, la presenza di un presidente e di 6 consiglieri responsabili davanti all'Assemblea in ambito sociale, economico e culturale. Per la prima volta, lo Stato riconobbe così nelle sue leggi una specificità corsa. Il ministro dell'Interno constatò che le competenze suddivise tra lo Stato e le collettività territoriali francesi erano suddivise in maniera troppo incerta e per questo il suo progetto di legge si articolava in tre principali focus: il riconoscimento del popolo corso dal punto di vista giuridico, lo sviluppo del potere esecutivo locale e la concessione di competenze all'Assemblea di Corsica in ambito culturale ed economico. Il Presidente della Repubblica francese, dopo l'adozione del progetto, fece inserire un'aggiunta all'articolo 1, relativo al riconoscimento del popolo corso, definito come “composante du peuple francais”. Quando il progetto di legge passò alla decisione del Senato, quest'ultimo, reclamando l'autorità dello Stato francese, rifiutò la riforma istituzionale, in quanto ritenne che poteva mettere in pericolo l'unità nazionale e che non apportava alcun miglioramento economico. Nonostante il primo articolo fosse stato dichiarato anti-costituzionale, l'assemblea nazionale accettò il progetto, anche se con soli 12 voti di maggioranza, e la legge fu promulgata il 13 maggio 1991.
Il popolo corso non fu consultato dal governo francese riguardo all'applicazione definitiva della riforma costituzionale di autonomia interna dell'isola e questo portò la classe politica corsa, con l'eccezione dei nazionalisti e dei socialisti, a denunciare il disimpegno dello Stato francese.45
Gli anni '90 videro un indebolimento dell'intervento dello Stato nelle attività economiche e nella sicurezza dell'isola. Il 26 dicembre 1996, sotto il governo Juppé, dopo uno sciopero di alcuni mesi, fu avviata la creazione di una zona franca per la
45 Marianne Lefevre, Géopolitique de la Corse. Le modèle républicain en question, L'Harmattan, 2000, pp. 262-263
regione corsa.46
I rapporti tra la Corsica e Parigi rimasero pressoché stabili in questi anni, a causa della difficile situazione interna di lotte tra le diverse fazioni nazionaliste corse culminate con l'assassinio del prefetto francese Erignac il 6 febbraio 1998. Quell'avvenimento portò 40000 corsi a manifestare lungo le strade di Bastia ed Ajaccio e “Basta” divenne la parola d'ordine delle manifestazioni del popolo insulare per un ritorno dello Stato di diritto.
Gli anni 2000 furono caratterizzati dal concretizzarsi del processo di Matignon, proposto dal governo Jospin nel 1998, attraverso gli “accordi di Matignon” stipulati tra i rappresentanti delle diverse fazioni politiche corse, tra cui i nazionalisti, e i rappresentanti dello Stato. Gli accordi non ebbero i risultati sperati, ma contribuirono almeno a far discutere le rappresentanze corse e la popolazione e a far prendere decisioni comuni in materia di sviluppo economico per l'isola. Per la prima volta, infatti, si arrivò a una posizione condivisa da tutti per l'economia di sviluppo corso, la quale prevedeva il rifiuto di un turismo di massa parassitario, che non concedeva alla Corsica che pochi vantaggi, e una maggiore protezione delle coste e del litorale. Inoltre, attraverso il processo di Matignon, emerse l'importante questione delle responsabilità: fu chiaro che dovesse essere il popolo corso a prendere in mano e affrontare le problematiche e le missioni che lo Stato francese spesso non era stato in grado di portare a termine correttamente, promuovendo così un'etica comportamentale di responsabilità per l'isola in tutti i settori pubblici. 47
La Corsica da sempre diede numerosi motivi di discussione al governo francese, che spesso si ritrovò a dover dimostrare un'omogeneità politica che in realtà non era così presente all'interno del governo. Quando, infatti, Lionel Jospin organizzò un progetto per la Corsica, costituito da dibattiti con i politici corsi ed occasioni per cercare di porre fine o almeno limitare gli episodi di violenza, fu naturale la richiesta di poter votare proprie leggi in alcuni settori, senza l'obbligo di considerare il parere del governo francese.
46 Marianne Lefevre, op. cit. pp. 278-280
47 José Rossi, art. Réenraciner la Corse dans la République, in Pouvoirs Locaux N. 47 IV/2000, p.104- 107
La reazione dal ministro dell'Interno francese, Jean-Pierre Chevenement, non si fece attendere: questi espresse la sua totale contrarietà al progetto proposto, dal momento che solo il Parlamento francese possiede il diritto di votare ed applicare le leggi allo stesso modo per tutti i cittadini francesi. 48
Nel 2002, lo statuto corso, tuttavia, venne ulteriormente modificato e completato con il conferimento di maggiori poteri alla Collettività e con la soppressione dei due Dipartimenti, quest'ultimo obiettivo cardine del processo di Matignon.
Dopo la rielezione di Jacques Chirac alla presidenza della Repubblica nell'aprile 2002, la destra al potere rilanciò il processo di decentralizzazione a livello nazionale con la legge del 28 marzo 2003, sull'organizzazione decentralizzata della Repubblica: lo Stato si proclamò una Repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale, ma con un'organizzazione decentralizzata, nella quale giocavano un ruolo determinante le Collettività territoriali. Quest'ultime possono essere considerate come divisioni amministrative presenti all'interno di un dato territorio, dirette da un'assemblea ben distinta dallo Stato di appartenenza e poste ad un livello inferiore, dotate di tre caratteristiche fondamentali: una personalità giuridica, competenze che permettono loro di agire in tutti i domini pubblici per un interesse pubblico locale e una libertà di amministrazione, non solo nei confronti dello Stato ma anche delle altre collettività. La costituzione fu integrata anche con la possibilità di un referendum regionale con cui gli elettori potevano essere consultati su questioni riguardanti il futuro economico e sociale della propria regione.
Successivamente, fu proposta una nuova evoluzione istituzionale per la Corsica: l'allora ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy, favorevole alla decentralizzazione per lo Stato, condusse nuove trattative che portarono a una nuova proposta di referendum, nonostante una parte della maggioranza al governo fosse contraria. Gli elettori corsi furono chiamati a votare una nuova riforma istituzionale per l'isola che portò all'eliminazione dei due Dipartimenti, conservando due consigli territoriali, e alla formazione di una Collettività unica. Il referendum, nonostante gli sforzi del governo e del Presidente della Repubblica, portò alla vittoria dei no con una bassissima maggioranza (51% voti contrari, 49% voti a favore), a causa probabilmente della
diffidenza degli elettori nei confronti di una riforma troppo incisiva per il futuro della Corsica. 49
L'ultimo referendum provocò nel governo francese un progressivo allontanarsi dall'idea di trasferire competenze sull'educazione della nazione alle regioni, non vedendo in queste alcun tipo di garanzia per la stabilità dello Stato.
Le evoluzioni che ebbero le relazioni Corsica – Francia furono alquanto complesse e talvolta in antitesi tra loro. Tra gli avvenimenti più recenti degni di nota vi è l'incendio avvenuto al ristorante Chez Francis ad Ajaccio, definito dalla stampa come un vero “rogo di Stato”. Nella notte tra il 19 e 20 aprile 1999, il ristorante Chez Francis sulla spiaggia di cala d'Orzu, alla fine del golfo di Ajaccio, prese fuoco inspiegabilmente. Dell'accaduto furono accusati il comandante della gendarmeria corsa e due poliziotti dell'unità d'élite al servizio del prefetto Bernard Bonnet. 50 Quest'ultimo fu sospettato e
accusato di essere il mandante dell'episodio ma, secondo un reportage del quotidiano francese Le Monde, Bonnet fu rimesso in libertà dal giudice d'istruzione ad Ajaccio il 2 luglio dello stesso anno.
Costruire edifici ed adibirli ad attività è tutt'oggi illegale lungo le spiagge corse, ma molti, tra i quali, anche Yves Féraud, il proprietario del ristorante Chez Francis, da sempre non rispettano questa legge. Per la maggior parte di questi edifici, essi diventano un luogo di ritrovo per riunioni mafiose, vendita di droga o altri scambi illegali. Per il prefetto Bonnet e gli altri cospiratori, l'incendio fu considerato una dimostrazione di sorveglianza riuscita male, senza scopi vandalici. Come disse Bonnet, la sera del 19 aprile fu “une blague et une façon de se détendre”.
Secondo un'inchiesta del canale televisivo francese TF1, i fatti arrivarono direttamente ad indicare come veri mandanti il Ministro della Difesa, il Ministro dell'Interno e il Primo Ministro Lionel Jospin, anche se questi negarono ogni possibile partecipazione diretta o indiretta alla vicenda.
Le motivazioni che spinsero un gruppo di gendarmi e un prefetto a ridurre in cenere un