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Le relazioni con la Repubblica di Genova

3. Le relazioni tra Corsica e Italia

3.2 Le relazioni con la Repubblica di Genova

A seguito della battaglia della Meloria, Genova iniziò a radicarsi profondamente nel dominio dell'isola, nonostante le frequenti ribellioni dei signori locali che mal sopportavano la dominazione straniera. Nel 1300 si consolidò a pieno il dominio della Repubblica di Genova e una volta stabilitisi i Genovesi sull'isola, i rapporti tra la Corsica e i nuovi colonizzatori italiani furono tutt'altro che pacifici. L'occupazione genovese favorì lo sviluppo dell'incertezza diffusa, tipica della società insulare, del sospetto e dell'avversione contro l'esterno.

Durante i primi tre secoli di dominio sull'isola, Genova fece vivere alla Corsica un periodo spesso anarchico e agitato, delegandone l'amministrazione prima alla Maona, ossia come abbiamo visto nel I capitolo, un consorzio di cittadini a cui fu affidata l'isola in cambio di impegni finanziari e militari, poi ai finanzieri del Banco di San Giorgio. A rendere ancora più complessi i rapporti tra l'isola e la città, vi furono le mire strategiche

spagnole degli Aragonesi sul Tirreno, che aspiravano ad assumerne il totale controllo.88

Quando il Re d'Aragona decise di spingersi alla conquista della Sardegna, capì ben presto che espandere i propri interessi verso nord e conquistare anche l'isola di Corsica sarebbe stato un vantaggio non indifferente, sia per motivi di prestigio sia dal punto di vista territoriale. Fu così che, nel 1346, l'occupazione della città corsa di Bonifacio spinse gli Aragonesi a cercare alleanze anche italiane contro i nemici genovesi. Tuttavia, in breve tempo nacquero sull'isola numerosi malcontenti popolari che sfociarono in un'insurrezione contro i nuovi dominatori e i vecchi feudatari dell'isola.

Genova riuscì in questo modo a trovare appoggi sull'isola, avendo concesso numerose libertà al popolo corso, attraverso una rete di alleanze talvolta contraddittorie e anarchiche tra i signori dell'isola. Sollecitati così dal popolo corso, i Genovesi decisero di intervenire in Corsica; inizialmente puntarono ad occuparsi della colonia Bonifacio, più esposta alle mire filoaragonesi, poi, dopo alcuni anni di scontri per il predominio dell'isola, riuscirono a riottenere l'isola a tutti gli effetti.

Nel XVII secolo, la dominazione genovese riuscì a tenere sotto controllo l'intera isola: furono emanati gli Statuti civili e penali di Corsica, che formarono la prima struttura del sistema giudiziario corso. Durante il 1600 fino al secolo successivo, l'evoluzione più importante riguardò senza dubbio la struttura socio-economica e di stratificazione sociale, messa in atto durante la dominazione. A seguito di un evidente spopolamento dell'isola, Genova agì attraverso l'inserimento di alcune proprie colonie, con l'obiettivo di smuovere la situazione di stagnazione economica che la Corsica stava vivendo, e allo stesso tempo di controllare e cercare di controbilanciare l'andamento demografico dei corsi sull'isola.

Fu durante il dominio di Genova, inoltre, che fu introdotta la nuova classe di notabili rurali, composta da ex-nobili, privati di quasi tutti i diritti e privilegi feudali, e nuovi capi provenienti dal popolo. Genova diede un apporto notevole al formarsi della nuova classe, per meglio poter controllare le azioni della leadership locale corsa e per sviluppare l'iniziativa economica privata, a discapito di quella appartenente alle terre comunali. 89

Il regime genovese non fu tuttavia tra i più facili per la Corsica, la quale si ritrovò

88 Sito web www.corsica.net, Una breve cronologia 89 Sabino Acquaviva, op. cit., pp. 143-146

spesso governata principalmente da mercanti, poco inclini a trovare accordi pacifici con il popolo.

La politica genovese nei confronti della Corsica fu, inoltre, spesso subordinata al fatto di non poter impiegare mai troppe finanze per l'isola e costringendo gli stessi corsi a farsi carico di molte spese e contributi. L'intervento di Genova infatti fu sempre condizionato dalla scarsa disponibilità di risorse finanziarie, dimostrando quanto la Corsica fosse poco considerata se non per questioni di prestigio e opportunismo.

I Genovesi dimostrarono sempre poca disponibilità nei confronti degli “estranei”, confermando così l'idea che la società genovese fosse molto chiusa; nonostante la città fosse aperta all'arrivo di individui per motivi commerciali o mercantili, non fu quasi mai ben disposta a migliorare le condizioni di vita dei forestieri, tranne nel caso in cui questi ultimi disponessero di un patrimonio sufficientemente ampio da riuscire a potenziare nella città le loro imprese. Per queste ragioni, non furono molto numerosi i corsi che si stabilirono con residenza fissa a Genova, ma furono molti di più coloro che erano soliti spostarsi dalla Corsica alla repubblica marinara.

L'inclinazione di Genova alle attività marittime, improntando i commerci e l'intera quotidianità sul mare, risorsa principale per la città, automaticamente escluse una popolazione come quella corsa da molte opportunità che potevano aiutare l'isola a svilupparsi e specializzarsi. Anche l'inserimento nella vita politica ed economica di Genova non fu mai semplice per i corsi: quasi esclusivamente i cittadini genovesi potevano partecipare attivamente alle attività politiche ed economiche della città, rendendo così molto lenta l'integrazione con la realtà locale. Uno dei pochi mezzi che più indussero alcuni corsi a fermarsi nella città fu il matrimonio tra persone genovesi e corse, con la speranza di riuscire a migliorare la propria condizione economica.90

Le violenze rimasero ancora all'ordine del giorno e lo spirito del clan e del villaggio restò alla base dell'organizzazione strutturale delle città. Genova fu accusata di incoraggiare la violenza, dal momento che non vietò mai legalmente l'utilizzo o il possesso di armi, e di non aver mai agito concretamente per disarmare l'isola.

Pur essendo in maggioranza di professione mercantile, i regnanti genovesi provocarono un clima di forte disagio in Corsica, in quanto la Repubblica genovese stava vivendo in

90 Giovanna Petti Balbi, Genova e Corsica nel Trecento, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Studi Storici – Fasc. 97-98, Roma, 1976, pp. 172-173

quegli anni un periodo di forte crisi commerciale in Oriente e i porti della città avevano perso gran parte del loro prestigio. I maggiori flussi commerciali, infatti, si spostarono fuori dal Mediterraneo e Tirreno, in particolare verso la Spagna e le Americhe, tralasciando così le rotte di Genova con l'isola. Il clima di malcontento e insoddisfazione trovava sempre più spazio nello spirito del popolo corso, il quale si convinceva sempre più che la causa maggiore della situazione di povertà e miseria che stava vivendo, era da attribuire al governo di Genova.

Ripresero così le agitazioni rivoluzionarie, influenzate dagli stimoli esterni di libertà ed indipendenza facendo aumentare l'intolleranza verso la dominazione. 91

La rivoluzione corsa che attuò Pasquale Paoli, iniziata nel 1729 in reazione alla dominazione genovese, rappresentò al meglio la situazione che il popolo corso visse in quel periodo. La rivolta fu la chiara conseguenza del fatto che Genova era percepita come un paese totalmente estraneo all'isola, come un dominio di tipo coloniale.

La rivolta scosse a tal punto Genova, che, sempre più indebolita, fu costretta a chiedere l'intervento prima dell'Austria e poi della Francia.

Quest'ultima colse l'occasione così per espandere le proprie mire sull'isola, fino al 1768 col Trattato di Versailles in cui Pasquale Paoli fu sconfitto e prese la via dell'esilio. L'ostilità verso Genova fu tuttavia molto ingigantita dalla Francia, in quanto quest'ultima cercò di volgere a suo favore il sentimento di astio per isolare e allontanare la Corsica dalla penisola con tutti i mezzi possibili.

Da quel momento, entrando così nell'orbita francese, la Corsica e l'Italia presero vie separate, nonostante molti aspetti della cultura e della storia siano rimasti invariati. Tutt'oggi nella città di Genova, è presente una strada, un tempo detta Ginevrina, oggi via Corsica, che permetteva ai Genovesi di arrivare al mare. Il nome della via derivò dal periodo in cui la Repubblica di Genova instaurò con l'isola importanti rapporti politici e civili e che si protrassero per tutta la dominazione genovese. 92

Dall'occupazione genovese in poi, la storia dell'isola fu caratterizzata sempre da molti episodi di resistenza allo straniero, da integrazioni politiche mai avvenute, da una libertà e un'indipendenza tanto desiderate ma mai conquistate. Per queste ragioni, la rivolta

91 Gioacchino Volpe, op.cit, pp. 23-41 92 Sito web www.zenazone.it, Via Corsica

contro Genova rappresentò il simbolo della realtà corsa, l'espressione dell'evoluzione economica e sociale dell'isola. 93