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Gli insetti per la lotta biologica

4 Una nuova industria

2. Gli insetti per la lotta biologica

Anche se non espressamente legato al consumo di insetti per uso alimentare diretto o indiretto, riteniamo interessante parlare dell’allevamento degli insetti a fini di lotta biologica, in quanto collegato a conoscenze tecniche sull’allevamento degli insetti che potrebbero essere trasferiti ad allevamenti con fini diversi. Il controllo biologico delle piante infestanti è un’applicazione non convenzionale dell’entomologia e della patologia vegetale con il quale un organismo fitofago o fitopatogeno viene utilizzato per mitigare l’effetto dannoso di specie bersaglio senza danneggiare le specie non-bersaglio, come quelle coltivate o indigene. Oltre al summenzionato metodo, il controllo biologico degli insetti parassiti è un altro metodo del tutto naturale che comporta l’immissione in ambienti controllati di insetti entomofagi, ossia viene posta in essere una tecnica che consente agli insetti “buoni” di cibarsi degli insetti “cattivi”, rilevando così una diminuzione dei parassiti con un’azione sostenibile dal punto di vista ambientale. Un tipico insetto buono è la formica polyctena è molto simile a F.rufa, di cui è stata considerata per molto tempo una varietà. Le operaie misurano 4-6 mm, i maschi e le regine da 8 a 10 mm. Vive soprattutto nelle foreste di conifere. Attivo predatore, più aggressivo di F.rufa, cattura tutti gli insetti che trova intorno al nido; non disdegna inoltre liquidi zuccherini. I suoi nidi sono sormontati da una cupola (acervo) composta di aghi di abeti e ramoscelli di conifere e che può raggiungere e superare 1m di

altezza. Di solito l’acervo è costruito attorno al tronco di un albero, vivo o morto, su di un ceppo o intorno ad un cespuglio, in modo che esista uno scheletro tale da consentire una costruzione più solida. Soprattutto nei decenni passati è stata spesso introdotta in aree boscate nel corso di programmi di lotta biologica contro insetti ritenuti nocivi agli alberi. Questa specie è assai diffusa e comune in Europa centrale: Francia, Germania, Paesi Bassi, Finlandia meridionale, Lapponia, fino alla Romania e alla Polonia. In Svizzera, Austria ed Italia (che si colloca al limite meridionale dell’areale distributivo) le presenze si fanno sporadiche e F.polyctena diviene specie assai localizzata. In particolare in Italia la presenza della specie è attestata in poche stazioni occidentali ed orientali dell’arco alpino, in Val d’Aosta, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Friuli- Venezia Giulia. Le segnalazioni del Veneto sarebbero da confermare. La presenza in Lombardia, possibile, non è ancora stata accertata. I motivi di queste incertezze nel definire l’effettiva diffusione della specie sono da ricercare nelle difficoltà di discriminazione dalle specie dalle più simili, operazione ardua anche per gli specialisti del settore. Un altro tipo di insetto utilizzato per la lotta biologica è la formica rossa dei boschi, F.rufa, è il più noto esponente di un gruppo di specie simili e spesso indicate come gruppo di F.rufa. Si tratta per lo più di specie legate ai boschi, che edificano sopra i nidi delle popolose colonie una vistosa cupola di materiali vegetali detta acervo. Le operaie di F.rufa misurano 6-9mm, i maschi e le regine circa 11. Rispetto alle specie più simili (F.lugubris, F.aquilonia), in Italia è meno vincolata alle zone montuose alpine, potendosi trovare anche a quote relativamente basse, nelle Prealpi. È stata rinvenuta nei boschi puri e misti di abete rosso e larice, in boschi in cui a queste essenze si associano altre conifere e/o latifoglie, in boschi misti di pini e di latifoglie. E’ un predatore che cattura tutti i tipi di insetti, ma non disdegna la melata degli afidi, la linfa, il succo dei frutti, i semi ecc. La colonia vive in un nido attraversato

da numerose gallerie e sormontato da una acervo costruito con aghi di conifere ed altri materiali vegetali, alto sino a circa 50cm di altezza e di oltre un metro di circonferenza. La popolazione di un nido di taglia media può comprendere 50.000 operaie. Supponendo l’utilità di questa specie nella lotta ad insetti ritenuti dannosi agli alberi, negli scorsi decenni è stata introdotta dall’uomo in diversi luoghi. L’areale di F.rufa è eurosibirico e si estende su gran parte dell’Europa, dalla Spagna centrale e dalle Alpi italiane fino all’Inghilterra e alla Norvegia settentrionale, e ad est fino alla

regione del Lago Baikal. In Italia Settentrionale è decisamente comune52.

L’idea di impiegare organismi viventi per controllare la diffusione di piante infestanti risale ad oltre un secolo fa, e risultati molto incoraggianti sono stati ottenuti negli anni ’60-’70 del secolo scorso. Ma è negli ultimi decenni che vi è stato un rinnovato interesse per queste ricerche che ha portato a numerosi promettenti sviluppi, e nel prossimo futuro ci saranno probabilmente ulteriori motivi di interesse. Fra questi, l’aumentata richiesta per la riduzione dell’impiego dei prodotti chimici nelle produzioni alimentari da parte dell’opinione pubblica; l’incremento dei consumi di prodotti agricoli e agroindustriali biologici; la messa al bando di diserbanti ritenuti pericolosi; i costi sempre più elevati per lo sviluppo e la registrazione di nuove sostanze attive; la mancanza di fitofarmaci registrati per le colture minori; l’insorgenza di fenomeni di resistenza agli erbicidi di sintesi nelle specie infestanti; l’impossibilità di utilizzare prodotti chimici in taluni ambienti naturali o antropizzati; l’aumentata consapevolezza della necessità di protezione dell’ambiente; gli effetti negativi di altre esistenti pratiche di gestione delle infestanti; la necessità di controllare infestanti non agrarie ed invasive; gli elevati costi dei metodi di gestione delle

52 Ronchetti G., 1963. Caratteristiche, significato ed utilizzazione forestale delle popolazioni del gruppo

Formica rufa della Lombardia (Italia settentrionale). Mem. Soc. Entomol. Ital., 42:58-86.

Ronchetti G., 1973. Gli insetti entomofagi nella lotta biologica contro gli insetti nocivi alle piante. Mem. Soc. Entomol. Ital., 52:89-97.

infestanti negli ambienti naturali e nelle colture estensive. Fondamento del controllo biologico delle piante infestanti di tipo classico è la specificità dell’agente di controllo per la specie bersaglio, presupposto affinché vengano evitati effetti indesiderati, diretti o indiretti, su piante non bersaglio. Gli esperimenti di laboratorio sono utili per stabilire quali specie vegetali siano adatte per la riproduzione e/o lo sviluppo del potenziale agente, ma le condizioni sperimentali artificiali, tra cui ad esempio il confinamento in spazi ristretti, possono influenzare il comportamento degli organismi e i risultati di tali esperimenti53. Al contrario, i biosaggi in campo

forniscono condizioni ambientali più naturali che permettono una più veritiera previsione del comportamento specifico o meno dell’agente di controllo dopo il rilascio. Ovviamente, questi esperimenti debbono essere condotti nell’areale di origine dell’organismo da studiare, mantenendo condizioni sperimentali più naturali possibile e verosimilmente simili a quelle che l’agente di controllo potrà trovare nel luogo di rilascio, esponendo le piante da testare a un sufficiente numero di individui dell’agente di controllo biologico. Centaurea solstitialis L. (Asteraceae: Cardueae) (d’ora in poi nel testo Ce. solstitialis) è una specie erbacea di origine euroasiatica introdotta accidentalmente sulla costa occidentale degli Stati Uniti oltre un secolo fa54. È considerata la specie aliena infestante più

diffusa in California, ma la sua presenza è stata registrata in numerosi altri stati e anche in Canada. È una specie annuale che germina nel tardo autunno, cresce come rosetta fino alla tarda primavera quando va in levata e fiorisce continuativamente per tutta l’estate, fino a che la mancanza di umidità o il ghiaccio la uccidono. Ceratapion basicorne (Illiger) (Coleoptera: Apionidae) è ampiamente distribuito in Europa e Asia

53 Sheppard A.W., Van Klinken R.D., Heard T.A. Biological Control 35 (2005) 215. Scientific advances

in the analysis of direct risks of weed biological control agents to nontarget plants.

54 Maddox D.M., 1981. Introduction, phenology, and density of yellow starthistle in coastal, intercoastal,

and central valley situations in California. US Department of Agriculture, Agricultural Research Service, Agricultural Research Results. ARR-W-20, July 1981, USDA-ARS, Oakland, California.

occidentale, in sovrapposizione con l’areale di Ce. solstitialis. Gli adulti depongono sulle rosette all’inizio della primavera e le larve migrano fino al colletto della pianta e alla radice dove si impupano. Gli adulti di Ceratapion basicorne (Coleoptera: Apionidae) emergono da fine maggio a giugno, si alimentano brevemente sulle foglie di Ce. solstitialis e poi scompaiono, trascorrendo l’estate e il successivo inverno in anfratti fra la vegetazione e il terreno55. Carthamus tinctorius L. (Asteraceae: Cardueae)

(d’ora in poi nel testo Ca. tinctorius) è una specie di interesse economico sulla quale C. basicorne ha completato occasionalmente lo sviluppo nel corso di esperimenti condotti in laboratorio, durante i quali femmine dell’insetto venivano testate su alcune piante appartenenti alla famiglia Asteraceae in condizione di non scelta, ovvero su una specie alla volta. I risultati di questi test hanno portato alla mancata approvazione del rilascio dell’insetto negli Stati Uniti come agente di controllo di Ce. solstitialis, a causa del potenziale rischio di sviluppo sulla specie non bersaglio Ca. tinctorius, nonostante esperimenti in campo effettuati in Turchia (e in seguito anche nel sud della Francia) indicassero l’inesistenza di tale rischio per la specie non bersaglio.