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La condizione di senza dimora nei circuiti della sicurezza

5.3 Insicurezza diffusa

La citt`a pareil campo naturale dove la paura per la criminalit`a si diffon-

de e si radica e dove si dispiegano i suoi effetti. Sotto la spinta della paura diffusa la citt`a sta cambiando profondamente nelle forme, nelle moda-

lit`a organizzative, nei comportamenti individuali e collettivi(Amendola,

2003: 25).

Il concetto di sicurezza, con le proprie articolazioni ed evoluzioni, rap- presenta una peculiare chiave di lettura per comprendere le dinamiche che attraversano gli attuali scenari cittadini e, dunque, anche i processi di marginalizzazione che si sviluppano all’interno di tali tessuti e vivono in essi.

Il concetto di sicurezza e la sua evoluzione `e:

un esempio, anche se particolarmente bruciante, del modo in cui le citt`a stanno cambiando volto e rimanda ad un ordine di questioni pi `u complesso. Le paure alludono a poste in gioco pi `u grandi, con- fusamente percepite, intuite nelle modificazioni lente ma costanti del quotidiano, nel logorarsi dei ritmi di vita, delle abitudini, nel ridur- si dei consumi, nel venire meno delle certezze. Non che i termini di questo passaggio siano evidenti. `E piuttosto il sommarsi, il cumularsi delle incognite che inevitabilmente rinvia ad un piano che va oltre i confini, ad una dimensione pi `u ampia, mondiale, globale(Petrillo,

2000:15).

Come gi`a precedentemente introdotto nel primo capitolo, la tendenza at- tuale alla quale si sta assistendo `e l’appiattimento della complessit`a del concetto di sicurezza – che pu `o articolarsi in sicurezza esistenziale, cer- tezza e sicurezza personale (Bauman, 2006) - sulla difesa dell’incolumit`a personale da uncrimine casuale(Amendola, 2003: 12), da minacce pro-

venienti dall’esterno e in particolare da soggetti costruiti come nemici (Bauman, 1999):

poich´e non `e facile individuare le vere ragioni delle inquietudini e ancor meno tenerle sotto controllo quand’anche le si scopra, `e dif- ficile resistere alla tentazione di costruire e dare un nome a presunti colpevoli, purch`e credibili, contro i quali sia possibile intraprende- re un’azione difensiva (o meglio ancora, offensiva) di grande effetto (Bauman, 2006: 26).

Il termine sicurezza ha subito, infatti, distorsioni verso forme di semplifi- cazione e automatismo nell’imputazione a certe situazioni, individui, am- bienti, dei caratteri di degrado, pericolosit`a, di rischio per l’incolumit`a personale e dei beni:

La questione della sicurezza conosce cos`ı un singolare slittamento nel discorso pubblico europeo. Si `e assistito nel giro di pochi anni al passaggio da una concezione della sicurezza, che era prevalentemen- te legata al campo della politica estera, a problematiche e prospettive di tipo internazionale, ad una nuova e diversa declinazione di questo concetto, alla sua evoluzione sempre pi `u accentuata in direzione di una ricerca della sicurezza interna (Petrillo, 2000: 152).

Il mutamento nell’opinione pubblica del concetto di sicurezza `e rinvenibile anche nell’evoluzione semantica di tale termine impiegato da parte della stampa, quando il termine insicurezza sui principali quotidiani italiani, al- la fine degli anni ’90, perder`a l’accezione predominate di pericolosit`a nelle strade e negli edifici, oppure di inefficienza di determinate istituzioni, per acquisire quella di pericolo per l’incolumit`a personale o dei propri beni (Maneri, 2001).

Analogamente, si `e assistito ad un simile slittamento semantico del ter- mine “degrado” che, tradizionalmente inteso come abbandono di stabili, luoghi pubblici, parchi e beni artistici assumer`a progressivamente il si- gnificato di deterioramento del paesaggio urbano dovuto alla presenza di specifiche categorie di soggetti. Il concetto di degrado, intrecciandosi con quello di insicurezza, d`a vita ad una pi `u ampia percezione di disor- dine sociale, commistione delle minacce alla sicurezza e offesa al deco- ro e al vivere civile, da riferirsi essenzialmente ad alcune presenze in- desiderate che sembrano andare a personificare una certa delinquenza

d’esclusione(Amendola, 2003: 11).

Molti dei luoghi indicati come “a rischio”, infatti, lo sono sulla base di

elementi che non hanno nessun rapporto con la sicurezza o la violenza: semplicemente riguardano le presenze ritenute opportune, o appropriate, o legittime negli spazi urbani, in quelli pubblici in particolare(Tosi, 2003:

147).

L’accelerazione della maggiore diffusione di tale significato di sicurezza e dell’ingresso a gran voce di tale tema del discorso pubblico e in particolare nel dibattito politico, potrebbe interpretarsi considerando al contempo, da un lato l’accoglienza da parte dalle istituzioni e dai media di tali sensazio- ni e percezioni; dall’altro che l’emergenza di un discorso pubblico sulla

criminalit`a e l’insicurezza non sarebbe il riflesso delle insicurezze della popolazione, ma semmai la sorgente che fornisce le parole e le categorie

per esprimere l’ansia (Ibidem.:5), all’interno di un rapporto circolare di

reciproco rinforzo.

Tale reciproco rinforzo pu `o trovare espressione in meccanismi tautologici di produzione della paura e delle insicurezze, che vedono convergere e avvallare interpretazioni di fenomeni e problematiche da parte di diversi attori – quali cittadini, amministratori e media - per imporre una definizio- ne ufficiale e corrente di una situazione, secondo una logica autopoietica, tale per cui, secondo la definizione di Thomas, se gli uomini definisco-

no le situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze; in altri termini una situazione sociale `e quello che gli attori coinvolti e interessati definiscono che sia(Dal Lago, 1999: 20).

Il dilagare di tali processi produttivi della paura si concretizza in una diffusione di richieste d’ordine da parte della cittadinanza, non esclusi- vamente proveniente dai timori dei ceti medi e in generale dei pi `u ab- bienti, ma trasversale a tutta la societ`a, che presumibilmente sottende e cela un’aspirazione pi `u profonda ad un riordino complessivo della vita

sociale e l’inquietudine e lo smarrimento di una parte consistente della po- polazione di fronte a rapidissime trasformazioni sociali, che si `e espressa in forme che vanno dal sollecitare una pi `u massiccia dose di interventi e presenza poliziesca, fino a tentativi di organizzazione di una partecipazio- ne attiva dei cittadini ai nuovi sistemi di sicurezza urbana(Petrillo, 2000:

182).

Infine, la stessa proliferazione della paura e dell’insicurezza diffusa tra la cittadinanza va ad alimentare processi di marginalizzazione, accompa- gnandosi alla perdita dei connotati inclusivi della societ`a, per diventa- re sempre pi `u escludente, facendo prevalere i processi di esclusione e

differenziazione su quelli di inclusione e integrazione (Amendola, 2003:

8).

In Italia, la consultazione realizzata dalla Fondazione Anci ricerche, Cit- talia, nel 2009, ha permesso di mettere in evidenza le percezioni cittadine e degli amministratori in materia di sicurezza e quali siano gli interventi che i soggetti intervistati ritengono prioritari per il territorio da loro ammi- nistrato, identificando anche fenomeni specifici che, a loro avviso, creano maggiore allarme sociale.

Le problematiche pi `u ricorrenti che emergono dalle interviste ai sindaci riguardano l’abuso di alcolici, schiamazzi e comportamenti molesti; van-

dalismo, writers, danneggiamenti al patrimonio pubblico e privato; de- grado urbano di specifici luoghi della citt`a (quartieri, caseggiati, stazioni, piazze, parchi pubblici, edifici abbandonati); consumo e spaccio di sostan- ze stupefacenti in aree pubbliche; abusivismo commerciale e occupazione illecita di suolo pubblico; prostituzione in aree pubbliche; randagismo; accattonaggio molesto; il fenomeno del bullismo e delle bande giovanili. Ulteriori problematicit`a evidenziate - sotto la voce “altro”- riguardano campi abusivi e villaggi gestiti per le comunit`a rom, furti di veicoli a scopo estorsivo, violenza negli stadi, lavavetri e attivit`a molesta ai semafori, ve- locit`a pericolosa nel centro urbano, furti, criminalit`a minorile e devianza adolescenziale, violazioni del codice della strada.

Per quel che concerne la percezione di insicurezza da parte dei cittadini, l’indagine evidenzia uno scostamento tra l’ammontare dei reati e il livello di insicurezza percepito, che risulta pi `u contenuto in riferimento al proprio quartiere piuttosto che all’intera citt`a, a dimostrazione chela percezione

della insicurezza diminuisce con l’aumentare della conoscenza e del “pos- sesso” dell’ambiente (Ibidem.: 86). Inoltre, gli intervistati identificano le

aree urbane pi `u periferiche come quelle che incutono maggiore preoccu- pazione in termini di pericolosit`a, anche per ilpeso di stereotipi costruiti

e radicati negli anni (Ibidem.: 88). Tali percezione di insicurezza hanno

indotto la met`a dei cittadini intervistati a modificare il proprio compor- tamento e le abitudini di vita, sopratutto per quel che concerne le uscite serali o uscire da solo/a e portare con s´e soldi; inoltre sugli effetti pro-

vocati dall’insicurezza il giudizio dei residenti delle grandi citt`a converge: l’insicurezza rende pi `u diffidenti e fa diminuire la solidariet`a (Ibidem.:

78), da associarsi anche ad un generale senso di pessimismo nelle proie- zioni future sulla questione della sicurezza, compatibilmente al dilagare della povert`a e del disagio dettato dall’attuale crisi economica.

Per quel che concerne gli strumenti di intervento, la maggioranza dei cittadini intervistati, sopratutto quelli residenti nelle grandi citt`a, ritiene che i comuni debbano assumere maggiori poteri e incrementare le risorse economiche in ordine alla sicurezza, da attuarsi in prima linea attraverso l’investimento su progetti speciali di sicurezza urbana a livello comunale. Inoltre, i cittadini intervistati riconosco un proprio ruolo attivo nel contra- sto all’insicurezza urbana che dovrebbe passare principalmente nella colla- borazione e nella segnalazione alle forze dell’ordine dei casi di reato, nella

promozione del rispetto delle regole e della legalit`a nella vita quotidia- na. Minoritarie le posizione di partecipazione alle attivit`a di volontariato contro la povert`a, il disagio sociale, l’ambiente; ma scarso consenso anche per le possibilit`a di partecipare a “ronde” di cittadini contro la criminalit`a, cos`ı come la volont`a di armarsi per poter provvedere autonomamente alla propria difesa.

Le percezioni di insicurezza e le richieste di intervento, sia da parte del- la cittadinanza che delle amministrazioni locali, in termini di politiche di sicurezza urbana, che sembrano rivolgersi in particolare a soggetti vul- nerabili e disaffiliati dal tessuto sociale e ritenuti responsabili della pro- duzione di insicurezza, non sembrano trarre la loro ragion d’essere tanto all’interno di un quadro di dilagante criminalit`a. Necessitano, invece, di richiamare la contestualizzazione - presentata nel primo capitolo di questo lavoro di tesi – nelle tendenze di individualizzazione e decollettivizzazione (Castel, 2003a) che hanno interessato anche la configurazione dello Stato sociale e hanno contribuito a creare, alimentare e legittimare il dilagare di un clima sicuritario, che sembra sovrastare il sistema di interventi di natura sociale. Domande di sicurezza devono essere pertanto considerate non esclusivamente in relazione al fenomeno della criminalit`a e dei reati, ma alla luce anche del sentire di cittadini e amministratori:ci `o che pro-

duce la domanda `e, infatti, non il pericolo definito in termini oggettivi e statistici ma il sentimento di insicurezza e le percezioni del rischio e del pericolo(Amendola, 2003: 9).