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IUSS Pavia

Marco.viola@iusspavia.it

1. Una ricostruzione razionale

Lo scopo del presente articolo è fornire una ricostruzione razionale dell’agenda ontologica della neuroscienza cognitiva (NC), ovvero (a) descrivere – sia pure in maniera idealizzata – le euristiche e i criteri con cui la NC “taglia il cervello e la mente secondo le loro nervature naturali” suddividendoli rispettivamente in strutture neurali e funzioni cognitive e (b) discutere i presupposti che ne stanno alla base.

Dal punto di vista storico, la presente trattazione legge il passaggio tra scienza cognitiva classica di stampo funzionalista e neuroscienza cognitiva come un’evoluzione piuttosto che come una rivoluzione kuhniana (cf. Bechtel et al. 1998 [2004], Marraffa 2002). L’enfasi sulla plausibilità neurobiologica infatti non comporta alla rinuncia dei criteri di identificazione dei tipi mentali propri del funzionalismo, per cui uno stato mentale (funzione cognitiva) è definita dalla sua funzione nel mediare tra uno stimolo e la risposta comportamentale (Putnam 1967); piuttosto, vi vi si affianca, offrendo nuovi dati (neuroscientifici) parallelamente a quelli già a disposizione (comportamentali. Henson 2005), che fungano da ‘filtro’ per ridurre la sottodeterminazione delle teorie (e delle ontologie cognitive).

2. L’agenda ontologica della neuroscienza cognitiva

Nella prima parte di questo articolo saranno illustrati i tre desiderata dell’ontologia ideale della NC (Price e Friston 2005):

1) un’ontologia delle funzioni cognitive F che descriva tutte le operazioni della mente (f1, f2 … fn);

2) un’ontologia delle strutture cerebrali S che descriva tutte le parti del cervello (s1, s2 … sn);

3) una corrispondenza biunivoca tra ogni elemento di F e ogni elemento di S (f1 ↔ s1, f2 ↔ s2 … fn ↔ sn).

3. Presupposti e obiezioni

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soggiacciono ai tre desiderata di cui sopra: rispettivamente,

i) che sia possibile e sensato rendere conto del funzionamento della mente scomponendola in funzioni cognitive distinte;

ii) che sia possibile e sensato scomporre in cervello in strutture neurali distinte;

iii) che sia possibile tracciare una corrispondenza biunivoca tra funzioni cognitive e strutture cerebrali.

Diversi pensatori hanno sollevato ragionevoli dubbi scettici riguardo a queste critiche. Non disponendo di risposte teoriche definitive, per rispondere agli scettici la NC non può che riconoscere a questi assunti lo statuto di ipotesi di lavoro, ipotecandone la credibilità a fronte del successo empirico che produrranno.

4. Le euristiche della NC

Nella terza parte di questo articolo verranno discusse le strategie con cui la NC, facendo perno sull’ipotesi dell’esistenza di una qualche corrispondenza 1-1 tra strutture e funzioni, può integrare i dati della psicologia e delle neuroscienze per raffinare e unificare l’ontologia delle funzioni cognitive e quella delle strutture neurali.

4.1 Il cervello che plasma la mente

Riconosciuta l’esigenza di rinnovare le categorie psicologiche per renderle compatibili alle osservazioni neuroscientifiche – pena il rischio di riproporre una nuova frenologia (come ammette lo stesso Poldrack 2010) – la NC può adottare un approccio validativo, piuttosto che localizzazionista, nel leggere e interpretare i dati neuroscientifici (Klein 2011; cf. Lenartowitcz et al. 2010). In pillole, laddove l’approccio localizzazionista è alla ricerca delle basi neurali di una serie di processi cognitivi, la cui esistenza dà per scontata, il più modesto approccio validazionista ambisce a verificare se questi processi cognitivi “esistano in quanto tali nel cervello”, considerando come evidenza favorevole/sfavorevole la presenza/assenza di correlazioni regolari tra un dato processo e un qualche pattern di attività neurale.

Per vedere queste euristiche all’opera, prenderemo in esame un paio di momenti del dibattito sull’adeguatezza/inadeguatezza delle emozioni di base quali categorie psicologiche da includere in un’ontologia cognitiva. Trattandosi di un dibattito nato prima della NC, contrapporremo diacronicamente una prima fase in cui la discussione verteva essenzialmente sui soli dati comportamentali (Ekman 1992, Ortony e Turner 1990) a una seconda fase in cui la battaglia per i confini delle categorie psicologiche è giocata soprattutto sul terreno dei correlati neurali (Vytal e Haman 2010, Lindquist et al. 2012).

4.2 La mente che plasma il cervello

Di fatto, l’esigenza di trovare una corrispondenza biunivoca tra funzioni cognitive e strutture cerebrali è stata spesso interpretata come una pressione esercitata a senso unico dalle neuroscienze alla psicologia. L’esigenza di emendare le categorie psicologiche per rendere conto delle loro basi neurali è stata formulata in termini essenzialmente riduzionisti, polarizzandosi spesso in due estremi (per lo meno, nel dibattito filosofico): da un lato i sostenitori dell’autonomia della psicologia dalle neuroscienze (vedi soprattutto Fodor

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1974); dall’altro, i sostenitori di un riduzionismo anche eliminativista (es. Churchland 1981).

Nell’impostazione di questo dibattito ci si dimentica di una mossa teorica importante di cui dispone la NC: laddove il gap tra funzioni cognitive e strutture neurali sembra incolmabile, la revisione di un’ontologia che mira ad unificarle non deve necessariamente avvenire a spese delle prime. Benché le strutture neurali, non si possano “postulare” allo stesso modo delle funzioni mentali, non esistono scelte obbligate nella parcellizzazione di questo in strutture neurali. Questa fluidità nei criteri di parcellizzazione ha permesso alla psicologia di esercitare una forte influenza sulla formulazione dell’ontologia delle neurroscienze durante tutta la loro storia (Hatfield 2000). A ben vedere, alcune strutture appartenenti al bagaglio storico dell’ontologia delle neuroscienze – si pensi ad es. all’area di Broca – lungi dall’essere identificati unicamente in base a criteri meramente neuroanatomici, sono stati “ritagliati” sulla scorta di una precisa attribuzione funzionale. Più recentemente, negli studi di neuroimmagine dell’ultimo decennio possiamo assistere a un netto spostamento dell’attenzione dalle aree ai circuiti (network) neurali (Bressler e Mennon 2010).

Bibliografia

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Churchland, P. M. (1981). Eliminative materialism and the propositional attitudes. The Journal of Philosophy, 67-90.

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Lindquist, K. A., Wager, T. D., Kober, H., Bliss-Moreau, E., & Barrett, L. F. (2012). The brain basis of emotion: a meta-analytic review. Behavioral and Brain Sciences, 35(03), 121-143.

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Broca’s Area: what if it does not Exist,

after all?