LE POLITICHE PER L’IMPRENDITORIA FEMMINILE
2.2 Interventi comunitari
Nel 1998 la Comunità Europea (Consiglio Europeo di Lussemburgo, 1997) ha reso note una serie di indicazioni in materia di occupazione. Esse poggiano su quattro pilastri: imprenditorialità, capacità d'inserimento professionale, adattabilità e pari opportunità. L’ultimo di questi è considerato trasversale agli altri perché è solo passando attraverso il rispetto delle pari opportunità che si possono raggiungere correttamente gli altri tre obiettivi.
La promozione delle pari opportunità è visibile attraverso una maggiore presenza delle donne in tutti i settori d'attività ed in tutte le professioni, soprattutto attraverso la parità di retribuzione tra uomo e donna per lo stesso lavoro. Inoltre, deve essere resa possibile la reintegrazione delle donne e degli uomini nel mercato del lavoro dopo un periodo di assenza, come ad esempio per un congedo parentale.
L’Unione Europea ha realizzato una serie di provvedimenti e di azioni a favore della coesione economica. Tra questi ve ne sono alcuni specificatamente legati all’imprenditoria femminile, quali: il Fondo Sociale Europeo (FSE), l’iniziativa EQUAL ed i Programmi di Azione per il lavoro delle donne.
Il Fondo Sociale Europeo è uno dei tre fondi strutturali dell’UE ed interviene specialmente nell'ambito della strategia europea per l'occupazione. Il suo compito è quello di sostenere le misure volte a prevenire ed a combattere la disoccupazione, sviluppare le risorse umane e favorire l'integrazione ed il mercato del lavoro. Tali obiettivi sono
sociale. Il FSE prevede un intervento concernente in particolare la formazione delle donne, essendo indicate come categoria esposta a particolari difficoltà nel mercato del lavoro.
La finalità ultima di tali provvedimenti è quella di favorire il loro inserimento lavorativo nell’ambito di professioni nelle quali sono poco rappresentate, come ad esempio nella gestione delle imprese e delle cooperative.
L’iniziativa comunitaria EQUAL, finanziata dal FSE e cofinanziata dagli Stati Membri, prevede invece, nuove strategie di lotta contro ogni forma di discriminazione e di ineguaglianza nell'accesso al mercato del lavoro. Tale misura è attuata, da un lato, tramite un’integrazione stabile delle politiche sociali con le politiche del lavoro e, dall’altro, attraverso la combinazione dello sviluppo locale con lo sviluppo sociale ed occupazionale. In particolare tale intervento costituisce un laboratorio permanente di sperimentazione delle strategie comunitarie di occupazione al fine di elaborare e di diffondere nuovi approcci sia per la realizzazione di politiche occupazionali, che per l’eliminazione delle discriminazioni di ogni tipo (sempre con particolare attenzione alle donne).
Gli Stati Membri applicano tale iniziativa ai settori tematici specifici nell'ambito dei quattro pilastri, menzionati precedentemente, su cui sono basate le linee di orientamento per l'occupazione:
- la capacità di inserimento professionale;
- lo spirito d'impresa;
- la capacità di adattamento;
- la parità di opportunità per donne ed uomini.
La promozione della parità fra uomo e donna è parte integrante dell'insieme dei settori tematici prescelti, oltre alle azioni specifiche previste nel quadro del quarto pilastro.
Infine, dal 1982 l’istituzione che in quel tempo era conosciuta come Comunità Economica Europea ha realizzato alcuni Programmi di Azione per il lavoro delle donne mediante l’attivazione di azioni tese all’informazione ed alla sensibilizzazione relative ad argomenti sulla condizione femminile, alla promozione ed al sostegno finanziario di azioni positive, cioè interventi specifici per la concretizzazione di condizioni di parità tra i due generi nelle organizzazioni ed alla realizzazione di network di contatto e di scambio fra donne ed organismi operanti.
In particolare il Secondo (1986-1990), il Terzo (1991-1995) ed il Quarto (1996-2000) Programma di Azione hanno dato un efficace contributo allo sviluppo di politiche dirette alla creazione d’impresa femminile. Tali politiche sostengono interventi volti a supportare le aspiranti imprenditrici, fornendo loro servizi concreti, in cui la formazione ha ricoperto un ruolo fondamentale.
All’interno del Secondo e del Terzo Programma di Azione sono stati varati rispettivamente due programmi rivolti alla promozione dell’imprenditorialità femminile: il Programma ILO Donna e l’Iniziativa Comunitaria NOW.
Il Programma ILO Donna (Iniziative Locali per l’Occupazione delle donne) offre l’erogazione di un contributo diretto alla donna, che si accinge alla creazione di una nuova impresa. L’obiettivo principale è quello di sostenere la realizzazione di opportunità di lavoro per specifiche
innovativo. Questo programma è dunque rivolto a donne che si trovano in condizione di svantaggio, quali le disoccupate da più di 12 mesi, le donne che desiderano rientrare nel mercato del lavoro dopo un periodo di assenza più o meno prolungato, le madri nubili, le donne appartenenti a minoranze etniche, le emigrate e le donne disabili.
L’iniziativa NOW (New Opportunities for Women), è un’azione comunitaria per la promozione delle pari opportunità per le donne nel campo dell’occupazione e della formazione professionale. Tale azione offre agli Stati Membri, nel quadro delle operazioni trasnazionali, l’opportunità di cofinanziamento di tutte le azioni volte a potenziare ed a promuovere le qualifiche delle donne, a trasformare la cultura imprenditoriale, a creare imprese femminili ed infine a reinserire le donne nel mercato regolare del lavoro allo scopo di evitare un aggravarsi delle situazioni di discriminazione e di precariato dell’occupazione femminile.
L’iniziativa NOW, nell’ambito dell’imprenditorialità, sostiene gli enti di competenza nell’attivazione di azioni e di servizi di supporto alle donne che si mettono alla prova nella creazione di piccole imprese e di cooperative. Tale sostegno si concretizza sia attraverso il finanziamento di azioni di formazione professionale in relazione alle esigenze delle imprese, sia per mezzo di aiuti, sempre di carattere economico, per la creazione di attività autonome, come ad esempio riduzioni di oneri sociali relativi al personale assunto e contributi per la creazione di servizi di sostegno all’imprenditoria. I soggetti che beneficiano di tale azione sono donne disoccupate da lungo tempo, occupate precarie, donne che lavorano in imprese o che si trovano in formazione presso un centro di formazione professionale, imprese e cooperative per azioni rivolte a manodopera
femminile ed infine a donne che intendono avviare un’attività di lavoro autonomo ed imprenditoriale7.
Al di là delle varie misure comunitarie analizzate finora è importante ed interessante vedere come l’attenzione dell’UE si è principalmente concentrata sulla struttura di piccola impresa del proprio sistema produttivo. Tale fenomeno, in un’ottica prevalentemente economica, può costituire sia un problema sia una risorsa.
Nel 2003, l’Osservatorio Europeo sulla piccola impresa ha calcolato la presenza in Europa di circa 20 milioni e mezzo di aziende, delle quali il 93% con meno di 10 addetti; il sistema vede l’incremento di circa due milioni di imprese e comprende i due terzi della forza lavoro. C’è anche da rilevare, però, che il 50% di queste piccole aziende non sopravvive oltre i primi 5 anni, così da mettere all’attenzione della policy making europea non solo l’aspetto riguardante lo start up aziendale, ma anche quello della sua sopravvivenza (Labitalia, 2003).
Le istituzioni europee, in effetti, attribuiscono un notevole interesse al rafforzamento di questo fenomeno, considerandolo decisivo per la stessa economia del continente, perché, ad esempio, può rappresentare un’importante fonte di nuovi posti di lavoro. In realtà sono più ampie le ragioni che spiegano a livello continentale, la forte attenzione verso le piccole e medie imprese, tra cui:
- la spinta data dall’Unione Europea alle strategie di sviluppo locale, ritenute più efficaci di quelle nazionali per contrastare gli effetti della globalizzazione dei mercati, poiché sono in grado di valorizzare maggiormente le risorse locali, incluse quelle
- L’interesse rivolto alla diffusione di imprese con caratteristiche di socialità ossia dalle imprese no profit a quelle che operano nel campo della qualità sociale in quanto richiedono prevalentemente strutture organizzative di modesta dimensione.
- La chiara evidenza che il sistema della piccola impresa rappresenta anche il luogo primario all’interno del quale nasce e si afferma l’imprenditorialità femminile, che a sua volta è interpretata dall’UE come uno strumento fondamentale per attenuare il cronico deficit occupazionale femminile e diminuire le disuguaglianze riguardanti le opportunità tra uomini e donne nel mercato del lavoro (David, 2006).