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INTERVISTA ALL’”AZIENDA AGRICOLA DI MARIA ANGELA FODDI” La seconda intervista è stata condotta presso l’”Azienda agricola di Maria Angela

CAPITOLO VI INDAGINE SUL CAMPO

6.3 INTERVISTA ALL’”AZIENDA AGRICOLA DI MARIA ANGELA FODDI” La seconda intervista è stata condotta presso l’”Azienda agricola di Maria Angela

Foddi”, un’azienda di Fosdinovo, in provincia di Massa-Carrara.

Di seguito, riporto la trascrizione dell’intervista. Quali sono i beni oggetto della sua produzione?

La coltivazione si basa perlopiù sugli ulivi. Inoltre, produco circa una dozzina di diversi tipi di confettura, per fare i quali uso solo la frutta che produco io. Vendo eventualmente frutta ed olive per chi se le vuole trasformare. Per vendere l’olio c’è una burocrazia notevole, per cui per un piccolo produttore conviene vendere le olive. Bisogna inviare la produzione via Internet, ci vogliono i registri di carico e scarico… è un po’ più

complicato che una volta. Poi bisogna farlo confezionare da un frantoio, non possiamo farlo noi o venderlo sfuso. Diventa complicato, per cui quest’anno ho fatto

l’autoconsumo, mentre l’anno scorso ho venduto le olive.

Mi potrebbe dire qual è stato l’andamento del fatturato negli ultimi anni?

Non è variato negli ultimi anni. Produco circa 3.000 vasetti di confettura all’anno, con cui guadagno circa 8.000/9.000 euro all’anno. Poi ci sono le entrate dell’agriturismo, direi un 6.000 euro. Poi c’è quello che ricavo dalle olive. Direi che complessivamente arrivo intorno ai 20.000 euro.

Mi potrebbe raccontare qual è la storia dell’azienda?

L’azienda è nata dalla mia passione per la natura. Io allora avevo 3 bambini piccoli ed è stata anche una possibilità di lavorare guardando la famiglia. Poi sono figlia di un appassionato di piante, perché mio padre aveva un vivaio di fiori, quindi avevo questa tendenza nel DNA. Abbiamo iniziato con grandi sacrifici perché il terreno era

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abbandonato dal almeno una ventina d’anni. L’abbiamo comprato da molteplici proprietari, perché la proprietà era estremamente spezzettata. Abbiamo comprato la prima parte nel 73 e un’altra nel 2004. Alla fine siamo riusciti ad unificare tutto. La coltivazione, come dicevo, si basa per lo più sugli olivi. Ho poi circa 200 alberi da frutto, soprattutto antiche varietà che ho cercato di trovare e recuperare.

Una ventina di anni fa, ho aperto un laboratorio per trasformare la frutta in confetture e marmellate

Da quanto ha la certificazione biologica e perché ha scelto il biologico piuttosto che il convenzionale?

Ho la certificazione biologica dal 1994, ma la tendenza di questa azienda è sempre stata questa perché io non ho mai dato pesticidi. Un po’ come testimonianza. Ancora adesso io mi certifico anche se è un sacrificio abbastanza oneroso. Un po’ per la spesa, perché per una piccolissima azienda di collina è già difficile pagare i contributi e tutti i vari oneri che si accumulano. È difficile resistere. Finchè posso lo faccio come

testimonianza, per dire: “è la via che dobbiamo scegliere per la piccola agricoltura”; dovrebbe essere aiutata però. Ci si guadagna in salute.

Si occupa da sola dell’azienda o ha dei dipendenti? Ho mio figlio che mi aiuta. Siamo noi due.

Attraverso quali canali vende i suoi prodotti?

Per lo più attraverso la vendita diretta, perché ho dei clienti affezionati. E poi a dei piccoli negozi che ho trovato facendo dei mercatini. Ultimamente non faccio più mercatini, ma all’inizio facevo conoscere lì il mio prodotto e poi i negozianti mi hanno contattato. Ho dei negozi che vendono i miei prodotti da vent’anni. Rifornisco 3 negozi a Sarzana. 1 a Colonnata. 1 a Carrara. 1 a Massa. 1 a Firenze. Qualcosa viene acquistato dai clienti dell’agriturismo.

Lei ha un sito internet di riferimento per la sua azienda?

Sì, avevamo un sito però deve essere scaduto e non riusciamo a contattare quello che ce l’ha fatto. Sicuramente uno di questi giorni ce ne occuperemo.

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Attraverso questo sito internet vendevate i vostri prodotti online?

No, perché le mie produzioni non sono enormi. Io riesco a venderle così localmente. Per lo stesso motivo non mi sono mai rivolta alla grande distribuzione.

Ha mai venduto i suoi prodotti a Gruppi di Acquisto Solidali?

Nel passato ho avuto un GAS che mi veniva a prendere le marmellate, ma ultimamente non sono più venuti. Non è facile per i GAS organizzarsi. So che alcune mie amiche che vendevano a loro i propri prodotti si lamentavano di questo aspetto.

Ha parlato di un agriturismo, avete dunque un agriturismo e/o altre fonti integrative di reddito?

Sì, abbiamo un agriturismo. Per poter sopravvivere è necessario. Io ho 550 olivi, ma in certi anni, per la mosca dell’olivo, perdo il 70% del raccolto. Non trattando… alcuni trattamenti sono ammessi, ma io faccio un biologico spinto, dove l’intervento dell’uomo è il minore possibile. Ci sono dei prodotti che uccidono gli insetti a larghissimo spettro e sono ammessi nel biologico, ma fanno un po’ di danni perché uccidono sia il buono che il cattivo. Io mi sono sempre basata sul fatto che la natura ha delle vastissime risorse e che quando un patogeno arriva e costituisce cibo per il suo antagonista, l’antagonista poi si sviluppa e ricrea un certo equilibrio. Meno si interviene e meglio è.

Questo si può anche fare perché non usando la concimazione chimica che renderebbe le piante più appetibili ad insetti e funghi, l’equilibrio naturale si può mantenere di più. L’agriturismo ha due camere per pernottamento, ma non faccio da mangiare.

È indispensabile come fonte di reddito per sopravvivere. Non sono grandi cifre ma aiutano a pagare le spese.

Direbbe di avere intessuto nel tempo un rapporto di collaborazione con altri agricoltori biologici?

Sì, abbiamo creato un’associazione chiamata Crisoperla, per rendere noto il biologico e promuoverlo. Ci scambiamo consigli. Nel mondo del bio c’è una grande fratellanza perché abbiamo le stesse idee riguardo al pianeta, cerchiamo di mantenere l’ambiente.

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Riguardo invece al rapporto con i suoi clienti? Prima parlava di clienti che le sono affezionati…

Sì, poi un tempo andavo al mercatino che dal punto di vista umano è bellissimo. Anche gli altri venditori diventano amici. Si conoscono persone e si può cercare di dare consigli per cibi di buona salute. Però mi rendo conto che il biologico, quando io ho iniziato, più di vent’anni fa, la gente non sapeva ancora cosa volesse dire.

Il problema grosso è l’ignoranza della gente. Se sapesse che noi siamo quel che mangiamo. Mangiare bene è un investimento per la salute.

Ogni quanto tempo subisce i controlli relativi all’agricoltura biologica certificata? Da me l’ispettore viene due volte all’anno, abbastanza a sorpresa, al limite mi chiama il giorno prima o due giorni prima, per assicurarsi che io sia in casa.

Quali sono gli oneri maggiori per un’azienda che percorre la strada dell’agricoltura biologica certificata?

Le spese di certificazione: io spendo 610 euro l’anno, che per una piccola azienda sono tanti. Queste spese aggiunte a tutti gli altri oneri di gestione di un’azienda pesano parecchio, soprattutto nelle piccole realtà aziendali come la nostra. Una piccola azienda agricola o punta sulla qualità o può chiudere. Venti trent’anni fa l’agricoltura era molto più fiorente. Avere la certificazione biologica dà una piccola marcia in più.

Lei ha ricevuto aiuti nell’ambito dei contributi europei del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale?

Non so esattamente se ho avuto contributi a livello europeo. Ho avuto un aiuto per l’agriturismo. Perché le due stanze le abbiamo ricavate da una cantina. E prima avevo avuto un aiuto per il laboratorio. Questo però non ricordo se con fondi europei o regionali.

I fondi europei di solito hanno un iter talmente complicato che la gente ci rinuncia. Sarebbe logico aiutare chi non inquina…

Ci sono aspetti che secondo lei limitano lo sviluppo del settore biologico e a cui di conseguenza bisognerebbe porre rimedio?

Bisognerebbe sensibilizzare ed informare le persone. Gli aiuti economici dovrebbero arrivare a destinazione e bisognerebbe semplificare la burocrazia. Tutta la massa

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burocratica del bio non è uno scherzo: registro delle vendite, delle materie prima, registro di campagna. E la Dichiarazione Unica Aziendale (DUA) che va fatta online e va fatta fare da un tecnico…

6.4 INTERVISTA ALL’AZIENDA AGRICOLA “IL FRANTOIO DI