Il motivo della donazione della luce alle quattro parti della terra, inizialmente elaborato in seno all’immaginario visivo della compagnia del Gesù, non è riservato e limitato all’Ordine. Johann Jacob e Franz Anton Zeiller combinano, per esempio, nella chiesa benedettina di Ottobeuren - basilica dei Santi Alessandro e Teodoro, intorno alla metà del XVIII secolo - il tema dei Quattro Continenti con la Pentecoste (fig. 177). In questo caso è lo Spirito Santo a effondere di luce la cupola485.
Nel racconto degli Atti degli Apostoli (2, 1-11) l’universalità della Chiesa viene espressa attraverso l’elenco dei popoli d’oriente e occidente, dell’Asia e dell’Africa nord- occidentale, di Roma e di Giudea, delle isole e del continente, a cui appartengono le genti che esperiscono il miracolo della comprensione:
Siamo Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, stranieri di Roma, Ebrei e proseliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio.
Nell’immagine questa enumerazione di appartenenze geografiche è sinteticamente restituita all’osservatore tramite le allegorie dell’ecumene quadripartito che si svolgono intorno al margine, opposte alla raffigurazione degli apostoli. Questi ultimi sono rappresentati insieme alla Vergine ai piedi dell’imponente struttura architettonica. L’associazione è interessante in quanto si utilizza la suddivisione dell’ecumene per figurare l’unità pentecostale, il processo di superamento delle barriere, in questo caso linguistiche, e la riunificazione tra le parti della famiglia umana, divise e disperse innescato dal miracolo, rinnovandola con il fuoco divino e creando unità e comprensione tra le lacerazioni e l’estraneità.
In un altro complesso benedettino, l’abbazia di Seitenstetten, la presenza dei continenti sottolinea la risonanza globale del santo e del suo ordine. Al centro della volta dello !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Nell’abbazia di Ottobeuren vi aveva già lavorato anche lo stuccatore della Residenz di Würzburg Antonio Giuseppe Bossi, prima sua attività documentata. In un'altra opera di Franz Anton, a Scheer, troviamo i continenti in combinazione alla donazione del rosario a san Domenico, un tema particolarmente frequente nel sud della Germania (solitamente è presente anche santa Caterina da Siena). Si veda la corrispondente scheda in http://erdteilallegorien.univie.ac.at/erdteilallegorien/scheer-sigmaringen-st-nikolaus-seitenaltar.
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scalone Bartolomeo Altomonte vi figura, infatti, san Benedetto condotto in trionfo su un carro, sospinto da un putto, trainato da due fanciulle e preceduto dalla Fama (1744, fig. 179). Su ciascun lato si ergono su nuvole rosate le personificazioni dei continenti circondate da amorini e attributi. Europa, al di sotto del carro, è accompagnata da un cavallo, i simboli del suo potere temporale e spirituale sono sparsi ai suoi piedi come in Ripa, insieme ad alcuni vessilli e insegne pontificie, dal quale trae, in forma leggermente più grande, anche il tempietto circolare che spunta nello sfondo e sulla destra la cornucopia ricolma sorretta un angelo. Il gruppo di Asia, a destra, è formato, oltre che dalla figura principale che reca un incenso sulla mano destra, da un dromedario, balle di merce, rotoli di tessuto, lance e tui dei Pasha; di fianco ad Africa - una fanciulla dalla pelle bruna con ventaglio di piume, adagiata su un leone, corredata da armi primitive, zanne di elefante, balle e alcuni piccoli scorpioni che zampettano sulla superficie della nuvola rosata - un putto innalza uno specchio con il quale cattura e riflette su di lei la luce divina. Questo particolare è presente, sempre vicino ad Africa, in tutte le rappresentazioni qui citate che coinvolgono san Benedetto. La spiegazione potrebbe risiedere nel fatto che Africa, diversamente dalle altre tre parti del mondo che innalzano lo sguardo verso la visione che le sovrasta, è capovolta rispetto al santo fondatore e partecipa della luce divina grazie al riflesso garantitole dallo specchio retto dall’angioletto. Fissando lo sguardo sull’oggetto piuttosto che su Benedetto fa così in modo di attenuare l’impressione concettuale che il carro le sia sottoposto. La posizione dirimpetto a Europa fa anche pensare che Africa si sia appropriata di una collocazione tradizionalmente occupata da America (sin dai tempi di Ortelio Europa si trova solitamente sullo stesso asse di America e Africa su quello di Asia, quest’ultima alla destra di Europa). Da questo punto di vista sembra, quindi, che Altomonte abbia prediletto una disposizione geografica: Europa e Africa si fronteggiano, Asia è alla sua sinistra e America alla sua destra.
America è composta da alcuni attributi suoi precipui (le piume, il rettile, qui quasi un drago, e il pappagallo) e altri presi a prestito, in virtù del loro generico esotismo, da Africa e da Asia (il parasole, la scimmia al guinzaglio, la prua di una barca). Intorno a tutte e quattro le figure proliferano armi e merci, attributi molto comuni nelle rappresentazioni profane - dove, tra l’altro, America è solitamente raffigurata come la più bellicosa, mentre qui le è accostata solo un’esile lancia - ma più rare in quelle religiose486.
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486 Sempre di Altomonte va citato il bozzetto per il soffitto del transetto nord della chiesa di Wilhering (1741,
fig. 180). La figura mostra una parte del bozzetto (il grande disegno è ora in possesso della Österreichische Galerie Belvedere) con tre delle quattro parti del mondo in adorazione del monogramma di Maria, splendente
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Il medesimo motivo figurativo era precedentemente presente in una thesenblatt dell’Università Benedettina di Salisburgo e nell’abbazia di Melk. Nel Trionfo dei
benedettini nei quattro continenti di Joseph Gottfried Prechler (versione del 1722, fig.
182), il fondatore, affiancato dagli araldi della sua gloria sempiterna, Fama e Tempo, incede trionfante su una quadriga scortata dai quattro continenti e trainata dai loro animali rappresentativi: il cavallo al centro è condotto da Europa, il cammello, riccamente bardato, da Asia, l’elefante da Africa, e il leone da America (si potrebbe anche vedere in quest’ultima figura Africa con il leone e all’estrema sinistra, dal colorito più scuro e con il tradizionale arco e frecce, America)487. Nel cielo, squarciando le nubi, appare la Trinità alla presenza di un gran numero di santi, patroni, fondatori e apologeti488. Nel regno terrestre l’ala di sinistra mostra il progetto di conversione operato dall’Ordine tra le popolazioni indigene, genericamente caratterizzate da copricapi e sottane piumate, in tre momenti principali: l’annuncio del Vangelo da parte di un frate che indica la croce a un gruppetto di nativi inginocchiati, il battesimo di una famiglia e la distruzione di un idolo dalle zampe caprine da parte di tre neofiti all’estrema sinistra della raffigurazione (fig. 183). Al centro, digradanti verso il fondo, sono illustrate le opere di misericordia dell’Ordine e a destra lo svolgimento delle sue attività nel continente europeo. Tra le fronde dell’albero che delimita la raffigurazione, irrorato dall’acqua che versa sulle sue radici la fanciulla inghirlandata in primo piano - e che fa da pendant all’esotica palma sulla sinistra - sono appese le insegne del potere ecclesiastico e di quello laico (tiara, galero, elmo e alcune corone). La personificazione vestita di rosso della Chiesa cattolica, trait
d’union delle due ali, dispiega una grande carta del mondo (fig. 184): la scritta Benedicto Monarcha percorre il contorno superiore e Omnia per unum quello inferiore. Infine, in
basso sono elencati i «Numeri indices Regionum per Benedictinos cultarum». L’apoteosi del santo fondatore è assimilata all’ascensione del profeta Elia, innalzato in cielo a bordo di un carro infuocato (2 Re 2, 11-12): in questo modo viene reso omaggio a Benedetto come fondatore, Patriarcha Monachorum, come Elia redivivus e celebrata l’opera !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
come un sole. Suoi continenti sono dipinti anche nei pennacchi della cupola della chiesa dei canonici agostiniani di Herzogenburg (1755 ca., Africa con il parasole e America con il ventaglio) e nel monastero di Fürstenzell, Passau, insieme alla Glorificazione della Baviera.
487
Si tratta di una gouache su pergamena montata su legno, firmata e datata («Joseph Gottfried Prechler Pinxit in Gartsen 1722»), conservata nell’abbazia benedettina di Kremsmünster (Inv. n. 967). La prima versione è del 1701, incisa da Leonhard Heckenauer su disegno di Johann Carl von Reslfeld. Successivamente è riadattata più volte con varianti perlopiù concentrate nei cartigli.
488 Tra di essi i santi Ruperto e Virgilio di Salisburgo, san Volfango, san Norberto, san Gregorio (nella zona
centrale), san Domenico e sant’Ignazio; si veda Polleross, 1992, p. 297 e M. Romberg, W. Schmale, J. Köstlbauer, Continent Allegories in Central Europe in the Baroque Age, Stuttgart 2016, pp. 87-106.
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missionaria del suo ordine, grazie al quale la parola di Dio è portata in tutto il mondo489. San Benedetto è condotto in trionfo sul carro scortato dalle personificazioni dei quattro continenti anche nella volta dell’abbazia benedettina di Melk di Paul Troger (1739, fig. 181 e 178), tra i più importanti centri dell’Ordine nella Germania meridionale490. L’affresco si trova nella Festsaal der Prälatur, anche in questo caso il prototipo è la
thesenblatt dell’Università benedettina di Salisburgo, del quale riprende l’allusione a
Elia491. In primo piano a destra è raffigurato, seduto su una roccia, papa san Gregorio Magno, autore della Vita Benedicti. Chiare le parole scritte nel libro che il padre dell’Ordine ostende aiutato da un putto, cioè «Ausculta o fili / praecepta magistri», prime parole della Regola benedettina mentre il cartiglio introdotto da Gregorio Magno recita: «Honori magni Patriarchae Benedikti» e annuncia il tema dell’affresco.
Europa tiene per le briglie un cavallo e ha avvolto intorno al braccio sinistro un manto di ermellino foderato d’oro, America, la figura più esterna piumata e con l’arco, si volta per guardare il santo fondatore, con al fianco un leone (animale solitamente associato ad Africa, le raffigurazioni che vedono America accompagnata da un felino prediligono perlopiù il giaguaro), Asia, dall’altro lato di Europa, indossa un turbante conico e reca un elefante riccamente bardato (Hackl e Weis, autori della corrispondente scheda nel database dedicato alle allegorie dei continenti, la ritengono l’unica figura maschile del gruppo, probabilmente per via del vestiario costituito da braghe rosate e scarpe a punta), Africa, fanciulla di colore e con turbante, è accompagnato da un alto cammello, anch’esso condotto per le briglie, innalza una lancia con la destra che è afferrata all’altro capo dalla mano sinistra di Asia. Lo sguardo di Africa è volto verso Benedetto, mentre Europa e Asia divergono l’una dall’altra i propri volti. Dietro il carro vola Crono con la sua falce e la sua clessidra, simboleggiante l’effimera gloria terrena ed è preceduto dalla Fama che annuncia la gloria dei Benedettini. Un putto cattura la luce della Trinità con l’ausilio di uno specchio
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Il motivo del carro trionfale è utilizzato anche da altri ordini religiosi e in altre regioni. Nella chiesa gesuita di Lucerna, per esempio, dove i continenti guidano san Francesco Saverio sulla quadriga (eseguita da Giuseppe Antonio e Giovanni Antonio Torricelli nel 1749) o nel trionfo domenicano di san Tommaso d’Aquino nell’affresco in lunetta di San Esteban a Salamanca dipinto da Antonio Palomino nel 1705. Si veda la scheda di G. Hackl e J. Weiss in http://erdteilallegorien.univie.ac.at/erdteilallegorien/melk-pb-melk- kloster-praelaturtrakt-bildersaal.
490
Ci sono due bozzetti: uno è conservato nell’Abbazia mentre il secondo, un po’ più piccolo, al Niederösterreichischen Landesmuseums (D. Beales, Prosperity and Plunder, Cambridge 2003, p. 28). Hersche (2006, p. 370) ritiene che il tema sia stato originariamente concepito come pendant, mai realizzato, dell’affresco dello scalone di Göttweig (per il quale si rimanda al capitolo successivo) e successivamente riadattato.
491
Si veda G. M. Lechner, Der heilige Benedikt in der Ikonographie, in 1500 Jahre St. Benedikt Patron
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per rifletterla sul globo che galleggia sopra il capo di Europa492. Le mitre e i diademi che fioriscono sull’albero di sinistra indicano la moltitudine di vescovi e papi provenienti dall’Ordine. I due elementi, l’albero dalla particolare fioritura e il piccolo globo fluttuante, simboleggiano la crescita e diffusione dell’Ordine del santo nella Chiesa e nel mondo.
Altre esemplificazioni similari ma commissionate da altri ordini religiosi si possono trovare nell'affresco della volta in San Gregorio al Celio di Placido Costanzi a Roma (1727, fig. 185), nella Cappella del Capitolo della Santissima Annunziata a Firenze, opera di Matteo Bonechi raffigurante la Gloria di san Filippo Benizzi, e nella volta della navata affrescata a San Bartolomeo a Bergamo dal bellunese Gaspare Diziani nel 1751 (fig. 186)493.
In San Gregorio il santo è inginocchiato sulle nuvole appena sotto la Trinità di fianco a lui troviamo san Romualdo, fondatore della congregazione camaldolese dell’Ordine di san Benedetto a San Gregorio, e al di sotto, sulla terra, Fede vestita di bianco in trono è omaggiata dai quattro continenti nella parte dell’affresco rivolta verso l’entrata. Europa ha il mantello blu ricamato con gigli d’oro e la corona, al suo fianco America, sullo sfondo si intravede l’antico copricapo elefantino di Africa e, in primo piano, una prostrata Asia di spalle e alla sua e nostra destra Eresia riversa e sconfitta. Europa ha lo sguardo rivolto verso i santi, Asia con la corona murale si inchina profondamente a Fede, mentre Africa ha lo sguardo rivolto in basso, forse verso la vinta Eresia, e le mani giunte. Appena dietro a Europa si erge America, eccezionalmente bionda e con il capo cinto da fiammelle, probabile contrassegno della nuova fede da cui è stata raggiunta, guarda i santi e raccoglie emozionata le mani al petto494.
In San Bartolomeo è, invece, rappresentato il ‘Cielo Domenicano’: la raffigurazione dei quattro continenti raggiunti dalla predicazione dei domenicani correda uno spazio dominato da santi, beati e pontefici domenicani, fra i quali san Domenico, Maria e, al culmine, la Santa Trinità495. È suddivisa in tre parti: sopra l’altare la Trinità, svelata dalla !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
492 E. Burkhard lo interpreta come la grazia della benedizione, Das Stift Melk, Melk 2007, p. 348. 493
Anche Giovanni Camillo Sagrestani, che il Lanzi (Storia pittorica dell’Italia dal risorgimento delle Belle
Arti fin quasi alla fine del secolo XVIII) indica come maestro di Bonechi, si era impegnato nel tema con
quattro tele risalenti ai primi decenni del XVIII secolo (Fondazione Zeri: 1700-1731). Si veda Oliveira, 2014, pp. 110-112 per quanto riguarda alcuni esempi di commissioni francescane (risalenti però agli ultimi decenni del XVIII secolo).
494
A. M. Clark, An Introduction to Placido Costanzi, in «Paragone», XIX, 219, 1968, pp. 39-54.
495 Il bellunese Gaspare Diziani subentra a Mattia Bortoloni. Quest’ultimo aveva affrescato la volta del
presbiterio con il Trionfo del Santissimo Sacramento e quella del coro con il Sacrificio di Isacco ma muore improvvisamente il 9 giugno 1750. Insieme all’artista cambia anche il soggetto dell’affresco centrale che prevedeva, inizialmente, «le Quattro Parti del mondo, come fece ancora P. Pozzi nella volta di S. Ignazio a
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coltre di nubi da due putti sulla sinistra, Dio Padre con lo scettro, Cristo con la croce e la colomba dello Spirito Santo circonfusa di luce, un raggio della quale colpisce sul capo la Vergine Maria inginocchiata su una nuvola a un livello immediatamente inferiore; il centro, suddiviso dai nembi in due livelli, è occupato da san Domenico e dai santi del suo ordine, e, sottostanti, da pontefici e altre sante, infine, sopra la porta d’entrata, i quattro continenti496. La gloria dell’Ordine comincia, quindi, dal «dantesco abisso di luce» con la Trinità, per usare le parole di Venturino Alce per, continuare, seguendo un andamento a zig-zag, con le ventidue illustri personalità della fascia mediana e approdare all’umanità, partecipe della visione celeste e dell’opera evangelizzatrice dei frati predicatori, racchiusa nella rappresentazione delle quattro personificazioni497. La posizione della Vergine ne esalta il ruolo di prima mediatrice. Sotto all’ultimo strato di nubi due putti recano un giglio e un ramo di palma, elementi dello stemma domenicano. L’identificazione di Poeschel di Europa con la fanciulla di spalle, sopra la cornucopia, e Asia con quella affianco in piedi non è del tutto convincente: la studiosa rileva, infatti, una struttura del gruppo insolita, con Asia in posizione esposta ed Europa seduta di fianco poco partecipe (fig. 187)498. Può risultare allora opportuno, nonostante la collocazione fuorviante, tra America e la figura in piedi, dell’incenso, invertire l’identificazione a favore della lettura che segue. Europa con le mani giunte e Africa, con le mani al petto e l’exuvia elephantis sul capo, sono frontali ed !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Roma», un tema, come scrive lo stesso Bortoloni nel medesimo estratto da una lettera al conte Giacomo Carrara il 13 marzo 1750, «bello, e dovrebbe riuscire strepitoso per la varietà degli abiti»; M. C. Rodeschini Galati, Alcune considerazioni sulla venuta di Gaspare Diziani a Bergamo, in Il cielo domenicano di Gaspare
Diziani, Bergamo 1983, pp. 113-118, p. 114. Diziani si incarica «di dipingere la navata di questa Chiesa
intieramente al di sopra del cornicione tenendo conto dell’architettura cioè delle cariatidi, dei putti ed altre figure singolarmente del quadro principale che deve rappresentare un Cielo Domenicano con altre figure secondo gli accordi orali», come recita il contratto, all’inizio del 1751 (A. Selva, Fu dipinto nel 1751 il «cielo
domenicano» di S. Bartolomeo, in Il cielo domenicano di Gaspare Diziani, Bergamo 1983, pp. 99-111, p.
107), per completare l’opera prima dell’estate. I Quattro Continenti, così, previsti dal progetto originario e ispirati alla volta di Pozzo in Sant’Ignazio, vengono ritirati ai margini della rappresentazione, occupata centralmente dal ‘cielo domenicano’.
496 V. Alce, Iconologia del «cielo domenicano» affrescato dal Diziani, in Il cielo domenicano di Gaspare Diziani, Bergamo 1983, pp. 119-124, p. 119 per una panoramica completa delle identificazioni. Completano
la rappresentazione le virtù dell’Ordine, rappresentate in grisaille in due medaglioni e otto statue intorno alla cornice architettonica. Il medaglione al centro, presso la Trinità, reca la raffigurazione della Christianitas, figura femminile in abito monacale che ostende il calice con l’ostia e sorregge una grande croce. Alla sua sinistra abbiamo la Mansuetudine con un agnello e a destra la Speranza; sul frontone di sinistra, all’altezza dei santi, sono la Pace, con un ramo d’ulivo e i simboli della guerra, un elmo e una freccia che giacciono inerti a terra, e una figura dall’incerta identificazione a causa della scarsità di attributi (la Prudenza?). Sulla cornice architettonica di fronte vediamo la Carità, con attaccato al seno un bambino e, più in alto, presso la Vergine una probabile Penitenza (piccola croce di legno, mano protesa verso il cielo, putto alle caviglie e, dietro, un lungo aculeo). Nel medaglione sotto i continenti, infine, abbiamo la Chiesa, illuminata dallo Spirito Santo, scettro in una mano e chiavi del Regno nell’altra, a sinistra un putto le sorregge le tavole della vecchia alleanza e a destra un altro le tiene aperto il libro della nuova, mentre sui due modiglioni, da sinistra a destra, la Fede, con un cuore stretto in mano, e la Giustizia, con spada e bilancia.
497
Ibidem.
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entrambe in venerazione, mentre America, anch’essa in preghiera, e Asia sono di spalle. Questa foggia di Europa, con il capo inghirlandato e una veste rigata regale sebbene semplice, ricorda l’iconografia della fanciulla rapita da Giove più che la regina maggiormente utilizzata in questo tipo di rappresentazioni. Asia, con corona, monili d’oro e di perle, è di gran lunga più ricca, ma appare anche la più indifferente alla visione celeste. In questo modo tutte, con l’eccezione di quest’ultima, sono mostrate nell’atto di adorare la Trinità e il grandioso evento che ha luogo sulle loro teste e su quelle dei fedeli realmente riuniti nell’edificio sacro. Nell’oculo della campata adiacente al presbiterio, accanto alla simbolica evocazione della missione evangelizzatrice dell’ordine ai quattro angoli del globo, vi è un angelo che scaccia l’eresia. La rappresentazione del costante impegno esercitato dall’Ordine nel liberare l’umanità da ignoranza ed errori nel pensiero è così completa: «Il cielo domenicano è un imperativo per realizzare la sua missione qui sulla terra, fra tutte le genti»499.
Poeschel evidenzia che, generalmente, la postura delle personificazioni corrisponde a quella dei santi che solitamente assistono ad apoteosi, ascensioni, apparizioni miracolose o a qualsiasi tipo di visione celeste. Esse ne ricalcano i gesti ed esprimono il medesimo rispetto e stupore manifestato da questi abituali testimoni. In questo modo, dal punto di vista figurativo, i continenti vengono coinvolti nell’azione rappresentata, ed è proprio quanto sembra accadere sulla volta di Bergamo. Nei cieli dei Gesuiti, o in quelli dei