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Introduzione sui profili etici e filosofici dell'Eutanasia

2. L'eutanasia in America

2.1 Introduzione sui profili etici e filosofici dell'Eutanasia

All'inizio degli anni Settanta del secolo scorso si è assistito ad un progressivo abbandono delle ricerche metaetiche, vertenti sulla natura e sul fondamento dell'etica, sul significato dei termini etici e dei diversi modelli di ragionamento morale, e ad un rinnovato interesse nei confronti di concreti e specifici problemi morali. Tale fenomeno venne definito " passaggio dalla meta etica all'etica normativa"50 e caratterizzò sia la cultura europea che quella americana.

Negli Stati Uniti, lo sviluppo dell'etica sostantiva e della politica normativa si ebbe grazie alla famosa opera di John Rawls "A Theory of Justice"51, all'interno della quale l'autore cerca di individuare quali, tra gli assetti sociali che si possono perseguire, siano quelli giusti, ovvero quelli che ogni cittadino sceglierebbe di realizzare, al di là dei propri interessi ed egoismi. Nella teoria di Rawls, i principi di giustizia vengono perseguiti attraverso una versione nuova e più raffinata dell'antico contratto sociale: procedura che prende avvio dalla natura originaria, nella quale gli individui sono posti tutti nella medesima condizione di "ignoranza" , non conoscendo nulla sulla loro posizione sociale, sulla loro nazionalità, sulle loro capacità personali ecc. Essi, essendo uomini razionali ed in condizione di totale libertà ed eguaglianza, " scelgono insieme e con un solo atto collettivo i principi che devono assegnare i diritti e i doveri fondamentali e determinare la divisione dei benefici sociali"52. I principi presi in considerazione sono sostanzialmente due: il primo in base al quale ognuno deve essere

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Eutanasia e diritto. Confronto tra discipline, cit.

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Cambridge, Mass., 1971, ed. rivista, Oxford, 1999 ( trad. it., a cura di S. MAFFETTO- NE, Una teoria

della giustizia, Milano, 1982)

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dotato di eguale diritto di libertà fondamentale; il secondo sancisce invece che tutti i beni sociali principali debbano essere distribuiti in modo uguale.

L'opera di Rawls ha avuto un fortissimo impatto sul pensiero filosofico e politico a lui contemporaneo, mettendo in crisi concetti fino ad allora fondamentali, come la convinzione dell'impossibilità di un discorso razionale sui contenuti deontologici, dando, però, un forte impulso alle ricerche di etica applicata, su ambiti quali l'etica ambientale, l'etica pubblica, etica degli affari e bioetica53. Proprio la diffusione che ha avuto quest'ultima disciplina, ha riportato l'interesse dei filosofi su ricerche tese ad elaborare principi , valori e giudizi in grado di orientare le scelte di ognuno di noi; scelte che si rivelano sempre più difficili, a causa delle numerose innovazioni scientifiche e tecnologiche che rendono possibile agire sempre di più su fenomeni vitali, in modi fino a qualche tempo fa ritenuti impensabili. I fenomeni ai quali ci si riferisce riguardano temi come l'aborto, il trapianto di organi, l'ingegneria genetica, e per ciò che qui ci riguarda, il tema dell'eutanasia.

La società americana è sempre stata all'avanguardia nel campo delle ricerche scientifiche e tecnologiche, e per questo si è trovata a dover affrontare per prima i problemi ad esse collegati, riguardanti il campo filosofico e biomedico, ma sopratutto il campo giuridico, poiché il sistema di common law americano è sempre risultato molto sensibile ai cambiamenti verificatisi all'interno della società.

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La bioetica è un nuovo campo di ricerca e di riflessione, sorto negli anni Settanta del Novecento, che si propone di studiare i complessi problemi morali, sociali e giuridici sollevati dagli sviluppi delle scienze della vita: la biologia, la medicina, l'ecologia, l'etologia. Le questioni affrontate dalla bioetica si riferiscono, quindi, non solo alla pratica medica, alla genetica, alla sperimentazione clinica, ma anche alla vita degli ecosistemi e alla tutela delle specie animali. Lo stesso termine bioetica comparve per la prima volta, nei primi anni Settanta nel titolo del libro di un oncologo americano, Van Renssealer Potter,

"Bioethics. A bridge to the future", nel quale l'autore definisce la nuova disciplina come il tentativo di

utilizzare le scienze biologiche per migliorare le qualità della vita e lega la sua ragione d'essere alla necessità di formulare una nuova etica in grado di garantire la sopravvivenza dell'umanità attraverso uno stretto dialogo tra scienze biomediche e scienze umane.

La cultura americana, è sempre stata improntata ad un aperto liberalismo, e di questo abbiamo numerosissime manifestazioni, prima fra tutte la Philosopher's Brief54, espressione di un orientamento di pensiero liberale, fondata su alcuni elementi comuni, come il richiamo all'autonomia degli individui, alla tutela della loro privacy e la difesa della pluralità degli stili di vita. Al liberalismo era inoltre ispirata la concezione di uno dei maggiori studiosi americani di bioetica H.T. Engelhardt, il quale, nella sua più importante opera, The foundation of Bioethics55 sosteneva che la scelta di morire ha un ampio significato morale, ed essendo elemento essenziale dell'autonomia individuale, occorre rispettarla, anche contro la legge e la volontà dello stato. Fu, in particolare, il filosofo Ronald Dworkin che sostenne in più occasioni che il problema centrale sul tema dell'eutanasia non era la questione di rispettare o meno la sacralità della vita, poiché non esiste alcun dubbio in merito alla sacralità o inviolabilità, che dir si voglia, della vita; il vero problema rimaneva sul modo in cui tale sacralità dovesse essere intesa e rispettata. Dworkin arrivò infatti a rilevare che proprio la convinzione che la vita umana fosse sacra, poteva rivelarsi un argomento cruciale a favore dell'eutanasia, e questo perché il filosofo vedeva intrecciarsi tre principi fondamentali all'interno del tema di cui stiamo trattando, ovvero l'autonomia del paziente, i suoi interessi prioritari ed il valore intrinseco della vita. L'eutanasia è quindi, per Dworkin moralmente giustificabile, poichè si rivela una scelta legata agli interessi degli individui, collegati alle convinzioni di ognuno di noi in merito al valore intrinseco della propria vita.

In aperto contrasto con le dichiarazioni contenute all'interno del Philosopher's Brief, era John Finnis, autore del celebre Natural Law and Natural Rights, testo principale della

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Documento sottoscritto nel dicembre del 1996 da alcuni dei più importanti filosofi americani, quali Ronald Dworkin, Thomas Nagel, Robert Nozick, John Rawls, Thomas Scanlon, Ludith Jarvis Thomson, con il quale sollecitavano la CorteSuprema degli Stati Uniti a riconoscere il diritto del malato terminale di essere aiutato a morire ( memoria pubblicata in versione italiana integrale sull'intero speciale, dal titolo

Suicidio assistito: la memoria dei filosofi, di "La Rivista dei libri", luglio- agosto 1997. Su di essa si veda

S. MAFFETTONE, Il suicidio assistito fa scandalo, in Il sole 24 Ore, 12 novembre 1997. 55

teoria neoclassica del diritto naturale, la quale riprendeva la filosofia aristotelica, in particolare quella di S. Tommaso d'Aquino. Nella sua opera egli sostenne che esistono norme morali inderogabili, definite "assoluti morali", la cui validità non ammette eccezioni, come le norme contro l'uccisione di persone innocenti, contro il suicidio, contro l'adulterio, gli atti omosessuali ecc., tali norme poggiano su una tradizione che ha basi cogenti sia nella fede che nella religione.

Da queste premesse nacque la condanna dell'aborto e dell'eutanasia poiché considerate scelte contro un valore fondamentale, quello della vita, che non poteva in alcun modo essere attaccato. Secondo le linee del moralismo giuridico di Finnis, infatti, nessun argomento può giustificare un atto contro la vita, ed il diritto deve proibire gli atti che vanno contro i valori fondamentali.

2.2 Quadro normativo dell'eutanasia negli USA. Ottenuta la legalità in 2 Stati su