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Le prime importanti decisioni in tema di eutanasia

2. L'eutanasia in America

2.3 Le prime importanti decisioni in tema di eutanasia

Molte furono le sentenze americane in tema di eutanasia e suicidio assistito, soprattutto a partire dalla metà degli anni '70, arrivando fino a ricomprendere le due fattispecie, pur giuridicamente distinte, in un' unica definizione di " atti posti in essere intenzionalmente da un medico o da altri, per porre fine alla vita di un individuo che ne ha fatto esplicita, inequivoca e ripetuta richiesta, con lo scopo di liberarlo dalla sofferenza, dove gli atti posti in essere intenzionalmente possono essere sia di tipo commissivo (eutanasia attiva), sia di tipo omissivo (eutanasia passiva)"66. All'interno di questa definizione si parla di suicidio assistito quando gli atti mirati a provocare la morte per porre fine alla vita del soggetto sofferente, sono posti in essere dal soggetto stesso, ma con la determinante collaborazione di un terzo, il quale procura i mezzi necessari per l'operazione ( es. pillole letali o macchine per auto iniezioni).

Tra le sentenze americane sul tema in questione, ve ne furono due in particolare, molto importanti per la diffusione del dibattito sul tema dell'eutanasia: il caso Quinlan e il caso Cruzan. Il primo caso è considerato il punto di partenza del riconoscimento del "diritto a morire": tutto iniziò nel 1976, quando il padre di Karen Ann Quinlan, chiese l'autorizzazione alla Corte Suprema del New Jersey per staccare il respiratore e la sonda gastrica che permettevano alla figlia di rimanere in vita. Il signor Quinlan temeva, infatti, che se avesse proceduto da solo sarebbe stato accusato di omicidio, ed il solito

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Cfr. pag 50 66

timore lo avevano i medici ai quali egli aveva chiesto più volte di interrompere la terapia. Per questo motivo decisero di sottoporre il caso ad un tribunale, per far sì che la Corte si pronunciasse con parere favorevole, ed inoltre, in questo caso, il giudice avrebbe potuto pronunciarsi sul caso in questione, senza pronunciarsi sulla legge che avrebbe dovuto regolare i casi futuri erga omnes ( secondo il principio dello stare decisis, caratteristico degli ordinamenti di common law). La Corte si pronunciò quindi, con sentenza del 31 marzo dello stesso anno, riconoscendo per la prima volta un "right to die" , quale espressione, principalmente, di un generale diritto alla privacy, e giustificando la sua decisione sulla base del fatto che l'interesse della ragazza alla rimozione del respiratore artificiale, fosse superiore all'interesse dello Stato alla conservazione della vita.

Questa sentenza fu molto importante poiché introdusse anche il principio del cosiddetto "giudizio sostitutivo" (substituted judgement), in base al quale, nel momento in cui il degrado fisico del paziente in stato vegetativo permanente (SVP) fosse in continuo aumento, tanto da far svanire la prospettiva di un ritorno ad uno stato di coscienza, il rispetto del diritto alla privacy imponeva di consentire ai famigliari del soggetto in SVP di decidere se proseguire o interrompere il sostegno vitale artificiale, affermando che, l'avente diritto, avrebbe acconsentito all'interruzione delle cure, nel caso in cui avesse potuto manifestare la sua volontà. In base al principio del giudizio sostitutivo quindi, nel caso in cui la volontà del paziente sulle cure non fosse stata precedentemente espressa, chi si trovava a dover adottare le decisioni in sua vece, doveva servirsi, come linea di orientamento, del personale sistema di vita e dei valori del paziente; sulla questione poi, di chi doveva essere scelto come decisore surrogato ( surrogate decision maker), la Corte ritenne che i soli membri della famiglia fossero le persone più idonee a prendere tali decisioni in luogo e nell'interesse del paziente.

Un diverso orientamento, ed anche più restrittivo, emerse dall'altro caso sopra citato, il caso Cruzan: nel 1990 i genitori di Nancy Cruzan, una ragazza in stato vegetativo permanente a causa di un incidente avvenuto sette anni prima, chiesero che le venisse

staccato il tubo tramite il quale veniva nutrita artificialmente, ma la loro richiesta, come prevedibile, venne respinta dai medici. A tale avvenimento seguirono due giudizi contrastanti, uno della Trial court (tribunale di prima istanza) che autorizzava la richiesta, e uno della Corte Suprema del Missouri, la quale negava tale autorizzazione. Del caso, su iniziativa dei genitori della ragazza, venne investita la Corte Suprema, la quale accolse la decisione della corte del Missouri, non essendovi la certezza che la volontà espressa in vita dalla ragazza, fosse stata sfavorevole a trovarsi in quelle condizioni. Veniva così, ridimensionata notevolmente la portata del diritto alla privacy, con la conseguenza che assunse maggiore importanza il problema del consenso, arrivando ad affermare che " in mancanza di una volontà effettiva e cosciente del paziente, non è sostenibile il ricorso ad alcun giudizio sostitutivo quando non vi sia la prova, certa, chiara e convincente (clear and convincing evidence), della precedente volontà del paziente incosciente, tenuto conto anche dell'irreversibilità degli effetti di tale atto."67 La Corte si preoccupò quindi, in questa occasione, di riportare il diritto al rifiuto delle cure sulla linea della effettiva volontà del paziente, e rigettò la richiesta dei genitori di Nancy Cruzan di essere considerati portatori di un substituted judgement in mancanza di una prova della rispondenza della volontà della figlia incapace; in assenza di fondate ed attendibili direttive anticipate di trattamento sanitario, si poteva ricorrere alle procedure di esercizio del potere sostitutivo, solo a condizione che fosse garantito il rispetto della effettiva volontà del paziente. In questo modo veniva ricollegato il giudizio sostitutivo alla necessità di un sufficiente quadro probatorio, caratterizzato in termini di clear evidence della volontà del paziente in SVP. 68

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Eutanasia e diritto. Confronto tra discipline, cit., pag 75

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www.jus.unitn.it/dsg/convegni/2008/forum_biodiritto/Papers/

Quinlan, Cruzan ed Englaro. La giurisprudenza americana n tema di substituted judgement attraverso gli occhi di un giudice italiano: la (Ri) costruzione della volontá del paziente incapace.

L'orientamento emerso dal caso Cruzan venne ribadito dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, con la sentenza del 26 giugno 1997 sul caso Glucksberg; tale vicenda ebbe inizio nel 1994, quando i medici Harold Glucksberg, Abigail Halperin, Thomas A. Presto e Peter Shalit chiesero la dichiarazione di incostituzionalità della parte della legge di Washington la quale prevedeva che "una persona è colpevole di favorire un tentato suicidio quando consapevolmente cagiona o aiuta un'altra persona a tentare il suicidio"69. Dopo vari giudizi, il caso giunse alla Corte Suprema, la quale con la sua sentenza riaffermò l'impossibilità di esprimere il consenso da parte di altri in luogo del paziente incosciente e, dall'altro, ribadì la punibilità di coloro che, pur svolgendo una professione medica, assistono attivamente al suicidio di terzi. Tale fattispecie venne fatta rientrare nell'area dell'aiuto al suicidio.

Concludendo, da quanto emerge da questi primi importanti casi registratisi nel continente americano, si può affermare che nella giurisprudenza americana venne saldamente fissato il diritto del paziente a chiedere la sospensione del trattamento clinico, ma rimase aperto il dibattito sul suicidio assistito, con lo scopo di verificare se le differenze tra quest'ultimo e il rifiuto del trattamento potessero giustificare una differenza di giudizio anche sul piano giuridico.

2. 4 Il caso Terry Schiavo e l'intervento del governo federale della Florida.

Theresa Marie Schindler Schiavo, detta Terry, nacque a Lower Moreland Township, il 3 dicembre 1963. Il 25 febbraio 1990, la donna, che in passato aveva avuto problemi di sovrappeso e si era ripetutamente sottoposta a diete dimagranti molto drastiche ed invasive, subì un arresto cardiaco, riportando gravi danni cerebrali con conseguente

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diagnosi di stato vegetativo permanente. Ella da quel momento, visse per anni dipendendo, per la sua alimentazione, da una macchina.

Fu a partire da quel momento che si succedettero ben 15 anni di battaglie legali, portate avanti dalla famiglia e dal marito della ragazza. Fu proprio quest'ultimo, nominato tutore legale della ragazza (in applicazione della legge della Florida, la quale prevede che nel caso in cui il paziente diventi irreversibilmente inabile, e non abbia in precedenza lasciato disposizioni, il coniuge ha la facoltà di decidere al di sopra di tutti gli altri membri della famiglia), che nel 1998, fece appello alla Corte di Pinellas County chiedendo la rimozione del tubo di alimentazione. Robert e Mary Schindler, i genitori, si opposero alla decisione del marito, sostenendo che la figlia fosse cosciente.

La corte concluse il suo primo giudizio in merito a tale vicenda, sostenendo, grazie agli elementi forniti dalla famiglia ed emersi durante il processo, che Terri non avrebbe voluto continuare le terapie di mantenimento della vita. Durante questo caso, l'avvocato Richard Pearse fu indicato dalla corte come guardian ad litem (GAL)70, ed analizzando la situazione, trovò che nonostante non vi fosse alcuna possibilità di miglioramento per la ragazza, la decisione del marito Michael avrebbe potuto essere influenzata dalla possibilità di ereditare quel che restava delle proprietà di Terri Schiavo. A causa dell'assenza di una legge sul testamento biologico e dei dubbi sulla credibilità di Michael, quindi, l'avvocato raccomandò di rifiutare il suo ricorso per la rimozione del tubo per l'alimentazione forzata. Il problema del conflitto di interesse sollevato dal guardiam ad litem, però, si estese anche ai genitori della ragazza, poiché, come riferì l'avvocato stesso, avendo essi prevalso in varie contese circa la tutela, come presunti eredi a norma di legge avrebbero ereditato ciò che restava delle proprietà della Sig.ra Schiavo dopo la sua morte.

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A guardian appointed by the court to represent the interests of Infants, the unborn, or incompetent persons in legal actions. http://legal-dictionary.thefreedictionary.com/guardian+ad+litem

Successivamente a questo primo giudizio, nella settimana del 24 gennaio 2000 si svolse un'udienza, che ebbe come scopo primario quello di provare a determinare quali fossero le volontà e le posizioni di Terry Schiavo, in merito alle procedure volte a prolungare la vita di un malato. Durante questa udienza furono ascoltate le testimonianze di diciotto testi circa le condizioni mediche e le volontà di Terry riguardo ai trattamenti medici che desiderava ricevere in caso di malattia che le impedisse di esprimere il proprio consenso alle cure; anche in questo frangente le posizioni dei genitori e del marito della ragazza si mostrarono discordanti, poichè il marito affermò che la moglie non avrebbe voluto essere tenuta in vita da una macchina senza alcuna speranza di recupero, mentre i genitori della donna asserirono che la Schiavo apparteneva alla Chiesa Cattolica Romana e che non avrebbe mai violato gli insegnamenti della Chiesa sull'eutanasia rifiutando l'alimentazione e l'idratazione forzata.

Questa volta però l'epilogo fu completamente diverso rispetto alla prima decisione del caso, poiché il giudice George Greer emise l'ordine che concedeva l'autorizzazione ad interrompere il supporto vitale di Terry Schiavo, nel Febbraio 2000. Nella sua decisione, la corte dichiarò che la Schiavo si trovava in uno stato vegetativo permanente, e che la stessa, aveva rilasciato dichiarazione orale in base alla quale avrebbe desiderato che il tubo per l'alimentazione forzata le venisse rimosso. Questa sentenza venne confermata dal Secondo Distretto della Corte d'Appello della Florida (o "secondo DCA") e divenne nota presso la corte come "Schiavo I" nelle successive sentenze.

A tale decisione seguirono ben tre appelli (divenuti famosi come Schiavo II-III-IV) , di cui il primo si svolse nel 2000, poiché gli Shindler presentarono una mozione per revisionare il processo, presentando nuovi elementi di prova sulla volontà della loro figlia. Tale appello arrivò a conclusione attraverso tre diverse sentenze; inizialmente il giudice Greer bocciò la mozione poiché intempestiva secondo la Norma 1.540(b) (5) del Codice di Procedura Civile della Florida ed il secondo DCA (distretto di corte d'appello

della Florida) confermò tale decisione, rinviando però la sentenza per dar modo agli Schindler di presentare una nuova mozione.

Il 24 aprile 2001, il tubo per l'alimentazione della Schiavo venne rimosso per la prima volta, mentre gli Schindler intentarono un'azione civile contro Michael per falsa testimonianza, la quale venne assegnata ad un'altra corte. A causa di tale avvenimento, il giudice adito, Frank Quesada, emise un'ingiunzione contro la rimozione del tubo per l'alimentazione fino a quando la causa non fosse stata definitivamente chiusa. Il 26 aprile il tubo venne reinserito e, su appello del marito di Terry, il secondo DCA capovolse la sentenza di Quesada. Nello stesso periodo, Michael presentò una mozione per rafforzare la sentenza della corte di tutoraggio, per far sì che il tubo per l'alimentazione non venisse rimosso; questa volta però, il secondo DCA respinse la mozione.

La lunga battaglia legale su questo caso durò per ben sette anni ed incluse il coinvolgimento di politici, gruppi di interesse e famosi movimenti a favore della vita e a sostegno dei disabili. Infatti, dopo il fallimento della contestazione del tutoraggio di Michael e la decisione circa le volontà della ragazza sulla fine della propria vita, gli Schindler adottarono la posizione in base alla quale si sosteneva che Terry non fosse in uno stato vegetativo permanente (PVS), e contestarono la diagnosi in aula. I genitori della Schiavo affermarono che la figlia non mostrasse i sintomi di uno stato vegetativo permanente, ma che invece si trovasse in uno "stato di minima coscienza". I genitori della ragazza sostennero fermamente che in quel momento le azioni di Terry indicavano una risposta agli stimoli esterni, non comportamenti istintivi o dovuti a semplici riflessi. Dichiararono in aula che la figlia sorrideva, rideva, piangeva, si muoveva, faceva tentativi infantili di parlare, addirittura cercando di dire "mamma" o "papà", o "sì" quando le veniva posta una domanda. Sulla base di tali elementi ben presto gli Shindler si rivolsero nuovamente alla Corte, chiedendo che venissero eseguiti nuovi trattamenti medici sulla ragazza, i quali avrebbero potuto ripristinare le abilità cognitive sufficienti affinché fosse lei stessa a decidere se continuare le cure per il prolungamento della sua

vita. La corte esaminò tale mozione insieme a quella con cui gli Schindler chiedevano nuovamente la rimozione del marito della ragazza dalle responsabilità di tutore, e la ricusazione del giudice Greer. Fu proprio quest'ultimo a respingere entrambe le mozioni, ed a spingere gli Shindler a rivolgersi nuovamente al secondo DCA.

Il 17 ottobre dello stesso anno, la Corte d'Appello confermò il respingimento della mozione per la rimozione del tutore e la ricusazione. La stessa Corte, però, riconobbe che la sua opinione entrava in conflitto con quella del tribunale di prima istanza, e rinviò così la questione in tale sede, richiedendo che venisse messa in atto un'udienza indiziaria. La corte specificò che a questo punto occorreva la testimonianza di cinque neurologi certificati, dei quali due scelti direttamente dai genitori della ragazza, per presentare le loro conclusioni in udienza, mentre Michael avrebbe potuto presentare due esperti di parere opposto. Infine, la Corte stessa avrebbe designato un medico indipendente che avrebbe valutato le condizioni di Terry.

L'udienza ebbe luogo nell'interezza della dinamica in precedenza stabilita, e per tutta la sua durata si susseguirono opinioni nettamente contrastanti sullo stato di salute della ragazza, sostenute da importanti e accurate prove consistenti in vari e molteplici esami medici effettuati sulla ragazza; la conclusione del giudice Greer fu però che la Schiavo si trovava in stato di coma vegetativo permanente, senza alcuna speranza di un significativo miglioramento.

Questa sentenza fu in seguito confermata dalla Seconda Corte d'Appello della Florida, la quale stabilì che "questa corte ha esaminato accuratamente tutti gli indizi a verbale", e "ha [...] attentamente osservato i video nella loro interezza". La corte concluse che "...se fossimo stati chiamati a decidere sulla revisione della decisione sul tutoraggio de novo, l'avremmo ancora confermata".71

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^ Altenbernd, Chris W., Judge (for The Court). "IN RE: GUARDIANSHIP OF: THERESA MARIE SCHIAVO, Incapacitated. ROBERT SCHINDLER and MARY SCHINDLER, Appellants, v. MICHAEL

Anche dopo questa decisiva sentenza, i genitori della ragazza non intesero lasciare nulla di intentato per poter tenere in vita la figlia; continuarono, quindi, a portare avanti la loro battaglia legale, attraverso petizioni per la richiesta di non rimuovere il tubo che teneva in vita Terry, poiché, come essi sempre sostennero, ella era ancora in vita e tale avrebbe dovuto rimanere. Rimase aperto anche lo scontro nei conforti di Michael, poiché fino alla fine i signori Schindler combatterono affinché gli venisse tolto il tutoraggio della ragazza. Essi continuarono a combattere, anche nel momento in cui vennero accusati dal giudice Greer di voler riaprire il caso tramite una petizione da loro proposta nel settembre del 2003, per la cui proposizione utilizzarono le deposizioni di un'infermiera, prontamente dichiarate "incredibili a dir poco" dal giudice stesso.

Il 18 marzo del 2005, a pochi giorni dalla morte di Terry, intervennero sul caso, addirittura il governo della Florida e quello degli Stati Uniti, promulgando una legge con lo scopo, fortunatamente invano, di impedire la rimozione del tubo di alimentazione della Schiavo. Il governo fece già un tentativo in tal senso, nel 2003 con la “Legge di Terri”72la quale concedeva al governatore John Ellis Bush, l’autorità per intervenire nel caso e decidere quali sarebbero state le sorti della ragazza. I Signori Schindler, anche in questa occasione vollero tentare di penetrare all'interno del dibattito aperto da questa nuova legge, ma ciò gli venne impedito dal giudice Douglas Baird, un circuit judge del sesto Circuit della Florida, lo stesso cui apparteneva anche il giudice George W. Greer. I due presentarono l'appello e, il 13 febbraio, il secondo DCA ribaltò la sentenza di Baird, permettendo loro di partecipare. Il 17 marzo, venne infine confermato dal giudice Baird il diniego per la partecipazione degli Schindler al caso. Il 5 Maggio 2004 la legge venne dichiarata e cassata come incostituzionale dalla Corte federale della Florida e venne stralciata.

SCHIAVO, as Guardian of the person of THERESA MARIE SCHIAVO, Appellee," Case Number: 2D02-5394, Florida Second District Court of Appeal, 6 giugno 2003 link

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Questa travagliata vicenda ebbe finalmente fine il 25 marzo del 2005, quando Bob e Mary Schindler annunciarono di aver esaurito le loro opzioni legali. Il giorno successivo, alla ragazza venne somministrata l'unzione degli infermi, mentre il fratello di Terri Schiavo, Bobby Schindler, e sua sorella Suzanne Vitadamo rimasero nella sua stanza per circa un'ora e 45 minuti quando un addetto dell'hospice informò Michael Schiavo che sua moglie era in punto di morte. Egli non esitò a richiedere che i parenti fossero allontanati dalla stanza di Terri, e non volle che fosse permesso alla sua famiglia di vederla ancora.

Alle 9:05 di martedì 31 marzo 2005 Terri Schiavo morì. Suo marito Michael era al suo fianco. Secondo il loro portavoce, ai genitori della Schiavo non fu permesso di entrare nella sua stanza durante le sue ultime ore. Quando fu loro detto che la figlia era morta, la coppia si recò in tutta fretta all'hospice. La famiglia Schindler non ebbe il permesso di accedere alla stanza della defunta finché Michael non ne fu uscito.73

Come in tutte le battaglie giudiziarie su un tema tanto scottante nella nostra società, tra le quali quelle fin qui analizzate, ma anche altre, di cui si è parlato in tutto il mondo, non solo lo Stato, ma anche la religione ebbe un peso fondamentale e tentò di insinuarsi nelle pieghe della vicenda per piegarla ai propri interessi. Nel caso di Terry la Chiesa trovò davanti a se campo libero per poter intervenire sulla questione, poiché i signori Schindler, ferventi cattolici, asserirono da subito che anche la figlia apparteneva alla Chiesa Cattolica Romana e conseguentemente, non ne avrebbe mai violato gli insegnamenti rifiutando l’alimentazione e l’idratazione forzata. Lo stesso Papa Giovanni Paolo II intervenne nel 2004 dicendo che i medici e gli infermieri "sono