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Isomorfismo coercitivo e discrezionalità degli ispettori del lavoro

Pressioni isomorfe e discrezionalità

5.2 Isomorfismo coercitivo e discrezionalità degli ispettori del lavoro

I principali effetti delle pressioni isomorfe all’interno del campo organizzativo dei controlli nei luoghi di lavoro hanno generato, come già ribadito, una crescente standardizzazione e semplificazione delle pratiche e delle procedure seguite dagli ispettori del lavoro.

Innanzitutto, tra le più interessanti azioni introdotte a livello organizzativo, abbiamo già con- siderato la possibilità di risolvere le controversie attraverso la conciliazione monocratica, una modalità amministrativa di risoluzione del conflitto introdotta dal Decreto Legislativo 124/2004 che solo di recente (dal 2014) è diventata prassi all’interno della sede osservata. La scelta di trovare soluzioni in questa sede risponde a pressioni isomorfe di tipo coercitivo: si tratta di una pratica che accelera i tempi, richiede meno tempo rispetto al procedimento ispettivo tradizionale e offre al lavoratore la possibilità di ottenere una somma di denaro in tempi più brevi, somma che – lo ricordiamo - dovrebbe riguardare il sanamento della parte retributiva e contributiva del rapporto di lavoro (Massineo e Grasso, 2010). L’organizzazione prevede che a tutti i lavoratori venga proposta e spiegata la soluzione conciliativa già in fase di denuncia.

Come accennato nel capitolo precedente, durante i mesi di osservazione partecipante sono state riscontrate delle differenze che restituisca il più possibile una fotografia della realtà os- servata. Una delle possibilità offerte dalla tecnica dell’osservazione partecipante è quella di poter entrare in diretto contatto con il “fare” del proprio oggetto di studio (Semi, 2010) e, in questo specifico caso, con il “dire” dei regolamenti e il “fare” degli street-level brueaucrats.

Le prime differenze sono emerse in relazione al settore produttivo in cui l’irregolarità lavo- rativa si è manifestata e alla tendenza degli ispettori del lavoro a proporre, consigliare o scon- sigliare la soluzione conciliativa in fase di denuncia.

Tabella 7: Irregolarità lavorative osservate allo sportello denunce e modalità in di proposta della soluzione conciliativa, per settore produttivo

Allo sportello denunce sono state osservate 12 irregolarità lavorative che hanno coinvolto lavoratrici domestiche, 14 richieste di intervento all’interno del settore dei trasporti e della logistica, 17 denunce di lavoratori che hanno subito una o più irregolarità all’interno del set- tore della ristorazione.

In linea con le pressioni istituzionali, la soluzione conciliativa è stata proposta in quasi tutti i casi.

In tutti i casi che hanno coinvolto lavoratrici domestiche osservati in questa sede, la soluzione conciliativa in fase di denuncia è stata proposta, consigliata ed accettata dalle lavoratrici, con- siderata spesso “l’unico barlume di speranza quando la casa è il luogo di lavoro” (Nota di campo) per riuscire ad ottenere una risposta economica nel minor tempo possibile. Quando il lavoro è domestico, la decisione di risolvere le irregolarità attraverso la conciliazione monocratica è il risultato di pressioni istituzionali in conformità con la nuova logica organizzativa imposta sulla scia del NPM (Ferrari, 2002; Power, 2002). Questa può essere interpretata come una pressione isomorfa coercitiva esercitata dal governo centrale, che spinge gli ispettori a con- formarsi a standard definiti (Borghi e Van Berkel, 2007) in base a criteri di responsabilità e misurazione delle prestazioni.

La diffusione di questa procedura è dimostrata anche dai dati: presso l'ufficio locale analiz- zato, i casi di irregolarità nel settore interno per i quali è stata avviata la procedura investiga- tiva sono stati 47 nel 2015, ma solo 1 nel 2016, anno in cui la conciliazione è stata introdotta9.

9 I dati relative a ciascuna sede territoriali dell’INL sono reperibili al seguente link: https://www.ispetto- rato.gov.it/it-it/studiestatistiche.

Da allora, la soluzione conciliativa è divenuta prassi nel caso di lavoro domestico, indipen- dentemente dal tipo di irregolarità, riducendo così il rischio di controversie legali relative all'interpretazione della casa come luogo inviolabile in quanto costituzionalmente tutelato (Art. 14, Costituzione Italiana).

Nonostante l'articolo 2113 del Codice Civile stabilisca che la violazione dei diritti dei lavora- tori non dovrebbe essere sanata da una semplice transazione economica (come avverrebbe con la conciliazione), questa soluzione è diventata una procedura standardizzata, sostanzial- mente legittimata.

Agostino mi dice che non possono aiutare tutti e che quando il lavoro è dome- stico c’è sempre il rischio che l’indagine finisca in un “buco nell’acqua”. Questo perché “è difficile entrare in casa delle persone” e non tutti ti consentono di entrare. Allora, la soluzione conciliativa diventa più semplice e permette di chiu- dere i casi in modo più veloce.

Nota di campo, luglio 2017 Lo stesso trattamento non viene riservato alle irregolarità lavorative denunciate all’interno del settore della logistica. Solamente a 7 lavoratori su 14 che hanno sporto denuncia è stata proposta la strada della conciliazione e in 2 dei 7 casi in cui è stata proposta, la soluzione conciliativa è stata spiegata, ma sconsigliata. Anche in questo caso si può riscontrare una logica istituzionale coercitiva: il settore della logistica è infatti da ormai quattro anni tra i settori di intervento prioritari dell’INL (INL, 2018).

Il lavoratore, di origine albanese, è un facchino e sta denunciando alcune irrego- larità relative al mancato pagamento delle ultime mensilità. È impiegato all’in- terno di una cooperativa, ma la situazione è molto simile al caso precedente, che ha visto coinvolta una lavoratrice domestica.

Davide gli spiega l’esistenza della possibilità di conciliare, ma specifica che non gli conviene, perché avrebbe diritto a una cifra maggiore rispetto a quella che potrebbe ottenere in conciliazione e perché in questo modo la cooperativa non avrebbe sanzioni, qualora accettasse la soluzione conciliativa.

Chiedo a Davide come mai, nonostante la somiglianza tra i due casi, nel primo abbia proposto come unica soluzione possibile la conciliazione monocratica,

sconsigliandola invece nel secondo caso. Mi dice che “ora la logistica è nell’oc- chio del ciclone” e per questo tra le priorità della sede territoriale. Questo signi- fica che devono raggiungere un certo numero di aziende ispezionate nel settore della logistica ogni anno e che quindi devono “essere presenti” e “fare quante più ispezioni possibili”.

Nota di campo, aprile 2017 Pressioni coercitive portano dunque a scegliere la strada più utile in termini di efficienza rispetto agli scopi formali dell’organizzazione.

Delle 17 irregolarità lavorative denunciate da lavoratori impiegati all’interno della ristora- zione, 15 sono state indirizzate alla pratica conciliativa, in 2 di questi 15 casi la pratica è stata spiegata, ma sconsigliata, perché si trattava di due grandi aziende e non di imprese a condu- zione familiare, come nel resto dei casi.

Le irregolarità lavorative sono diffuse (e quelle osservate simili) in tutti e tre i settori consi- derati, a fare la differenza in merito alle modalità in cui viene deciso di gestire la controversia è la gravità percepita dagli ispettori allo sportello che, tra gli altri fattori, è ampiamente in- fluenzata sia dal posizionamento (prioritario o no) della richiesta di intervento in relazione alle richieste ministeriali, sia dai potenziali effetti dell’intervento.

Un impiego di risorse per ispezionare una cooperativa all’interno della quale lavorano più lavoratori ha un impatto maggiore per la collettività rispetto a un impiego di risorse per ispe- zionare un domicilio privato, che oltre a problematiche relative all’accesso ispettivo, più fati- coso e con dubbi risultati, andrebbe a risolvere una situazione unica di una sola lavoratrice domestica, con un impatto quindi minore per la collettività.