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Le stanze della discrezionalità

4.1 La sede territoriale osservata

Oggi è stato il mio primo giorno in ispettorato e mi sono persa. Dovrei raggiun- gere l’ufficio di Savio (ispettore del lavoro, primo con cui sono entrata in con- tatto), ho capito solamente che si trova al secondo piano. Arrivata al piano nes- suno mi apriva la porta, sono però riuscita ad entrare con un ispettore che è entrato di fretta, per timbrare il badge. C’è, infatti, una macchinetta per timbrare entrate e uscite appena si varca la porta di vetro. Nonostante in un primo mo- mento nessuno sembrava essersi accorto del mio ingresso al secondo piano, sono stata fermata da un’ispettrice al quarto passaggio (disorientato) di fronte alla sua porta. Esce innervosita e con voce da rimprovero mi chiede cosa ci faccio lì, dicendomi che quello è il secondo, non il primo piano. E che solamente il primo piano è aperto al pubblico. Le spiego che sono una dottoranda e che ho un appuntamento con Savio. Cambia subito espressione, mi sorride e mi accom- pagna alla porta giusta. Per arrivarci abbiamo svoltato a destra, a destra e infine a sinistra.

Nota di campo, gennaio 2017 La sede all’interno della quale sono state svolte le osservazioni è una delle 80 sedi territoriali presenti nel territorio nazionale.

Il direttore dell’ufficio ha la responsabilità di allocare le risorse ed è suo compito anche la gestione dell’attività di vigilanza, conciliazione e formazione degli ispettori della sua sede.

“Naturalmente abbiamo delle direttive nazionali, ma non bastano. Bisogna co- munque riuscire ad architettare tutto per rendere queste formule nazionali coe- renti ed omogenee allo stile della nostra organizzazione. Sono pieno di fili da sciogliere per riuscire ad avere un’omogeneità di ufficio e capire a chi delegare, con chi condividere le mie responsabilità.”

Nota di Campo, giugno 2017. Conversazione con il Direttore. L’attività della sede osservata è suddivisa in sei macro-aree (Fig. 8). Di queste sei, sono quat- tro le macro-aree di attività che coinvolgono ispettori del lavoro: unità di raccordo regionale,

processo di vigilanza, processo di pianificazione, controllo e funzionamento e processo ser- vizi all’utenza. Le altre attività vengono svolte da carabinieri o da personale amministrativo. Un ispettore può far parte di più macro-aree. Questo significa che può sia essere membro di un team ispettivo, sia far parte dell’unità di raccordo regionale. Oppure che può sia essere di turno allo sportello, sia coinvolto nel processo di pianificazione, controllo e funzionamento dell’attività.

Figura 8, Organigramma della sede territoriale dell’INL osservata

Fonte: Note di campo

Gli ispettori del lavoro sono 45 in tutto l’ufficio. Il resto del personale è amministrativo. Questa seconda categoria di personale si dedica ad attività che richiedono una elaborazione veloce e più burocratica, ‘alle carte’ (nota di campo). Gli ispettori del lavoro, invece, sono quei professionisti che, in prima linea, si trovano a gestire l’intera filiera della richiesta di intervento (dalla denuncia da parte del lavoratore alla eventuale ispezione e sanzione) e a monitorare il territorio in modo spontaneo, sulla base di segnalazioni anonime e di situazioni considerate particolarmente a rischio di irregolarità.

Gli ispettori “junior” sono stati arruolati con l’ultimo concorso del 2004. Gli ispettori “se- nior” si dividono tra chi è entrato in servizio con i concorsi precedenti a quello del 2004 e chi è entrato senza concorso, tramite avanzamenti di carriera. La principale differenza tra chi ha avuto accesso alla professione tramite concorso pubblico o senza, risiede nel possesso del titolo di studio. Prima del concorso era infatti sufficiente un titolo di studio di scuola secon- daria superiore. Le lauree che successivamente sono diventate necessarie sono quella in giu- risprudenza, quella in scienze politiche e quella in economia.

Le principali attività osservate durante l’attività etnografica sono comprese all’interno di due processi: quello di vigilanza (conciliazione monocratica, attività ispettiva e lavoro di back-

office) e quello di servizi all’utenza (richieste di intervento).

L’esposizione vuole utilizzare l’organizzazione dello spazio per dare senso materiale e con- creto alle attività dell’Ispettorato del Lavoro guardando alla implementazione a partire dalla struttura in cui è localizzata (Bifulco e Vitale, 2003).

La sede dell’ispettorato fa parte di un edificio a più piani, all’interno del quale non è l’unica organizzazione presente. Nello stesso stabile, infatti, vi sono uffici affittati ad assicurazioni, studi legali, studi commerciali. All’Ispettorato del Lavoro appartengono tre piani, che vanno dal primo al terzo. I tre piani sono organizzati in modo uguale, l’unica differenza è data dal fatto che nel primo è presente un salone per riunioni utilizzato anche per lo svolgimento di corsi di formazione e uno sportello denunce. Ogni piano è circolare, si sviluppa attorno a un cortile interno centrale. Le scale per accedervi a piedi ruotano attorno ai due ascensori al piano terra.

Figura 9, Planimetria della sede territoriale osservata suddivisa per piani

Il primo piano è l’unico aperto al pubblico. Dal lunedì al venerdì dalle 9,15 alle 12,00. Il lunedì e il giovedì anche al pomeriggio, dalle 14 alle 15. Lo indicano al pubblico quattro fogli A4 uguali (Fig. 10): uno sulle scale, uno fuori dall’ascensore, uno accanto e uno sulla porta a vetro del primo piano. Nei fogli, affissi dagli ispettori del lavoro, è stampato in bianco e nero un indice che punta la direzione da seguire per trovare la strada.

Figura 10, fotografia del cartello all’interno della sede osservata

Fonte: Note di campo

“Capita spesso di trovarsi delle persone ovunque. “Devo fare denuncia”, ti di- cono. E allora dobbiamo mandarli al primo piano. Vanno al primo piano, non trovano la strada. Risalgono e tornano da noi. “In che stanza del primo piano?”. E allora, può sembrarti assurdo, ma alle volte la cosa più semplice da fare è farsi un piano di scale a scendere, uno a salire e accompagnarli di persona.”

Nota di campo, marzo 2017 Conversazione con Marika, Ispettrice del Lavoro Rosanna mi dice, ridendo, che l’altro giorno durante una conciliazione mono- cratica l’hanno interrotta tre volte. E tutte e tre le volte erano persone che si erano perse.

“Io ho attaccato i cartelli uno ad uno, perché non ne potevo più! E nonostante questo vengo interrotta mentre cerco di parlare con dei lavoratori. Che figura ci facciamo?”

Figura 11, Tracciato dei percorsi possibili all’interno di uno dei tre piani dell’ufficio osservato

Fonte: Note di campo

Come si cerca di rendere chiaro in figura 11, l’organizzazione dello spazio ricorda un labi- rinto, il che rende molto complicato l’accesso al servizio.

La prima difficoltà che l’utente del servizio trova è quella di individuare il piano corretto. Fatta eccezione per i cartelli riportati in figura 12, nient’altro indica il fatto che solamente il primo piano sia aperto al pubblico. Sul campanello all’esterno dell’edificio, così come in ascensore, in corrispondenza dei piani 1, 2 e 3 vi è solamente una scritta generica che dice ‘Ispettorato Nazionale del Lavoro’.

Per evitare che gli utenti entrino nel piano sbagliato, sulle porte del secondo e del terzo piano è stato affisso un cartello con la scritta ‘DIMISSIONI, DENUNCE, INFORMAZIONI PRIMO PIANO. Qui siete al secondo/terzo piano!!’ (Fig. 12).

Figura 12, Fotografia del cartello attaccato alla porta del terzo piano

Una volta superato questo ostacolo e trovato il piano corretto, non è presente nessuno spor- tello di accoglienza o punto informazioni, ma si arriva in un piccolo ingresso dal quale sia dal lato sinistro, sia dal lato destro, si sviluppa un corridoio.

Al muro sono appesi dei fogli A4, con scritto ‘SPORTELLO DENUNCE ‘ che dovrebbero indicare la strada al pubblico interessato a sporgere una denuncia.

La difficoltà di accesso agli uffici pubblici dell’Ispettorato causa delle complicazioni al lavoro quotidiano degli ispettori, spesso interrotti da utenti che si sono persi, oltre a compromettere la serenità della relazione: in molti casi, infatti, l’utente arriva all’incontro non ben disposto, poiché il primo impatto con il servizio prende una forma simile a quella di un rifiuto. Le barriere fisiche, infatti, riflettono e riproducono i confini che le organizzazioni demarcano tra ‘dentro’ e ‘fuori’.

Oggi ho passato due ore nella stanza di ingresso al primo piano. Mi sono messa a raccogliere delle note di campo seduta al tavolo di fronte alla porta di ingresso. Sono arrivate in totale 14 persone. Alcune dovevano sporgere denuncia, altre firmare per le dimissioni lavorative, altre ancora avevano un appuntamento per delle conciliazioni monocratiche. Tutte, dopo essersi guardate attorno, si sono rivolte a me per chiedermi informazioni. Una consulente del lavoro, in ispetto- rato per fare le veci del suo cliente durante una conciliazione, mi dice, sbuffando, che non si capisce mai dove bisogna andare.

Nota di campo, aprile 2017 Oggi Gregorio è più nervoso del solito. Gli chiedo, durante una pausa caffè, se è tutto ok. Ride chiedendomi se lo prendo in giro, perché pensava che sapessi ‘la barzelletta’. Non ne ero a conoscenza. L’altro ieri qualcuno esterno all’Ispetto- rato è arrivato al terzo piano ed è entrato nel suo ufficio (il più prossimo alla porta di ingresso al piano) rubandogli la borsa con all’interno il portafoglio, do- cumentazioni varie e il PC di servizio. “Rebecca, Rebecca. Ti sembra possibile tutto questo andirivieni? Ti sembra possibile che io sia stato derubato lasciando le cose nel mio ufficio dove lavoro tutti i giorni? A me, francamente, sembra una barzelletta! Detto questo: non lasciare mai niente negli uffici, che almeno ci serva da lezione.”

Nota di campo, Aprile 2017 Conversazione con Gregorio, Ispettore del Lavoro