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Isomorfismo normativo e discrezionalità degli ispettori del lavoro

Pressioni isomorfe e discrezionalità

5.4 Isomorfismo normativo e discrezionalità degli ispettori del lavoro

Oltre a pressione isomorfe di tipo coercitivo e mimetico, il campo organizzativo si caratte- rizza anche per la presenza di pressioni isomorfe di tipo normativo.

L’isomorfismo è normativo quando l’evoluzione della professionalizzazione va a stabilire condizioni e metodi di lavoro considerati superiori, migliori rispetto ai precedenti e per que- sto motivo legittimati. In questi casi il cambiamento delle pratiche non è generato dall’incer- tezza, ma dalla convinzione della (presunta) superiorità di alcune specifiche pratiche organiz- zative (Bonazzi, 2002). Nel caso in esame, le pressioni di tipo normativo derivano dall’armo- nizzazione delle pratiche per effetto dalla direzione assunta dalla professionalizzazione degli ispettori del lavoro. Ciò nonostante, gli ispettori del lavoro adottano approcci di tipo

differente proprio in relazione alla diversa esperienza che fanno dell’attuale modificazione della professione. Dall’indagine etnografica è emersa infatti una differenza principale che ri- guarda gli ispettori del lavoro “senior” e gli ispettori del lavoro “junior”.

Nonostante le pressioni che agiscono sul campo organizzativo incoraggino l’adozione di pra- tiche di azione standardizzate e il ricorso a soluzioni di tipo amministrativo, meno dispen- diose in termini di risorse e di energie, gli ispettori del lavoro “senior” non seguono questa tendenza.

“Sono 19 anni che faccio questo lavoro”, mi dice Rossana, “e 19 anni sono dav- vero molto tempo. Francamente non mi va molto bene il fatto che persone che non hanno esperienza sul campo mi dicano come devo fare il mio lavoro sola- mente perché hanno letto sui libri come si deve fare”.

Nota di campo, giugno 2017 Ispettore “Senior” Savio sta bevendo il suo caffè scuotendo la testa con fare contrariato. Mi dice che ultimamente, dopo 20 anni di servizio, alle volte ha la sensazione di non capire il senso del proprio lavoro. “Dal 1996 al 2004 facevamo 8 ispezioni ogni giorno. Tutto era semplice: c’è una richiesta di intervento, io faccio partire l’in- dagine per cercare le prove, interrogare persone e fare giustizia. Le procedure erano semplici. Ora invece dobbiamo perdere non immagini quanto tempo die- tro a carte e affari burocratici. Siamo diventati degli amministrativi.”

Nota di campo, settembre 2017 Ispettore “Senior” Gli ispettori del lavoro “junior”, a differenza degli ispettori “senior”, devono essere in pos- sesso di un titolo di studio universitario. Una laurea triennale in Scienze Politiche, Economia o in Giurisprudenza e diventano ispettori dopo aver superato un concorso pubblico. Entrati in servizio, parte della formazione professionale è di tipo informale (tramite affiancamenti ad ispettori “senior”), un’altra parte, invece, avviene a livello attraverso la partecipazione a corsi. Vengono invitati a considerare tra gli obiettivi principali del proprio lavoro l’efficienza delle loro azioni, intesa come la risoluzione del maggior numero di casi nel minor tempo possibile grazie a pratiche standardizzate e soluzioni di tipo amministrativo.

Allo sportello denunce Agostino mi dice che è contento quando arrivano i casi di lavoro domestico perché “sono sempre facili, non devi pensarci troppo e non hai possibilità di scelta: la conciliazione è sempre la soluzione giusta”

Nota di campo, marzo 2017 Ispettore “Junior” L’ispettore Fausto è molto contento del fatto che nella sede territoriale osservata siano state introdotte pratiche di accountability che rendono misurabile l’attività. Mi dice poi che gli ispettori del lavoro “senior” si sentono limitati dal fatto che ci siano standard da raggiungere, mentre secondo lui i numeri sono necessari per comunicare quello che fanno. Non solo a livello interregionale e nazionale, ma anche ai cittadini che hanno la possibilità di andare a vedere quanto lavorano.

Nota di campo, settembre 2017 Ispettore “Junior” Altro indicatore di efficacia introdotto da logiche istituzionali normative è l’impatto sociale di una pratica che porta a considerare, in fase di scelta, la portata che una determinata azione ha per la società intera. Anche questo è più acquisito dalle nuove leve di ispettori del lavoro, traducendosi in differenti modalità di percezione della gravità delle situazioni tra ispettori “senior” e “junior”. Questi ultimi, infatti, percepiscono più gravi i casi all’interno di settori prodottivi che da un lato fanno parte delle priorità territoriali e che, dall’altro, si traducano in una sorta di “buon esempio”. In primo luogo, un ristorante o un’impresa logistica pesano di più rispetto al lavoro domestico, quindi un’ispezione avrebbe effetti su un maggior numero di persone. Questa tendenza si è manifestata anche tra gli ispettori “senior”, i quali, però, tendono a dare maggiore rilievo alla singolarità di ogni caso.

Questo anche il motivo per cui i casi in cui l’utilizzo della cosiddetta discrezionalità contra

legem, che si manifesta con una violazione dei regolamenti formali, sono stati registrati solo

tra ispettori del lavoro “senior”.

Sono allo sportello denunce con l’ispettrice Marika. Un lavoratore di origini mol- dave, autista di un autoarticolato, è venuto a denunciare il fatto di non avere ricevuto gli ultimi stipendi e di avere subito ricatti in merito alla propria situa- zione da parte del proprio datore di lavoro. La cooperativa per cui lavora inviava lui le informazioni in merito ai magazzini in cui caricare e scaricare le merci

giornalmente, tramite sms. Non solo non ha ricevuto gli ultimi cinque stipendi, ma veniva controllato in relazione ai ritmi di lavoro e gli veniva imposto di fare il minor numero di pause possibili.

Marika mi spiega che questo è un caso molto delicato, perché se andassero a controllare il cronotachigrafo dell’autoarticolato ed emergesse il fatto che non sono state rispettate le pause obbligatorie, a quel punto anche il lavoratore subi- rebbe una sanzione salata.

Prende degli appunti, fa due controlli al computer e ci pensa un attimo.

Si rivolge al lavoratore: “Facciamo così: lei non è mai venuto. Io mi segno tutto, il nome della cooperativa e le informazioni che mi ha dato. Ma la rendiamo una denuncia anonima, perché altrimenti anche lei rischia grosso”.

Gli spiega nel dettaglio la normativa e la situazione, prende le informazioni ne- cessarie e lo lascia andare.

Le chiedo come mai abbia preso questa decisione, infrangendo, di fatto, una normativa. Lei mi dice che ci sono delle situazioni in cui bisogna capire le per- sone e questa è una di quelle. Chiudere un occhio, in questo caso, significa stare dalla parte del lavoratore che altrimenti sarebbe “cornuto e mazziato”.

Nota di campo, settembre 2017 Ispettore “Senior”

Durante la conciliazione monocratica la lavoratrice domestica, di origine ucraina, non sta parlando e nella stanza c’è un grande silenzio. Sembra intimidita dalla presenza del proprio datore di lavoro, che nemmeno guarda in faccia. Rosanna mi sembra innervosita dal fatto che questa mancanza di comunicazione non stia portando la conciliazione da nessuna parte.

Decide allora di fare uscire il datore di lavoro dalla stanza, nonostante la proce- dura non lo consenta. Una volta uscito, la lavoratrice rompe il silenzio scop- piando in lacrime. Lamenta non solo il fatto di non essere stata pagata, ma anche di aver subito degli abusi sessuali, mostrandoci dei lividi nel corpo. Rosanna de- cide di procedere su un doppio binario: di portare avanti la conciliazione per fare avere alla lavoratrice “quanto meno un po’ di indipendenza economica in tempi rapidi” e di contattare lei stessa le forze dell’ordine, portando avanti in parallelo un procedimento penale.

Mi fa notare successivamente che se non avesse infranto quella regola, la conci- liazione sarebbe stata “un buco nell’acqua”.

Nota di campo, marzo 2017 Ispettore “Senior” 5.5 Considerazioni conclusive

In questo capitolo si è cercato di mettere in luce come gli ispettori del lavoro utilizzino la loro discrezionalità (Lipsky, 1980; Caswell et al., 2017). Rispetto al capitolo precedente, si è deciso di introdurre un importante strumento di analisi: il campo organizzativo dei controlli nei luoghi di lavoro. Questo elemento ha consentito di leggere la discrezionalità degli ispettori del lavoro in relazione al più ampio contesto istituzionale e, in particolare, ai tre tipi di pres- sione isomorfa che su di esso agiscono: pressioni di tipo coercitivo, mimetico e normativo. Si è messa in luce una prima pressione isomorfa di tipo coercitivo, che si traduce nella ten- denza ad accettare ed adottare strategie standardizzate e orientate agli obiettivi quantitativi di efficacia ed efficienza. Una seconda pressione isomorfa di tipo mimetico, che agisce nei mo- menti di incertezza, e una terza pressione di tipo normativo, che si traduce nei differenti modi in cui ispettori con percorsi professionali differenti, che per semplicità sono stati etichettati come “senior” e “junior”, gestiscono simili irregolarità lavorative.

Una prospettiva neo-istituzionalista consente ulteriori sviluppi per lo studio della street-level

bureaucracy, permettendo di considerare la complessità che si cela dietro all’interazione tra

lavoratori e ispettori del lavoro, superando le critiche spesso mosse a questo filone di studi di considerare solo il momento dell’implementazione senza collocarlo all’interno di un più ampio contesto (Berman, 1978).

La combinazione di questi due quadri teorici, quasi sempre tenuti separati, consente di dare forma alle varie dimensioni del lavoro degli street-level bureaucrats, incoraggiandoci a con- siderare il ruolo dell’opinione pubblica, delle scelte politiche e della relazione tra attori istitu- zionali e non istituzionali che fanno parte dell’eterogenea costellazione di attori che costitui- scono il campo organizzativo dei controlli nei luoghi di lavoro.

Capitolo 6

Un tentativo di comparazione: discrezionalità degli ispettori