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3. MINORI ED OPERE PIE TRA GUERRA E PRIMODOPOGUERRA

3.1 LA PROTEZIONE DELLA PRIMA INFANZIA

3.1.2 Istituzioni varie

Lo sviluppo della scienza pediatrica e la definizione di migliori norme igieniche e d’allevamento del bambino determinarono a Roma la nascita di scuole di puericoltura, come quella fondata nel 1911 dalle signore Enrichetta Chiaraviglio Giolitti e Gisella Consolo, entrambe esponenti del Consiglio Nazionale delle donne italiane382. Quest’opera cominciò a funzionare dapprima nei locali del brefotrofio e, a partire dal 1919, in S. Gregorio al Celio nei locali

380 I bambini legittimi erano soccorsi in un villino adiacente al brefotrofio, in Ibidem, p. 49. 381 L’idea di fondare una federazione fra tutti i brefotrofi d’Italia maturò nel congresso di Roma

del 1917 e si attuò poi in quello di Firenze del 1919, cfr. ASR, Fondo Congregazione di Carità di Roma, Serie, Archivio della Segreteria Generale, b. 22, fascicolo n. 2692 «Ricovero degli esposti. Provvedimenti relativi al nuovo regolamento adottato dal Brefotrofio Provinciale»: cfr. «Bollettino della Federazione Nazionale tra i brefotrofi», 1920 (I), n. 1, p. 1.

382

F. Taricone, Il Consiglio Nazionale delle donne italiane, in G. Accardo, La “questione

78 ottenuti gratuitamente dal Municipio di Roma383 con sovvenzioni del Ministero

dell’Interno384

, ora più convinto rispetto al passato della necessità di dover curare l’igiene del neonato per evitare il rischio d’infezioni e il pericolo di morte, trasmettendo competenze specifiche a giovani allieve. In particolare, questa scuola assisteva sia i lattanti legittimi che venivano nutriti dalle loro madri che i poppanti illegittimi che venivano allattati dalle nutrici.

La puericoltura si rafforzò ancora di più dopo la grande guerra con nuove norme e tecniche diffuse soprattutto dagli istituti di recente fondazione come «Vita e Lavoro»385 ed «Opera di Assistenza Materna»386 creati entrambi nel 1918 dalla «Associazione per la donna»387 con lo scopo di offrire un‘assistenza alternativa a quella del brefotrofio, ritenuta scadente ed anche preoccupante per gli elevati indici di mortalità infantile.

Con una struttura simile a quella delle homes inglesi388, «Vita e Lavoro» assisteva i bambini illegittimi, di Roma e Provincia, fino al quarto anno d’età389. Le madri che giungevano in questa struttura erano state indirizzate o dal brefotrofio o dagli ospizi materni dove avevano partorito con l’intenzione di assistere il figlio soltanto fino al quarto mese di vita per poi avvalersi della legge e consegnarlo al centro brefotrofiale. Quasi sempre, però, stimolate dal personale

383 Il Comune di Roma concesse all’istituto l’ex convento della “Moletta” e il terreno annesso; e il

comitato americano “Italian War Relief Fund of America” donò 756.500 lire per restaurare ed arredare i locali dell’ex convento e per il completamento dei padiglioni della scuola, si veda lo statuto approvato con regio decreto 30 agosto 1934 in ACS, MI, DGAC, DABP, tr. 1934-1936, b. 90, fascicolo n. 26068.65 «Istituto S. Gregorio al Celio. Statuto».

384 «Bollettino della Federazione Nazionale tra i brefotrofi» (1920), n. 1, pp. 32-33, in ASR, Fondo

della Congregazione di Carità di Roma, Serie, Archivio della Segreteria Generale, b. 22, fascicolo n. 2692 «Ricovero degli esposti. Provvedimenti relativi al nuovo regolamento adottato da Brefotrofio Provinciale».

385 C. Scotti, Guida pratica della beneficenza, Roma 1927, pp. 84-85. 386

Cfr. nota 128 della tesi di dottorato. C. Scotti, Guida pratica della beneficenza, cit., p. 84.

387 Nata tra il 1897 e il 1898, l’Associazione costituisce uno dei molti casi in cui non è stato finora

possibile reperire un archivio, neppure frammentario, probabilmente a causa della dispersione delle carte dopo lo scioglimento dell’Associazione ad opera del regime fascista nel 1925, cfr. M. Monnanni, L’Opera Nazionale Maternità e Infanzia: teoria e prassi dell’assistenza “ordinata”, in Catalogo di mostra, A Passo di Marcia, Roma 2004, p. 146.

388 La realtà inglese costituiva un modello di riferimento per il movimento emancipazionista

italiano, cfr. A. Campoli, Vivere dentro e fuori il brefotrofio: analisi storico-antrolopologica

dell’istituto romano nella prima metà del Novecento, in Provincia di Roma, I brefotrofi di Roma. Entrare dentro Uscire fuori, Roma 2008, in p. 148.

389 Il consiglio d’amministrazione era così composto: comm. Adolfo Apolloni, presidente onorario;

onorevole Giovanni Amici, deputato al Parlamento, presidente; sig.ra Ida Magliocchetti, consigliera delegata, cav. uff. Ferdinando Turin, cassiere; sig. ra Laura Casartelli Cabrini, consigliera, sig. ra Olga Modigliani Flaschel, consigliera, comm. Pietro Verardo, consigliere, onorevole Raffaele Zegretti, deputato al Parlamento, consigliere, sig.ra Emma Amedei, segreteria, Dottore Mario Flamini, sanitario, cfr. Unione Asili Madri Lattanti. Vita e Lavoro, Roma 1919, p. 2, in ACS, MI, DGAC, DABP, tr. 1922-1924, b. 143, fascicolo n. 26069.169-97 «Istituto Vita e Lavoro. Amministrazione. Ispezione».

79 dell’istituto e dalla presenza di mamme più responsabili, alcune assistite

tralasciavano l’idea dell’abbandono390 .

Il funzionamento di «Vita e Lavoro» fu criticato dall’opinione pubblica perché considerato troppo accogliente nei confronti di mamme recidive nella procreazione illegittima e, quindi, favoreggiatore di nascite «illegali». Pur non essendo queste accuse del tutto infondate, «Vita e Lavoro» ebbe il merito di sviluppare il sentimento materno in donne inizialmente restie al ruolo di genitore, appassionandole, nello stesso tempo, ad alcune attività lavorative riguardanti per lo più la sartoria, con cui accumulare piccoli guadagni391. Questa istituzione, inoltre, non richiamò soltanto le madri alla loro funzione biologica ma insistette anche sulla ricerca della paternità392. In moltissimi casi, infatti, la donna sola non era una vedova ma una persona abbandonata dal marito in fuga, che era un poco di buono, oppure dal compagno che l’aveva “disonorata”.

Accorgendosi delle condizioni di miseria di molte madri sole, gli amministratori diedero a queste donne l’opportunità, oltre a quella di essere assistite per tutto il periodo dell’allattamento, di lavorare anche all’esterno dell’istituto lasciando i propri bambini, fino al terzo anno di età, nel nido aperto vicino ai locali di «Vita e Lavoro» dietro il pagamento di una piccola retta mensile393.

«Vita e Lavoro», che ebbe anche la funzione di scuola di puericoltura, fu il primo ente del genere ad essere istituito in Italia394. Nel biennio 1918-1919, esso raggiunse un risultato sorprendente perché riuscì ad abbassare la mortalità dei lattanti al 9% allontanandosi di gran lunga dalla media nazionale oscillante intorno al 17%395.

390 Unione Asili Madri Lattanti. Vita e Lavoro, Roma 1919, p. 8. 391

«Immancabilmente i primi soldi che le madri guadagnano li spendono per far più bello il proprio bambino: un nastro, un merletto, una cuffietta», in Ibidem, p. 6.

392 Ibidem.

393 «Bollettino della Federazione Nazionale tra i brefotrofi», I, n.1, pp. 32-34; ACS, MI, DGAC,

DABP, tr. 1922-1924, b. 143, fascicolo n. 26069.169.97 «Istituto Vita e Lavoro. Amministrazione. Ispezione».

394 Molte dame di associazioni benefiche estere visitarono l’istituzione per studiarne

minuziosamente l’organizzazione e per constatarne gli indiscutibili e rapidi risultati positivi. La scuola di puericoltura funzionava sotto il sapiente e diligente insegnamento del dottore Mario Flamini e della signorina Emma Amedei, in Ibidem, p. 6 e p. 12.

395 Per l’eventuale riconoscimento della personalità giuridica, era necessario che l’istituzione, pur

non essendo istituzione pubblica di beneficenza e non soggetta quindi al regolamento di contabilità della legge 17 luglio 1890, n. 6972, rispettasse la legge 5 giugno 1850, che le imponeva di avere un rigoroso sistema di scrittura contabile, cfr. Unione Asili Madri Lattanti, Vita e Lavoro, Roma 1919, p. 8; cfr. la relazione del Consiglio Provinciale di Roma, in data 15 ottobre 1922, sull’esame

80 L’«Opera di Assistenza Materna», invece, oltre a combattere l’esposizione

dei bambini al brefotrofio, tentò di promuovere e coordinare la fondazione di istituti simili a sé in altre città italiane396. I suoi principali animatori furono il pediatra Enrico Modigliani e sua moglie Olga Modigliani Flascel397. Quest’opera assisteva sia le madri nubili, stimolando in esse il sentimento della maternità, difendendo i loro diritti e valorizzando le loro capacità lavorative; sia le madri regolarmente sposate che, povere o ammalate, avevano bisogno d’aiuto per crescere i loro figli. Diversamente da «Vita e Lavoro», questo istituto era più organizzato avendo l’ufficio centrale di segretariato, che s’occupava dell’ammissione di donne e bambini, e l’ufficio dei servizi generali che svolgeva varie mansioni, come il collocamento delle madri nel mondo del lavoro e la distribuzione di tutto l’occorrente per l’assistenza infantile: corredini, culle, saponi, vaschette da bagno, generi alimentari vari, ecc.398.

Anche se i concepimenti illegittimi continuavano ad essere condannati dalla morale diffusa dalle autorità religiose, «Assistenza Materna» e «Vita e Lavoro» riabilitarono la figura della madre nubile costretta in passato ad abbandonare il figlio per poi recuperare il proprio onore e rientrare nella comunità nonostante la “colpa” commessa.

Nel 1922, il quadro delle Opere Pie capitoline s’arricchì con la fondazione della «Casa dei lattanti» su iniziativa della contessa Alessandra Frankestein che, dopo aver preso atto delle necessità sorte nel periodo postbellico, chiuse il laboratorio di lavoro per donne povere aperto qualche anno prima decidendo di destinarne i proventi alla protezione dell’infanzia.

L’apertura di questa istituzione accese un vivace dibattito tra i consiglieri comunali poiché alcuni rigettarono l’articolo 2 dello statuto che prevedeva di educare i bambini secondo la dottrina cattolica contrariamente al principio di una beneficenza pubblica che non doveva avere né «religione né partito»399. La classe

del conto consuntivo dell’esercizio 1921, in ACS, MI, DGAC, DABP, tr. 1922-1924, b. 143, fascicolo n. 26069.169.97 «Istituto Vita e Lavoro. Amministrazione. Ispezione».

396 ACS, DGAC, DABP, tr. 1922-1924, b. 143, fascicolo n. 26069.169.75 «Opera di assistenza

materna a favore della prima infanzia illegittima e bisognosa. Erezione in ente morale. Statuto».

397 La Signora Modigliani Flascel ricopriva il ruolo di consigliera delegata in «Assistenza

materna», di semplice consigliera, invece, in «Vita e Lavoro», cfr. M. Monnanni, L’Opera

Nazionale Maternità e Infanzia a Roma: teoria e prassi dell’assistenza “ordinata”, cit., p. 143.

398 Cfr. lo statuto dell’Opera di Assistenza Materna in ACS, DGAC, DABP, tr. 1922-1924, b. 143,

fascicolo n. 26069.169.75 «Opera di assistenza materna a favore della prima infanzia illegittima e bisognosa. Erezione in ente morale. Statuto».

81 politica e l’opinione pubblica, infatti, erano largamente influenzate dalla volontà

della Chiesa Romana e questo fatto rallentò, a mio avviso, l’approvazione in Italia di una legilazione a sostegno sia dei bambini illegittimi che delle madri sole.

A Roma, infine, c’erano vari ambulatori per l’assistenza alla prima infanzia: uno presso la Clinica Pediatrica in via Merulana; uno denominato «Soccorso è Lavoro» in Trastevere in via della Scarpetta; un altro ancora gestito dalla Congregazione di Carità in via delle Grazie400. Nei quartieri più popolari, poi, precisamente in S. Lorenzo, Prati, Testaccio e Trastevere, era attiva l’«Opera delle sale di ricovero per i bambini delle operaie»401.

3.2 L’ispezione del Commissario De Ruggiero nelle Opere Pie d’avviamento