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(Padova, 1753 Ð 1836)

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Nato nella cittˆ di Padova, vi si laure˜ in medicina nel 1771. La sua famiglia non era nŽ nobile nŽ ricca, dunque ebbe difficoltˆ ad iniziare la professione medica, e per questo si adegu˜ nei primi tempi a fare il bibliotecario, stendendo cataloghi ragionati per biblioteche di ricchi veneziani, studiosi e commercianti. Con il passare degli anni, fu assunto come amanuense nella Biblioteca Universitaria di Padova (ne diventerˆ poi il direttore nel 1791) collaborando alla riforma degli indici e alla nuova classificazione dei libri10.

Contemporaneamente, aveva iniziato a svolgere anche la professione medica tra Padova e Venezia.

Nel settembre del 1793 venne nominato Çispettore sopraintendenteÈ11 dellÕOrto. Un anno dopo, nellÕagosto del 1794, succedette al Marsili Çcon tutti gli emolumenti annessi alla cattedraÈ12.

ÇI Triumviri dello Studio di Padova, tenendo fermamente che un abile medico potesse riuscire un eccellente botanico, mancato di vita il Marsili, lo elessero a professore di Botanica teorica e pratica. Il Bonato non venne meno alla pubblica aspettazione. Studi˜ a tutta possa per instituire con qualche profittoÈ13.

Fu cos“ che, allÕetˆ di quarantÕanni, Bonato diede inizio a una nuova attivitˆ professionale ed accademica. La sua mancanza di esperienza e formazione in tal senso, lo obblig˜ ad applicarsi alla didattica con particolare cura, se ne ha puntuale dimostrazione nei manoscritti delle sue lezioni conservate nella Biblioteca dellÕOrto botanico di Padova. Una didattica, la sua, prettamente accademica, in quanto non possedeva conoscenze acquisite con ricerche e sperimentazioni. Diede per˜ una svolta al metodo di insegnamento dellÕorganismo vegetale nei suoi aspetti strutturali, fino ad allora mirato allo studio morfo- strutturale delle fanerogame e al loro riconoscimento, facilitato dal libro Piante del Regio Orto

di Padova che egli fece stampare. Il libro conteneva 360 tavole dipinte a mano dai pittori

Andrea Bozza e Antonio Tintori che venivano utilizzate durante le sue lezioni.

Al tempo del Bonato lÕanno scolastico era suddiviso in due periodi: in inverno veniva insegnata la parte teorica, ossia fisiologia e filosofia della botanica, mentre nel secondo semestre si insegnava la parte pratica istruendo gli studenti a distinguere e classificare le piante e le loro parti.

10 GIRARDI, Relazione storico-descrittiva sulla Regia Biblioteca Universitaria di Padova, p. 25. 11 GOLA, L'Orto Botanico: quattro secoli di attivitˆ (1545-1945), p. 36.

12 Ibidem.

13 MENEGHELLI, Cenni biografici degli accademici di Padova mancati ai vivi dopo la pubblicazione del terzo volume dei

Nel 1818 Bonato fond˜ lÕufficio di assistente alla cattedra di botanica, carica dalla durata biennale.

La sua attivitˆ di scritti fu modesta: produsse due pubblicazioni insieme ad Angelo Dalla Decima e Valeriano Luigi Brera - Osservazioni sopra i funghi mangerecci (1815) e

Avvertimenti al popolo sullÕuso deÕ funghi -; scrisse anche una breve dissertazione sulle

benemerenze dei veneti nella Òscienza botanicaÓ pubblicata postuma da Roberto De Visiani con il titolo Elogio dei Veneti promotori della scienza erbaria. Tra le sue pubblicazioni, vi • unÕedizione postuma delle Epistolae ac dissertationes di Giulio Pontedera (1791), precedute da una prefazione e arricchite di annotazioni.

Bonato fu anche due volte rettore dello Studio di Padova (1806-1807 e 1819-1820). Prestava molta cura alle collezioni dellÕOrto. A questo riguardo, pubblic˜ otto versioni dellÕIndex seminum, catalogo dei semi raccolti nellÕOrto botanico di Padova per gli scambi con gli altri orti botanici14.

Durante il suo mandato di Prefetto, durato 41 anni, il muro di cinta dellÕHortus cinctus venne restaurato per metˆ, furono costruite tre grandi serre e furono riparate la casa del prefetto e quella dei giardinieri. Nel 1820, dalla biblioteca Universitaria, fece portare nellÕOrto quattro busti lapidei15 rappresentanti le stagioni.

Molto importante • stato anche lÕallestimento del suo considerevole erbario, i cui esemplari erano facilmente riconoscibili dalla redazione del cartellino che li accompagnava, fatta secondo la classificazione linneana, con grafia chiara e regolare, senza data, luogo di raccolta e nome del raccoglitore.

Bonato • da considerare il fondatore dellÕErbario dellÕOrto botanico di Padova16, grazie alla donazione del suo patrimonio erbariale, comprensiva anche di alcune collezioni acquistate dagli eredi di Giovanni Marsili. Non solo. Il titolo di fondatore gli spetta di diritto anche per aver istituito la Biblioteca, iniziata con lÕacquisto di quella di Marsili, arricchita poi con le pi• importanti opere della letteratura botanica di allora.

Poco prima di morire, Bonato fece dono della sua biblioteca allÕOrto botanico di Padova:

ÇLa scelta sua biblioteca che aveva a denari acquistata dal Marsili, e da lui successivamente arricchita di molte opere nuove, di autografi preziosi e di gran valore, offeriva con lettera del 1835 in grazioso presente allÕEccelso Governo per lÕOrto botanico di Padova, in

14 Le otto versioni sono relative agli anni 1823, 1824, 1825, 1826, 1827, 1828-1829, 1831 e 1832. 15 Ancora oggi i busti sono ubicati nellÕOrto botanico, vicino alla statua di Salomone.

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testimonianza non peritura del caldo affetto chÕegli portava a quel luogo, in cui pass˜ la metˆ della lunga ed operosa sua vitaÈ17.

Il gesto gli valse la nomina di Cavaliere della Corona di Ferro da parte dellÕimperatore Ferdinando I18.

Gli ultimi anni del suo mandato furono segnati da un grande dispiacere: una terribile tempesta19 si abbattŽ su Padova il 26 agosto 1834 lasciando

Çdeperite le piante, infranti e fracassati vasi e vetrerie, spezzate le tegole, aperti i tetti, sfondati e pressochŽ scorticati gli alberi [É] vasi eletti ridotti a non altro che ad immensurabile cumulo di frantumi e macerieÈ20.

Nel 1835, a ottantadue anni, chiese e ottenne la messa a riposo, mor“ lÕanno successivo.

17 CENI, Guida allÕImp. Regio Orto botanico in Padova, p. 23.

18 MENEGHELLI, Cenni biografici degli Accademici di Padova mancati ai vivi dopo la pubblicazione del terzo volume dei

Nuovi saggi MDCCXXXI, p. XLVIII.

19Il successore di Bonato, Roberto De Visiani, riporta nella sua LÕOrto botanico di Padova nellÕanno

MDCCCXLII, edito nello stesso anno, quanto segue: ÇMa era scritto lass•, che le fatiche e le cure dellÕuom benemerito dovessero essere indarno, e che un solo istante dovesse annientare il frutto di molti anni. Piomb˜ difatti sulla cittˆ di Padova, e particolarmente sullÕOrto, nel d“ 26 Agosto del 1834 una grandine di mole s“ sterminata, che malconcie, ferite o morte le piante che a quel tempo erano tutte allÕaperto, e rotti i tetti degli edifizii e fracassati i vetri delle sue serre, ridusse in brevÕora dalla floridezza passata le sue piante ad un ingombro di foglie lacere, di frondi spezzate, di tronchi ignudi; i suoi coperti, i suoi vasi ad un cumulo di macerie. A tanta sciagura venne meno e scorossi lÕanimo del buon vecchioÈ (pp. 31-32)