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Le Juntas supemas e la nascita della Junta Central; una rivoluzione dal basso nel periodo dell’interregno che porta alla convocazione delle Cortes

PARAGRAFO 3: A) Le Juntas supemas e la nascita della Junta Central; una rivoluzione dal basso nel periodo dell’interregno che porta alla convocazione delle Cortes; B) Dibattito su

A) Le Juntas supemas e la nascita della Junta Central; una rivoluzione dal basso nel periodo dell’interregno che porta alla convocazione delle Cortes

Il quadro politico afrancesado di Bayona rappresentava dunque il primo passo del costituzionalismo spagnolo, seppur sulla strada dell’autoritarismo napoleonico.

La costituzione del 1808 proveniva dall’alto e, pur rimanendo in grande parte inattuata, ebbe il merito di aprire un dibattito politico ben più ampio e partecipato di quello che si tenne nelle Cortes “costituenti” di Bayona.

Tale testo si pone in continuità e, allo stesso tempo, in rottura con il passato; nel primo senso in esso può vedersi un tentativo di razionalizzare e concretizzare molte conquiste del pensiero politico

ilustrado, in un altro senso questo avviene attraverso un forte cambiamento costituzionale, che mai

sarebbe stato pensabile per i politici ilustrados, e, in particolare, per quelli che operarono sotto il regno di Carlo III.

Inoltre, se il Terzo Stato, quasi vent’anni prima, si era fatto carico del compito di rompere con il passato e dare una costituzione alla Francia, le Cortes di Bayona si scoprono costituenti non per loro volontà, ma per iniziativa di Napoleone Bonaparte.

Le Cortes del 1808 si vedono sottrarre il loro storico dovere di vegliare sulla tradizione e, allo stesso tempo, perdono quella bicefala sovranità compartida, che avevano tentato di mantenere anche negli anni del rafforzamento dell’autorità regia borbonica nel quadro dello stato assoluto. Tale sovranità rimaneva orfana, in quanto priva di soggetti che potessero esercitarla dopo le

abdicazioni di Bayona; Ferdinando VII, prigioniero a Bayona, faceva l’ultimo disperato appello alle

Cortes, come già ricordato249.

“En el decreto dirigido al Consejo Real, y en su defecto a cualquiera Chancillería o Audiencia, decía S. M. que en la situación en que se hallaba, privado de libertad para obrar por sí, era su real

249

voluntad que se convocasen las Cortes en el paraje que pareciese más expedito; que por de pronto se ocupase unicamente de proporcionar los arbitrios y subsidios necesarios para atender a la defensa del Reino, y que quedasen permanentes para lo demás que pudiese ocurrir”.

Poco prima la sollevazione del 2 maggio a Madrid aveva sancito il divorzio tra l’autorità regia, ormai asservita a Murat, e la società estamental, orfana del deseado Ferdinando, partito alla volta di Bayona.

L’antico regime e la dinastia borbonica tramontavano in quel contesto fatto da dissapori tra Carlo IV e il figlio Ferdinando VII, che si disputano un trono alla presenza del Bonaparte, che saprà far buon gioco di questi contrasti.

Tuttavia, contemporaneamente, un differente processo rivoluzionario avrebbe interessato la Spagna dei levantamientos ovvero quella insorta contro l’occupante francese; tale strada rivoluzionaria, che, a differenza di quella di Bayona, partirà dal basso, sarà accompagnata parimenti da un ampio

dibattito politico, in parte convergente con quello afrancesado: ma andiamo con ordine.

Nei territori che avevano visto la rivolta contro le truppe francesi si formano spontaneamente le

Juntas Supremas (variamente denominate).

In particolar modo la Junta Suprema del Principado delle Asturie godeva di un potere

rivoluzionario per due ragioni giacché tale potere si trovava in uno stato de “clara oposición” rispetto alle autorità legittime dell’antico regime, “luego por la potestad que se atribuye”250. La sovranità di tali Juntas non può certo trovare legittimazione in un organo superiore che

rappresenti la monarchia borbonica; anzi tali organi rompono con il sistema polisinodial dell’antico regime.

Ma, allo stesso tempo non disconoscono il ruolo della Monarchia, il cui trono è considerato vacante a seguito delle forzate abdicazioni di Bayona e dell’usurpazione del potere ad opera di Murat. I passi dei proclami che seguono appaiono in tal senso assai chiari.

“La Junta general de este Principado, habiendo resumido la soberanía por hallarse sin gobierno

légitimo...” (Asturie).

E ancora:

“La suprema Junta de este Reino que reúne la soberanía por decisión del pueblo…” (Valencia).

250

E, poi, a nome di Ferdinando VII:

“Las Juntas supremas de mis reinos y provincias, compuestas de personas en quiete mis amados

vassallos han depositado mi autoridad soberana…” (Dal Manifiesto, che, a nome di Ferdinando

VII, redasse la Junta sovrana dei regni di Castiglia, León e Galizia).

E a seguire sui poteri della Suprema Junta del Principado di Catalogna:

“La Suprema Junta de Gobierno del Principado de Cataluña, reasume en sí toda la autoridad

soberana y la que ejercían todos los Consejos y Juntas Supremas de su Majestad...” ( primo

articolo delle Ordenanzas de la Suprema Junta de Gobierno del Principado).

Anche a Cadice, che tanto significherà per la Spagna che esce dall’antico regime, gli intendimenti appaiono gli stessi:

“Un rey erigido sin potestad no es un rey y la España está en el caso de ser suya la soberanía por la ausencia de Fernando su legítimo poseedor.” (Dal Proclama de Junta de Gobierno della isola di

León, 2 giugno 1808).

Ed, infine, gli ayuntamientos sono depostitari della sovranità del pueblo nello stato di orfandad in cui si trovava il regno dopo le abdicazioni di Bayona; questo è quanto si può ricavare da un brano della Exposición del municipio en la constitución de la Junta de Murcia:

“...teniendo presente que por la llamada a Bayona de toda la familia reinante de España y

renuncias que se suponen hechas, ha quedado el reino en orfandad y, por consiguiente, recaído la soberanía en el pueblo, representado por los cuerpos municipales que son los ayuntamientos...”251.

Nell’ultimo brano ora riportato la sovranità del pueblo appare ricalcata sul presupposto che la famiglia regnante si trovi in uno stato di prigionia; e appare ancora arduo vedere nel pueblo quel concetto di popolo come lo intendeva Rousseau.

251

Infine va rilevato, sul punto, come le varie Juntas supremas incontrino un loro limite istituzionale nella mancanza di rappresentatività in senso moderno: anzi spesso sorgono sulle vestigia politiche dell’antico regime.

É questo il caso della Junta Suprema del Principado delle Asturie, che, oltre ad annoverare esponenti dell’estamiento nobiliare, è composta da magistrati dell’Audiencia regia e dai membri della precedente Junta General del Principado; tra le sue fila non conterà tuttavia rappresentanti dell’estado general.

Come era già accaduto per Cortes di Bayona, la legittimità delle Juntas Supremas spesso sarà dunque caratterizzata da una scarsa rappresentatività.

Tuttavia il sorgere di queste Juntas Supremas creava, allo stesso tempo, rapporti problematici con le istituzioni politiche borboniche che erano sopravvissute all’invasione francese.

Infatti il carattere sovrano di tali Juntas implicava che le stesse godessero di ampi poteri; il 23 di luglio la Junta di Granada decretava l’istituzione di nuovi organi giudiziari che prendessero il posto dei tribunali regi: veniva dunque delegittimato il sistema di Audiencias dipendenti dal Consejo de

Castilla.

In altre regioni le autorità locali, che avevano portato alla risurrezione della sovranità, manifestano un desiderio che le porterà presto a fondersi.

Ciò avviene all’inizio del luglio del 1808 per le Cortes del Regno di Galizia composte dai

rappresentanti delle sette città principali della Galizia ovvero La Coruña, Santiago de Compostela, Betanzos, Lugo, Mondoñdo, Orense e Tuy.

La Coruña aveva già conosciuto la formazione di una Junta; le Cortes galiziane opereranno fino alla fine dell’agosto del 1808, allorché si celebrano le prime Cortes riunite per i regni di Castiglia, Galizia e León252; nonostante la brevità delle esperienze di molte Juntas Supremas, il dato più rilevante, ai fini del presente studio, consiste nel ricordare la rapida assunzione della sovranità da parte delle stesse.

Inoltre, in relazione alle Cortes di Galizia, appare di rilievo come i membri delle stesse fossero stati eletti democraticamente dal popolo, almeno secondo quanto lascia intendere Ismael García

Rámila253, anche se, più in generale, l’influenza delle personalità di antico regime fu netta.254

252

Martinez De Velasco, op. cit., 85.

253

España ante la invasión francesa, Madrid, 1929, 522. 254

Basti ricordare il caso di Zamora la cui Junta de Armamento y Defensa era presieduta dal vescovo della stessa città e presentava membri sia di estrazione militare che appartenenti al clero; non mancavano infine funzionari civili.

Vi ritroviamo poi il gobernador militar don Juan Pignatelli e l’entendiente general.

Tra coloro che provenivano dallo stato ecclesiastico tra cui il priore della cattedrale, non erano tuttavia presenti rappresentati dell’estado general, nonostante il levantamiento avesse interessato ampie fasce della popolazione. Infine, agni inizi di giugno, la Junta di Zamora vide ridurre i propri membri a dodici, presediuti dal gobernaor militar: si trattava di due rappresentanti dell’Ayuntamiento, tre militari, due ecclesiatici condecorados, due caballeros, due

Altresì interessante appaiono le vicende della Junta de Sevilla, che mantenne la ripartizione

estamental; vi si trovavano delegati del clero secolare, dell’audiencia, dell’amministrazione

cittadina, dell’ estado regular, dell’estado militar e dei commercianti255.

Gli stessi vocales vennero eletti per estamientos256; la tradizione rimaneva dunque alla base della nuova Junta, nata per colmare il vuoto di sovranità lasciato dalla fine della monarchia borbonica. Sempre in Andalusia la Junta di Granada era composta da trentasette membri in rappresentanza del clero regolare e di quello secolare; da soggetti appartenenti al potere civile, tra cui esponenti della

Audiencia e della Chancillería; ed infine dal rettore dell’Università, da due avvocati per la

comunità cittadina e da alte cariche dell’estado militar.

Ben poco si conosce della Junta Suprema de Gobierno dell’Extremadura; il numero dei membri si aggirava intorno ai quaranta, ma non si hanno notizie univoche sull’appartenenza estamental; appare certo che alcuni comisionados257 svolgessero funzioni delegate dalla stessa Junta.

La Suprema Junta della Murcia vide la luce per iniziativa dell’autorità locale dell’ayuntamiento; era formata da sei regidores oltre a Floridablanca, al vescovo, al canonico del capitolo della cattedrale e al mariscal de campo258.

La Junta Suprema di Valencia, da parte sua, era ricalcata sulla preesistente divisione estamental; vi erano dunque rappresentanti del clero secolare e di quello regolare, dello stato nobiliare, del locale

colegio degli avvocati, dell’estado militare e di quello dei commercianti259.

Per quanto concerne la Spagna insulare va ricordato che a Maiorca si formò una Junta composta da sette militari, sei ecclesiastici, sei magistrati dell’Audiencia e sei rappresentanti delle comunità cittadine; in seguito si unirono alla Junta i deputati di Minorca e Ibiza260.

Più articolata sembra poi la situazione in Aragona: José de Palafox y Melci, militare con grado di brigadiere che aveva seguito Ferdinando VII a Bayona, divenuto, il 25 maggio 1808, per

acclamazione popolare, Governatore di Saragozza e Capitano Generale dell’Aragona, convocò le

Cortes del regno aragonese che si riunirono il 9 di giugno.

Le stesse Cortes seguivano la ripartizione tradizionale nei quattro brazos ovvero l’estado ecclesiastico, quello nobile, quello degli hijosdalgos e, infine, quello ciudaduno.

vecinos honrados e un avvocato con funzioni di segretario (R. Gras y Esteva, Zamora en tiempos de la Independencia (1808-1814); Madrid, 1913, 46-51).

255

M. Gómez Imaz, Sevilla en 1808, Siviglia, 1908, 135-138.

256

N. Tap y Nuñez de Redón, Apuntes para la historia de España o verdaderos y únicos principios de la imprevista y

milagrosa revolución de Sevilla realizada en la noche de mayo de año 1808, Madrid, 1814, seconda edizione, 134-137;

lo scritto venne pubblicato dall’autore con lo pseudonimo di “Mirtilio Sicuritano”.

257

R. Gómez Villafranca, Extremadura en la guerra de la Indipendencia, Badajoz, 1808, 19.

258

Martinez De Velasco, op. cit., 87.

259

J. Rico, Memorias históricas sobre la revolución de Valencia desde el 23 de mayo de 1808 hasta fines del mismo

año, Cadice, 1811, 59. 260

Nella prima sessione venne letto dal segretario un documento, preparato da Palafox, nel quale si enunciavano i dodici punti sui quali si sarebbero dovute pronunciare le Cortes.

Nel primo, che certo poteva considerarsi il più importante, Palafox chiedeva alle Cortes di sedere in sessione permanente o che le stesse dessero vita a una Junta di un numero più ristretto di

membri261.

Le Cortes optarono per la creazione di una Junta formata da sei individui; tuttavia entrambe le strade segnavano una grave rottura con il passato e ciò avveniva ad opera delle Cortes che si trovavano riunite secondo la costumbre aragonese.

Tale Junta annoverava esponenti del potere civile e militare, della nobiltà e dell’estado

ecclesiastico; tale organo era creato per “proponer y deliberar todo lo conveniente para el bien de

la patria y del rey”262.

Per re si intendeva certo il deseado Ferdinando VII e il significativo richiamo al bien de la patria fa avvertire quanto la stessa fosse sentita in pericolo; infatti le truppe francesi minacciavano da vicino l’Aragona, anche grazie alla prossimità di tale regione alla Francia.

Anche per questo la Junta aragonese si trovò ad agire con grande difficoltà.

Da questa prima analisi si avverte una composizione delle Juntas basata essenzialmente sugli appartenenti ai vari estados; ma difficilmente l’estado general, quale “Terzo Stato”, trova rappresentanza nelle Cortes (tantomeno può parlarsi di una rappresentanza del popolo minuto). Tutto ciò avviene anche per il mancato consolidamento della classe borghese; non a caso nelle

Cortes Aragónesi il potere viene presto delegato a una Junta nel quale siedono solo esponenti degli

stati privilegiati.

Si può dunque affermare, almeno in via generale, che per legittimare la rinascita della sovranità, che stava dipingendosi in senso sempre più moderno, le Juntas si richiamano a quel mondo dell’antico regime che precedeva la nascita della monarchia borbonica; tale spirito rivoluzionario delle Juntas per ciò solo può essere messo in discussione e il rapporto delle stesse con l’antico regime appare problematico.

Al di là di questo, le Juntas esercitano, in questo tempo di crisi delle istituzioni a metà del 1808, alcune attribuzioni della sovranità; ad esempio la Junta General del Principado, ancor prima di divenire suprema, dichiarò guerra a Napoleone, dopo aver creato, al suo interno, due comitati, il primo con competenze belliche e il secondo destinato ad occuparsi della hacienda.

Non mancò inoltre di inviare comisionados a Londra al fine di stringere un’alleanza con il governo inglese, sotto la cui protezione militare si svolgerà l’opera costituente gaditana.

261

Martinez De Velasco, op. cit., 88.

262 Ibidem.

Uguale iniziativa sarà presa in Galizia, regione anch’essa impegnata, in primo piano, nella lotta contro l’occupante francese.

La divisione della Junta in un organo di hacienda e in un altro con competenze militari si ritrova a Siviglia e in Extremadura; infatti, come avveniva per Giuseppe Bonaparte, gli sforzi bellici

necessitavano spesso di fonti finanziarie assai imponenti.

E tornando al piano internazionale bisogna ricordare che la Junta di Maiorca dichiarò guerra alla Francia e, cosa di grande rilievo, firmò alcune capitolazioni di pace con gli Inglesi263; in tal caso la sovranità si mostrava piena anche su di un piano prettamente internazionale e lo stesso

riconoscimento inglese della legittimità della Junta appare significativo.

Allo stesso tempo andava diffondendosi un’ampia gamma di periodici e scritti patriottici al fine di creare una sempre più ampia base di consenso per l’azione delle Juntas.

Quest’ultime appaiono, allo stesso tempo, unite dalla fedeltà verso Ferdinando VII e dalla

considerazione che i cambiamenti politici avvenuti a Bayona non sarebbero stati gli unici, giacché un ritorno al passato non sarebbe stato possibile, anche in considerazione dell’esperienza degli anni di governo di Godoy.

La “fatal” Bayona è dunque vista come il luogo in cui Ferdinando VII è stato violentemente spogliato della sovranità; tuttavia non può dubitarsi che questi ne mantenga la titolarità. Tale idea è fatta propria dall’ayuntamiento di Murcia nel passo che segue:

“Teniendo presente que por la llamada de toda la familia reinante de España y que renuncias que

se suponen hechas, ha quedado el reino en orfandad, y por siguiente recaído la soberanía en el Pueblo representando por los cuerpos municipales, que lo son los ayuntamientos, siendo esta ciudad la capital del Reino de Murcia, declara este Consistorio haber recaído la autoridad y sobre todo este Reino y en su virtud por la pronta organización de tropas, comunicación con todos los demás Reinos y demás que corresponda al Gobierno alto y bajo de este reino, asi civil como político y militar”264.

Ed allora l’idea di sovranità si trova ancora una volta divisa tra la concezione medievale e quella moderna.

Al di là dell’idea di sovranità che può essere sposata, l’esercizio della sovranità da parte del pueblo era legittimato de facto, ancor prima della nascita delle Juntas supremas, dal vuoto di potere creato dalle abdicazioni di Bayona: tuttavia la sovranità del popolo, come disegnata da Rousseau, trovava una differenza radicale con quella della sovranità tradizionale del pueblo.

263

Santos Oliver, op. cit., 189 ss.

264

In quest’ultimo caso la sovranità compartida risiedeva nel pueblo solo a titolo originario, mentre, secondo una visione afrancesada, il popolo non poteva spogliarsi della sovranità, dal momento che per Rousseau, che verrà frainteso dalla Rivoluzione del 1789, potevano ammetersi solo

“commissari” e non “rappresentanti”.

Inoltre il pueblo non era ancora il popolo in senso moderno, ma semplicemente la somma dei tre ordini.

E l’invasione da parte di una Francia, ormai essa stessa controrivoluzionaria, gettava la Spagna, a metà del 1808, in un dibattito politico che precipitosamente affacciava la penisola alla modernità, abbracciata pienamenente dai radicales nelle Cortes a Cadice.

Al di là di questo il nodo della riforma costituzionale appariva aperto e riguardava i tempi, i limiti e le forme; proprio Jovellanos, figura ilustrada dell’antico regime e unico, tra i ministri nominati da Giuseppe Bonaparte, ad aver rifiutato di assumere tale carica, proverà a dare una soluzione alle problematiche inerenti la riforma costituzionale, nel solco della tradizione.

Tuttavia il contrasto tra modernità rivoluzionaria e mondo dell’antico regime, nonché sui modelli politici da seguire, appariva assai ben più aspro di quanto potesse apparire dall’impianto della costituzione del 1812.

La modernità del pensiero ilustrado di Jovellanos si riscontra nel legittimare le Juntas supremas attraverso un diritto all’insurrezione nazionale perché si ponga fine a una connivenza tra truppe occupanti e poteri locali “sobornados o esclavizados”265.

Tuttavia il patriottismo del popolo, spesso minuto, non bastava per fondare le basi di un potere legittimo delle Junta; nel 1808 Jovellanos scrive infatti in un Dictamen:

“Se habla mucho de la legitimidad de la Juntas Supremas de las Provincias y del poder que el

pueblo ha depositado en ellas. No tiene duda que su jurisdicción está reconocida por los pueblos que las obedecen, pero ¿dónde están lo sufragios de estos pueblos que han convenido en este sistema de gobierno?, ¿quién los ha recibido? ¿En qué reglas, y sobre qué artículos se han

celebrado? Los pueblos de las Provincias, fuera de las capitales, ¿han contribuido para crear estas autoridades más que con la ciega obedencia a sus órdenes?”266.

Le domande che precedono sono molteplici e ciascuna di esse meriterebbe ampia discussione; va inoltre ricordato che la rinascita della sovranità nelle mani delle Juntas avviene nei primissimi

265

Memoria en defensa de la Junta Central, La Coru ña, 1811, 48 (per il testo completo v.

http://www.cervantesvirtual.com/servlet/SirveObras/12048065338088290754624/index.htm)

266

giorni successivi alle abdicazioni di Bayona; Juntas, che, secondo Jovellanos, rappresentano “opera

della soprepresa e delle circostanze” e che, dopo le rinunce di Bayona, possono essere

legittimamente considerate depositarie della sovranità.

In tale contesto la situazione a livello centrale appariva ben diverso; il governo della capitale, che tra maggio e agosto si trovava saldamente nelle mani di Murat, creava non pochi problemi di equlibrio istituzionale, anche a livello locale.

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