Capitolo Quarto
NUOVE PROSPETTIVE PER L'ARTE CONTEMPORANEA IN INDIA
4.1. KHOJ – International Artists' Associates
Agli inizi del 1997 l'India non era ancora pienamente inglobata nel sistema delle telecomunicazioni e non era stata ancora contagiata dallo sviluppo della rete internet, così come le lussuriose gallerie d'arte e l'intero settore artistico non si trovavano pienamente inserite all'interno di reti consolidate e di meccanismi che favorissero rapporti dinamici e su scala internazionale. Inoltre, il letargo in cui erano irrimediabilmente assopiti i musei pubblici e le poche gallerie commerciali mostrava chiaramente quanto le scelte di conservatorismo intraprese, lasciassero il Subcontinente sempre più lontano dai riflettori, relegandolo alla dimensione di luogo periferico e diffondendo un forte sentimento di appartenenza a un “terzo mondo”. In questi anni le uniche mostre di arte internazionale all'interno del Paese furono organizzate dai servizi culturali delle ambasciate straniere o dal Concilio Indiano per le Relazioni Culturali, mentre le occasioni di soggiorni stranieri venivano offerte da borse provenienti dalle varie fondazioni presenti in India. E' così che, in un'epoca dove gli artisti indiani si sentivano isolati e privi di supporti esterni, nasce KHOJ, dall'hindi “cercare”, per volontà di sei artisti emergenti e un curatore d'arte.215 Si tratta di uno
spazio all'interno del quale è permesso agli artisti sperimentare la propria arte indipendentemente dalle istituzioni accademiche e culturali ufficiali e al di là di un qualsiasi contratto commerciale con le gallerie.
KHOJ nasce come un atelier, della durata di due settimane, realizzato nella periferia di New Delhi, a Modinagar, al quale hanno partecipato il primo anno 24 artisti sia di provenienza locale che straniera. Il progetto è stato ideato da Robert Lader, uno dei 215 YEE, A., An Edgy Haven in India Gains Momentum in New York Times, ed.online, 20 gennaio 2012,
fondatori del Triangle Arts Trust216, e ha permesso agli artisti coinvolti di costruire un
luogo di condivisione, lavoro e convivenza che ha portato, attraverso una serie di discussioni e reciproci scambi di idee, a nuove sperimentazioni artistiche.217 Tra i
fondatori del progetto compaiono alcuni artisti indiani di fama internazionale, come Subodh Gupta, Bharti Kher e Manisha Parekh, che hanno mosso i primi passi della loro sperimentazione artistica proprio all'interno del workshop e che oggi continuano a far parte del board amministrativo dell'associazione. Tra questi, nel 1997, c'era anche Anita Dube, la quale ha lasciato le proprie impressioni all'interno del catalogo uscito in occasione della chiusura dell'esperienza artistica di quell'anno. La Dube ricorda “ Il
nostro scopo era quello di creare un laboratorio artistico sperimentale riunendo gli artisti non solo dai quattro angoli del Subcontinente ma dall'intero pianeta, cercando di creare un luogo di lavoro cooperativo che portasse al dialogo, allo scambio di informazioni per poter garantire un'esperienza intensa. […] KHOJ simboleggia ancora oggi la nostra volontà di cooperazione per poter uscire da una situazione difficile opponendo alle abitudini istituzionali una coscienza nuova”.218 E' con questo spirito e
questa dichiarazione di intenti - primo fra tutti quello di non voler più appartenere a un “terzo mondo” nel campo dell'arte - che nel corso degli anni l'invito al progetto è stato aperto, e accolto, da numerosi artisti provenienti dall'Africa, dalla Cina e dell'Europa.219
KHOJ è nato come uno spazio per artisti, gestito da artisti, per diventare oggi un'associazione autonoma legalmente registrata, facente parte della Triangle Arts Trust, e diretta da Pooja Sood220, una delle fondatrici. La formazione dell'associazione è
stata possibile in seguito al successo delle due settimane iniziali di workshop, che andarono a delineare il tratto principale del progetto: un laboratorio artistico che
216 Robert Loder è un amatore e collezionista di opere d'arte. Nel 1982 organizza il primo workshop
all'interno del Triangle Art Trust con Anthony Caro a New York. Grazie all'entusiasmo manifestatogli dall'artista mise in piedi altri workshop in Africa del Sud. La riunione di artisti di origini intellettuali e geografiche diverse si rivelò un successo. Loder continuò a organizzare questi tipi di incontri fino al Kochi del 1997.
217 SOOD,P,, La création d'un lieu alternatif. Les début de Khoj,in A.A.V.V., Paris Delhi Bombay, op. cit, p.82 218 MONTMANN,N., The rise and fall of new institutionalism. Perspectives on a possibile future,2007 219 SOOD,P., op. cit, pp.82-83
fungesse anche da scuola e da casa di quartiere221.
Nel 2002, accanto all'identità nomade di KHOJ si forma anche un'identità permanente, situata a New Delhi. In quell'anno Robert Loder acquista un edificio nel distretto di Khirki, un quartiere a sud della città, a metà strada tra zona rurale e zona urbana. L'edificio in questione si erge su due piani con sei ampie stanze, trasformate in cinque studi e una biblioteca, ma che all'occorrenza diventano sale da esposizione. Dal 2002 in poi si sono venuti a delineare due differenti progetti: gli atelier e le residenze d'artista. I primi prevedono la partecipazione di una ventina di artisti per un arco di tempo che varia dalle due alle otto settimane, mentre le residenze prevedono al massimo sei artisti scelti tra i giovani laureati delle scuole di belle arti. Tra i workshop realizzati negli anni bisogna ricordare quello del 2002 a Mysore, con la realizzazione di un festival che, grazie all'arte contemporanea, ha coinvolto l'intera città; quello successivo del 2005 a Bombay; quello del 2006 a Calcutta, all'interno di un'antica dimora coloniale; fino ad arrivare al 2007 nel Kashimir, all'interno di un'elegante casa nel cuore di una foresta di platani, che è così divenuta la prima manifestazione artistica realizzata nella regione dopo l'Indipendenza del 1947.222
Il KHOJ International Artists' Associates è riuscito a creare un'unione tra l'arte e le altre discipline come la scienza, la tecnologia, l'architettura e la moda, continuando ad espandersi per perseguire il suo obiettivo principale, quello di sviluppare e far comprendere la pratica artistica contemporanea alla popolazione indiana.223 KHOJ, nel
corso di questi anni, è riuscito a sostenere il lavoro e la sperimentazione di circa 200 artisti indiani e di circa 400 artisti provenienti da altri paesi, anticipandone e decretandone la fama internazionale. Oggi l'influenza di KHOJ all'interno del mondo dell'arte indiana contemporanea continua ad essere importante e forte, in quanto si contrappone in maniera sempre più netta alla maggior parte delle gallerie indiane che tendono a concentrarsi esclusivamente sulla pittura lucrativa e non sull'arte creativa che molte volte appare meno vendibile, ma che ottiene una risonanza pubblica e 221 MONTMANN,N., op. cit.
222 SOOD,P., op.cit., p.84
artistica molto più importante.224 Soprattutto nel corso del 2005, nel momento in cui la
scena artistica indiana ha raggiunto il suo apice e i principali artisti sono stati sostenuti nella loro carriera dalle gallerie, KHOJ è stato fondamentale per sostenere quegli artisti che hanno dovuto affrontare l'estromissione dalle gallerie e l'uscita dal mercato.225 La
stessa direttrice Pooja Sood, all'interno di un'intervista, sottolinea come KHOJ non voglia coltivare degli acquirenti ma bensì dei finanziatori, che credano nel progetto. Molti di questi provengono da zone esterne all'India, basti pensare ai finanziamenti ricevuti dalla Reale Ambasciata di Norvegia, dal programma Collaboratory Arts International, dalla Fondazione Ford, dalla Fondazione India per le Arti e dall'olandese organizzazione non governativa Hivos. E' stato proprio attraverso questi finanziamenti KHOJ è riuscito dal 2007 al 2011 ad appoggiare tre no-profit indiane dedicate allo sviluppo dell'arte contemporanea all'interno del paese.226