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CAPITOLO TERZO Corto Maltese e la quête du Graal

2. Scrittori, marinai e cavalier

2.2. Un Klingsor, molti Klingsor

Corto e Steiner giungono a Casa Camuzzi9. Qui dovrebbero essere accolti da

Herman Hesse (affittuario della residenza dal 1919 al 1931); si presenta invece loro un ragazzino di nome Klingsor. Costui saluta Steiner per nome senza che questi si sia presentato, né ricorda di aver conosciuto prima il ragazzo, che invece definisce “caro amico” il professore (cosa assolutamente improbabile vista la differenza d'età e sociale tra le due figure); addirittura, Steiner avrebbe scritto a Klingsor di Corto Maltese, che viene infatti salutato ed accolto come “pirata”10. C'è da precisare subito che il

personaggio di Klingsor è, come Rosa Alchemica, una citazione letteraria inserita da Pratt: si tratta del protagonista di una novella di Hesse, L'ultima estate di Klingsor (scritta nel 1920, poco dopo il trasferimento a Casa Camuzzi).

L'ultima estate di Klingsor narra dell'omonimo protagonista, un pittore di quarantadue anni,

giunto nell'estate del 1920 nel Canton Ticino; nell'autunno dello stesso anno muore. Il pittore (un uomo sanguigno, bevitore ma anche tormentato nell'animo, sensibile alla bellezza che lo circonda) giunge ossessionato dalla paura della Morte, che sente sempre appresso, una presenza ossessiva. La tematica della novella è la ricerca di infrangere la mortalità umana attraverso l'arte: Klingsor infatti riuscirà a realizzare durante l'estate un suo autoritratto, nel quale mescolerà migliaia di visi.

All'interno del fumetto prattiano, gli elementi di citazione (il fatto che Corto e Steiner si trovino a casa di Herman Hesse a Montagnola, lo stesso luogo dove è nata la novella relativa a Klingsor) riutilizzati prendono vita in un “giovinetto elegantemente vestito” che afferma di chiamarsi Klingsor. Pratt trasforma in figura reale un personaggio di fantasia nato dalla mente di Hesse, inserendolo nello stesso ambiente in

9 Per una storia del monumento architettonico di Casa Camuzzi (che Pratt rappresenta con fedeltà in Le

Elvetiche), si veda CARBONI, ANTONIO, Corto Maltese..., cit., pp. 98-100.

10 Il professor Steiner aveva infatti conosciuto Corto Maltese in questa “veste professionale” a Paramarimbo (nella Guyana Olandese) nella storia Il Segreto di Tristan Bantam, ambientato nel 1916; anche nella sua prima apparizione ne Una Ballata del mare salato è presentato come pirata assoldato dal misterioso personaggio del Monaco negli arcipelaghi del Pacifico.

cui era stato visto nella novella ma contemporaneamente nello stesso mondo in cui il suo autore vive: ossia, vengono intersecati i piani di esistenza dell'autore e del personaggio (in questo caso Klingsor sembrerebbe dimorare con Hesse a Montagnola). Il lettore scopre progressivamente la stratificazione di figure all'interno del giovane: “non tutti si chiamano Klingsor e non tutti sono figli delle fantasie esasperate di scrittori come Hesse e Wolfram von Eschenbach oppure di musicisti come Wagner”.

Un altro elemento che inizia ad emergere nella vicenda è il cedere del confine reale/irreale: in Yeats ad esempio, la novella si presentava come un continuo scivolare tra visione e veglia. Il protagonista era sospeso tra due tipi di sogno: quello estetico e narcisista della sua dimora e quello allucinatorio che l'incenso utilizzato da Robartes causa nel narratore, inducendo stati di alterazione dei sensi e della realtà. Ne Le

Elvetiche, questo si declina come una progressiva irrealtà che penetra nelle maglie della

narrazione di norma realistica del fumetto prattiano. Il personaggio di Klingsor infatti da reale diventa nel giro di poche tavole una semplice decorazione su una parete di Casa Camuzzi a causa di Corto Maltese.

Mentre Steiner si assenta per una telefonata, Corto e Klingsor scambiano qualche parola; a dire il vero è il ragazzino a fare la parte del leone nella conversazione, arrivando a rivelare al marinaio che Hesse e Steiner si sono incontrati perché devono recarsi al congresso degli alchimisti di Sion. Corto evidentemente non solo non era al corrente della notizia, ma viene irritato dal fatto che il ragazzino sappia così tante notizie; nel momento in cui Klingsor si permette persino di dare istruzioni a Corto (“Giustamente dobbiamo andare a Sion”), il marinaio non controlla più il suo nervosismo e sbotta: “cosa vuole dire dobbiamo andare a Sion? Chi deve andare? Perché si atteggia a cattedratico? Nemmeno fosse il signor Hesse”. La risposta di Klingsor annulla l'aggressività di Corto: “Io sono Herman Hesse, lo scrittore”. Tra le due figure cala il silenzio; Hesse era nato nel 1877, ed era una figura nota a Steiner e a Corto; ci troviamo dunque di fronte a una menzogna di Klingsor11.

11 Già poco prima Corto aveva commentato “Non succede tutti i giorni di incontrare un Klingsor. Quelli che lei ha citato li conosco tutti e tre, ma la mia perplessità viene dal fatto che sia lei a parlarne”.

Tavola da Le Elvetiche – Rosa Alchemica. Il personaggio di Klingsor appare in scena; appare da subito come “strano”, in quanto si rivolge a Steiner con l'appello di caro amico, cosa impossibile da credere vista la differenza d'età e di ruolo sociale. Corto si insospettisce.

Tavola da Le Elvetiche – Rosa Alchemica. Il personaggio di Klingsor aumenta la sua eccentricità, mentre Corto appare sospettoso.

Klingsor sembra perdere il sorriso timido e ieratico che aveva sfoggiato nelle tavole finora, e spiega: “Le ripeto che sono H. H.. Cioè quello che succede è che sono una proiezione delle immaginazioni di H.H. e di quelle del sommo poeta medievale Von Eschenbach che si materializza in questa casa dove lo scrittore lavora”. Mentre sta difendendo questa sua identità multipla, in cui trovano accoglienza influenze tedesche medievali e moderne, vediamo la figura di Klingsor ridursi progressivamente all'interno delle vignette, fino a che Corto si trova ad osservare una decorazione parietale dall'aspetto simile all'arte del XIV secolo, raffigurante cavalieri e dame in una teoria l'uno accanto all'altro in varie fasce. Pratt ingrandisce un dettaglio della decorazione, e troviamo il ragazzino Klingsor all'interno della parete, ridotto a semplice rappresentazione. Siamo all'interno di quello che Cristante definisce una “sur-realtà onirica”12.

È da notare che viene fatta allusione, in questa metamorfosi, a Paracelso: “comme le suggérait Paracelse […] dans son livre L'être spirituel: «Si on peint sur un mur une image à la rassemblance d'un homme, il est certain que tous les coups et blessures qu'on portera à cette image seront reçus par celui dont l'image offre la resemblance. […]»”13. Pratt rivela così altre fonti letterarie utilizzate, ma sempre in

maniera allusiva; la citazione va sempre indagata. Paracelso ci riporta inoltre da un lato all'ambiente svizzero, ed inoltre alla dimensione alchemico-esoterica che permeava la novella di Yeats. Non siamo comunque, nella narrazione, all'interno di un sogno (mancano inoltre le caratteristiche prattiane dell'entrata nel sogno che abbiamo esaminato nel capitolo precedente), ma in una realtà che subisce l'interferenza di una dimensione che potremmo definire fantastica, ossia in cui eventi impossibili (come

12 CRISTANTE, STEFANO, Corto Maltese..., cit., p. 121-122: “Nel sogno, evocato in più occasioni […] riesce a Corto Maltese di lacerare ciò che è negato dal realismo modernista: il marinaio nel sonno si libera dai suoi ancoraggi diacronici e viaggia in più direzioni, offrendosi come interlocutore di santi e di guerrieri medievali, di eretici e di maghi. […] Fino ad accostare a Corto Maltese figure che hanno interessato Pratt, portandolo a elaborare una sorta di contro-storia “ermetico-iniziatica” delle fonti narrative sul pianeta. Pratt scommette di continuo sullla capacità seduttiva del marinaio anche in presenza di personaggi grandi, complessi e leggendari. Nella modernità (attualità prattiana) Corto incontra Herman Hesse, nella sur-realtà onirica – portatrice di una sorta di postmodernismo magico prattiano – Corto incontra Jeanne of Arc e Judah di Iscariota […]”.

sparire all'interno di una parete, divenendone parte integrante) possono avvenire.

Rimane che Klingsor è confinato all'interno del muro e chiede “a un Corto più incredulo e disincantato che mai”14 se è consapevole del fatto che dalla decorazione non

potrà più tornare ad essere reale (“si rende conto che con la sua incredulità mi ha relegato nel mondo della fantasia e da qui non potrò più uscire?”). Che sia infatti colpa del “disincanto” di Corto messo in luce da Boris Battaglia o meno, Klingsor compie una metamorfosi e diventa un “cavaliere-mago, con la pesante spada e il bizzarro elmo dalle strane protuberanze sul capo[...]”15. Il modo in cui Pratt rappresenta il nuovo Klingsor è

una citazione visiva del poeta Wolfram von Eschenbach, raffigurato nel Codice

Manesse16, canzoniere della lirica tedesca. Sotto la pressione del marinaio che nega una

delle molteplici identità racchiuse in lui (“Nemmeno fosse lei il signor Hesse”), Klingsor si oppone affermando di essere anche Hesse (splendida in questo caso la vignetta muta posta al centro della tavola, che testimonia la reazione del marinaio: il silenzio è percepibile acusticamente, segno della bravura tecnica e narrativa di Pratt). “Corto si immerge nel mondo del più insulso degli scrittori esoterici, Hermann Hesse, riconducendo il suo Klingsor da simbolo di verità inintellegibili (“le giuro che sto dicendo la verità”, ripete Klingsor a Corto) a ciò che veramente è: il protagonista di una novella”17.

14 BATTAGLIA, BORIS, Corto..., cit., p. 176.

15 CARBONI, ANTONIO, Corto Maltese..., cit., p. 102.

16 Si tratta dell'illustrazione al folio 149 verso; la pagina è consultabile al link http://digi.ub.uni- heidelberg.de/diglit/cpg848/0294 (consultato l'ultima volta il 10/03/2018).

Tavola da Le Elvetiche – Rosa Alchemica. Klingsor rivela a Corto la sua natura stratificata ed apparentemente contraddittoria a rigor di logica, il che porta ad un clima di surrealtà improvvisa nella narrazione.

Tavola da Le Elvetiche – Rosa Alchemica. Lo sguardo implacabile di Corto rimpicciolisce Klingsor, che diventa parte integrante della decorazione parietale dal gusto medievaleggiante.