Realtà virtuale, pixel e mondi parallel
3.3. Kusama Yayoi, antesignana della virtual reality
Partendo da Fontana, il Progetto AVAR ha continuato le proprie ricerche prendendo in esame anche l’opera di Kusama Yayoi; analizzando in particolare le installazioni dell’artista, si è cercato di ricavare e comprendere quanto le caratteristiche peculiari delle sue opere siano assimilabili alle esperienze interattive tipiche della virtual reality. In relazione a questa teoria Soccini afferma:
“The artist develops spaces as a non-high-tech virtual reality models that can be considered as part of the background of the popularity of technologies related to digital environments and virtual worlds.”29
Le installazioni di Kusama, caratterizzate da ambienti immersivi in cui vi è una estensione dello spazio verso l’infinito, vengono quindi accomunate ad ambienti di tipo virtuale; il punto di contatto è stabilito dagli stimoli visivi –talvolta anche uditivi– che entrambe le esperienze sfruttano per sfidare e mettere in gioco la percezione umana.30 Soccini
continua la sua analisi descrivendo così l’artista:
“Yayoi Kusama is a creator of self-investigating experiences, in which sub- experiences are induced, such as immersion, expansion of the real space, sense of presence in virtual worlds. Even without the use of electronics, the artist can create virtual environments.”31
28 SOCCINI, "Virtual and Augmented…”, pp. 147-148.
29 Agata Marta SOCCINI, "Virtual Environments before Pixels: Yayoi Kusama's Impact on Virtual
Reality." Electronic Workshops in Computing (Online) (2017): Electronic Workshops in Computing (Online), 2017, p. 411.
30 SOCCINI, "Virtual Environments before…”, pp. 411-412. 31 SOCCINI, "Virtual Environments before…”, p. 413.
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Per meglio comprendere questa associazione è necessario analizzate alcune sue opere.
Figura 27. Foto a cura di Mark Sherwood.
La figura 27 mostra un’installazione, relativa alla serie Dots Obsession, realizzata nel 2011 per la mostra Yayoi Kusama: Look Now, See Forever tenutasi nel medesimo anno presso il Queensland Art Gallery & Gallery of Modern Art. Si tratta di una sala le cui pareti, assieme al pavimento e al soffitto, sono completamente ricoperte da pois bianchi di diverse dimensioni, i quali si stagliano su di un fondo rosso; alcune pareti sono inoltre rivestite da specchi. All’interno della stanza compaiono infine sculture gonfiabili simili a protuberanze tondeggianti e irregolari di colore rosso, a loro volta ricoperte dagli stessi pois bianchi che invadono il pavimento, le pareti e il soffitto.
Se in questa installazione il motivo ricorrente è il pois kusamiano, il tema preponderante è invece costituito dal riflesso e dalla ripetizione ad esso collegato. Questo tema si manifesta quindi in due diversi modi: in maniera formale, grazie all’estensione dei pois bianchi su sfondo rosso dalle sculture alla superficie interna della sala, e tramite un effetto di infinità, creato dagli specchi posti alle pareti.32 Attraverso questi espedienti l’artista
porta lo spettatore, elemento cruciale dell’opera, a relazionarsi in un ambiente virtuale ma non digitale, nel quale viene posto faccia a faccia con l’esperienza descritta e messa in atto da Kusama; riesce dunque a emergere un effetto di interconnessione tra spettatore 32 “Dots Obsession”, in Yayoi Kusama: Look Now, See Forever,
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e infinito, nonostante la presenza di uno spazio finito e ben delimitato, grazie all’uso sia degli specchi che della ripetizione dei pattern alle pareti e sugli oggetti posti all’interno della sala.33
Uno spunto di analisi supplementare può essere apportato dagli studi di Fabriano Fabbri, il quale sottolinea diverse similitudini con gli ambienti virtuali tipici dei videogiochi; l’installazione viene quindi esaminata come la scenografia di un videogame, grazie alla “immersione totale in uno spazio strabiliante per impatto cromatico e per gratificazione sensoriale”34 offerta dall’artista tramite l’opera. Fabbri dunque conclude la sua analisi
affiancando la natura creata da Kusama a quella tipica degli ambienti virtuali dei videogiochi:
“[…] non esiste natura che non sia artificializzata, per la Kusama, e d’altro canto le immagini ad alta definizione dei migliori videogiochi effondono un senso di organicismo fluido e gommoso, fusione di elementi naturali con altri smaccatamente e suadentemente finti, sintetici […].”35
Secondo tale prospettiva si verrebbe quindi a creare uno spazio dedicato maggiormente al divertimento, attraverso il quale il visitatore riesce ad immergersi completamente in una esperienza multisensoriale.
33 SOCCINI, "Virtual Environments before…”, p. 412.
34 Fabriano FABBRI, Lo Zen E Il Manga: Arte Contemporanea Giapponese, Milano, Mondadori, 2009,
p. 51.
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Figura 28. Foto a cura di Mark Sherwood.
Figura 29.
The Obliteration Room (figure 28 e 29) rappresenta un ulteriore esempio di virtualità
manifestata nelle installazioni kusamiane, alla quale in questo caso si aggiunge una componente interattiva decisamente più marcata rispetto all’opera precedente. Si tratta della rielaborazione di un’opera pensata per essere fruibile ai bambini e presentata
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dall’artista durante la Asia Pacific Triennal of Contemporary Art del 2002.36 La versione
ampliata nel 2011 è costituita da un ambiente completamente dipinto di bianco in cui sono state ricreate diverse stanze, tra cui delle sale da pranzo e un soggiorno; anche i mobili che costituiscono le varie sezioni sono stati interamente dipinti di bianco. La stanza funge così da tela bianca in cui sono i visitatori stessi a poter aggiungere colore e attuare il processo di obliterazione; prima di entrare nell’installazione, ad essi venivano consegnati dei pois adesivi di colori e forme diversi che potevano essere incollati in qualsiasi punto della sala, mobili e oggetti compresi.37 Il risultato è quindi una vera e
propria obliterazione della stanza che in questo caso non viene effettuata dall’artista in prima persona, ma dai visitatori stessi, in un gioco di complicità e interattività; si tratta inoltre di un’obliterazione graduale attuata man mano che i visitatori aggiungono adesivi alla stanza, portando quindi a un cambiamento dello spazio attraverso lo scorrere del tempo38 e alla realizzazione di una sorta di mondo parallelo in cui la realtà quotidiana
viene presentata in un’ottica completamente differente.
Figura 30.
36 “The Obliteration Room”, in Yayoi Kusama: Look Now, See Forever,
https://play.qagoma.qld.gov.au/looknowseeforever/works/obliteration_room/, ultimo accesso 30/01/20.
37 “Yayoi Kusama's Obliteration Room”, in Tate, 14 marzo 2012,
https://www.tate.org.uk/art/artists/yayoi-kusama-8094/yayoi-kusamas-obliteration-room, ultimo accesso 30/01/20.
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Una simile interattività si ha in un’altra installazione presentata durante la Triennale della National Gallery of Victoria del 2017; si tratta di Flower Obsession (figura 30), opera composta da un appartamento artificiale con pareti e mobilio completamente bianchi.39
Come nel caso di The Obliteration Room, sono i visitatori stessi a obliterare giorno dopo giorno questo ambiente immacolato, ma questa volta tramite l’utilizzo di gerbere rosse finte e fiori adesivi.40
Così come il pois, gli elementi floreali costituiscono un elemento caratteristico delle opere di Kusama. In particolare, i fiori rossi che obliterano questa installazione possono essere forse ricondotti a un episodio estremamente pregnante per l’artista, riportato nella sua autobiografia:
“Un giorno, dopo aver fissato una tovaglia a fiori rossi, distolsi lo sguardo dal tavolo e mi accorsi che quello stesso disegno floreale era stampato sul soffitto e persino sulle finestre e sulle colonne. Tutta la stanza, il mio corpo, l’universo intero erano ricoperti da fiori rossi, e io scomparivo, ritrovando il mio posto nel tempo eterno e nello spazio assoluto. Non era un’illusione, era la realtà.”41
Da queste parole è ipotizzabile che l’obliterazione attuata dalle gerbere non porti a un annullamento negativo del sé, ma piuttosto alla creazione di un nuovo mondo in cui l’anima si ricongiunge allo spazio e al tempo in una serie di infinite possibilità, quasi come se diventasse un tutt’uno con la natura di questo nuovo Universo.
39 Giulia PACCIARDI, “Flower Obsession, la stanza piena di fiori dell’artista Yayoi Kusama”, in
Collater.al, https://www.collater.al/flower-obsession-yayoi-kusama/, ultimo accesso 02/02/20.
40 Kate SIERZPUTOWSKI, “Yayoi Kusama’s ‘Flower Obsession’ Invites Guests to Cover a Domestic
Interior With Faux Blossoms”, in Colossal, 20 aprile 2018,
https://www.thisiscolossal.com/2018/04/yayoi-kusamas-flower-obsession/, ultimo accesso 02/02/20.
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Figura 31.
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Il concetto di virtualità legata alla creazione di mondi paralleli è tuttavia maggiormente individuabile nella serie Infinity Mirrored Rooms. Prendiamo in esame Dancing Lights
That Flew Up In The Universe, aggiunta alla serie nel 2019 e tenuta in mostra dal 9
novembre al 14 dicembre 2019 presso la David Zwirner Gallery di New York.42 Questa
nuova Infinity Mirrored Room è composta da una sala formata da una struttura in legno e pannelli in acrilico, le cui pareti interne sono rivestite da specchi; all’interno è stato posto un sistema di illuminazione a LED formato da sfere luminose di diverse dimensioni che pendono dal soffitto,43 a voler ricreare un Universo che si estende all’infinito nonostante
lo spazio delimitato dalla stanza stessa. La particolarità di questa installazione sta nel gioco di luci formato dalle sfere; iniziando da una luce nei toni del bianco, esse cambiano gradualmente colore tendendo verso il rosso, per poi spegnersi bruscamente lasciando lo spettatore in un momento di completa oscurità e infine tornare lentamente verso la luce bianca (figura 31 e figura 32 mostrano la sala durante il cambio di luci iniziale).44
42 Caroline GOLDSTEIN, “Get in Line: Yayoi Kusama Is Unveiling a Brand New Infinity Room at
David Zwirner in New York This Fall”, in artnet News, 18 giugno 2019, https://news.artnet.com/art- world/new-kusama-infinity-room-new-york-1577824, ultimo accesso 31/01/20.
43 “Yayoi Kusama, INFINITY MIRRORED ROOM – DANCING LIGHTS THAT FLEW UP IN THE
UNIVERSE, 2019”, in Ocula, https://ocula.com/art-galleries/david-zwirner/artworks/yayoi- kusama/infinity-mirrored-room-dancing-lightsthat-fle/, ultimo accesso 01/02/20.
44 Sarah CASCONE, “Yayoi Kusama’s Head-Spinning New Exhibition in New York Is a Dream for
Selfie-Takers—See Photos From the Show Here”, in artnet News, 8 novembre 2019,
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Figura 33.
Brilliance of the Souls (figura 33) è un altro esempio recente di Infinity Mirrored Room,
in esposizione dal 26 marzo 2019 al Museum MACAN in Indonesia. In questa opera le luci a LED cambiano gradualmente di tonalità ma rimanendo su dei colori sgargianti, a sottolineare la brillantezza delle anime menzionate nel titolo. Ancora una volta lo spettatore viene pervaso da un senso di obliterazione ma allo stesso tempo di rinascita in un nuovo mondo, in cui le anime sono libere di splendere e protrarsi all’infinito.
Le Infinity Mirrored Rooms offrono dunque un mondo alternativo nel quale potersi immergere pienamente, quasi come una realtà parallela in cui la sfera personale e individuale si fonde con l’infinito diventando un tutt’uno con esso, eliminando qualsiasi barriera tra interno ed esterno;45 si può pertanto affermare che attraverso le installazioni
di Kusama lo spettatore, per natura passivo, abbandoni le sue vesti e diventi un fruitore attivo dell’opera, o forse, per meglio interpretare il concetto di obliterazione dell’artista, diventi egli stesso parte dell’opera, trasmigrando per un certo tempo nel mondo architettato da Kusama. Arte e scienza giungono quindi a fondersi, creando un ambiente immersivo e collaborando alla creazione dell’illusione della percezione dell’impossibile.46 Il risultato è la creazione di un mondo parallelo in cui l’animo umano
45 SOCCINI, "Virtual Environments before…”, p. 413. 46 SLATER, "Place Illusion and…”, pp. 3549-3557.
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ha la facoltà di liberarsi e rendersi un tutt’uno con l’universo circostante, in un’infinità di possibilità.
Alla luce delle analisi riportate è possibile concludere come le opere di Kusama Yayoi, in particolare le installazioni, presentino a tutti gli effetti temi caratterizzanti degli ambienti in virtual reality. All’interno di esse lo spettatore è in grado di immergersi totalmente in un’esperienza prevalentemente visiva, ma che in molte opere assume anche connotazioni multisensoriali; si ha una esperienza tattile in opere del calibro di The
Obliteration Room, in cui sono i visitatori stessi a obliterare la stanza tramite l’aggiunta
di pois adesivi ai mobili e alle pareti, ma anche esperienze uditive in alcune installazioni come Kusama Peep Show or Endless Love Show o Driving Image Show, in cui le opere sono accompagnate da musica di sottofondo. In particolare, le installazioni kusamiane presentano una qualità fondamentale comune con la realtà virtuale, ovverosia la creazione di mondi paralleli governati non dalle leggi tradizionali, ma rispondenti alla visione dell’artista stessa.
Questa caratteristica, seppur rintracciabile in tutte le opere di questa categoria, è maggiormente visibile nella serie Infinity Mirrored Rooms; il gioco di luci, moltiplicate dalle superfici riflettenti all’interno delle stanze, crea l’illusione di trovarsi in un mondo parallelo che si estende all’infinito, nonostante il tutto avvenga all’interno di un perimetro delimitato e finito. Lo spettatore, al centro dell’opera, viene pervaso da un senso di infinito che si espande in miriadi di possibilità da scoprire.47 Il concetto di obliterazione
perde la sua accezione negativa, portando lo spettatore a unire la propria anima con quella dell’Universo, in una sorta di rinascita spirituale.