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L’acqua come fattore strategico nel Maghreb

OSSERVAZIONI GEOGRAFICHE SULLA REGIONE MAGHREBINA

4.4. L’acqua come fattore strategico nel Maghreb

Nel Maghreb, i cinque sesti della superficie sono occupati dal deserto. Il livello pluvio- metrico presente in quest'area si attesta su una media di 200 mm annui. Tali valori ac- quistano, comunque, un significato solo indicativo se si considera che in alcune annate si registrano piogge torrenziali e devastatrici della durata di alcune ore, concentrate su superfici ridotte.

Il fenomeno dell'evapotraspirazione - legato all'aridità del clima -limita in maniera con- siderevole l'agricoltura pluviale, in quanto non riesce a soddisfare il fabbisogno delle colture, che necessitano per il loro sviluppo di integrazioni idriche.

La percentuale di acqua, sia superficiale che sotterranea, che evapora è all'origine del- la forte salinità che si manifesta in maniera evidente negli chott e sebka, acquitrini temporanei di acqua salata. A questi si aggiungono le lagune costiere, accompagnate da falde sotterranee salate più estese, presenti soprattutto nelle zone che si trovano al di sotto del livello del mare.

Nel Maghreb, le tradizioni irrigue sono antiche ed hanno avuto uno sviluppo notevole soprattutto tra gli insediamenti sedentari del Rif e del Teli (nelle vallate), ai piedi dell'Atlante marocchino (Dir dell'Atlante, Haouz di Marrakech), nella zona della Tunisia Nord-orientale e centrale (Capo Bon, Sahel) ed in tutte le zone pre-sahariane e saha- riane. La gestione delle risorse idriche praticata in queste aree ha permesso per secoli il mantenimento di un equilibrio, seppur precario, tra popolazione e risorse disponibili. A partire dal 1920, l'Algeria e poi il Marocco e la Tunisia si lanciano nella costruzione di dighe, allo scopo di creare ampi perimetri irrigui che diventano operativi sin dal 1945. Le pianure del Tadla in Marocco, del Chelif in Algeria, della Medjerda in Tunisia sono le prime a-ree di sperimentazione di un'agricoltura moderna di tipo intensivo.

In Tunisia, gli interventi coloniali sono finalizzati alla valorizzazione delle acque del ba- cino della Medjerda, il principale fiume del Paese. Anche qui, come in Algeria, la loca- lizzazione degli interventi è dettata dall'esigenza di assicurare l'approvvigionamento idrico ai coloni francesi insediati nella valle, nonché di proteggere le aree messe a col- tura dai rischi di inondazioni.

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Nello stesso tempo, i limiti presenti negli stessi interventi statali conducono ad un in- sieme di fenomeni di degrado ambientale che interessano la maggior parte delle aree di intervento e che si manifestano con:

1. interramento delle dighe, dovuto alla mancanza di interventi sul versante dei bacini. In Tunisia, questo fenomeno ha provocato una riduzione che oscilla tra il 15% ed il 35% del volume complessivo dei bacini di stoccaggio;

2. eccessivo sfruttamento delle falde acquifere, che si è accentuato nei tre Paesi del Maghreb dopo il 1977, a causa del forte aumento della domanda di acqua. I prelievi riguardano non solo le grandi opere di idraulica effettuate dallo Stato, ma anche la miriade di pozzi e di motopompe gestite dai privati. Gli effetti sono estremamente dannosi in quanto conducono ad una risalita delle falde acquifere che, nelle zone costiere, favorisce l'intrusione di acqua salmastra ed il progressivo deterioramento degli standard qualitativi dell'acqua;

3. sul ruolo della grande idraulica quale fattore di diseguaglianza all'interno delle aree rurali vedi: Pérennés J.J., op. ciu, p. 20.

4. fenomeni di spreco, dettati dall'imposizione di basse tariffe sull'acqua, che determi- nano la risalita delle falde, con conseguente saturazione e salinizzazione dei suoli. In Tunisia, gli interventi nel settore idrico si sono moltiplicati nel periodo immediata- mente successivo all'indipendenza ed hanno assicurato al Paese il soddisfacimento della domanda interna. Il regime delle piogge è caratterizzato da una forte variabilità, con precipitazioni violentissime che possono raggiungere anche i 100 mm di acqua in 24 ore.

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L'irrigazione nel Maghreb

Fonte: Troin J.J., Le Maghreb, hommes et espaces, Paris, Colin, 1992, p. 95.

Tipi di irrigazione Principali localizzazioni Paesi Caratteristiche

Parimetri irriqui moderni inquadrati dallo Stato

Sous-Mass, Haouz, Tadla, Doukkala, Rharb, Lok- kos, Trifla, Basse Moulouya

Marocco Dighe e Canali realizzati all'epoca coloniale. Coltu-

re commerciali. Forte in-

quadramento statale. Elevato livello tecnologico, ma ritardi

socio-economici Maghnia, Habra, Mina, Chelift e affluenti, Hamiz,

Soumman, Bou Namoussa, Abadla

Algeria

Jendouba, Bassa Madjerda, Nebhana, Sidi Saad Tunisia

Piccoli

apprezzamenti priva- ti

neo-moderni (moto-pompe)

Zona orticola della parte atlantica del Marocco, Valle di Souss, Nekkor

Marocco Irrigazione spontanea da parte dei nuovi coltivato-

ri. Uso di moto-pompe e condotte mobili. Coltivazioni orticole destinate ai centri urbani e all'esportazione (Marocco) Zona orticola di Mostaganem, Altopiani Orientali

algerini, Regione di Annaba

Algeria

Regioni di Kairouan, Kesserine, Siliana, Sidi Bou Said

Tunisia

Irrigazione tradizio- nale delle bordure montagnose

Beni Snassen, Sous e Massa, Haouz, Dir dell'Alto e Medio Alias

Marocco Frutteti e giardini dei vecchi sedentari arboricultori. Canalizzazioni tradizionali Perdite di acqua Trara Algeria Irrigazione tradizio- nale in zone di agricoltura a secco

Valli Montuose del Rif occidentale e centrale dell'Alto Atlante occidentale, dell'Ariti Atlas

Marocco Tradizioni irrigue monta- ne (Marocco) o influenze andaluse (Tunisia). Impor- tanza dei pozzi in Tunisia Dahra, Kabilia, Aures Algeria

Sahel di Bizerta, cap Bon, Sahel di Sousse Tunisia Irrigazione tradizio-

nale zone steppiche

Media Moulouya Marocco Agricoltura cerealicola. Irrigazione per sommersione e utilizza- zione delle piene. Seden- tarizzazione recente.

Bassi rendimenti Bacino di Hodna e Nord dell'Aures Algeria

Regione di Kairouan, zona pedemontana della dorsale lunisiana

Tunisia

Irrigazione delle oasi Oasi di Bani, Dra, Dades, Rheris, Tatilalt, Figuig Marocco Perimetri concentrati. Colture a più strati al di sotto delle palme. Tradi- zioni antiche. Raccolti successivi su microap- prezzamenti. Agricoltura

in crisi (emigrazione, attività industriali e

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Il Paese presenta un potenziale di risorse di superficie stimato in 2.630 miliardi di metri cubi annui, dei quali 1.400 vengono raccolti all'interno di serbatoi. Esiste, inoltre, la possibilità di valorizzare altri 0,700 miliardi di metri cubi di acqua, che, sommati ai 1.400 già impiegati, porterebbero le risorse disponibili a 2.100 mi- liardi di metri cubi in totale. La parte del potenziale idrico che resta ancora da sfruttare, pari a 530 chilometri cubi, potrebbe essere mobilizzata solo attraverso massicci investimenti che l'irregolarità delle precipitazioni e la localizzazione del- le fonti non rendono convenienti (vedi Tav. Tunisia). Un dato significativo è l'e- strema ineguaglianza nella localizzazione delle risorse superficiali mobilizzabili, che impone trasferimenti interregionali estremamente costosi.

Risorse idriche della Tunisia (in km cubi annui)

Fonte: Rapport National, L'ètat de ienvironnement 1994, in "Tunisie", Ministére de L'Environnement et de VAménagement du Territoire, 1994, p. 30

Per quanto riguarda le acque sotterranee, la loro valorizzazione ha raggiunto il 100% del volume annuo delle falde superficiali rinnovabili (fino a 50 metri di profondità) e l'81% delle falde acquifere profonde non rinnovabili. Sono sottoposte ad uno sfrutta- mento che supera i tempi di ricarica delle falde superficiali, la regione di Capo Bon ed i governatori di Bizerte, Gafsa e Tozeur. Parte delle falde acquifere superficiali risultano, inoltre, ad alta concentrazione salina e trovano, quindi, un impiego limitato.

Nel 1974 è stato creato un organismo governativo, direttamente dipendente dal Mini- stero dell'Ambiente (ONAS, Office National d'As-sainissement), che ha accentrato su di sé gran parte degli interventi nel settore idrico: dall'approvvigionamento urbano, al miglioramento delle rete di distribuzione, fino alla raccolta e al trattamento delle ac- que reflue. Il progetto più ambizioso è stato varato nel 1974 ed interessa 11 città della

Fonti Potenziali Utilizzabili Valorizzate Da valorizzare

Acque superficiali 2,630 2,100 1,400 (67%) 0,700 (33%) Acque sotterranee Pozzi

superficiali

0,664 0,664 0,701 (106%) -37 (-6%)

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Tunisia. L'obiettivo è la protezione del bacino della Medjerda e prevede la creazione di 80 chilometri di rete, la costruzione di 20 stazioni di pompaggio e di 11 stazioni di de- purazione.

L'ONAS ha, inoltre, realizzato altri interventi tra cui:

1. il miglioramento delle rete di approvvigionamento idrico della grande Tunisi; 2. l'allacciamento alla rete idrica di circa 30 piccoli centri dell'interno;

3. la costruzione di 4 stazioni di epurazione nelle città di Houmt Souk, Mahdia, Gabes e Kasserine;

4. l'approvvigionamento idrico dell'area turistica di Tebarka; 5. il programma di fornitura di acqua ai quartieri popolari;

6. la costruzione di una stazione di depurazione a Kaalat El Andalous.

Numerosi progetti sono, poi, in fase di realizzazione; tra questi, l'approvvigionamento delle zone peri-urbane di Tunisi, Ben Arous, A-riana, Nabeul, Sousse, Sfax e Gabes. La politica governativa sembra essere orientata, dunque, verso una piena valorizzazio- ne delle risorse disponibili, sia sotterranee che di superficie, una riduzione degli spre- chi ed il ricorso a fonti non convenzionali, in particolare il riciclaggio delle acque reflue. Si va imponendo, dunque, quale sfida per il futuro sviluppo del Paese, una gestione ra- zionale e integrata delle risorse idriche che tenga conto della loro progressiva rarefa- zione.

Il problema della valorizzazione delle risorse idriche nel Maghreb è u-na conseguenza

diretta della rottura dell'equilibrio tra popolazione e risorse. Infatti, da un lato, la forte crescita demografica ha condotto ad una esplosione del fabbisogno idrico, in particola- re nelle aree urbane, e dall'altro, ha fatto lievitare la domanda alimentare in misura eccessiva rispetto alle potenzialità agricole della regione determinando un forte deficit agroalimentare.

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4.5.

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

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