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L’adattamento della ginnastica nell’autismo

Nel documento Ginnastica e autismo (pagine 48-53)

3. LA GINNASTICA NELLA DISABILITÀ

3.5 L’adattamento della ginnastica nell’autismo

Gli esercizi di ginnastica dovrebbero essere proposti dopo un’analisi preliminare dove si prenderà nota dei deficit , delle capacità motorie residue e le varie strategie che possono portare ad un benessere psicofisico ed aumentare l’autonomia della persona. Quello che proporrò più avanti non è un protocollo di lavoro per autismo, ma esercizi che io ho ritenuto più appropriati al livello di N.

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Uno dei deficit principali è la mancanza di comunicazione con le persone e di conseguenza l’integrazione nella società; spesso questi ragazzi hanno difficoltà a dedurre, interpretare i toni e i comportamenti degli altri. Sono state condotte varie ricerche che hanno studiato le correlazioni tra la gravità dell’autismo, la coordinazione motoria e le capacità sensoriali (Ming et al, 2007; Tomcheck e Dunn 2007). Studi più recenti hanno esaminato più nel dettaglio il ruolo della sensibilità tattile, olfattiva, visiva ed uditiva sulla coordinazione motoria nei ragazzi con disturbo dello spettro autistico (Dowd et al, 2010; Siaperas et al, 2012). Per integrazione sensomotoria intendiamo “un processo cerebrale che permette, mediante operazioni neuronali complesse, l’esecuzione di un certo comportamento motorio volontario in risposta alle richieste dell’ambiente” (Machado et al, 2010). Già Kanner nel 1943 riportò nei primi rapporti una condizione generale di “goffaggine”; e ciò è stato riportato anche in studi più recenti dove dopo vari test è stato dimostrato che i ragazzi con disturbo dello spettro autistico avevano punteggi più bassi in vari test che quantificavano le abilità motorie (Staples e Reid, 2010; MacNeil e Mostofsky, 2012). Le difficoltà di coordinazione sono evidenti sin dalla prima infanzia con disturbi sia motori che sensoriali riferiti dai genitori intorno ai 15 mesi. Studi dimostrano che circa l’80% dei ragazzi con disturbo dello spettro autistico mostra disfunzioni sensoriali (Matson et al, 2010; Bhatet al, 2011), in particolare iper e iposensibilità tattile (Baranek e Caminha e Lampreia, 2012), visiva (Nystrom et al 2015) olfattive (Suzuki et al, 2003), compromissione propriocettiva (Tavassoli et al, 2014). I feedback sensoriali sono fondamentali per l’esecuzione di un movimento specifico, questa difficoltà nell’esecuzione fa sì che sia necessario maggior tempo per far diventare alcuni movimenti automatici e procedurali. In uno studio del 2006 di Milne et al. fu osservata la difficoltà di coordinare movimenti tra le mani e gli occhi, mentre Glazebrook et al. nel 2009 trovarono una relazione significativa tra movimento visivo e controllo motorio. Il canale visivo risulta alterato per via di un modello anomalo del segnale motorio. Infatti il sistema dei neuroni specchio fondamentale nell’imitazione, spesso deficitario, è incorporato nel sistema visivo motorio, necessario a tradurre input visivi in uscite motorie.

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I gangli della base e il cervelletto hanno mostrato anomalie in persone con disturbo dello spettro autistico (Fig.2). Nel 95% dei cervelletti analizzati durante l’autopsia sono state riscontrate delle irregolarità anatomiche, la più comune è la riduzione del numero di cellule di Purkinje (Baumann e Kemper, 2005; Amaral et al, 2008; Fatemi et Al, 2012). E’ stata anche notata una diminuzione del volume dei gangli della base (Estes et al, 2011). Questi studi hanno dimostrato che le difficoltà motorie e sensoriali sono elementi chiave nei disturbi dello spettro autistico e come conseguenza abbiamo problemi a livello della comunicazione non verbale e generale.

Inoltre, nello studio di E. Courchesne, la ricerca è stata incentrata sulla valutazione della “quantità” di neuroni nei cervelli dei bambini autistici, e i risultati hanno evidenziato un numero di neuroni maggiore della media. Questi ricercatori hanno anche misurato il numero di neuroni della corteccia prefrontale di 7 bambini autistici e di 6 bambini non autistici di età tra i 2 e i 16 anni e ne è risultato che il cervello dei bambini autistici presentava un volume maggiore del 17% rispetto alla media. In particolare, le cortecce prefrontali erano più grandi del 60%. La differenza riguardava però il numero dei neuroni, ma non quello delle cellule gliali che risultava invece nella norma.

Oltretutto, in alcuni cervelli autistici sono state notate delle differenze neuroanatomiche, in particolare delle anomalie prefrontali corticali, displasia e irregolare orientamento delle cellule nervose. Non meno di 4 cervelli, inoltre, presentavano displasia del lobo flocculo-nodulare (parte posteriore del cervelletto) (Fig.3 e 4).

I risultati dello studio che mette a confronto un gruppo di ragazzi con autismo e un gruppo di ragazzi con sviluppo tradizionale hanno dimostrato che i ragazzi con autismo avevano una minor conoscenza ricettiva degli stimoli, ed è stato notato che più è grave il grado di autismo e maggiori sono le difficoltà nel coordinare il movimento (Fig. 5). Le menomazioni maggiori erano bassa resistenza, emotività, attenzione, e tra le capacità motorie i maggiori deficit registrati si riscontrano nell’equilibrio e nella destrezza manuale. Al contrario i meccanismi di feedforward sono in linea con i bambini che hanno sviluppo tipico (Larson et al, 2008) mentre vi è difficoltà nella riprogrammazione del movimento pre-programmato (Nazarali et al.

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2009). Questo ci suggerisce che una volta stabilito un feedforward difficilmente potrà essere modificato in base ad esigenze nuove, quindi questo è un aspetto da tenere bene in considerazione quando lavoriamo in sport dove vi è molta imprevedibilità, come negli sport di squadra. Infatti sarà difficile per questi ragazzi capire, individuare e reagire alle informazioni sociali in modo appropriato. Ciò è messo in evidenza nello studio di Matson et al., che ha evidenziato punteggi più bassi nelle abilità motorie rispetto al gruppo di controllo; molti di questi ragazzi hanno a tutti gli effetti un disturbo della coordinazione motoria. Questi disturbi hanno un ruolo importante nell’interazione sociale e nell’autonomia, per cui ritengo opportuno lavorare molto su questo aspetto al fine di migliorare tali caratteristiche molto importanti per qualunque persona.

Le persone con autismo sono spesso caratterizzate da comportamenti stereotipati ed è stato dimostrato che questi comportamenti interferiscono sia con i processi di apprendimento sia con i comportamenti sociali ( Basso, 1985, Kern, Koegel, Dyer, Blew, e Fenton, 1982; Sugai e White, 1986). La ricerca ha fatto esperimenti per studiare se fosse possibile ridurre questi comportamenti negativi per l’interazione sociale senza ridurre altri comportamenti positivi, il mezzo utilizzato e studiato è stato l’attività aerobica, in quanto in altri studi è stato evidenziato che l’attività aerobica riduce il comportamento aggressivo (Allison, Basile, e Macdonald, 1991), il comportamento improduttivo (Bachman e Sluyter, 1988) e l’autolesionismo (Bachman e Fugua, 1983). L’esercizio aerobico migliora la qualità e la quantità di attenzione (McGimsey e Favell, 1988) e le prestazioni di lavoro (Beasley, 1982), oltre a tutti i benefici che sappiamo avere sul nostro organismo. Lo studio è stato diviso in due parti, in una prima parte dove i ragazzi facevano 20 minuti di corsa leggera e successivamente venivano osservati in ambito scolastico o in comunità; particolare attenzione è stata posta sui comportamenti stereotipati. I risultati hanno dimostrato una significativa riduzione dei comportamenti stereotipati, aumenta il rendimento accademico (miglioramento dell’attenzione, apprendimento, ecc. anche in attività extrascolastiche come laboratori). Questi effetti sono studiati sul breve periodo e sul nesso causa effetto che si ha tra attività fisica e livelli di attenzione. Purtroppo mancano studi a lungo

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termine che ci indicano se questi effetti sono duraturi nel tempo o se una volta sospesa l’attività aerobica si ha la perdita di questi effetti. L’esercizio aerobico è molto utile per contrastare la maggior percentuale di obesità che i ragazzi affetti da autismo hanno rispetto ai vari gruppi di controllo. I motivi di questa condizione sono la minore attività fisica, anomalie ormonali cattiva alimentazione (uno studio ha evidenziato che alle persone con autismo viene offerto più cibo), l’azione di alcuni farmaci che possono contribuire all’obesità ( il Risperidone può dare un incremento di peso fino a 8,2 kg in sei mesi di assunzione). Il Risperidone ha un effetto bloccante sulla serotonina che regola la risposta della sazietà al cervello. Altri farmaci antipsicotici tipicamente usati da persone autistiche desensibilizzano i recettori di leptina nel cervello e ne riducono la risposta a questo ormone. Molte volte viene a mancare il coinvolgimento negli sport di squadra, la causa di ciò è la mancanza di comunicazione sociale dovuto a comportamenti stereotipati. L’intervento deve essere multifattoriale e promuovere l’esercizio fisico, un dieta sana ed un miglior stile di vita generale; va chiesta ovviamente la collaborazione e la formazione sotto questi aspetti dei genitori. Il nostro intervento come educatori fisici sarà quello di consentire il movimento a questi ragazzi facendo in modo che ciò possa equiparare la loro attività fisica a quella dei ragazzi con sviluppo tipico, incoraggiando i genitori a fare svolgere attività fisica nel weekend in quanto in uno studio con accelerometro è stato possibile apprezzare la sedentarietà durante questo periodo della settimana.

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Nel documento Ginnastica e autismo (pagine 48-53)