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Ginnastica e autismo

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Academic year: 2021

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Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale

Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell'Area Critica Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia _________________________________________________________________________________

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN

SCIENZE E TECNICHE DELLE ATTIVITA’

MOTORIE PREVENTIVE E ADATTATE

“GINNASTICA E AUTISMO”

RELATORE

Chiar.ma Prof.ssa Ida Nicolini

________________________

CANDIDATO

Dott. Alessandro Traversari

______________________

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Sommario

INTRODUZIONE ... 2

1. L’AUTISMO ... 3

1.1 Generalità ... 3

1.2 Le varie teorie sviluppate negli anni ... 3

1.3 La sindrome autistica oggi ... 7

1.4 La classificazione del DSM IV per i disturbi dell’infanzia ... 10

2. LA GINNASTICA ... 14

2.1 Generalità ... 14

2.2 Un po’ di storia della ginnastica ... 14

2.2.1 La ginnastica nell’antichità ... 14

2.2.2 Le origini della ginnastica in Italia ... 16

2.3 Gli elementi della ginnastica ... 27

2.4 Il lavoro agli attrezzi ... 30

2.5 I maestri della ginnastica ... 31

2.6 Girolamo Mercuriale e il De Arte Gymnastica ... 34

3. LA GINNASTICA NELLA DISABILITÀ ... 38

3.1 Definizioni e generalità ... 38

3.2 Malattia e disabilità: classificazioni differenti ma complementari ... 39

3.3 Capacità motorie condizionali e coordinative nel disabile ... 42

3.3.1 La resistenza ... 42

3.3.2 La forza ... 44

3.3.3 La mobilità articolare ... 44

3.3.4 Le capacità coordinative ... 45

3.4 Gli obiettivi della ginnastica nella disabilità ... 46

3.5 L’adattamento della ginnastica nell’autismo... 46

4. IL CASO DI N. ... 51

4.1 Storia di N. ... 51

4.2 Il programma di ginnastica per N. e gli obiettivi prefissati ... 56

4.3 Gli Obiettivi futuri ... 60

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI ... 61

TAVOLE... 62

RINGRAZIAMENTI ... 74

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INTRODUZIONE

L’idea di creare un elaborato che avesse come tematica l’autismo e la ginnastica è nata da esigenze personali, in quanto ho un parente affetto da disturbo dello spettro autistico e da anni lavoro in una palestra di ginnastica, ma le indicazioni operative al riguardo molte volte sono incomplete. Questo elaborato descriverà gli ambiti su cui “il maestro di ginnastica” deve porre maggiore attenzione. Nel primo capitolo troverete la definizione di autismo, una breve storia dell’autismo e un inquadramento specifico secondo il DSM IV, nel capitolo seguente descrivo il significato della parola ginnastica tradizionale, in quanto talvolta sento utilizzato questo termine in maniera impropria; ho ripercorso brevemente la storia della ginnastica, specialmente italiana, in quanto è poco nota alla maggior parte della persona e differisce da quella dello sport. Nel terzo capitolo analizzo come poter adattare in maniera migliore la ginnastica all’autismo, studiando ricerche ho cercato di dimostrare come con la mia professione si possa lavorare nel miglior modo possibile sui deficit che questa patologia comporta, per migliorare il vissuto delle persone al di fuori della palestra.

Nell’ultima parte descrivo un lavoro iniziato qualche anno fa con il ragazzo autistico in palestra. Descriverò la sua storia e il metodo di lavoro utilizzato per raggiungere i risultati ottenuti.

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1. L’AUTISMO

1.1 Generalità

Autismo, dal greco autòs, significa sé stesso. L’autismo è un quadro clinico che rientra nella categoria dei Disturbi Generalizzati dello Sviluppo. E’ caratterizzato da disturbi dell'interazione sociale, dalla compromissione della comunicazione verbale e non verbale e da un repertorio di attività ed interessi bizzarri, limitati e stereotipati.

1.2 Le varie teorie sviluppate negli anni

Il termine ‘autismo’ fu introdotto agli inizi del ventesimo secolo da Bleuler per indicare un comportamento, che si osserva in pazienti schizofrenici, caratterizzato da chiusura, evitamento dell'altro ed isolamento. Il disturbo autistico non è un fenomeno moderno, in quanto già verso la fine del Settecento si verificò un episodio che fece discutere ampiamente. In particolare, in Francia venne trovato in una foresta un ragazzino selvaggio di circa 12 anni che non parlava e non indossava vestiti. Poiché la sua condotta sembrava del tutto solitaria, si pensò che il giovane di nome Victor fosse un buon esempio di soggetto vissuto lontano dalla società. Nonostante in quel periodo storico non fosse ancora stato definito il disturbo autistico come patologia, alcuni sintomi riportati da questo soggetto hanno fatto pensare proprio a questa sindrome (Frith, 1998). Infatti, in Victor erano state riscontrate da una parte grandi abilità nel manipolare gli oggetti e, dall’altra, capacità assai limitate di interagire con la gente. Dai suoi comportamenti, per esempio, non trapelava nessun senso di gratitudine nei confronti delle persone che si prendevano cura di lui. Inoltre, numerosi aspetti del suo atteggiamento, tra cui lo sguardo vago e indefinito, le azioni sprovviste di obiettivi e l’andatura al trotto, potevano essere considerati tipici di un disturbo specifico dell’intelletto. Il giovane selvaggio non mostrava interesse verso nessuna forma di gioco, ma in compenso si impegnava in attività estremamente abitudinarie e stereotipate. Successivamente, Leo

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Kanner (1943) e Hans Asperger (1944) utilizzarono il termine Autismo Infantile per descrivere un’entità nosografica da loro indipendentemente riscontrata in due gruppi di bambini.

La descrizione originaria di Kanner, pubblicata sulla rivista Nervous Child (1943), riguardava 11 bambini di età compresa tra i 2 e i 10 anni (9 maschi e 2 femmine). Kanner definì questi bambini come affetti da ‘disturbo autistico del contatto affettivo’. Questo articolo di Kanner rappresenta non solo la prima descrizione della sindrome ma anche il primo tentativo di spiegare l'autismo da un punto di vista teorico ed è ancora oggi un punto di riferimento per le ricerche su questo affezione. Tutti gli 11 bambini studiati da Kanner mostravano un’assenza relazionale, importanti deficit nella comunicazione e nel linguaggio, assenza di uso corretto dei pronomi (in particolare la mancanza dell’IO) e l’uso bizzarro di alcune parole.

Nei bambini di Kanner l'isolamento sociale costituiva la caratteristica principale da lui osservati: «il disturbo fondamentale più evidente, patognomonico, è l’incapacità dei bambini di rapportarsi nel modo usuale alla gente e alle situazioni» […].Un profondo isolamento domina tutto il comportamento». Nell'ambito di un'incapacità generalizzata di comunicare erano presenti in modo particolare turbe gravi del linguaggio e delle relazioni sociali. «I suoni e i movimenti del bambino e tutte le sue prestazioni sono così monotonamente ripetitive quanto lo sono le sue espressioni verbali. Vi è un limite netto alla varietà delle sue attività spontanee. Il comportamento del bambino è governato da un desiderio ansiosamente ossessivo di conservare la ripetitività». Kanner concluse assumendo che questi bambini erano venuti al mondo con un’incapacità innata di formare il consueto contatto affettivo, fornito biologicamente, con le persone, proprio come altri bambini vengono al mondo con handicap fisici o intellettivi innati. Fin dall’originaria descrizione, Kanner segnalò, accanto all’isolamento, la dimensione ossessiva dell’autismo, l’importanza delle routine che si esplicava con una tendenza a restringere l’intenzionalità psicomotoria, concentrandola nella ripetizione.

Un anno dopo la pubblicazione del primo articolo di Kanner, Hans Asperger (1944) descrisse un gruppo di bambini che presentavano un disturbo che definì "psicopatia autistica". Questa psicopatia, secondo Asperger, si

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presentava dopo i 3 anni, era costituzionale e familiare, colpendo solo i maschi e andava distinta nettamente dai disturbi schizofrenici. L'isolamento sociale, le stereotipie e la resistenza ai cambiamenti di routine ricalcavano in maniera sorprendente le caratteristiche degli 11 bambini descritti da Kanner. Asperger, come Kanner, suggerì che fosse preminente un disturbo di contatto a qualche livello profondo degli affetti e/o degli istinti. Entrambi misero in evidenza le caratteristiche anormali della comunicazione, le difficoltà nell’adattamento sociale, le stereotipie dei movimenti e la possibilità di eccellenti capacità intellettive in aree ristrette. I soggetti di Asperger si distinguevano però per l’essere caratterizzati da una forma di pensiero concreto, dall’ossessione per alcuni argomenti, dall’eccellente memoria e spesso da modalità comportamentali e relazionali eccentriche. Presentavano inoltre, un buon livello cognitivo, senza alterazioni del linguaggio, sia espressivo che comprensivo: il linguaggio era integro nella sua strutturazione fonologica e grammaticale, sintattica e semantica, ma presentava evidenti alterazioni nella funzione comunicativa interpersonale. Asperger individuò tre importanti aree nelle quali i suoi soggetti differivano da quelli di Kanner:

1. Linguaggio: i soggetti di Asperger avevano un eloquio scorrevole. Nei soggetti di Kanner, invece, erano presenti importanti deficit nella comunicazione linguistica;

2. Motricità: nella opinione di Kanner, i bambini risultavano "impacciati" solo rispetto a compiti di motricità complessa; secondo Asperger presentavano un’analoga goffaggine del corpo, un impaccio psicomotorio, mimico e posturale che comprendeva sia la motricità complessa che quella fine.

3. Capacità di apprendere: Kanner pensava che i bambini mostrassero prestazioni più elevate quando apprendevano in maniera meccanica, quasi automatica; Asperger li descriveva invece come "pensatori astratti".

Si configurarono quindi due quadri diagnostici differenti: l'Autismo classico di Kanner e la Sindrome di Asperger e lo stesso Asperger, nel 1979 ribadì la differenziazione rispetto all’autismo kanneriano sostenendo che i pazienti con “psicopatia autistica” hanno un disturbo evidenziabile solo dopo il terzo

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anno di vita, un linguaggio eccentrico ma non ritardato e deficitario solo negli aspetti comunicativi ed il rapporto con il mondo esterno, anche se in modi eccentrici, è ricercato. Negli anni settanta Rutter (1978) specificò ulteriormente il quadro descritto da Kanner, individuando, attraverso uno studio comparato di bambini autistici e bambini con altri tipi di disturbo, alcuni sintomi tipici dell'autismo infantile. Questi comprendono un’incapacità a sviluppare rapporti sociali, una particolare forma di ritardo nello sviluppo del linguaggio con presenza di ecolalia e inversione pronominale e vari fenomeni rituali e compulsivi. Rutter sottolineò inoltre, che circa i tre quarti dei bambini con autismo hanno anche un ritardo mentale. La moderna concezione dell’autismo e anche la sua nosografia attuale, nascono e si sviluppano negli anni ’70, quando viene definitivamente accolta la separazione del tema dell’autismo da quello della schizofrenia e delle psicosi in generale.

Il passaggio fondamentale del DSM III (1980) è rappresentato da una definizione dell’autismo infantile fortemente influenzata dai lavori di Rutter (1974, 1978), che formalizza e riprende l’originaria descrizione kanneriana, e dai lavori di Wing e Gould (1979).

Nel 1979 Lorna Wing e Judith Gould svolsero uno studio epidemiologico sull’intera popolazione di una regione dell’Inghilterra (coorte di Camberwell). Dallo studio emerse un’associazione non casuale fra tre domini sintomatologici operazionalmente definibili. Questi domini potevano combinarsi nei singoli casi per gravità e sintomatologia clinica riferibile a ciascun dominio. La molteplicità di combinazioni determina delle variazioni importanti all’interno però di un continuum mantenendo però una sua coerenza. La triade di Wing-Gould è costituita da:

 disturbo qualitativo delle capacità di interazione sociale;

 disturbo qualitativo delle capacità comunicative, linguistiche e non linguistiche e delle capacità immaginative;

 repertorio ristretto e ripetitivo di interessi e attività.

La triade di Wing-Gould non contiene nessuna novità rispetto alle precedenti descrizioni, dal punto di vista clinico e psicopatologico, ma suggerisce un continuum nello spettro autistico, con numerose gradazioni,

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varianti e combinazioni di gravità nei vari domini, che possono rivelarsi nello stesso bambino in situazioni differenti e a differenti età.

Molto si è scritto in passato sull’origine dell’autismo, ma oggi risulta ancora poco chiara l’eziologia e la patogenesi e la stessa denominazione più accettata di disturbo dello sviluppo psichico è vaga ed imprecisa. Per quanto riguarda l’eziologia del disturbo, molti e diversi sono i fattori osservati che possono contribuire allo sviluppo della sindrome autistica. Sono state infatti riscontrate anomalie strutturali cerebrali nelle zone del cervelletto, dell’amigdala, dell’ippocampo, del setto e dei corpi mammillari (Frith, 1998) e anomalie a livello di molecole, come la serotonina e le beta-endorfine, aventi un ruolo nella trasmissione degli impulsi nervosi nel cervello (Frith, 1998).

1.3 La sindrome autistica oggi

Dagli anni ‘50 fino ad oggi, le ricerche e le scoperte scientifiche effettuate sulla sindrome autistica hanno permesso di giungere ad una classificazione completa e puntuale che comprende tutti i criteri diagnostici e gli aspetti descrittivi che costituiscono il disturbo.

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM IV, APA, 1994) individua come caratteristiche fondamentali del disturbo autistico: la presenza di uno sviluppo decisamente atipico o deficitario dell'interazione sociale e della comunicazione e una grande limitatezza del repertorio di attività. Nelle persone affette da questo disturbo si riscontrano inoltre modalità ripetitive di comportamento che mettono in evidenza una dedizione totale verso uno o più interessi stereotipati. I soggetti autistici possono comportarsi sempre nella medesima maniera e mostrare resistenza o malessere in seguito a cambiamenti anche banali. Alcuni esempi di azioni compiute frequentemente sono: mettere in fila giocattoli sempre nello stesso numero per più e più volte; mimare i gesti di un attore della televisione; avere una reazione esagerata di fronte ad una piccola modifica nell'ambiente casalingo o nell’abituale percorso per recarsi in qualche luogo . Per quanto riguarda i movimenti corporei stereotipati messi in atto, i più diffusi sono: battere le mani o schioccare le dita; dondolarsi oppure oscillare. Inoltre possono essere presenti anomalie della postura, come camminare in punta di piedi, o espressioni insolite del corpo (DSM IV, APA, 1994). Essendo il

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livello di interazione sociale fortemente compromesso, le persone autistiche possono essere del tutto indifferenti nei confronti degli altri bambini o dei loro fratelli stessi e possono anche non rendersi conto della sofferenza di chi li circonda.

Poichè la comunicazione è assai limitata, le capacità verbali e non verbali di questi soggetti sono profondamente alterate e le strutture grammaticali costituite di vocaboli ripetitivi o allegorici, si va da un totale inutilizzo di ogni forma linguistico comunicativa, ad un utilizzo ridotto e/o bizzarro del linguaggio. Nel disturbo autistico sono spesso assenti il gioco di immaginazione così come altri tipi di divertimenti ancor più semplici tipici dell’infanzia o della prima fanciullezza. Si può quindi parlare di questo disturbo evolutivo quando l'anomalia si presenta con ritardo o funzionamento atipico entro i 3 anni di età del soggetto e in almeno una delle seguenti aree: l’interazione sociale; il linguaggio utilizzato per l'interazione sociale; il gioco simbolico o quello di immaginazione (DSM IV, APA, 1994).

Circa il 75% dei bambini affetti da autismo presenta anche un ritardo cognitivo che va da lieve a grave. Inoltre, l’autismo si presenta molte volte in comorbidità con altre patologie: l’iperattività, lo scarso mantenimento dell'attenzione, l’impulsività, l’aggressività, gli atteggiamenti autolesivi, gli attacchi di rabbia, l’ipersensibilità ai suoni o all'essere toccato, le reazioni esagerate alla luce o agli odori. L’autismo può includere anche alcuni disturbi mentali associati, come per esempio anomalie nello sviluppo delle capacità cognitive, anomalie nell'alimentazione o nel sonno, anomalie dell'umore o dell'affettività, assenza di paura davanti ai pericoli concreti e agitazione smisurata di fronte ad oggetti inoffensivi. Inoltre, accanto a questo disturbo si possono rilevare altre condizioni neurologiche o mediche associate, come per esempio l’encefalite, la sclerosi tuberosa, la sindrome dell'X fragile, la rosolia materna. Tali bambini in età infantile possono essere sfavorevoli all'affetto e al contatto fisico, oltre che privi di risposte alle attenzioni dei genitori, tutti segnali che inizialmente potrebbero far pensare alla sordità (DSM IV, APA, 1994). Il livello del disturbo autistico è decisamente più alto nei maschi piuttosto che nelle femmine e si stimano da due a cinque casi ogni 10.000 soggetti (APA,2000), anche se secondo

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ricerche più recenti la prevalenza della sindrome risulta essere molto più elevata. Questa malattia si sviluppa ininterrottamente nel tempo, anche se in età scolare e in adolescenza possono presentarsi miglioramenti in alcune aree, come nell’ambito dell’interazione sociale. Solo una bassa percentuale di soggetti autistici arriva a vivere e a lavorare in modo indipendente nell’età adulta, mentre la stragrande maggioranza di loro seguita a manifestare numerose difficoltà nell'interazione sociale e nella comunicazione, oltre ad avere ben pochi interessi e attività. Tra i fratelli di bambini affetti da questa stessa malattia, è più probabile che si prospetti il rischio di trasmissione di autismo, il cui periodo di regressione di sviluppo è assai grave e prolungato, come è stato già detto. E’ necessario effettuare una diagnosi di tale malattia nel caso in cui non siano reperibili dati sullo sviluppo precoce o non sia possibile verificare il periodo di sviluppo normale voluto (DSM IV, APA, 1994).

E’ importante precisare che il disturbo autistico si differenzia dal disturbo di Asperger, in quanto nel secondo non è presente un ritardo nello sviluppo del linguaggio. Inoltre il disturbo di Asperger non viene diagnosticato là dove i criteri per esaminare il disturbo autistico siano stati soddisfatti. Accade talvolta che non sia affatto semplice stabilire se una nuova diagnosi di disturbo autistico venga dimostrata nel caso di un soggetto affetto da ritardo mentale, specialmente se grave o gravissimo (DSM IV, APA, 1994).

Per quanto riguarda i parametri diagnostici dell’autismo, questi sono pressoché i medesimi nel DSM-IV così come nell'ICD-10, anche se nel secondo il disturbo è stato denominato “autismo infantile”. A questo proposito, esiste oggi una grandissima confusione in merito alla terminologia con cui il disturbo viene definito. E’ presente anche una categoria di autismo, cosiddetto “regressivo” o “tardivo”, che non fa parte di una classificazione formale ed è legata al blocco psichico del soggetto. Esso si presenta dopo un iniziale sviluppo apparentemente normale del bambino, il quale può possedere anche un buon livello linguistico. Purtroppo però di colpo si assiste ad una regressione del soggetto che si caratterizza per i seguenti aspetti: la difficoltà nel gioco, la difficoltà nelle relazioni interpersonali e le espressioni emotive (DSM IV, APA, 1994). Tale disordine classificatorio si può riscontrare anche nella descrizione dei

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sintomi tipici del disturbo che, spesso troppo generici e indifferenziati, possono essere ricondotti ad altre sindromi molto diverse. Questa situazione ha condotto quindi alcuni ricercatori a sostenere di non intendere più l’autismo come sindrome a sé stante, ma come sintomo autistico o appartenente allo “spettro autistico” (Lucioni, 1998). Le varie scuole di pensiero si sono così trovate ad adottare ciascuna una propria scala di valutazione per stimare gli indici di miglioramento più appropriati ad un determinato intervento terapeutico. In particolare, è emerso che l’autismo può essere diagnosticato entro il terzo anno d’età, ma in alcuni casi anche entro i 18 mesi. Altri studi dimostrano ancora come in molti bambini il disturbo possa essere scoperto con esattezza fin dall’età di un anno, o addirittura più precocemente (Ehlers et al, 1999).

1.4 La classificazione del DSM IV per i disturbi dell’infanzia

 Ritardo mentale (lieve, moderato, grave, gravissimo, non specificato)

 Disturbi dell’apprendimento (Disturbi della lettura, Disturbo del calcolo, disturbo dell’espressione scritta, Disturbo dell’apprendimento NAS)

 Disturbo delle capacità motorie (Disturbo di sviluppo della coordinazione)

 Disturbi della comunicazione (Disturbo dell’espressione del linguaggio, Disturbo misto dell’espressione e della ricezione del linguaggio, Disturbo della fonazione, Balbuzie, Disturbo della comunicazione NAS).

Disturbi generalizzati dello sviluppo (Disturbo autistico, Disturbo di Rett, Disturbo disintegrativo della fanciullezza, Disturbo di Asperger, Disturbo generalizzato dello sviluppo NAS)

 Disturbi da deficit di attenzione e da comportamento dirompente (Disturbi da deficit di attenzione/iperattività, Disturbi da deficit di attenzione/iperattività NAS, Disturbo della condotta, Disturbo oppositivo provocatorio, Disturbo da comportamento dirompente NAS)

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 Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione dell’infanzia o della prima fanciullezza (Pica, Disturbo di ruminazione, Disturbo della nutrizione dell’infanzia o della prima fanciullezza)

 Disturbi da tic (Disturbi di Tourette, Disturbo cronico da tic motori o vocali, Disturbo transitorio da tic, disturbo da tic NAS)

 Disturbi della evacuazione (Encopresi, Enuresi non dovuta ad una condizione medica generale)

 Altri disturbi dell’infanzia, della fanciullezza o della adolescenza (Disturbo d’ansia di separazione, Mutismo selettivo, Disturo reattivo dell’attacamento dell’infanzia o della fanciullezza, Disturbo da movimenti stereotipati, Disturbi dell’infanzia, della fanciullezza o della adolescenza NAS).

Il DSM, come é noto, é una classificazione diagnostica e statistica curata dall’American Psychiatric Association, giunta alla sua quarta edizione, che riguarda soprattutto i disturbi mentali dell'adulto e ha una parte dedicata a quelli che insorgono nell'infanzia e nell'adolescenza.

Le psicosi dell’infanzia sono definite sotto la categoria Disturbi generalizzati dello sviluppo, che comprende:

 Disturbo autistico

 Disturbo di Asperger

 Disturbo Disintegrativo della Fanciullezza

 Disturbo di Rett

 Disturbo generalizzato dello sviluppo non altrimenti specificato Le caratteristiche di definizione del disturbo autistico del DSM-III-R sono mantenute nel DSM-IV, ma i singoli criteri diagnostici sono stati modificati per i seguenti motivi:

 migliorare l’utilità clinica riducendo il numero di criteri da 16 a 12 e aumentandone la chiarezza;

 aumentare la compatibilità con i criteri diagnostici per la ricerca dell’ICD-10;

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 restringere la definizione dei casi per una maggiore conformità con il giudizio clinico, con il DSM-III e con l’ICD-10.

Anche la richiesta di una età di esordio prima dei 3 anni, omessa nel DSM-III-R, É stata ristabilita per conformità con l’uso clinico e per aumentare l’omogeneità di questa categoria.

I criteri diagnostici per il Disturbo autistico, secondo il DSM IV sono:

 Un totale di 6 (o più) voci da 1), 2), e 3), con almeno 2 da 1), e uno ciascuno da 2) e da 3):

A. 1) Compromissione qualitativa dell’interazione sociale, manifestata con

almeno 2 dei seguenti:

a) marcata compromissione nell’uso di svariati comportamenti non verbali, come lo sguardo diretto, l’espressione mimica, le posture corporee e i gesti che regolano l’interazione sociale;

b) incapacità di sviluppare relazioni con i coetanei adeguate al livello di sviluppo;

c) mancanza di ricerca spontanea nella condivisione di gioie, interessi o obiettivi con altre persone (per. es. non mostrare, portare, nÈ richiamare l’attenzione su oggetti di proprio interesse);

d) mancanza di reciprocità sociale ed emotiva;

2) compromissione qualitativa della comunicazione come manifestato da almeno uno dei seguenti:

a) ritardo o totale mancanza dello sviluppo del linguaggio parlato (non accompagnato da un tentativo di compenso attraverso modalità alternative di comunicazione come gesti o mimica);

b) in soggetti con linguaggio adeguato, marcata compromissione della capacità di iniziare o sostenere una conversazione con altri;

c) uso di linguaggio stereotipato e ripetitivo o linguaggio eccentrico;

d) mancanza di giochi di simulazione vari e spontanei, o di giochi di imitazione sociale adeguati al livello di sviluppo;

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3) modalità di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati, come manifestato da almeno 1 dei seguenti:

a) dedizione assorbente ad uno o più tipi di interessi ristretti e stereotipati anomali o per intensità o per focalizzazione

b) sottomissione del tutto rigida ad inutili abitudini o rituali specifici

c) manierismi motori stereotipati e ripetitivi (battere o torcere le mani o il capo, o complessi movimenti di tutto il corpo)

d) persistente ed eccessivo interesse per parti di oggetti;

B. Ritardi o funzionamento anomalo in almeno una delle seguenti aree, con

esordio prima dei 3 anni di età:

 interazione sociale,

2) linguaggio usato nella comunicazione sociale, o

 gioco simbolico o di immaginazione.

C. L'anomalia non É meglio attribuibile al Disturbo di Rett o al Disturbo

Disintegrativo della fanciullezza.

Un'altra condizione autistica, descritta nel 1944 dall'austriaco Hans Asperger, con il nome di psicopatia autistica, viene classificata dal DSM IV con il nome di Disturbo di Asperger .

Nei bambini con questa patologia il comportamento autistico viene osservato verso i 3-4 anni, dopo un periodo in cui lo sviluppo psicomotorio, quello del linguaggio e il livello intellettivo sono sostanzialmente adeguati. In questo disturbo ciò che risulta man mano più compromessa É la capacità di relazione sociale e la varietà degli interessi sociali.

I bambini con Disturbo di Asperger risultano in genere di intelligenza normale.

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2. LA GINNASTICA

2.1 Generalità

La ginnastica è la scienza che studia l'esercizio fisico, gli effetti che con esso si possono produrre sull'organismo umano, e che ha per fine il conseguimento e il mantenimento della buona salute (Da Girolamo Mercuriale ( 1530- 1606), modificata).

"(ita dicere poterimus) artem gymnasticam esse facultatem quandam omnium exercitatium facultates contemplatem, eorumque varietates opere ipso edocentem, vel gratia bonae valetudinis conservandae vel gratia bonae valetudinis conservandae, vel gratia optimi corporis habitus acquirendi atque tuendi" (Girolamo Mercuriale, De arte gymnastica, Libri six, Venezia 1601, p.10F) (Fig.1).

2.2 Un po’ di storia della ginnastica

Seppur poco conosciuta, la ginnastica ha una storia con radici molto antiche, con Maestri di varie nazioni, alcuni tra i più famosi sono italiani.

2.2.1 La ginnastica nell’antichità

Non è certo possibile una data, causa mancanza di riferimenti su testi, resti archeologici, di individuare l'inizio da parte dell'uomo di una qualsivoglia attività sportiva.

E' opinione diffusa che l'educazione del fisico sia nata proprio con l'uomo. Nell'uomo, infatti, il movimento è il primo istinto ed il comando dell'attività muscolare è strettamente connessa all'istinto stesso.

Se consideriamo quali dovevano essere ai primordi le esigenze dell'uomo per la vita, è facile pensare che l'educazione del fisico era uno dei problemi più importanti, poiché nelle capacità fisiche risiedevano le possibilità stesse di vita.

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Lo sviluppo delle attività sportive non ha seguito uniformità di tempi in ogni regione della terra, ma possono essere distinti periodi per ciascuna regione che, normalmente, sono legati al processo di civiltà dei popoli lì localizzati. La Cina è comunemente considerata la prima regione dove si concepì l'esercizio fisico come disciplina. In Cina fiorirono molteplici attività la cui attività si estese nei popoli dei territori adiacenti ed in particolare al Giappone ove, a differenza della Cina, lo sport fu inteso come ausilio nella preparazione del guerriero.

Con lo sviluppo delle civiltà si ebbe lo sviluppo dello sport, e lentamente questo concetto si spostò verso Occidente attraendo tanti popoli. Così, dopo i popoli dell'India,gli Assiro-Babilonesi ed i Persiani anche i popoli dei paesi del bacino mediterraneo si interessarono alle discipline sportive. L'arrivo di tali discipline nel Mediterraneo ne ampliò rapidamente il diffondersi e la conoscenza grazie ai rapporti esistenti tra i vari popoli grazie agli scambi commerciali.

Tra i popoli che, per primi nel bacino Mediterraneo, presero interesse allo sport come disciplina furono gli Egizi e ciò è più che comprensibile in relazione all'avanzato studio della civiltà in tale popolo.

A circa 4.000 anni A. C risalgono le prime notizie sulla pratica dello sport in Egitto.La pratica si diffuse sempre maggiormente, come testimoniano le numerose incisioni scoperte, in particolare, sulle pietre tombali militari risalenti al 2.000 A. C.

Reperti archeologici egizi risalenti sempre circa al 2.000 A. C fanno vedere lo sviluppo di numerose discipline sportive quali la marcia, il pugilato, il salto, la corsa, il nuoto e la ginnastica. Nelle prime rappresentazioni sono presenti solamente uomini, successivamente troveremo rappresentate anche le donne.

Tra i primi documenti scritti che narrano di competizioni sportive troviamo l' Iliade. Nel poema sono riportate le otto gare sportive volute da Achille per onorare la memoria dell'amico Patroclo.

Sparta e Atene sono i centri diffusori delle nuove civiltà, da cui l'ellenismo prende vigore e si espande nei popoli abitanti le terre che si affacciano sul Mediterraneo.

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Le città hanno criteri diversi di addestramento; Sparta usa l'educazione fisica al fine della preparazione militare dei cittadini.

Atene invece, parte dal concetto di educazione del fisico per scopi militari, lo trasforma fino a farla divenire attività sportiva in senso agonistico come competizione tra atleti. Atene riesce così ad intuire nella preparazione del fisico nello sport un valore diverso, che va ben oltre la preparazione militare. Fino a quel momento la pratica degli esercizi era esclusivamente all'aria aperta, e si passa all'esercizio fisico svolto in attività all'aperto per la preparazione militare, a locali organizzati: le palestre.

Successivamente, attorno alla palestra vennero costruiti altri locali per l'insegnamento della cultura intellettuale e per le vere e proprie gare sportive, nacquero così gli stadi, mentre i complessi furono chiamati gimnasi. Ogni città aveva il suo gimnasio, Atene ne ebbe inizialmente tre ai quali nel corso dei secoli ne aggiunse altri sei.

2.2.2 Le origini della ginnastica in Italia

Nella seconda metà del settecento inizia a prendere importanza l'educazione fisica, ciò è dimostrato da alcuni scritti, i primi riconducibili a Gaetano Filangieri (1752-1788) che risulta influenzato dai pensieri illuministici, specialmente di Rousseau. Egli sostiene che “ non è vero che la specie umana sia la sola sulla quale l'uomo possa esercitare il proprio potere, non è vero che non si possa migliorare il fisico, come migliorare si potrebbe il suo morale. Correggiamo l'educazione, correggiamo i costumi, correggiamo le leggi ed il corpo del cittadino migliorerà insieme al suo spirito”. Filangieri tratta anche l'alimentazione, a partire dal bambino, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, del sonno, del vestire, dell'igiene della persona, degli esercizi fisici che dovrebbero fare per rimanere efficienti il più a lungo possibile.

A Napoli nei primi dell'ottocento erano presenti nei programmi scolastici ora dedicate alla ginnastica, alla metafisica e alla guerra .A Sorrento nel 1816 il regolamento per le scuole nautiche prevedeva esercizi di nuoto, ginnastica, oltre a materie più specifiche del settore. E' una ginnastica molto utilitaria, ma è pur sempre da considerarsi ginnastica.

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A Napoli nel 1822 veniva pubblicato da Nicola Micele “ Saggio di educazione fisica, morale e scientifica. L'interesse si espanse anche oltre le porte di Napoli.

Il primo giornale che diffonde le notizie relative all'educazione fisica ai primi dell'ottocento è il “Conciliatore”, che portava anche notizie dello sviluppo della ginnastica oltre le Alpi.

Nel 1833 Rodolfo Obermann (1812-1869) nato a Zurigo, viene invitato a Torino dal governo sardo, in qualità di insegnante di ginnastica per il corpo degli artiglieri di Torino. Obermann adempie molto bene all'incarico , tanto da divenire professore di ginnastica nell'accademia militare. Nel Castello del Valentino di Torino apre così una scuola di ginnastica militare. Nel 1836 il fondatore del corpo dei bersaglieri, Lamorra, lo accoglie come parte integrante dell'istruzione dei soldati. Questo particolare distingue ancora oggi questo corpo. La ginnastica viene introdotta in tutti i corpi militari dell’esercito sardo, vengono istruiti dei sotto ufficiali incaricati di diffondere la ginnastica. Alcuni ufficiali dell'esercito chiedono ed ottengono delle lezioni da Obermann, tra questi vi è il conte Ernesto Ricardi di Netro, futuro divulgatore della ginnastica in Italia. Nel 1840 Obermann cura l'insegnamento nelle prime scuole dell'infanzia di Torino, aiutato nell'organizzazione da Camillo Benso conte di Cavour. Nel 1844 si costituisce a Torino la prima società di ginnastica con un palestra propria e già 50 soci all'inaugurazione. Questa è la prima palestra civile, che pone un insegnamento della ginnastica anche per i civili e non più solo per i militari. A questa società furono iscritti il Re e tutti i principali reali. La ginnastica inizia a divenire più famosa e i primi giornali iniziano a parlarne, Obermann scrive alcuni articoli in alcuni periodici. Nel 1846 a Napoli nasce un ginnasio militare voluto dal Re Ferdinando, qui si esercitavano centinaia di militari. Subito dopo presero vita altri ginnasi a Capua, Nocera e Gaeta. Gli esercizi ginnici venivano inseriti subito, ancor prima di imbracciare le armi ed esercitarsi con esse. L'ufficiale di fanteria Niccolò Abbondati si occupa di formare i soldati con gli esercizi ginnici per dargli forza, destrezza, elasticità, agilità e coraggio. Nel 1846 Abbondati pubblica un trattato di “Istituzione di arte ginnastica per le truppe di fanteria di S. M Siciliana”. In questo trattato di preoccupa di dare un base di scienza alla ginnastica, cosa

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che veniva fatta a sua insaputa parallelamente in Svezia da Ling. Abbondati scrive le ragioni principali del moto, delle leggi della locomozione, della potenza dei muscoli, delle leve che formano le ossa, le membra insieme riunite e dei mezzi della natura per facilitare i movimenti. Abbondati sostiene durante la sua lezione di prescrivere un movimento qualunque, l'allievo deve mandarlo ad effetto con la massima agilità e col minimo dispendio di energie. Nel primo volume del trattato si trovano illustrati esercizi per gli arti superiori ed inferiori, la marcia, la corsa, il salto in alto, in basso e in lungo, gli esercizi di equilibrio su travi fisse e mobili, orizzontali e inclinate, pattini per imparare a scivolare sul ghiaccio, infine esercizi sulla scala di corda e scala orizzontale. Nel secondo volume sono descritti esercizi alla sbarra, al trapezio, alle parallele, alle pertiche, alle parallele; infine sono dedicate 56 pagine al nuoto, al modo di tuffarsi e al modo di comportarsi in caso di naufragio. Sono trattate anche l'equitazione e la scherma. Nel 1848 Ferdinando II aveva istituito una commissione provvisoria per la pubblica istruzione perchè formulasse un progetto di riforma. La relazione al progetto fu presentata lo stesso anno ed è attribuita al segretario di commissione Francesco De Sanctis. Nel progetto di riforma della scuola primaria si legge che la domenica, dopo le lezioni, avranno luogo per tutti i giovani del comune esercizi ginnici e militari.

Per le scuole normali primarie è previsto l'insegnamento della ginnastica da parte di un insegnante qualificato. Purtroppo le vicende storico politiche impediranno a questi provvedimenti di essere attuati fino in fondo.

Nel 1860 ancora De Sanctis attua nuovi provvedimenti.

A Torino la riforma scolastica di Boncompagni fatta nel 1848, ispirata alla scuola prussiana, non presenta alcun cenno della ginnastica nella scuola. L'Obermann visti i notevoli successi ottenuti in questo campo può tenere dei corsi gratuiti a favore dell'educazione fisica nelle scuole, presso la società di ginnastica torinese, per la formazione di nuovi insegnanti di ginnastica. Uno degli allievi è Cesare Caveglia che coadiuvava Obermann, e vi succederà nella direzione della scuola dopo la sua morte. Obermann nel 1849 pubblica un libro, a cura del ministero della guerra, la “Istruzione per gli esercizi ginnastica ad uso dei Corpi di Regia di Truppa”.

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E' un manuale molto scarno, di basso valore scientifico, che tende a dare degli esercizi ginnici mirati al potenziamento, alla scioltezza e al coraggio. Gli eventi politico militari ne aumenteranno la diffusione al pubblico. Il piccolo stato piemontese va ad assumere una notevole importanza nella vita italiana.

Il contributo dell'educazione fisica al Risorgimento italiano è notevole. Intanto con i regolamenti del 1860, la riforma scolastica voluta da Casati introduce la ginnastica negli insegnamenti scolastici. I precursori della ginnastica del Piemonte, Obermann e Ricardi di Netro, incontrano il precursore della ginnastica nel regno delle Due Sicilie, Francesco De Sanctis.

Nel 1861 viene istituito presso la società di ginnastica di Torino il primo corso di ginnastica magistrale, in modo tale da preparare abili insegnanti per l'insegnamento nelle scuole, cosa che non era riuscita fino in fondo negli anni precedenti nonostante gli sforzi compiuti. Il corso è diretto sempre da Obermann che scrive una “Guida di ginnastica educativa”(1861), “L'atlante degli attrezzi di ginnastica educativa”(1866). Secondo Obermann tutti gli esercizi che il corpo umano può compiere sono riconducibili sotto il nome di ginnastica in senso esteso. Obermann è un seguace dello Spiess e lo segue nei pensieri. La lezione secondo Obermann si compone di movimenti d'ordine, schieramenti e marce, esercizi liberi elementari, con bacchetta o con manubri, alternando la sospensione all'appoggio, esercizi di salto, di equilibrio, passi ritmici con evoluzioni, giuochi e gare. Sono considerate anche le passeggiate ginniche nei programmi di Obermann con particolari norme derivanti dalle conoscenze tramandate da Jahn. Gli allievi vengono valutati almeno due volte l'anno per verificarne l'abilità ginnica e la forza fisica. La ginnastica femminile trova nello Obermann un suo sostenitore, come lo ha trovato nello Spiess. In Obermann rimane sempre viva l'impostazione militare, la sua azione rimarrà ad essa improntata, tanto da caratterizzare a lungo l'educazione fisica italiana. Obermann fu il primo a dare una impostazione alla ginnastica italiana, possiamo quindi considerarlo come il padre della ginnastica educativa in Italia.

Dopo la morte di Obermann (1869) due scuole in Italia si dividono il primato: quella di Torino e quella di Bologna condotta da Baumann, allievo

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di Obermann. I tre maggiori esponenti della scuola di Torino non sono insegnanti di ginnastica. I loro nomi sono: Ricardi di Netro, Gamba e Valletti. La scuola di Bologna aveva tre grandi esponenti ed insegnanti di ginnastica: Reyer, Gallo e Baumann.

Le polemiche tra la scuola di Torino e quella di Bologna si inasprisce dopo la riforma del 1878, la scuola di Torino vide prevalere il suo indirizzo per la stesura della legge. Le polemiche diventarono tanto incandescenti da farintervenire nel 1886 l'on. Allievi per trovare un ulteriore compromesso. Dopo l'approvazione della legge furono istituite nove scuole magistrali di ginnastica (Bari, Bologna, Catania, Firenze, Napoli, Padova, Palermo, Roma e Torino) allo scopo di formare insegnanti. Nel 1881 Valletti viene nominato ispettore centrale per l'educazione fisica, grazie al suo patrimonio di conoscenze specialmente su quanto avviene all'estero nel mondo dell'educazione fisica. Valletti scrive molti libri in ambito storico e pedagogico della ginnastica; Baumann scriverà molte opere in un campo più scientifico della ginnastica. E' Baumann che offre il concetto di “ginnastica razionale” scrivendo che essa è “la scienza che determina il perchè dei movimenti ginnastici e della loro forma”. Questi argomenti sono ancora oggi molto validi, possiamo considerare Baumann un pioniere della ginnastica che grazie alla base razionale e scientifica che da ad essa la rende ancora oggi valida e attuale. Il fine della ginnastica è educare l'uomo, tramite esercizi che sono il mezzo per centrare il fine.

Nel 1888 la Scuola Normale di ginnastica maschile di Roma viene trasformata in Regia Scuola Normale di ginnastica educativa. Nel 1890 vengono istituite una Scuola Normale di ginnastica femminile a Napoli e una a Torino. L'interesse per l'educazione fisica si sviluppa molto anche in campo medico, sempre più scienziati prendono parte a discussioni sulla materia. La Commissione della Scuola Normale di ginnastica maschile di Roma vuol proporre l'educazione fisica su basi razionali, <<mirando a formare uomini di azione sani e robusti, pronti a prestare utilmente la loro opera per la società e per la patria nei momenti di pericolo>>. Questi nuovi programmi stravolgono quella che è stata la ginnastica italiana, viene eliminato tutto ciò che vi era di acrobatico, di coreografico, di mimico. Viene aumentato l'orario dedicato agli esercizi ginnici, ai giochi, agli

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esercizi manuali. Nonostante questa ennesima nuova norma i contrasti ancora non si placano. Nel 1909 viene approvata una nuova legge organica a favore dell'educazione fisica. Con questa legge si puntava a considerare l'educazione fisica nella gioventù non solo come esercizio fisico, ma come esercizio fisico volto alla funzione educativa come mezzo per formare il carattere e la volontà. Questa legge porta il nome del Ministro Dameo, conferma l'obbligo dell'insegnamento dell'educazione fisica, che comprende la ginnastica educativa propriamente detta, i giuochi ginnici, il tiro a segno, il canto corale ed altri esercizi educativi che possano formare il carattere e la volontà. La legge viene applicata alle scuole elementari e medie pubbliche e private; la frequenza delle lezioni è giornaliera per almeno mezz'ora nelle scuole primarie e tre ore settimanali nelle scuole medie.

Poco prima dell'inizio del primo conflitto mondiale abbiano un cambio generazionale nei maestri della ginnastica italiana. Gamba e Mosso scomparvero in quelli anni, Valletti e Baumann si assentano sulle nuove questioni legate all'educazione fisica e alla ginnastica.

In questo cambio generazionale il personaggio con più personalità è Giuseppe Monti (1861-1938), allievo di Baumann alla Virtus di Bologna e laureato in medicina con la tesi la ginnastica attiva, nel 1889 ottiene il diploma per l'abilitazione all'insegnamento dell'educazione fisica. Avendo preso parte nel 1900 al concorso per il titolo di direttore della Società di ginnastica di Torino, allora presieduta da Mosso, lo vince e successivamente (1906) vince anche il concorso per la direzione della Scuola Normale di ginnastica sempre della stessa città, direzione che conserva anche dopo la trasformazione della scuola in Istituto di Magistero e fino alla sua chiusura (1923). Le preferenze del suo metodo sono indotte alla deambulazione, marcia e corsa che individua come esercizi fondamentali. Si ispira alle idee di Baumann e Gallo. Vi sono anche esercizi speciali, individuati negli: 1. Esercizi a corpo libero con piccoli attrezzi per gli arti superiori 2. Esercizi del busto con e senza attrezzi

3. Esercizi di equilibrio (asse Baumann), esercizi sul terreno 4. Salti

5. Esercizi di sospensione e di appoggio 6. Giuochi

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22 7. Canto

Per Monti l'esecuzione lenta degli esercizi mira ad ottenere il massimo grado di articolarità, con l'esecuzione rapida l'agilità e la destrezza articolare, mentre con gli esercizi statici si correggono le posizioni errate. Il primo conflitto mondiale segna uno stallo dello sviluppo dell'educazione fisica, durante la guerra viene istituita in Italia il Corpo Nazionale dei Giovani Esploratori, l'organizzazione era già presente in Italia sin dal 1910, ma nel 1916 viene riconosciuta ufficialmente, l'educazione fisica trova un altro mezzo per espandersi.

Dopo il conflitto mondiale la situazione dell’educazione fisica è precipitata. Gli impianti sono insufficienti, i programmi vecchi, si sente la mancanza di insegnanti qualificati. Al congresso di Firenze del 1919 degli “amici dell'educazione fisica” Pagliani, uno dei relatori, è d'accordo con Monti secondo il quale la ginnastica metodica deve essere la base dell'educazione fisica, ed è un'ottima preparazione ad ogni sport.

Giovanni Gentile (1875-1944), allora Ministro della Pubblica Istruzione prese la decisione di togliere l'educazione fisica dall'insegnamento scolastico, perchè non aveva mai trovato un'accoglienza ed una considerazione tale da svilupparne il concetto educativo.

Con il D. R. 15 marzo 1923 viene istituito l'Ente Nazionale per l'educazione fisica (E. N. E. F) a cui viene affidata l'educazione fisica delle scuole medie. Il provvedimento comporta la cancellazione del ruolo statale degli insegnanti, alla soppressione dei tre Istituti di Magistero di educazione fisica di Torino, Roma, Napoli. Le palestre e gli impianti dovranno essere mantenuti dai Comuni e dalle Province.

Questa norma affonda il lavoro fatto nel passato per cercare di portare l'educazione fisica ad un ruolo cardine dell'insegnamento scolastico il cui scopo era educare e formare uomini sani e robusti. Con la legge 3 aprile 1926 viene istituita l'operazione Balilla e l'E. N. E. F cessa di esistere. Nel periodo fascista si fa uso dell'educazione fisica sfruttando lo sviluppo dello spirito che questa ha sull'individuo.

I programmi, proporzionati all'età e suddivisi in periodi corrispondenti ai vari gradi di sviluppo, indicano l'andamento dell'educazione fisica, sia la qualità che per la quantità degli esercizi. Questi rigidi protocolli non si

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possono applicare a tutte le persone, in questo caso alunni ma ancor prima bambini, in quanto a parità di età anagrafica non corrisponde una uguale età biologica. Tale aspetto poteva essere risolto solamente con un valido insegnamento da dare ad insegnanti, ma il fine di questo programma per lo Stato non era la salute degli alunni in primis, bensì usare questa educazione per certi verso spirituale per indirizzare gli alunni verso idee politiche ben precise. In quelli anni vennero meno molti principi base della ginnastica come la gradualità, molti infatti furono gli infortuni avvenuti in questo periodo. Ritroviamo finalmente un indirizzo sensato grazie a Ferrauto (1888-1976) che riesce a fare a conciliare i processi scientifici di Baumann con quelli a scopo igienico e ricreativo. In questo periodo l'educazione fisica si fa ed è controllata in ogni città d'Italia.

Istituita la G. I. L le viene assegnato l'insegnamento dell'educazione fisica nella scuola elementare e media. La G. I. L è alle dirette dipendenza del Partito Nazionale Fascista. Le accademie di Roma e Orvieto passano direttamente sotto il controllo della G. I. L nel 1939.

Con la legge del 1941 l'insegnamento della materia nella scuola è equiparato alle altre materie scolastiche. Nel 1943 con la caduta del fascismo la G. I. L cessa di esistere e le sue competenze sono divise sotto il controllo del Ministero della Guerra e quello dell'Educazione Nazionale.

A Roma nel 1944 il Commissario Nazionale della Gioventù Italiana amministra l'educazione fisica che, ancora una volta, deve iniziare di nuovo tutto da capo. Gli impianti sono distrutti, gli insegnanti sono sfiduciati, le condizioni non sono certamente le ideali per ricominciare. Nelle leggi che si fanno nel 1945 per ristabilire un equilibrio post bellico viene affrontato anche l'ambito scolastico, e con questo inevitabilmente la questione relativa all'insegnamento dell'educazione fisica.

Nel 1946 si ha a Roma il primo Congresso nazionale degli insegnanti di educazione fisica, viene costituita una commissione di lavoro. La “Cultura fisica”, pubblicato a Venezia è il primo giornale della categoria del dopo guerra, il direttore è Mario Gallo, figlio di Pietro. Nel Gennaio del 1948 si ha un nuovo congresso degli insegnanti molto importante per la partecipazione del Ministro della Pubblica Istruzione, On. Gonellache anticipa discorsi che ritroveremo nelle future riforme di legge sul tema

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dell'educazione fisica nella scuola. Il congresso ha successo e si ritrova una grande compattezza tra gli insegnanti.

Nel maggio 1949 si pubblica a Roma il “Notiziario di educazione fisica”, organo ufficiale dell'Associazione Nazionale di Educazione Fisica, il direttore è D. Mendolia. Sempre nel 1949 si costituisce un gruppo parlamentare dello sport con l'adesione di circa cento deputati. Si inizia a parlare di sport e non di ginnastica ed educazione fisica anche se quest'ultima non viene per ora abbandonata ma affiancata dallo sport. Il Ministro Gonnella durante la legge del giugno 1950 afferma che <<l'educazione fisica deve tenere con dignità il posto che ad essa compete tra le varie discipline, perchè essa ha nell'unità del processo educativo una finalità che non deve essere compromessa, cosa che è anche il fine della scuola, ovvero fornire un insegnamento supremo>>. Nella stessa legge c'è una circolare che detta norme sullo svolgimento integrale dei programmi in vigore e per le attività atletiche da praticare. Il presidente del CONI Onesti definisce l'entrata dello sport nella scuola come una conquista che deve avvenire se una nazione vuole progredire.

Nel luglio del 1952 vengono approvati i nuovi programmi di insegnamento dell'educazione fisica negli istituti e nelle scuole che entreranno in vigore dall'anno accademico 1952-'53. Questi programmi avrebbero dovuto fare da spartiacque con il passato ma così non fu nonostante l'apertura dello sport nel 1950. Unica novità degna di rilievo è la norma sulla ginnastica femminile moderna dove si introducono nuovi temi. L'incremento dell'attività sportiva e la costituzione di nuovi gruppi scolastici è l'unica vera novità di questa legge.

Nel 1952 persino il Papa Pio XII enuncia parole a favore di sport ed educazione fisica dicendo: <<Lo sport e la ginnastica hanno, come fine prossimo, di educare, sviluppare e fortificare il corpo, dal lato statico e dinamico, come fine più remoto, l'utilizzazione, da parte dell'anima, del corpo così preparato per lo sviluppo della vita interiore ed esteriore della persona; come fine ancor più profondo di contribuire alla sua perfezione; da ultimo, come fine supremo in generale e comune ad ogni forma di attività umana, avvicinare l'uomo a Dio>>.

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Nel 1952 vengono riaperti i corsi dell'Istituto Superiore di Educazione Fisica di Roma, riaprendo le attività cessate dalle accademie.

Con il D. P. R 30 giugno 1955 l'E. N. E. F diventa Ente Morale e li viene riconosciuto una funzione di interesse pubblico. Questo è un successo per tutta la categoria.

Sempre nello stesso anno il Ministro Ermini approva programmi di studio delle scuole elementari in cui si hanno anche indicazioni per l'educazione fisica.

L'approvazione della legge numero 88 del 7 febbraio 1958 non soddisfa tutte le aspettative, ha molti compromessi e qualche mancanza, ma è la prima legge organica dopo quella del 1909 che riordina la materia.

Viene confermato l'insegnamento dell'educazione fisica in tutte le scuole ed istituti di istruzione secondaria, insegnato indistintamente ad alunni e alunne, il controllo degli insegnanti torna sotto il comando del Ministero della Pubblica Istruzione. Vengono costituite le cattedre di educazione fisica, nasce un ispettorato per l'educazione fisica e sportiva. E' prevista un'attività sportiva in orario extra scolastico. Nelle elementari ci sono quattro lezioni settimanali da mezz'ora. Infine è istituito l'Istituto Superiore Statale di Educazione Fisica di Roma riconfermato di grado universitario con corso di studi triennale. Coloro che abbiano passato tutti gli esami sostengono un ulteriore esame per il conseguimento del diploma di insegnante di educazione fisica.

L'Educazione fisica altro non sarebbe che l'insegnamento delle regole igieniche che servono per vivere una vita sana il più a lungo possibile. Per regole igieniche intendiamo l'educazione alimentare, l'educazione sessuale, la cura del proprio corpo. La ginnastica ha l'obbiettivo di far esercitare al corpo quelle funzioni per cui siamo nati ma che con l'evoluzione siamo venuti a perdere o ad usare meno, funzioni che rientrano nella cura del corpo. Si intende la capacità di sospensione e arrampicata che un tempo i nostri avi erano costretti ad esercitare per cogliere ciò che nasceva sugli alberi o per rifugiarsi su di essi per sfuggire da animali. Fortunatamente queste esigenze nella maggior parte del mondo non sono più richieste, ma bisogna sempre tenere in considerazione il fatto che il nostro corpo è nato per fare questi esercizi e che con la ginnastica queste capacità possono

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essere mantenute. Come si vede da questo lavoro ha una lunga storia fatta di grandi Maestri, ma ancor prima di essere Maestri la maggior parte erano grandi professori e studiosi sia del corpo umano in ambito medico (anatomia umana, fisiologia...) e gli esercizi che proponevano tenevano in considerazione queste conoscenze. Con la ginnastica si crea un uomo con un corpo forte, articolarmente e muscolarmente liberi da vincoli e con notevoli capacità coordinative. Tutti questi elementi rendono l'uomo pronto a fare sport. Quindi possiamo considerare la ginnastica come lo sviluppo di capacità utili per l'igiene, sia come una buona base per chi ha intenzione di tentare un approccio ad una disciplina sportiva. Analizzando la storia della ginnastica nelle maggiori nazioni che ora compongono l'Europa possiamo vedere come la ginnastica si sia diffusa in tutta la popolazione a partire dall'indirizzo militare, per poi espandersi anche in ambito civile ai soli maschi ed infine anche al genere femminile. La formazione che la ginnastica ha attuato in ambito militare ha contribuito a renderla una materia interessante anche per i civili che apprezzavano l'efficienza fisica dei militari istruiti ed erano entusiasti dopo aver avuto modo di vedere i benefici che essa apportava al proprio benessere. La ginnastica ha contribuito all'unificazione di nazioni come l'Italia grazie alla formazione di soldati pronti fisicamente. Proprio l'Italia vanta figure di spicco in ambito ginnastico, il primo è sicuramente Girolamo Mercuriale che con l'opera De Arte Gymnastica è stato il primo a racchiudere il significato di ginnastica e dei benefici che questa poteva dare alle persone proponendo nell'opera scritti che spiegavano gli esercizi e tabelle illustrate. Oltre agli esercizi spiega anche il perchè vanno proposti, a chi vanno proposti e tutti gli accorgimenti del singolo esercizio. Nel diciannovesimo secolo in Italia inizia un grande dualismo tra la scuola di Torino e la scuola di Bologna. Questo dualismo che è presente anche nella prima metà del ventesimo secolo non aiuta le stesure legislative riguardante l'insegnamento della ginnastica nella scuola. Il successo in Italia si ha nel 1878, quando con la legge De Sanctis la ginnastica viene resa per la prima volta obbligatoria nella scuola. Negli anni a seguire vi sono numerose riforme che continuano a vedere contrapposte la scuola torinese e la scuola bolognese. L'importanza che ha la ginnastica nel formare la persona dal punto di vista fisico e

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spirituale è stata sfruttata nel ventennio fascista per avere uomini e di conseguenza soldati formati sia fisicamente (formazione fisica), sia disposti a dare tutto per la propria patria ( formazione spirituale). Personalmente credo che alla maggior parte delle persone è rimasto solo questo ricordo negativo e ignorano che la ginnastica ha fini molto più nobili che il formare soldati. Troverei molto utile che la conoscenza della storia di questa materia non si limite solamente agli eventi di quelli anni ma agli effetti positivi che grazie alla ginnastica si possono avere sul corpo.

2.3 Gli elementi della ginnastica

Gli attrezzi: il primo elemento che salta agli occhi, e che caratterizza la ginnastica è la presenza e l'uso dei piccoli e grandi attrezzi. Tra i quali troviamo: scala orizzontale, spalliera svedese, quadro svedese, anelli, palco di salita (funi, pertiche, scale di corda) ,appoggi Baumann, esercizi a corpo libero, plinto, cavallo, sbarra tubolare graduabile, bastoni di legno, bastone Jager, asse di equilibrio, trasporti, arrampicata, studio del come scavalcare un muro. Gli attrezzi sono indispensabili per la ginnastica, ma non la definiscono.

L'aspetto igienico, la “buona salute”: il fine della ginnastica, come detto nella sua definizione, è il conseguimento ed il mantenimento della buona salute mediante esercizi ricercati e studiati che consentono di mantenere la miglior efficienza fisica il più a lungo possibile lavorando sul rinforzo dei muscoli antigravitari, sull'allungamento muscolo tendineo e la scioltezza delle articolazioni rispettandone i movimenti fisiologici. Per questi fini useremo i grandi attrezzi della ginnastica e gli esercizi a corpo libero.

La ginnastica fa parte dell’educazione fisica, cioè “l’applicazione pratica delle norme igieniche”. (E. Baumann)

L’educazione fisica dovrebbe comprendere:

- Lo studio e la pratica delle norme di igiene personale e dei luoghi di dimora.

- Lo studio e la pratica delle norme elementari per una corretta alimentazione.

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28 - Ginnastica

L’elemento principale della ginnastica è l’ Esercizio Fisico (atto motorio voluto e precisato) (Emilio Baumann). Nella definizione troviamo le parole “voluto e precisato” che ci fanno capire come per esercizio fisico non ci sia obbligo di movimento, bensì il “semplice” stare composti, fermi, sia un esercizio a tutti gli effetti se è presente la volontà di eseguire quel determinato atto.

La ginnastica comprende:

- Esercizi di tipo applicativo: necessari per l’apprendimento e il mantenimento di specifiche attività motorie. Questi esercizi dovrebbero essere appresi da piccoli per facilitarne l’apprendimento, ma sarebbe opportuno realizzare il loro apprendimento a qualsiasi età, e in tutti i soggetti , con le limitazioni legate all’età e ad eventuali deficit.

- Esercizi di tipo specificatamente salutistico: Esercizi di controllo posturale, di controllo della ventilazione polmonare (Ginnastica Respiratoria Intrinseca, G. R. I.), rilassamento, scioltezza articolare, allungamento muscolo tendineo, di schema corporeo. Anche questi esercizi dovrebbero esser parte di ogni programma di ginnastica, rendendoli accessibili ad ogni persona.

- I giochi di movimento: (pallavolo, tennis calcio, equitazione, altalena, giochi di equilibrio, ecc). Il termine gioco è da intendere nella sua semplicità, dove il fine è il divertimento, dove non ci sono ne vincitori ne vinti, il fine in questo caso non sarà la vittoria a tutti i costi.

Merita sicuramente attenzione la ginnastica di Georges Hèbert, la ginnastica naturale che racchiude i movimenti in 10 grandi famiglie:

 Marcia: Più che sviluppare in modo notevole gli arti inferiori, dona loro maggior forza di resistenza, assottigliandoli e indurendoli; è un esercizio molto interessante per la respirazione.

 Corsa: Permette all’organismo lo sforzo più completo e più intenso, fa lavorare gran parte del sistema muscolare, attiva tutte le funzioni, soprattutto cuore e polmoni, elimina il grasso e purifica il sangue, aumenta la capacità respiratoria, accresce la forza di resistenza.

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 Salto: Dà al corpo un impulso conveniente per superare un ostacolo, permette frequentemente di evitare incidenti, mette in gioco le parti più importanti dell’organismo (soprattutto respirazione e circolazione), sviluppa muscoli delle gambe e dell’addome, sviluppa agilità e colpo d’occhio, fortifica le ginocchia, piedi e ginocchia, dà scioltezza e riflesso d’equilibrio nelle cadute, ha l’effetto morale di vincere la paura dell’ostacolo.

 Quadrupedia: Sviluppa i muscoli dorsali e delle spalle, ha azione su tutte le articolazioni e sulla colonna vertebrale, dà flessibilità, corregge le curvature anormali, procura automassaggio generale alle ossa e alle articolazioni.

 Arrampicata: Sviluppa la muscolatura del tronco, degli arti superiori e dell’addome e anche degli arti inferiori, è scuola di volontà e fermezza.

 Equilibrio: E’ un’azione potente sull’affinamento dei centri nervosi e sullo sviluppo dell’intelligenza muscolare, sviluppa tutta la muscolare come conseguenza di reazione alla contrazione, sviluppa agilità, sangue freddo, coraggio e fiducia, mette in rilievo i punti deboli su cui lavorare.

 Sollevamento e trasporto: Ha azione potente su tutta la muscolatura, preparazione alla lotta e alla difesa.

 Lancio: Sviluppa la muscolatura superiore e addominale conseguente ai movimenti di torsione caratterizzanti i lanci, coltiva destrezza, riflessi.

 Lotta e difesa: Sviluppa respirazione e circolazione, sviluppa la muscolatura, soprattutto braccia, spalle e dorso.

 Nuoto: Ha azione su cuore e polmoni, sviluppa la muscolatura e la coordinazione dei movimenti, sviluppa agilità, fiducia e determinazione.

Tra gli esercizi vari che compongono la ginnastica troviamo una classificazione di Amoros, molto valida anche se ad indirizzo militare, che fa capire la vastità della materia.

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- Camminare e correre su terreno facile e difficile

- Salti in basso, in lungo ed in alto con l'aiuto di particolari apparecchiature.

- Esercizi di equilibrio: su travi orizzontali od inclinati, fissi o vacillanti, su pioli.

- Scalata di steccati , muri, fossi, burroni.

- Lotta in diversi modi per sviluppare forza muscolare, destrezza e resistenza alla fatica.

- Andare all'assalto con i più svariati mezzi.

- Attraversare uno spazio tenendosi sospesi per le braccia ad una corda o ad una trave.

- Nuotare nudo o tutto vestito con armamenti a seguito. - Trasportare corpi pesanti.

- Esercizi di sferistica antica e moderna, atletica e militare, in tutte le sue variazioni, con ogni specie di pallone, di differente peso e grandezza; lancio del giavellotto, frecce lance, pietre, ecc.

- Tiro al bersaglio con l'arco o con altre armi. - Scherma a piedi ed a cavallo.

- Equitazione, prima su cavalli di legno poi su cavalli veri. - Danze militari e di società

Come ci dimostra la storia la ginnastica può essere adattata in molti settori, a partire da quello scolastico fino ad arrivare a quello militare.

2.4 Il lavoro agli attrezzi

Gli attrezzi della Ginnastica classica presentano tutti, in modo più o meno marcato, le seguenti caratteristiche:

Naturalezza: Gli attrezzi della Ginnastica classica sono stati ideati dai Maestri di Ginnastica col preciso scopo di riproporre in ambiente sicuro e con possibilità di studio, ossia con possibilità di ripetizioni e di gradualità le esperienze naturali che l’essere umano avrebbe dovuto affrontare se avesse continuato a vivere in un ambiente

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naturale: ciò è quanto è stato previsto dalla natura, ciò è quanto è possibile per l’essere umano ed è anche quanto è necessario per il mantenimento della sua efficienza fisica.

Nella vita attuale tali esperienze motorie, non sono più necessarie per la sopravvivenza e non verrebbero più eseguite.

La ginnastica naturale, intesa in questo senso, consiste in quello che Georges Hébert, educatore fisico francese, ha espresso nelle sue “dieci famiglie di movimento”: camminare, correre, saltare, arrampicarsi, le quadrupedie, gli equilibri, il trasporto, la difesa e il nuoto.

Difficoltà: Attraverso la proposta di esercizi gradualmente e progressivamente sempre più difficili (ed è sempre possibile adattare il grado di difficoltà al singolo individuo), è possibile trasmettere a ciascun bambino che con la si può sempre migliorare, che con la tenacia e con un po’ di sacrificio quello che sembrava impossibile può essere raggiunto, che non deve esistere il “non mi riesce”, dietro il quale si barrica il bambino che teme di non riuscire.

Pericolosità: gli attrezzi della Ginnastica possono essere pericolosi, proprio perché il loro utilizzo ha come scopo, tra gli altri, anche quello di insegnare ad affrontare in modo consapevole e razionale il pericolo. Capire le situazioni di pericolo e saperle adeguatamente valutare costituiscono un sapere grande nell’educazione del bambino, di fondamentale importanza specialmente negli anni successivi, quando da adolescente si troverà a doverle affrontare.

2.5 I maestri della ginnastica

Emilio Baumann nacque il 9 Aprile 1843 a Canonica D'Adda, in provincia di Bergamo.

Nel 1847 la sua famiglia si trasferì a Montorio Veronese e Baumann entrò, nel 1853, nel collegio Mazza di Verona, seguendovi gli studi classici. Nel

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Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento. Laudato si’, mi Signore,