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Capitolo II L’adulthood come categoria sociale 57

3. L’adultità in trasformazione 71

3.2. L’adultità ‘giovanilizzata’ 74

sulla base della quale l’età adulta ha subito gli effetti indiretti delle trasformazioni che hanno recentemente riguardato il precedente segmento del ciclo di vita. Si può quasi tautologicamente affermare che nel momento in cui diventa più complicato lasciare definitivamente l’età giovanile, diventa anche più complesso entrare definitivamente nell’età adulta.

Quanto detto a proposito del dilazionamento, della reversibilità e della desincronizzazione dei nuovi percorsi di superamento delle soglie dell’adultità ha infatti degli effetti non solo sulla giovinezza, ma anche sull’esperienza adulta. Se il verificarsi degli eventi in grado di sancire la fine del periodo giovanile avviene mediamente più tardi rispetto al passato, la condizione di ‘giovane’ si allunga a scapito di quella di ‘adulto’ che vede erodersi il suo confine inferiore 65. Se il loro superamento è inoltre sempre più temporaneo e reversibile, non solo la giovinezza viene abbandonata momentaneamente, ma anche lo status di adulto viene ottenuto temporaneamente e parzialmente.

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3.2. L’adultità ‘giovanilizzata’

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Già negli anni ’80, Saraceno notava che “nel contesto contemporaneo si assiste al venire meno di un complesso di segni distintivi dell’essere adulto stesso, che così come perde i suoi legami con il processo fisiologico di formazione del corso, sembra perdere precisi connotati e riferimenti di tipo socio- istituzionali” (Saraceno 1984, 537).

Questa ‘dissoluzione’ delle garanzie e dei vincoli istituzionali dell’essere adulto avrebbe, da un lato, contribuito al venire meno “della certezza dello status di adulto garantita dall’inserimento in determinati ruoli” (Ibidem) e, dall’altro lato,

! Va inoltre tenuto in considerazione anche il legame tra l’adultità e la vecchiaia: il generale aumento 65

della speranza di vita e il miglioramento delle condizioni di invecchiamento ha infatti reso il confine superiore dell’età adulta meno chiaro. Rispetto al passato appaiono, ad esempio, aumentate le persone anagraficamente anziane ancora attive sul mercato del lavoro e anche a seguito dell’uscita dalle fila della popolazione attiva, la persona anziana tende a mantenere più frequentemente uno stile di vita indipendente.

aperto la strada a inedite opportunità di “sperimentare l’essere adulto come esperienza soggettiva, come biografia individuale su cui si ha in qualche misura controllo e non solo come status in cui si é ospitati (o prigionieri) e il cui copione é già tutto scritto” (Ibidem).

Un ventennio più tardi, a seguito al consolidarsi di questo processo di svuotamento dei significati classici dell’adulthood a fronte delle trasformazioni s o c i a l i c o n t e m p o r a n e e , è s t a t o e l a b o r a t o i l c o n c e t t o d i “giovanilizzazione” (Santambrogio 2002, 22; Introini e Pasqualini 2005) della realtà adulta, che appare particolarmente utile a descrivere la contemporanea problematicità dell’adultità.

Con il concetto di giovanilizzazione dell’adultità si fa riferimento alla permanenza di stili di vita, comportamenti e modelli di consumo tipicamente giovanili anche a seguito del superamento dei confini anagrafici della giovinezza e quindi alla loro diffusione tra la popolazione adulta.

Il fenomeno della giovanilizzazione trova manifestazione in una pluralità di sfere dell’agire umano e di contesti sociali e assume pertanto forme alquanto diversificate tra loro. Esso è un fenomeno complesso e di non facile esemplificazione in cui scelte individuali e costrizioni sociali, intrecciandosi, producono un distaccamento tra identità sociale e identità biologica, andando a formare una figura ibrida tra l’adulto e il giovane.

A seconda delle diverse descrizioni che differenti autori hanno dato di questo concetto, l’adulto ‘giovanilizzato’ è infatti colui che non ha ancora una casa di proprietà, dei figli, una relazione sentimentale stabile, che non ha un lavoro sicuro o che non ha ancora incominciato a pensare ad una carriera (Santambrogio 2002), ma anche colui che “ha i gusti di un teenager e la carta di credito di un adulto” (Crawford 2007, 18).

Sebbene alcune rappresentazioni dell’adulto giovanilizzato tendano a collegare l’emergere della giovanilizzazione alle sole scelte individuali di una generazione adulta egoista, edonista e irresponsabile (Ibidem), le ragioni di questo fenomeno appaiono in realtà più complesse e intrinsecamente sociali.

La giovanilizzazione degli adulti appare innanzitutto ‘imposta’ dalle caratteristiche della società contemporanea: le trasformazioni del mercato del lavoro e delle dinamiche affettivo-familiari di cui si è precedentemente detto, contribuiscono ad aumentare le possibilità che un individuo anagraficamente adulto debba - in un certo senso, contro la sua volontà - tornare nella condizione di studente, essere ancora parzialmente dipendente dai genitori dal punto di vista economico, avere una vita sentimentale fortemente instabile.

Da questo punto di vista, la giovanilizzazione assume quindi la natura di una vera e p ro p r i a c o n s e g u e n z a d e l l a c o n t e m p o r a n e a ‘ p re c a r i z z a z i o n e dell’esistenza” (Bauman 1999) che, oltretutto, imporrebbe agli adulti di far propria la ‘navigazione a vista’ prima tipica dei soli giovani (De Luigi 2007). La precarietà del presente e l’incertezza che caratterizza il futuro, compreso quello più prossimo, porterebbe infatti anche questi ultimi a dover adottare un atteggiamento di “apertura in quanto tale” (Ricolfi e Sciolla 1980, 38; Leccardi 2008) 66.

In accordo con Pasqualini (2005), appare possibile affermare che la giovanilizzazione è di fatto sostenuta dalla società contemporanea, perché la giovinezza è l’età che “meglio si adatta a questa società, a questo mondo in continua evoluzione” (Pasqualini 2005, 61): proprio per le peculiarità di età ‘liminale’ - sperimentale, indefinita, flessibile - che la caratterizzano (cfr. cap. I), la gioventù è, tra le diverse fasi del ciclo di vita, quella che meglio si confà al mondo in cui quotidianamente ci troviamo a vivere.

Secondo Furedi assisteremmo, infatti, ad un vero e proprio “deprezzamento dell’adultità” che costituisce il naturale “risultato della difficoltà della nostra cultura di affermare gli ideali tradizionalmente associati con questa fase della vita. Maturità, responsabilità e impegno sono solo scarsamente sostenuti dalla cultura contemporanea, poiché in contrasto con il senso di temporaneità che prevale nelle nostre vite quotidiane” (Furedi 2004).

! In tal senso la “sindrome da destrutturazione temporale” caratterizzata dalla “frammentazione della 66

memoria storica, [dalla] labilità dell’orizzonte temporale dei progetti che coinvolgono l’identità personale [e dall’] assenza di criteri relativamente persistenti di allocazione del tempo quotidiano” (Cavalli 1985, 13) che porta i giovani a vivere in un presente infinito, affliggerebbe anche gli adulti.

La giovanilizzazione troverebbe quindi sostegno, dal punto di vista culturale, in una vera e propria trasformazione della giovinezza in mito della società complessa (Morin 1963). Il diventare adulti non sarebbe più visto come una realizzazione, ma come una perdita 67.

Secondo Bonazzi e Pusceddu, infatti, “l’adultità oggi è da più parti un valore negato, è la giovinezza ad assumere lo statuto ontologico di bene supremo. Essere giovani vuol dire possedere la bellezza, una progettualità libera da verifiche nei confronti della realtà effettuale, il potere di riciclare continuamente la propria esistenza quasi fosse possibile fermarsi sulla soglia senza essere costretti a varcarne definitivamente i confini” (Bonazzi e Pusceddu 2005, 21).

Sebbene quello della giovinezza eterna sia un mito sempre esistito, nella nostra società la sua ricerca sarebbe divenuta, oltre che ‘meno impossibile’, ideale e obbligo sociale.

Scrive Danesi “che una società bombardata incessantemente da immagini di giovinezza è condannata a diventare sempre più suscettibile a considerare quelle stesse immagini la norma. Poiché la nostra consapevolezza è forgiata dal tipo di stimoli e di informazioni ai quali siamo esposti, lo sbarramento di immagini generate dai mass media di personaggi giovani, belli e divertenti influenza in modo subdolo lo stile di vita comune e i comportamenti individuali” (Danesi 2006, 22).

É prima di tutto in risposta a questa idealizzazione massmediatica che si moltiplica quindi tra gli adulti la diffusione di comportamenti, stili di vita e consumi sempre più simili a quelli giovanili, nonché la diffusione delle pratiche di cura del corpo - dalla palestra alla chirurgia estetica - volte a contrastare lo scorrere del tempo e le leggi biologiche dell’invecchiamento.

Proprio lo sviluppo di queste pratiche rende apparentemente raggiungibile da tutti l’ideale dell’eterna giovinezza che viene pertanto trasformato in vero e proprio obbligo sociale. Quando le creme antirughe, le tinte per i capelli, i

! Come affermato da Pasqualini (2005, 60), emerge “la convinzione che la condizione giovanile vada 67

preservata il più a lungo possibile poiché essere giovani equivale ad essere felici, ad essere flessibili e aperti ai cambiamenti, ad essere reversibili e abili a cogliere le nuove possibilità che si prospettano. Per molti il passaggio dalla giovinezza alla maturità è visto con paura e viene rimandato il più possibile nel tempo perchè equivale al venire meno di tutti i privilegi tipici dell’età giovanile”.

ritocchi e le cure estetiche, gli abbonamenti per la palestra cessano di essere accessibili e destinati solo a specifici gruppi della popolazione 68 - le donne, gli ultra50enni, le persone abbienti - il cercare di restare giovani diviene un suggerimento sociale sempre più pressante e il non cercare di farlo una scelta socialmente discutibile.

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In conclusione, quindi, sia le necessità imposte dalla struttura - materiale e culturale - contemporanea, che il tentativo di sfuggire alla concretezza del reale - di un’età interpretata come di responsabilità - condurrebbero chi non è più giovane ad invadere il territorio di chi lo è ancora.

Nello scenario appena delineato diventa infatti sempre più complesso determinare cosa sia giovane e cosa sia adulto, dove termini la giovinezza e dove inizi l’adultità, quale funzione caratterizzi le due età e quali siano i loro reciproci legami con importanti conseguenze tanto sul piano identitario (individuale e collettivo) dei giovani e degli adulti, quanto sulle dinamiche intergenerazionali e sull’intero sistema sociale contemporaneo.

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4. Tra giovanilizzazione e degiovanimento: lo spazio sociale dei