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Processi contemporanei di ridefinizione della condizione adulta 71

Capitolo II L’adulthood come categoria sociale 57

3. L’adultità in trasformazione 71

3.1. Processi contemporanei di ridefinizione della condizione adulta 71

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Rispetto al passato, la definizione di cosa sia un adulto sembra oggi essere diventata un ‘problema’. Questa problematicità si manifesta nella vita quotidiana delle persone, al livello dell’immaginazione pubblica, nell’ambito della ricerca sociale e nelle immagini prodotte dai media mediante in una serie di comportamenti ed esternazioni che testimoniano una crescente difficoltà di individuazione delle caratteristiche distintive di questa età e che manifestano una diffusa preoccupazione per la ‘crisi dell’adultità’ (Regni 2006). Se film e romanzi ci raccontano di uomini e donne di mezza età che voltano le spalle alla responsabilità in una personale rincorsa della giovinezza, tra i media iniziano a diffondersi i termini ‘kidult’ e ‘adultscent’, neologismi creati nell’ambito del marketing per riferirsi ad una fascia della popolazione solo anagraficamente adulta; e più voci - in campo politico, religioso, accademico - mettono in allerta rispetto alla scomparsa dell’adulto.

Di fronte a questi segnali di ‘problematizzazione’ dell’adulthood appare necessario soffermarsi sulle caratteristiche della sua ‘crisi’ cercando di comprendere perché e

come si manifesta.

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3.1. Processi contemporanei di ridefinizione della condizione adulta

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Per quanto sia complesso sintetizzare le ragioni che portano l’adulthood a diventare un ‘problema’, due principali macroprocessi sembrano collocarsi alla sua base.

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Il primo riguarda le dinamiche macrosociali contemporanee e i loro effetti sulla vita degli individui. Le trasformazioni intervenute a modificare la struttura sociale e i suoi corollari identitari nella contemporaneità (Beck et al 1994; Crespi 2006) hanno infatti agito, seppur con modi differenti e intensità diverse, su tutte le fasce

di età e, oltre alla giovinezza, anche il termine ad quem del percorso di crescita dei giovani - l’età adulta - appare particolarmente interessato da queste trasformazioni.

Concretamente, l’esperienza adulta viene ad essere profondamente ridefinita rispetto alle epoche precedenti.

Sul piano demografico, ad esempio, la diminuzione delle nascite e il prolungamento della vita hanno “contribuito a dilatare ed articolare una fase della vita, quella adulta appunto, che un tempo sembrava stretta tra giovinezze e vecchiaia, tutta scadenzata da compiti di produzione e riproduzione” (Saraceno 1984, 521).

La riduzione delle nascite ha infatti comportato un’evoluzione dei rapporti tra uomo e donna e delle relazioni tra generazioni, nonché un cambiamento nel modo di vivere la generatività (Erikson 1959) 62. Ad esso si collega inoltre un aumento del tempo a disposizione per l’adulto e una strutturazione dei rapporti con le generazioni più giovani entro la famiglia in sequenze più distinte 63. Il prolungamento della vita ha poi anche aumentato la possibilità per gli adulti di avere una lunga vita attiva senza obblighi di cura verso i figli piccoli, ma con altrettanto probabili responsabilità nei confronti della generazione più anziana. Sempre all’interno del contesto familiare una serie di evoluzioni sociali hanno poi contribuito ad un aumento della vulnerabilità della famiglia. Il divorzio o la convivenza offrono indubbiamente l’opportunità di modificare una scelta precedentemente concepita come irreversibile, ma danno spazio anche ad una

! Erikson individua nella generatività, espressione della capacità di essere responsabile per gli altri, una 62

delle dimensioni chiave dell’adultità. La riduzione delle nascite e dei connessi pesi materiali, pratici e temporali, dando la possibilità ai genitori e ai figli di comprendersi come individui, ha avuto un peso fondamentale nello sviluppo di questa dimensione e, conseguentemente, ha modificato il rapporto tra generazioni e il modo in cui i soggetti vivono la propria esperienza di adulto generante e responsabile.

! “Dapprima si è genitori di figli piccoli, poi di figli in età scolare, poi di adolescenti, poi di giovani e così 63

via. L’età dei figli, in altri termini, punteggia in modo esplicito la dimensione procreativo-generativa degli adulti-genitori, articolandola e differenziandola, ed insieme differenziando le diverse figure di genitori” (Saraceno 1984, 522).

precarizzazione dei legami sentimentali 64 che modifica l’esperienza stessa dell’essere adulto. In crescita risultano poi la tendenza a spostare in avanti l’età del matrimonio e della procreazione e la scelta di non sposarsi e non avere figli: esse riflettono l’emergere di una nuova definizione di adulto maggiormente svincolata da responsabilità generative e rapporti generazionali diretti (Giddens 2008; Donati 2013; Di Nicola 2008).

Anche le trasformazioni intervenute, infine, nell’ambito dell’esperienza lavorativa esercitano un peso determinante nella ridefinizione contemporanea dell’adulto per quanto concerne la sua biografia lavorativa, l’organizzazione quotidiana del tempo e dei rapporti tra i diversi mondi di vita del soggetto e le forme di identificazione legate all’esperienza lavorativa (Semenza 2004). Lo spazio temporale dedicato al lavoro, le carriere lavorative, le forme contrattuali, il tipo di lavoro, i rapporti lavorativi si modificano e il lavoro perde la sua tradizionale univoca centralità nella vita dell’adulto senza tuttavia perdere di importanza: esso compete con altri possibili o reali usi del tempo e con altre possibili o reali fonti di identificazione personale e collettiva e proprio da questa competizione trae origine una sua nuova problematizzazione e valorizzazione simbolica (Negrelli 2013).

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Il secondo processo rimanda, invece, al già citato carattere relazionale dell’età (cfr. cap I, par 1). Occorre infatti ricordare che l’età adulta costituisce una delle fasi che vanno a comporre il ciclo di vita umano e in quanto tale essa si affianca alle fasi di vita precedenti e successive instaurando con esse un rapporto relazionale (Donati e Colozzi 1997). Proprio in virtù di questo legame, ogni processo che interessa una qualsiasi delle fasi del ciclo di vita comporta un qualche cambiamento anche negli altri segmenti (Saraceno 1984).

! Secondo Saraceno (1984, 523) “il divorzio - come esperienza effettiva o come possibilità propone 64

un’altra dimensione dell’esperienza adulta contemporanea: la relativa provvisorietà di scelte e solidarietà un tempo nel bene e nel male definitive e anzi identificanti l’essere adulto (anche se con diverse compensazioni e costi per uomini e donne e nelle diverse classi sociali). Questo fenomeno introduce - o meglio é un indicatore di - instabilità nell’esperienza e nello stesso equilibrio affettivo adulto; introduce inoltre la necessità di operare scelte e riorientamenti che, secondo il resoconto classico dello sviluppo individuale, dovevano essere limitati alla fase dell’adolescenza e della giovinezza”.

Tra l’adulthood e la giovinezza esiste pertanto una relazione di interdipendenza sulla base della quale l’età adulta ha subito gli effetti indiretti delle trasformazioni che hanno recentemente riguardato il precedente segmento del ciclo di vita. Si può quasi tautologicamente affermare che nel momento in cui diventa più complicato lasciare definitivamente l’età giovanile, diventa anche più complesso entrare definitivamente nell’età adulta.

Quanto detto a proposito del dilazionamento, della reversibilità e della desincronizzazione dei nuovi percorsi di superamento delle soglie dell’adultità ha infatti degli effetti non solo sulla giovinezza, ma anche sull’esperienza adulta. Se il verificarsi degli eventi in grado di sancire la fine del periodo giovanile avviene mediamente più tardi rispetto al passato, la condizione di ‘giovane’ si allunga a scapito di quella di ‘adulto’ che vede erodersi il suo confine inferiore 65. Se il loro superamento è inoltre sempre più temporaneo e reversibile, non solo la giovinezza viene abbandonata momentaneamente, ma anche lo status di adulto viene ottenuto temporaneamente e parzialmente.

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3.2. L’adultità ‘giovanilizzata’

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Già negli anni ’80, Saraceno notava che “nel contesto contemporaneo si assiste al venire meno di un complesso di segni distintivi dell’essere adulto stesso, che così come perde i suoi legami con il processo fisiologico di formazione del corso, sembra perdere precisi connotati e riferimenti di tipo socio- istituzionali” (Saraceno 1984, 537).

Questa ‘dissoluzione’ delle garanzie e dei vincoli istituzionali dell’essere adulto avrebbe, da un lato, contribuito al venire meno “della certezza dello status di adulto garantita dall’inserimento in determinati ruoli” (Ibidem) e, dall’altro lato,

! Va inoltre tenuto in considerazione anche il legame tra l’adultità e la vecchiaia: il generale aumento 65

della speranza di vita e il miglioramento delle condizioni di invecchiamento ha infatti reso il confine superiore dell’età adulta meno chiaro. Rispetto al passato appaiono, ad esempio, aumentate le persone anagraficamente anziane ancora attive sul mercato del lavoro e anche a seguito dell’uscita dalle fila della popolazione attiva, la persona anziana tende a mantenere più frequentemente uno stile di vita indipendente.