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2. Genere ed istruzione: le teorie

2.3 Gli approcci strutturalisti e decostruttivisti

2.3.2 L’analisi decostruzionista

La prospettiva decostruzionista discende dal pensiero dei filosofi francesi Foucault (1971;1976) e Derida (1967;1969). Sia l’analisi strutturalista sia quella decostruttivista concepiscono il potere in termini relazionali, ma l’analisi del potere è significativamente differente nei due approcci: i teorici decostruttivisti sostengono che il potere sia una caratteristica dell’interazione stessa e non un possesso o qualcosa che un gruppo o una persona detengono sopra un altro gruppo o persona. Foucault e Derida sostengono la necessità dello smontaggio del sistema di linguaggi, discorsi e pratiche culturali che sono l’unica causa dell’esistenza del genere: quando si riuscirà a smantellare questa complessa struttura che ha visto nel tempo un progressivo consolidamento di simboli e di significati alla base dei due generi verrà rivelato il carattere fittizio della dimensione concettuale del genere (Piccone stella, Saraceno 1996).

Il genere è qui concepito come costruzione sociale “pura” che, in quanto tale, non comprende elementi biologici di cui tenere conto ma si fonda su una continua e costante stratificazione di simboli e di attribuzioni di significato che ha comportato il consolidamento dei due generi. Le donne e gli uomini possono quindi decostruire il complesso sistema di simbologie e significati e mostrarne le caratteristiche di costruzione sociale. Se e quando l’operazione di smontaggio e di disvelamento del carattere di costruzione alla base del genere venisse messa in atto, quest’ultimo smetterebbe di esistere. La questione non è quindi se gli uomini e le donne sono diversi ma se sono percepiti come diversi. La percezione è quindi la chiave del potere (Sadker, Sadker 1994). Il genere è un concetto che ha senso perché si è deciso di iniziare a disquisire intorno ad esso: prima degli anni settanta ad esempio, affermano gli autori decostruzionisti, il concetto di genere era pressochè assente ed inesistente proprio perché non è stato caricato di significato, simbologia e discorso.

È necessario sottolineare come la teoria decostruzionista non si ponga l’obbiettivo di affermare una nuova verità: tutto ciò che è possibile fare è decostruire, offrire visioni alternative e discorsi. L’esistenza di un sistema di potere è ineliminabile: Foucault sostiene che il potere è qualcosa che circola e gli individui sono i veicoli attraverso cui il potere agisce non il punto dove questo trova applicazione (Gordon 1980). Dal momento che il potere, veicolato dalle interazioni sociali, è però un flusso in continuo movimento di costruzione e decostruzione, non è preclusa la possibilità di avere nuove configurazioni dei sistemi di potere. In particolare, le donne hanno la possibilità di mostrare il carattere fittizio della costruzione di genere e di liberarsi delle etichette che sono state costruite su di loro dal pensiero logocentrico occidentale (Piccone Stella, Saraceno 1996).

I decostruzionisti si concentrano in primo luogo sul modo in cui la percezione è organizzata e, successivamente, sui livelli di consenso che in un determinato sistema sociale sono cruciali nell’istituzione e nella regolazione di specifici sistemi di relazioni di potere e di privilegi. Le analisi decostruzioniste non mirano tanto a sostenere che alcuni approcci sono sbagliati, quanto a svelare le conoscenze false e quelle vere. Dal momento che l’approccio decostruttivista vede tutte le conoscenze come mediate dal sistema discorsivo e testuale non è quindi al contenuto della conoscenza in sé ciò a cui ci si riferisce ma è alla struttura del discorso e del testo che lo supporta che si va a guardare. La questione è relativa al come il linguaggio o un particolare framework naturalizza e nasconde ciò che noi chiamiamo realtà e le modalità secondo cui vengono accettate identità, relazioni o relazioni che si arrivano a considerare come naturali o normali (Thompson 2003).

Il consenso di un determinato gruppo sociale non è visto nei termini di assunzioni e affermazioni supportato da prove evidenti ma il vedere comune è reso tale da una rete di riferimenti visti come qualcosa in opposizione a qualcos’altro che non rappresenta l’ideale: essere bianchi è l’opposto dell’essere neri, la mascolinità è il contrario della femminilità, l’eterossessualità in opposizione alla omosessualità (Morrison 1992). Sia la prospettiva decostruttivista sia quella strutturalista hanno presente come il gruppo delle donne possa essere eterogeneo al suo interno: se però la teoria strutturalista evidenzia il vantaggio di un particolare gruppo di donne su un altro come potere esercitato dalle prime su queste ultime, la teoria decostruttivista mette in luce come la specifica immagine di femminilità basata sull’innocenza, la purezza, la benevolenza viene costruita per contrasto in riferimento alle donne meno privilegiate. Ad esempio lo stereotipo della donna afroamericana con forte richiamo alla sessualità permette alle donne bianche anglosassoni di apparire sessualmente pure, innocenti e vulnerabili così come essere donne non bianche in condizioni di bisogno economico consente alle donne bianche dell’ upper-class di apparire benevolenti e caritatevoli. Per i decostruzionisti, per riassumere, la coerenza di un assunzione è

raggiunta per esclusione e contrasto dove quindi è impossibile parlare di un ideale femminile applicabile a tutte le donne (Smith 1998).

Gli ideali vanno visti e inseriti nel contesto di implicazioni oppressive che li hanno fatti sorgere: questi infatti non possono essere considerati come valori assoluti, astorici e decontestaulizzati ma vanno compresi nelle loro connessioni con altri valori (Thompson 2003). Dimensioni come il genere e la razza non assumono significato di per sé stessi ma diventano significativi attraverso la rappresentazione del linguaggio e di altre forme di comunicazione: il proprio significato e valore non è naturale ma è costruito sul contrasto di ciò che non è ideale dove quindi non esiste un riferimento primario per il consenso.

Per la teoria decostruttivista il significato di una interazione non è mai pienamente determinato o considerabile come non problematico, il focus della teoria è sulla continua riproduzione del sistema di significato simbolico (Ibidem 2003). Il concetto dicotomizzato maschio/femmina non può essere una semplice descrizione di quella che è l’esperienza ma è la base di partenza per l’indagine discorsiva sul genere.

La teoria decostruttiva offre alcuni strumenti ai sistemi di istruzione per promuovere l’equità di genere tuttavia le metodologie proposte da questo approccio hanno il limite (che allo stesso tempo ne è il punto di forza) di essere in continua ridefinizione e di non offrire quindi proposte risolutive. In realtà, come sostiene Martin (2000), tutto il lavoro femminista è decostruzionista perché mira a scardinare stereotipi e aspettative sulla costruzione dei generi.

Le ricerche decostruzioniste applicate ai sistemi di istruzione riguardano prevalentemente analisi e riflessioni rivolte ad insegnanti ed educatori; vengono analizzate le ragioni per cui la visione di miglioramento assoluto non può essere una soluzione all’eliminazione del sessismo, ci sono poi strumenti che problematizzano la costruzione di genere ed analisi che uniscono i valori legati al genere ad altri ambiti quali l’etnicità, la sessualità e la classe. Gli insegnanti nello svolgimento del proprio ruolo devono trasformarsi in intellettuali che occupano posizioni politiche e sociali e che hanno il compito di aiutare gli studenti a decostruire il discorso e liberarsi dall’oppressione. Si assiste ad un grosso lavoro decostruzionista relativamente ai libri di testo e al linguaggio utilizzato in esso. Il progetto Polite (Pari opportunità nei libri di testo) condotto tra il 1998 e il 2001 è un programma rivolto alle case editrici per promuovere l’ideazione e la produzione di testi scolastici e didattici che mostrino sensibilità alle tematiche di genere e alle relazioni che contraddistinguono uomini e donne.

1) Un codice di autoregolamentazione sensibile alla prospettiva di genere che sostenga una visione equa di uomini e donne e in grado di aiutare studenti e studentesse nella costruzione di una identità di genere adattata alla propria personalità.

2) Su ispirazione di quanto previsto dal principio di pari opportunità, un censimento su base europea degli strumenti pedagogici e dei materiali relativi ai testi scolastici.

3) Un Vademecum per coloro che costruiscono i testi 4) Seminari di aggiornamento per insegnanti

5) Confronti delle esperienze tra Italia, Spagna e Portogallo

Un altro progetto che si muove nella stessa direzione è il progetto “Quante donne puoi diventare.Nuovi modelli per bambine e bambini nelle scuole di Torino” promosso dalla Regione Piemonte per gli anni 2000-2006, si rivolge ai disegnatori ed agli autori dei libri per l’infanzia, genitori, insegnanti ed educatori per liberare i testi e le interpretazioni delle immagini dalle visioni stereotipate.