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La teoria prenatale di Geschwind

3. Genere e matematica: una rassegna della letteratura empirica

3.2 I fattori biologici

3.2.1 La teoria prenatale di Geschwind

Le teorie che trovano spazio nell’ambito della biologia, concentrano la propria attenzione sulla conformazione del cervello per spiegare le differenze di genere in matematica; in particolare, le considerazioni di ricerca partono dalla constatazione che l’emisfero destro sia maggiormente in grado di controllare le abilità logico-matematiche e legate allo spazio; l’emisfero sinistro quelle linguistiche e delle componenti prassiche (Pelucchi 2003).

Alla base della conformazione cerebrale degli individui un ruolo cruciale è giocato dagli ormoni. Questi ultimi sono sostanze prodotte dalle ghiandole endocrine che agiscono su diversi tessuti. L’ormone tipicamente associato all’ “essere maschio” è il testosterone e gli ormoni dell’ “essere femmina” sono gli estrogeni e il progesterone. Tuttavia, è necessario specificare come questa distinzione potrebbe risultare fuorviante dal momento che sia gli uomini sia le donne racchiudono in sé tutte le tipologie di ormoni sebbene in quantità differenziate. La caratteristica degli ormoni è quella di essere messaggeri chimici trasportati dal flusso sanguigno che vanno ad interessare numerosi organi inclusa la mente. Una delle teorie biologiche delle differenze cognitive in matematica è quella che sostiene che gli ormoni medino le differenze.

Gli ormoni prenatali sono chiaramente implicati nello sviluppo della mente e quindi le ricerche in questo ambito cominciano dallo studio della vita prenatale. Gli studi di Geschwind (1983, 1984) trovano applicazione in questo ambito di indagine. Lo studioso propone una “teoria complessiva” sullo sviluppo del cervello nei feti e spiega le differenze in matematica con un insieme di tematiche apparentemente non correlate che vanno dalla dislessia, al mancinismo, alle allergie e ad altri disturbi del sistema immunitario e dell’orientamento sessuale. Geschwind sostiene che gli ormoni siano determinanti non solo per la creazione degli organi sessuali ma anche nella formazione del sistema nervoso centrale. Durante lo sviluppo del feto i testicoli in formazione dei maschi secretano il testosterone che contribuisce alla formazione del sistema nervoso maschile: è qui che si forma anche la mente maschile. Il processo di creazione della mente femminile è molto simile ma non uguale per il diverso livello di estrogeni presenti al momento della formazione della mente. La crescita di un emisfero rispetto all’altro (detto lateralizzazione emisferica) vede un più rapido sviluppo dell’emisfero destro rispetto a quello sinistro e di conseguenza quest’ultimo è più vulnerabile rispetto ad eventuali agenti esterni che ne possono compromettere una integrale formazione (Pelucchi 2003). Il maggiore livello di

dominante l’emisfero destro. Un indicatore di dominanza dell’emisfero destro è l’essere mancini ovvero l’utilizzare con maggiore facilità la mano sinistra rispetto alla destra. L’attività motoria, infatti, è controllata dal controlaterale dell’emisfero più sviluppato; gli ormoni, a parere dell’autore, incidono sulla formazione del corpo calloso ovvero di quella parte che consente la connessione tra i due emisferi e sul timo portando ad eventuali disturbi del sistema immunitario (allergie, coliti). Numerosi studi confermano l’ipotesi di Geschwind di una maggiore presenza di mancini tra i maschi (Taylor, Heilman 1989; Bryden 1977, Halpern, Haviland, Killian 1998); inoltre, le ragazze che nella fase prenatale sono state esposte a maggiori livelli di testosterone hanno una maggiore probabilità di essere mancine rispetto a coloro che non sono state esposte a questo ormone. La teoria di Geschwind tende a trovare riscontri anche in alcuni test di competenza che misurano le abilità spaziali e di ragionamento logico dove i ragazzi sembrano riuscire un pò meglio delle ragazze. Inoltre, più studenti che studentesse mostrano problematiche linguistiche e di lettura le quali sono associate allo sviluppo dell’emisfero sinistro e ciò giustificherebbe la maggiore frequenza dei casi di dislessia e autismo tra i ragazzi

Uno studio condotto da Benbow (1988) su ragazzi con punteggi molto elevati nel test matematico SAT (300 casi) e ragazzi con basso punteggio (127 casi), si propone di verificare le ipotesi sulla relazione tra abilità matematiche e mancinismo e tra abilità matematiche e allergie di Geschwind. È noto come la percentuale di persone che usa la mano destra è pari a circa l’86% (Pelucchi 2003), secondo gli studi di Benbow il 16% dei mancini sono maschi e l’11% femmine: la differenza non è significativa così come, negli studi dell’autore, non sono significative le differenze di performance relativamente al genere nei test matematici. In merito al discorso sulle allergie Benbow rileva una probabilità doppia di averne tra coloro che mostrano elevate abilità matematiche rispetto al gruppo con basse abilità (53% contro 25%), tuttavia ancora una volta, la differenza di genere a parità di gruppo nell’incidenza di allergie non è significativa.

Dal momento che le allergie e il mancinismo potrebbero non essere dei segnalatori precisi del maggior sviluppo di un emisfero sull’altro, O’Boyle e Gill (1998), in chiave lombrosiana, utilizzano le neuroimmagini per valutare l’ampiezza degli emisferi e registratori di onde elettriche per valutare l’attività degli emisferi dove i risultati, sebbene poco robusti, mostrano una maggiore attività dell’emisfero destro tra gli adolescenti più dotati.

L’approccio di Geschwind è stato criticato per più ragioni:

1. La teoria lega fenomeni che sono molto complessi come il discorso sul mancinismo e la conformazione cerebrale.

3. Non tutti i neurologi conconcordano sulla provenienza delle abilità logico-matematiche e spaziali dall’emisfero destro: alcuni studiosi ritengono che i lobi frontali siano il luogo del ragionamento mentre le regioni posteriori ospiterebbero alcune specifiche tipologie di abilità come alcuni aspetti concettuali e legati al ragionamento spaziale (Waltz 199, Luria 1973).

4. La teoria di Geschwind nasce per valutare le dislessie e i disturbi linguistici nei ragazzi di genere maschile e non per valutare gli studenti con elevate capacità matematiche. Inoltre, se le ipotesi di Geschwind fossero corrette, tra gli studenti di genere maschile dotati di elevate abilità si troverebbe che questi studenti siano in possesso di scarse capacità linguistiche e di lettura quando invece di solito ad alte performance in matematica corrispondono anche elevate performance in lettura (Byrnes 2001, 2005).

5. La tentazione di trarre considerazioni sulle abilità personali a partire dalla grandezza degli organi cerebrali non è nuova nelle scienze sociali (Lombroso 1895,1897): tuttavia anche in questo caso non si sono notate differenze e asimmetrie tra gli emisferi tali da giustificare un diversa funzionalità legata alla dimensione degli emisferi (Byrnes 2001, 2005).

6. Geschwind riconduce le differenze al periodo prenatale ed esclude ogni possibile influenza dell’ambiente esterno, comprese le forme di educazione ed istruzione che possono portare allo sviluppo di una serie di capacità (Halpern, Wai, Saw 2005; Byrnes 2001; Ungerleider 1995; Greenenough, Black, Fallace 1987). Uno studio condotto su alcuni roditori mostra come la stimolazione con giochi produca una crescita neuronale e una moltiplicazione della connettività (Diamond 1999). Allo stesso tempo i livelli di ormoni presenti nel corpo di un individuo possono essere influenzati da agenti esterni come l’assunzione di droghe oppure da prolungati periodi di stress.

7. Infine, il problema più grande è che questa teoria non rende conto della fluttuazione delle differenze di genere in matematica alle diverse età degli individui. Le differenze di genere in matematica iniziano a presentarsi nei livelli intermedi di istruzione: nel corso della formazione primaria infatti, ovvero fino a quando i bambini non arrivano agli 11-12 anni, non sono rilevate differenze di genere significative nelle performance matematiche (Hyde et al. 1990; Fennema, Sherman 1978; Levis e Hoover 1987). Successivamente i cambiamenti vedono favorire i ragazzi: è infatti dopo i 12 anni che le identità di genere assumono un diverso significato per ragazzi e ragazze legato ad una maggiore visibilità dei tratti maschili e femminili nella trasformazione dell’aspetto fisico. La differenza è pressoché inesistente nelle scuole elementari e tende a crescere nelle scuole superiori cioè durante l’adolescenza (Byrnes 2005).