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CAPITOLO 3 UN MARIDO DE IDA Y VUELTA

3.4 L’umorismo di situazione

3.4.1 L'assurdo logico

L’abbondante impiego di elementi bizzarri, sorprendenti e al limite della razionalità che caratterizzano la commedia «jardielesca», ha spinto molti critici contemporanei a definire la produzione dell’autore come «teatro dell’assurdo»: tuttavia, Jardiel Poncela non compose teatro del absurdo in quanto non sono presenti elementi tipici di tale genere, che in effetti si definì nelle sue caratteristiche solo successivamente al suo «teatro inverosimile». César Oliva puntualizza come tale etichetta risultasse prematura al tempo di Jardiel, in quanto:

Para buscar una conexión más teatral del absurdo, hemos de esperar varios años, justamente cuando la función crítica logrará un desarrollo pleno en nuestro medio. Sería a finales de los setenta, con la llegada de autores como López Mozo, García Pintado o Matilla, que utilizarán el absurdo como camuflaje, cara a la censura, de ciertas críticas sociales.

(Oliva 1993, p. 30)

Jardiel scrisse dunque teatro de lo inverosímil dal punto di vista storico e drammaturgico, ma ciò non toglie che si possa utilizzare il termine in riferimento non al suo teatro in generale, bensì ad alcuni aspetti specifici di esso, come per esempio fa Escudero citando la frase di Bergson: «quella che si riscontra nel comico non è dunque un’assurdità qualsiasi. È un’assurdità determinata, che non crea il comico, ma che caso mai ne deriva» (Bergson 1990, p. 107).

In tale prospettiva si potrebbe ritenere assurdo il prodotto dell’effetto comico «jardielesco», soprattutto a livello verbale, in cui si confondono tratti

145 meramente fisiologici a quelli morali, come per esempio avviene in Un adulterio

decente: «EDUARDO.— ¡Setenta años! Realmente setenta años son

demasiados, Eladio. Haces mal en tener tantos años» (cit. in Escudero 1998, p. 60).

García Pavón (cit. in Peneva 2008, cap. 4.1) segnala il personale modo di fare teatro inverosimile di Poncela come assurdo logico. Secondo lo studioso, Jardiel Poncela avrebbe realizzato teatro dell’assurdo in quanto i problemi che presentano le sue commedie si collocano fuori dalla razionalità, si allontanano dalle norme vigenti e si sviluppano attraverso concatenamenti di altri elementi assurdi che generano situazioni estremamente divertenti. Tali dettagli insoliti sono però trattati dall’autore e, di conseguenza, dagli attori, come se fossero normali, da qui l’etichetta assurdo logico. Conde Guerri si esprime a tal proposito sostenendo che Poncela «…elaboró un “absurdo” lógico que sigue un camino inverso al de las tradicionales producciones del absurdo» (1981, p. 19).

Peneva (2008, cap. 4.3.2.1.2) definisce come assurde le situazioni di Un

marido de ida y vuelta che comprendono lo spettro di Pepe, in quanto elemento

soprannaturale, e ciò che la sua presenza provoca.

L’amore tra Leticia e Pepe è un amore capriccioso e infantile per quanto riguarda lei e profondo ma, allo stesso tempo, superficialmente legato all’aspetto fisico, per lui. Assurdo è che in vita Pepe sia morto a causa dei dolori al cuore provocati dallo stress del vedere la moglie stanca e annoiata, e adesso che questi è spettro, lei voglia tornare con lui. In questo dialogo si nota come Leticia preferisca morire felice con Pepe che vivere infelice accanto all’attuale marito Paco; scena più che surreale, si tratta di uno spettro accettato come se fosse ancora presenza normale e ovvia in casa:

LETICIA.— ¿Cómo no ha de importarme? ¿No comprendes que entonces

seguiré siendo desgraciada, viviendo al lado suyo?

PEPE.— Pues no vivas al lado suyo… […]

PEPE.— Vete a vivir sola… hasta que puedas venirte al lado mío…

LETICIA.— (Levantando la cabeza). ¡Pepe! (Aterrada). ¡Pepe! Pero… ¡Pero

para eso… tendría que… morirme!

PEPE.— Para mí, el tiempo ya no existe; y yo, Leticia, te esperaré siempre…

146 Sin dall’inizio della sua apparizione, Pepe, nonostante l’intera situazione sia assurda, è consapevole di essere un pericolo per la vita matrimoniale di Paco: «Te da miedo, ¿eh? Temes la reacción de Leticia, ¿verdad? Pero ya te he dicho que vengo a estar en esta casa, y a vivir en esta casa, porque al fin y al cabo, yo soy el dueño de esta casa» (1998, p. 210).

Una situazione divertente è data per esempio dal fatto che si generi un conflitto tra lo spettro di Pepe che rivendica la moglie e Paco che si rifiuta di «rendergli» Leticia e minaccia di colpirne il corpo inconsistente:

PACO.— (Sin hacerles caso, a PEPE). ¿Qué te propones? ¿Separarme de mi

mujer? ¡De mi mujer! ¿Lo has oído? ¡De mi mujer, porque tú ya no existes!

PEPE.— (Muy tranquilo). Paco: hace dos años eras tonto; ahora veo que los años

no pasan para ti.

PACO.— ¿Eh?

PEPE.— Yo existo más que tú…

PACO.— ¿Que existes más que yo? ¿Te atreves a decir que existes más que yo? PEPE.— Sí. Para Leticia yo existo más que tú, porque a mí me quiere y a ti no. PEPE.— La he defendido porque la quiero.

PACO.— (Furioso). Pues como yo también la quiero, también yo la voy a

efender. ¡Y te voy a romper un hueso!

PEPE.— ¿Un hueso a mí? ¡Ja, ja!

GRACIA.— Pero Paco, si Pepe no tiene ya huesos… ANSÚREZ.— Si no tiene más que alma…

PACO.— ¡Pues le voy a romper el alma! (Da un paso hacia PEPE, y de pronto

vacila y deja escapar un gemido). ¡Ay!

GRACIA.— (Acudiendo). ¡Paco! ANSÚREZ.— ¡Señor Yepes! GRACIA.— Que se pone malo…

(Espasa-Calpe 1998, p. 233-234)

In questo dialogo, oltre all’assurdo del litigio tra un uomo vivo in carne e ossa e lo spettro del defunto Pepe, alquanto straniante è che questi sia l’unico personaggio che esprima concetti oggettivamente logici.

La razionalità di Pepe che, pur essendo uno spirito, risulta essere più forte che negli altri protagonisti, è in effetti un altro aspetto assurdo. Lo si vede quando, nel parlare con Ansúrez per consolarlo dalla desolazione di averlo

147 ucciso, gli mostra i lati positivi dell’aver avuto l’opportunità di riflettere sul proprio matrimonio con Leticia già da defunto, perché altrimenti la sua gelosia avrebbe potuto provocare una tragedia:

PEPE.— Llamémoslo así… Viviendo yo, lo de Paco y Leticia habría provocado

una tragedia, porque la materia me hubiese cegado; pero como ha ocurrido estando ya muerto, sin materia que me ciegue, con el alma pura y limpia de rencores, todo va a resolverse perfectamente, amigo Ansúrez.

(Espasa-Calpe 1998, p. 222)

Pepe è molto razionale anche quando Leticia gli chiede di parlare della propria condizione, tutt’altro che semplice visto che si tratta di un colloquio tra una vedova e lo spettro del suo defunto marito:

LETICIA.— Pepe… He reflexionado mucho desde anoche, y tengo que hablarte.

Pero esta entrevista es muy difícil…

PEPE.— Sí; no es fácil. Reconozco que no es fácil. Un diálogo entre una viuda y

el espectro de su marido no se plantea todos los días.(Se sienta, y ella, a su lado). (Espasa-Calpe 1998, p. 223)

Assurdo è anche il fatto che Elías agisca e commenti sempre nel massimo rispetto del signore, nonostante questi sia uno spettro, e argomenti il proprio atteggiamento nel modo più logico e razionale, in linea con il suo personaggio di maggiordomo:

ELÍAS.— ¡Qué manera de expresarse para hablar del espectro del señor […] ELÍAS.— Ya comprendo lo que querías decir. Pero es que el espectro del señor

merece nuestros máximos respetos… […]

ELÍAS.— Todos estamos acostumbrados a servir al señor, porque ya le servimos

en vida, y no creo que tenga nada que deciros de cómo hay que servir a su espectro. Conocéis sus gustos y sus manías-de modo que a no contrariarle y a procurar que se sienta feliz. Seriedad. No hablarle de toros, porque ya sabéis que no le gustaban los toros, aunque ahora vaya vestido de torero. A cumplir sus órdenes en seguida y a tenerlo todo a punto. Al fin y al cabo, siempre molestó poco a la servidumbre, y ahora nos molestará muchísimo menos, porque no come…

148 Tutto il corpo dei domestici della casa, Amelia, Damiana e Felisa, assiste alle spiegazioni di Elías e ne ammette assurdamente la ragione, tanto da organizzare il proprio lavoro in base alle necessità dello spettro del signor Pepe e allo scopo di tenergli sempre compagnia visto che adesso non dorme. Durante il colloquio, viene affrontato anche il tema della minaccia che lo spettro del signore implica per il nuovo matrimonio di Leticia; in effetti, paradossalmente, si dichiara che Paco esista meno di Pepe:

DAMIANA.— Oye, Elías… Y el espectro del señor, ¿viene para mucho?

ELÍAS.— ¡Qué cosas! Viene para siempre, Damiana. Una vez que ha

conseguido venir, ¿se va a marchar? Si está en su casa… Si aquí es el amo…

DAMIANA.— Claro, claro… FELISA.— ¿Y el… el otro señor?

ELÍAS.— El otro señor ahora no es nadie.

FELISA.— ¿Y qué es lo que han hablado anoche el señor y el espectro del

señor?

ELÍAS.— No lo sé. Sólo sé que se referían a la señora y que debía de ser algo

muy gordo, porque el señor estaba furioso y el espectro del señor se reía; y cuanto más se reía el espectro del señor, más furioso se ponía el señor. Cuando acabaron de hablar, estaba congestionado de rabia. Yo le oí que iba diciendo: «Esto no tiene remedio; no me queda ni el recurso de pegarle un tiro».

(Espasa-Calpe 1998, p. 217)

Interessante per quanto riguarda l’absurdo lógico è il commento della cinica e frivola Gracia rispetto all’apparizione dello spettro di Pepe: non trapela in nessun momento in lei un accenno di straniamento; quello di cui si sta discutendo è che Leticia dovrebbe ritenersi fortunata perché Pepe è un uomo simpatico e, logicamente, dovrebbe essere simpatico anche il suo fantasma:

GRACIA.— ¡Vaya! Por la actitud veo que lo que tengo que darte es el pésame.

Pues chica, no me lo explico… Yo, en tu lugar, estaría contenta. Pepe era un hombre simpatiquísimo, y supongo que su espectro lo seguirá siendo. Esto no quiere decir que Paco no sea simpático también… Yo habría sido feliz con cualquiera de los dos, aunque con los dos a un tiempo no sé si hubiera conseguido serlo, claro.

149 Nella conversazione tra Leticia, Gracia ed Etelvina riguardo alla volontà della prima di tornare con il defunto marito, si nomina esplicitamente il termine

absurdo legato all'amore e in riferimento a Leticia. Assurdo è che una donna

possa ancora essere innamorata del proprio marito che è venuto a mancare, ma non lo è il fatto che questi sia tornato in veste di spettro o che il grande amore di cui lei parla fosse, in realtà, così debole da alimentare i costanti litigi che provocarono l’infarto a Pepe:

LETICIA.— Anoche creí que quería a Paco… Hoy me he convencido de que

quiero a Pepe… De que también le quise en vida… De que nunca he dejado de quererle…

GRACIA.— Pero mujer, ¿hasta que se ha muerto no has comprendido que le

querías? Sigues tan absurda como siempre.

ETELVINA.— ¿Por qué absurda? Nadie comprende que quiere a una persona

hasta que esa persona se muere. Como nunca se estima el valor de un paraguas hasta que no se abre…

GRACIA.— ¿Hasta que no se abre por dónde?

ETELVINA.— Hasta que no se abre por la tela. Aquí lo absurdo es que sea a

Pepe a quien quieras (A LETICIA), porque queriendo a Pepe, el barullo no tiene solución.

(Espasa-Calpe 1998, p. 230-231)

Altamente irrazionale nella sua logicità è la soluzione al problema che idea Leticia insieme a Pepe: morire, per vivere felici insieme. Il commento di Gracia «está loca» non si riferisce, come detterebbe la logica comune, al fatto che Leticia voglia morire per congiungersi a Pepe, ma alla sua ferma decisione di lasciare Paco:

LETICIA.— La solución de morirme. […]

LETICIA.— Si no es eso, si no es eso… Pepe no me pide que me muera hoy

mismo…

ETELVINA.— Vaya, menos mal. […]

LETICIA.— Lo que me pide es que no viva con Paco… Tiene celos… Dice que

me vaya a vivir sola… hasta que Dios quiera disponer de mi vida. Y entonces nos reuniremos los dos… ¡Y eso es lo que voy a hacer!

LETICIA.— Tampoco yo podría seguir viviendo al lado de Paco… Estoy

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GRACIA.— Está loca

(Espasa-Calpe 1998, p. 230-231)

L’epilogo ideato dal genio creativo di Poncela è il più logico e coerente rispetto all’illogicità dell’assurdo creatasi durante l’opera: il finale lieto di Un

marido de ida y vuelta è dato dalla dichiarazione di Leticia, che si è appena

ricongiunta a Pepe sotto forma di spettro dato che è stata accidentalmente investita da un camion: «¡Qué feliz me siento, Pepe! ¡Qué feliz!» e di Pepe: «Pues yo no quepo en mí de gozo. ¡Bendito sea Dios! ¡Hala, chiquilla!».

151 Questo lavoro si è sviluppato sul drammaturgo Enrique Jardiel Poncela e sul suo teatro, nella consapevolezza del peso che questi ebbe e ha nel contesto teatrale spagnolo e nella convinzione che meriti di essere studiato ulteriormente, al fine di elevarne la figura e renderla nota anche al di fuori della Spagna.

Quando il professor Rafael Bonilla Cerezo mi parlò per la prima volta di Poncela, prestandomi la sua copia personale di Eloísa está debajo de un

almendro, mi suscitò un interesse immediato. Dopo aver intrapreso la lettura di

gran parte delle opere teatrali dell’autore e la visione della loro messa in scena, ne sono rimasta conquistata: una volta entrati in contatto con il genio creativo di Jardiel Poncela e con il suo umorismo, non si può che apprezzarlo e divertirsi. Studiando poi a Cordova la bibliografia critica che ho relazionato alla sua opera, ne ho compreso meglio il senso e le caratteristiche, il perché della sua esistenza paradossale e inverosimile, e ho provato compassione per l’ingiustizia della dimenticanza che gli è stata attribuita.

Mi ha ricordato quando, durante un esame di Letteratura Spagnola all’Università, studiai Clarín, Leopoldo Alas, autore della seconda metà dell’Ottocento spagnolo che dette alla luce un’opera geniale, La Regenta, meravigliosamente articolata nel suo gioco psicologico. Ne lessi i trascorsi: sebbene avesse creato tale opera letteraria formidabile e originale, Clarín venne in un primo momento abbandonato, disprezzato, a causa dei temi tabù che aveva toccato, relativi alla Chiesa, agli impulsi sessuali repressi di un uomo, Don Fermín, e al cinismo e all’ipocrisia di un intero paese. L’autore non venne però dimenticato: altri letterati iniziarono a studiarlo e oggi la sua fama è diffusa.

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