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Di seguito riporto tre tabelle riassuntive dei primi dati che emergono dalle interviste e che sono rilevanti ai fini delle prossime argomentazioni. La Tabella 3 riassume cose ed eventi menzionati dagli intervistati; la Tabella 4 riassume i termini ancora usati oggi per parlare del periodo della repressione mentre l’ultima tabella (Tabella 5) è un primo elenco dei termini che dal 1976 in avanti hanno ampliato il loro raggio di significazione. Sulla base di quanto emerso nel Capitolo 7 si proporrà la costruzione di un vero e proprio glossario dell’esperienza traumatica argentina.

Tabella3. Cose/eventi/ menzionate-i durante il racconto

Categorizzazione dell’evento

Genocidio Guerra Terrorismo Una cosa “sucia” No se que fué

Tabella4. Categorizzazione dell’evento Cose/eventi/ menzionate-i durante il racconto

La notte delle matite spezzate Il giorno del golpe

Dichiarazione di Videla sui desaparecidos Sequestri in case di vicini

Sequestro di Rodolfo Walsh e altri scrittori

Le rivendicazioni di Madre/Abuelas/Hijos di desaparecidos Mondiali di calcio ‘78

Discorso di Juan Domingo Perón Film - La historia Oficial

Film - Garage Olimpo

Film - La noche de los lápices Canzone “El ángel de la bicicleta”

Vecchi termini con nuovi significati emersi dalle interviste263 Apagón Apropiación Apropiador, -ra Asado Caer Cantar Capucha Chupadero Chupar Cacha Colimba Compañero Desaparecer Desaparecido En-ajenación Fascista Franco Guardia Guerra Sucia Guerrillero Grupo de tareas Laboratorio Lavado de cerebro

Máquina – dar maquina a alguien

Menendez Benz – apodo Gral Menendez

Eneene (NN) non si usa più come acrónimo è diventato quasi un nome, il nome di chi è stato spogliato della sua stessa identità

Militante Olimpo Operación Parrilla Picana Picanear

Pozo (Pozo de Quilmes, de Arana de Banfild) Proceso

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Ognuno dei termini qui riportati sarà oggetto di discussione nel Capitolo 7, in seguito a una riflessione sulla lingua della memoria traumatica, verrà presentato un piccolo dizionario del trauma argentino. Ai termini emersi dalle interviste saranno aggiunti anche quelli emersi da un lavoro di documentazione attraverso altri strumenti che saranno di volta in volta indicati nel Dizionario.

Recuperado Represor Reprimido Submarino Subversivo Tabique/tabicado Terror/de terror Trabajo Traslado/Ser trasladados Vuelo de la muerte

Tabella5. Vecchi termini con nuovi significati emersi dalle interviste

Le interviste dimostrano, per dirlo in maniera molto generica, l’effetto pluridimensionale e pervasivo degli eventi che hanno avuto inizio con il golpe del ‘76. Si tratta di un effetto

circolare poiché esperienze individuali hanno portato alla frantumazione di un’intera

collettività i cui singoli membri a loro volta, anche a distanza di tempo, ne riflettono la rottura sul piano strettamente individuale. Si è creato un processo di trasmissione dell’evento traumatico, attraverso la memoria e quindi la ricostruzione dello stesso. Oggi si ha la possibilità di fruire di una quantità enorme non solo di testimonianze dirette ma anche indirette; queste ultime, che possiamo definire come testimonianze adottive, non sono da intendere come nettamente distinte dalla testimonianza diretta, perché in realtà, la memoria si costruisce sempre sulla base delle narrazioni più diverse. Essa si appropria delle suggestioni provenienti dai racconti individuali o dalla voce della grande storia, dai suggerimenti giornalistici o dalle conclusioni giudiziarie, dai prodotti degli archivi o degli audiovisivi. E tutto ciò nutre, a sua volta, la costruzione culturale del trauma. Anche quando il trauma si allontana dallo spazio e dal tempo degli eventi, la memoria e le pratiche che vi si svolgono riattualizzano e risemantizzano il ricordo, intrecciando i bisogni dell’epoca e il clima d’idee che caratterizza la società in cui le narrazioni sull’evento circolano. Proprio qui si colloca il processo culturale del trauma e della memoria ad esso legato: un processo costruttivo e circolare in cui una narrazione diventa testimonianza non solo di una storia ma anche dei modi intersoggettivi di elaborare e immaginare quella storia stessa.

Come dicevo in precedenza, la memoria (e chiaramente la memoria di eventi particolarmente traumatici) non ha solo una dimensione soggettiva, essa è anche una produzione culturale; essa è il risultato di costanti processi sociali in cui prende forma, si struttura, per poi mutare, per dirla con Halbwachs, al mutare di quadri sociali di riferimento. Anche il trauma può essere inteso come una costruzione sociale, per dirlo in altre parole: il trauma è un’attribuzione socialmente mediata.

Ritorna il paradigma proposto da Alexander di trauma culturale, paradigma che pone un’importante questione scientifica, ossia che certi eventi sono in connessione con certe strutture e percezioni e con delle responsabilità sociali. Il concetto di trauma si rivela in un rapporto profondo con la vita quotidiana, col modo in cui le persone lo impiegano per

spiegare un mutamento grave del loro ambiente. La sfida che Alexander pone è quella di de- naturalizzare il concetto di trauma. Mettendo in discussione l’idea ‘profana’ secondo cui i traumi sono eventi che avvengono naturalmente, e proponendo una teoria ‘riflessiva’ del trauma, Alexander sottolinea che il trauma collettivo deriva da un’attribuzione di significati socialmente mediata, ovvero da una costruzione culturale, che può avvenire durante l’evento, ma anche dopo, o prima. Solo attraverso un processo performativo di rappresentazione, che si basa su un’attività d’immaginazione e su una creazione estetica, che poggia su una performance in pubblico e su atti discorsivi, gli attori possono riuscire ad acquisire il senso dell’esperienza che hanno fatto di un certo evento.

Con la sua teoria, Alexander va al cuore del lavoro collettivo di costruzione della memoria di un evento traumatico. Un lavoro che implica una rappresentazione e, però, anche una riparazione, sia simbolica che normativa. Come dicevo, un trauma, per essere riconosciuto come tale, va spiegato e capito attraverso la riflessione e il discorso pubblico, attraverso l’azione di attori che lo rendano condiviso e memorabile e cha avanzino pubblicamente istanze di conoscenza, di verità e giustizia. Questo significa costruire e raccontare la storia in modo nuovo, attraverso uno schema di significazione tanto convincente da avere successo, tanto da riconfigurare identità collettive. Diversi attori, tra cui le Madri, i Figli, le Nonne dei

desaparcidos, ma anche scrittori, intellettuali, artisti che si sono fatti carico di rappresentare il

passato su diversi livelli di significazione, hanno contribuito a forgiare la culturalità del

trauma. Pensiamo alle Madri, le loro voci sono state le prime a svelare l’illegittimità e l’illegalità di uno Stato che attraverso il terrore aveva messo in moto una macchina di morte. La loro lotta, a partire dalla scomparsa di un’intera generazione, ha trasformato i vincoli biologici in vincoli sociali, costruendo un’identità dapprima familiare e poi nazionale.

Crediamo che ciascuno di noi debba prendere in considerazione una forma di resistenza di fronte a questo sistema che in fondo non è molto diverso da quello che attuò il genocidio. Abbiamo grandi speranze riposte nei giovani che ogni giorno si avvicinano a noi. Molti sono i figli dei nostri figli. Il messaggio che desideriamo lasciare è la necessità di una lotta collettiva. In un cammino di lotta e resistenza, infatti, l’individualismo non esiste. Portiamo avanti gli ideali rivoluzionari dei nostri figli per un mondo più giusto e solidale. Fino al nostro ultimo giorno di vita, fino allo stremo delle nostre forze, le voci delle Madri e delle Nonne continueranno a risuonare nella

Plaza de Mayo e nelle strade di questo paese insanguinato. Non esisterà sconfitta fino a

quando una Madre o una Nonna con un fazzoletto bianco camminerà nella Piazza, o fino a quando un giovane, un lavoratore, una donna o un bambino si ribellerà contro l’ingiustizia o l’oppressione264

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Oggi ci sono molte persone che, come le Madri e le Nonne dei desaparecidos, sono attori collettivi che agiscono nella sfera pubblica contribuendo a influenzare il quadro collettivo nazionale e internazionale. In questo processo conta la capacità di affrontare alcune questioni fondamentali: la natura del dolore, la natura delle vittime, l’attribuzione di responsabilità.

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Inoltre, poiché la costruzione del trauma si basa sulla narrazione, conta la natura delle arene istituzionali, estetiche, religiose, scientifiche e giuridiche che vi partecipano. Occuparsi del trauma nel solco della teoria di Alexander, bisogna precisare, non significa cogliere o compiere valutazioni morali o soltanto capire l’accuratezza delle dichiarazioni degli attori sociali, bensì come esse si sono formate, a quali condizioni e con quali risultati. Significa per molti versi capire come il crimine commesso verso più di 30.000 persone (alcuni desaparecidos altri re-aparecidos) a lungo e volutamente nascosto dal regime, è penetrato nell’identità collettiva argentina attraverso l’azione di gruppi che si sono incaricati di farlo emergere e di trasmetterlo al pubblico.

Si tratta di un problema di costruzione dei linguaggi della memoria, che non sono altro che delle rappresentazioni con fortissimo potere comunicativo.

Capitolo 3

I

LINGUAGGI DELLA MEMORIA

E

SPRESSIONI DELL

INDICIBILE