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L’ ESTETICA DELLA N ATURA

P REMESSA : DA B ÖHME A S EEL

2.1 L’ ESTETICA DELLA N ATURA

A differenza di Böhme, che – come abbiamo visto – considera la questione del bello di natura come uno degli ambiti problematici che la Nuova Estetica dovrebbe affrontare e che propone di intendere la sua estetica ecologica «come una parte di una

nuova Filosofia della natura»3, Seel considera la natura in generale come uno dei

problemi che la filosofia da sempre si è posta e propone di intendere la sua estetica

della natura «come parte di un’etica generale della vita buona».4

La preoccupazione maggiore di Böhme è rivolta alle concrete questioni ecologiche, non a caso infatti, è disposto a sacrificare sull’altare dell’ecologia persino l’estetica tradizionale, e come fa notare D’Angelo, «vira bruscamente verso l’asserzione del carattere oggettivo della bellezza naturale»5 dimenticando il

fondamentale insegnamento kantiano per cui «il predicato della bellezza non si riferisce all’oggetto ma al sentimento del soggetto»6. L’estetica ecologica di Böhme

prende consapevolmente le distanze dal modo in cui la bellezza naturale è stata pensata nell’antichità e nella modernità perché

un’analisi più ravvicinata mostra che la relazione con la natura propria dell’estetica classica rappresenta in sostanza soltanto il riflesso e la controimmagine dell’estraneamento dalla natura stessa che caratterizza la relazione con la natura propria della scienza e della tecnica moderne.7

Pertanto, secondo Böhme, se si chiede all’estetica di fornire una via di accesso alla natura che sia veramente alternativa a quella offerta dalla scienza moderna, è necessario che l’estetica stessa si rinnovi, riallacciandosi al progetto originario del suo fondatore Baumgarten che intendeva l’estetica come una teoria generale della conoscenza sensibile. Riassumendo: la Nuova Estetica di Böhme può e deve occuparsi di natura perché è Aisthetik.

Seel invece, a differenza di Böhme, non sente l’esigenza di attribuire alla sua estetica l’aggettivo “nuova”, sebbene anch’esso sia consapevole del fatto che non basta ripetere le risposte formulate nel XVIII secolo per capire che la cura della natura rappresenta una forma di protezione del «mondo umano» nel suo complesso.8

Ma a differenza di Böhme, che come già aveva fatto Welsch, prende nettamente le distanze dagli sviluppi dell’estetica moderna per tornare al progetto originario

3G.BÖHME, Für eine ökologische Naturästhetik, cit, p. 7. 4M.SEEL, Eine Ästhetik der Natur, cit., p. 10

5P.D’ANGELO, Estetica della natura, cit. p. 77. 6Ivi, p. 78.

7G.BÖHME, Für eine ökologische Naturästhetik, cit, p. 11.

8 «Perchè il bello naturale è un luogo esemplare di una esistenza riuscita? Perchè la cura della natura è in definitiva una protezione del mondo umano? - Poiché le risposte classiche, formulate prevalentemente nel XVIII secolo, non possono essere semplicemente ripetute, è giunto il momento di cercare una nuova risposta». (M. SEEL, Eine Ästhetik der Natur, cit., p. 9)

dell’estetica di Baumgarten, Seel considera l’estetica tradizionale come l’unico punto di riferimento possibile per una considerazione filosofica dei problemi che il rispetto della natura pone nel mondo contemporaneo.

L’estetica della natura di Seel consiste dunque nel «tentativo di una descrizione sistematica e normativa delle possibilità odierne di percepire esteticamente la natura».9 Seel ha una concezione profondamente etica dell’estetica10, e quindi, invece

che offrire un trattato sistematico sulla bellezza naturale, offre un trattato sistematico su alcuni concetti (percezione estetica, immaginazione, corrispondenza e contemplazione) nella convinzione che

l’atteggiamento estetico nei confronti della natura contribuisce alla salvaguardia della natura stessa in quanto costituisce un modello di comportamento non aggressivo, non prevaricatore, non distruttivo nei confronti dell’ambiente, e anzi insegna a essere amichevoli e rispettosi della natura che ci circonda.11

D’Angelo ha messo in luce come Seel, con Un’estetica della Natura ci abbia lasciato «quello che è forse il trattato più sistematico sull’argomento».12 Ma se da un lato lo

loda per la sua sistematicità, dall’altro esprime delle riserve abbastanza profonde proprio sul sistema scelto e adottato da Seel:

Fare dell’estetica della natura una provincia dell’etica, allora, al di là di tutte le buone intenzioni, desta il sospetto che tale subordinazione sia una via di fuga dalle aporie del nostro modo di guardare alla bellezza naturale. E fa venire in mente che, se della filosofia dell’arte è stato possibile dire che in essa manca spesso una delle due cose, o la filosofia o l’arte, forse all’estetica della natura va anche peggio, dato che in essa mancano spesso entrambe: tanto l’estetica che la natura.13

Se è abbastanza evidente che «di bellezza naturale, nel suo [di Seel] libro, si finisce per parlare assai poco»14, meno lampante invece mi appare l’assenza di estetica tout

court. È infatti necessario distinguere tra i molti modi di dire “estetica”. E per Seel

9Ibidem

10 «L’estetica è una parte dell’etica. […] Questo significa però: non è l’estetica che deve orientarsi alla morale, ma al contrario: la morale e la filosofia morale si sentono obbligate a rispettare il valore proprio della prassi estetica. Se questo valore venisse a mancare, la prassi estetica dovrebbe essere considerata come l’essenza [Inbegriff] di una prassi etico-individualista». (M.SEEL, Zur Ästhetischen Praxis der Kunst, in W.WELSCH (a cura di),

Die Aktualität des Ästhetischen, cit, p. 401). Per ulteriori approfondimenti sulla relazione di etica ed estetica si

rimanda a M.SEEL, Ethisch-ästhetische Studien, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1996. 11 P.D’ANGELO, Estetica della natura, cit., p. 80.

12 Ivi, p. 68. 13 Ivi, p. 90. 14 Ivi, p. 89.

l’unica estetica degna di questo nome è quella che si occupa dell’Apparire, come vedremo meglio nelle pagine che seguono. L’estetica della natura di conseguenza ha rappresentato per Seel l’occasione per sviluppare alcuni concetti (immaginazione, corrispondenza e contemplazione) che saranno fondamentali per la sua produzione successiva.

Un’estetica della natura, che si volesse occupare solo della natura escludendo l’arte e le altre sfere dell’Estetico, non avrebbe trovato il suo oggetto. Essa non riuscirebbe a fare risaltare la peculiarità del suo oggetto. Solo all’interno di un’estetica generale [Nur im Umriß einer allgemeinen Ästhetik] essa può occuparsi del suo argomento.15

Se qualcosa manca all’estetica della natura di Seel, non è l’estetica tradizionale, ma è l’Estetica Generale all’interno della quale egli intendeva collocare il suo progetto e che cercherà di sviluppare negli anni successivi. Sennonché – astuzia della Ragione o ironia della sorte? – una simile Estetica Generale non esiste ancora se non come somma delle singole “estetiche generali” che in questi ultimi anni sono state proposte.