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L'ideologia del Web 2.0: innovazione o propaganda?

Nel documento Le biblioteche pubbliche nell'era "social" (pagine 137-140)

3. La “crisi perenne” delle biblioteche pubbliche italiane: analisi storica ed istituzionale

4.2 L'ideologia del Web 2.0: innovazione o propaganda?

Il Web 2.0, termine coniato nel 2004 da Tim O’Reilly e Dale Dougherty durante un convegno dedicato all'informatica e ad Internet94, indica comunemente un'evoluzione della prima versione del

Web passando “da un Web 'read only', dove l'atteggiamento dei fruitori era passivo e il flusso dell'informazione unidirezionale, […] a un nuovo Web 'read/write', che può essere in ogni momento riscritto grazie al contributo collaborativo degli utenti che lo popolano in un flusso 'molti a molti'” (IACONO [2014 p. 9]).

Proprio questo aspetto ha portato all'enfatizzazione del Web 2.0 come strumento di diffusione della conoscenza democratica in quanto creata “dal basso” grazie agli UGC e diffusa in modo interattivo e bidirezionale, evidenziando al contempo un certo allontanamento dal sapere tradizionale dei professionisti poiché creato “dall'alto” e, dunque, considerato “antidemocratico” [METITIERI 2009 p. 20-21].

D'altra parte questa nuova filosofia collaborativa presenta alcune criticità relative all'enorme massa di informazioni circolanti nel Web, difficili da organizzare, classificare, distinguere tra contenuti di qualità e notizie false o addirittura plagi. La posizione di Metitieri è molto critica nei confronti di quelle biblioteche che, di fronte alla progressiva avanzata del Web 2.0, si sono preoccupate maggiormente di diventare competitive “usando la filosofia di Google e della rete sociale Facebook, offrendo interfacce sempre più semplici, una disponibilità continua dei servizi e soprattutto risposte rapidissime e concise” (METITIERI [2009 p. 8-9]) anziché diffondere una cultura di maggiore information literacy. Per l'autore l'allineamento delle biblioteche al mondo del Web 2.0, dove i contenuti autorevoli ed attendibili sono diventati del tutto incerti, dove chiunque può essere autore ed editore di sé stesso e diffondere notizie prive di una qualche forma di revisione editoriale, appare una strategia di “sopravvivenza ad Internet” assai discutibile soprattutto perché l'evoluzione della Rete ne ha facilitato la navigazione e l'utilizzo ma, paradossalmente, gli utenti di oggi (la Google generation) sono tecnologicamente più inesperti rispetto a quelli di qualche anno

94 Le considerazioni sul Web 2.0 emerse durante la conferenza furono pubblicate l'anno successivo in un articolo di Tim O'Reilly [O'REILLY 2005].

fa; dunque si tratta di utenti più interconnessi che pubblicano commenti, foto, video, ma al tempo stesso meno preparati sulla definizione delle pagine Web o sui linguaggi di programmazione.

Le presunte caratteristiche rivoluzionarie del Web 2.0 sono state oggetto di controversia già ancora prima dell'uscita dell'articolo di Tim O'Reilly nel 2005; infatti, come fanno notare METITIERI [2009 p. 20-23] e MORRIELLO [2010 p. 9] il Web 2.0 è un'espressione nata da una strategia di marketing di O'Reilly per rilanciare l'utilizzo dei siti Web da parte delle aziende commerciali. Del resto lo stesso inventore del Web, Tim Berners-Lee, in un'intervista ha dichiarato che l'idea dello spazio collaborativo non è esclusiva del Web 2.0 ma in realtà costituisce uno dei tratti fondanti del Web originario; superflua quindi la distinzione tra un Web 1.0 come strumento di connessione dei computer per rendere accessibili le informazioni, ed un Web 2.0 come mezzo di collegamento tra le persone per facilitare nuovi tipi di collaborazione [LANINGHAM 2006].

Riprendendo le posizioni di Berners-Lee, METITIERI [2009 p. 21] ricorda inoltre che gli UGC, pur costituendo la base sulla quale è stata fondata la strategia promozionale del Web 2.0, dal punto di vista tecnologico esistono già da prima del 2004 poiché la creazione dei contenuti in Internet coincide con la nascita dei primi newsgroup (nel 1979) e delle liste di discussione (nel 1986)95.

In linea con Metitieri anche MORRIELLO [2010 p. 11-12] nel sostenere che sia proprio l'intelligenza collettiva, attraverso la produzione di UGC, a costituire la caratteristica più importante del Web 2.0 dal momento che nessuna implementazione tecnica avrebbe avuto particolare significato se l'intelligenza collettiva non avesse attirato un gran numero di utenti di Internet; eppure nel tracciare la storia dell'evoluzione tecnologica e dello sviluppo dei servizi anche Morriello rileva elementi di intelligenza collettiva già a partire dalla fine degli anni Novanta: si pensi al pagerank del noto motore di ricerca Google, il cui sistema di ordinamento e visualizzazione dei risultati delle

95 Le liste di discussione (in inglese mailing list) e i newsgroup sono strumenti che permettono a migliaia di persone di scambiarsi messaggi e di creare delle vere e proprie comunità intellettuali, ma funzionano in modo diverso. Le liste di discussione rappresentano un metodo di comunicazione asincrona e sono un'applicazione evoluta della posta elettronica. Tutto ruota attorno ad un programma detto list-server che gestisce la lista degli iscritti ed invia i messaggi e-mail in modalità multicast alla lista dei destinatari interessati. Solitamente le liste di discussione sono sotto il controllo di un moderatore umano, una persona che controlla e vaglia sia le iscrizioni sia i messaggi inviati dagli iscritti, che in genere sono utenti accomunati da un interesse o da uno scopo (es. gruppi di lavoro o di ricerca, clienti di aziende) [CIOTTI – RONCAGLIA 2010 p. 148-150] [WIKIPEDIA 2020g].

I newsgroup (o in breve NG) sono spazi virtuali puramente testuali, generalmente pubblici, dedicati ad uno specifico argomento (topic). Per consultare e partecipare a un newsgroup occorre utilizzare dei programmi specifici (chiamati

news client o newsreader il cui funzionamento assomiglia molto a quello dei programmi di posta elettronica, tanto che

oggi in molti casi i due strumenti sono integrati in un solo pacchetto) a una sorta di “stanza delle bacheche” (news-

server) che raccoglie i vari newsgroup. Ciascuno di essi è dotato di un nome, composto da più sezioni, separate l'una

dall'altra da un punto; tale nome rispecchia l'ordine gerarchico della rete Usenet con cui i newsgroup vengono classificati in base agli argomenti discussi (es. la stringa iniziale “comp.” identifica i newsgroup per l'informatica e i computer) [CIOTTI – RONCAGLIA 2010 p. 150-153] [WIKIPEDIA 2020h].

pagine Web si basa sul conteggio dei link creati dagli utenti, dando quindi la preferenza ai siti che ricevono un numero di link maggiore rispetto agli altri.

Troviamo i contributi degli utenti anche nei blog - nati sempre verso la fine degli anni Novanta e di cui si parlerà nel capitolo successivo - così come in altri due famosi esempi solitamente annoverati tra i “prodotti 2.0” ovvero Amazon e MySpace: infatti il popolare sito di ecommerce ospita le recensioni degli utenti già a partire dall'anno di fondazione (nel 1994), mentre MySpace è stato lanciato nel 2003, l'anno in cui è esploso il grande successo dei social network e dunque due anni prima dell'avvento del cosiddetto Web 2.0 (METITIERI [2009 p. 21]).

Morriello precisa inoltre che gran parte del successo di Amazon sia merito dell'utilizzo della tecnica del filtraggio collaborativo (in inglese, collaborative filtering), strumento peraltro molto diffuso dai servizi del Web 2.0; infatti Amazon “fa largo uso delle informazioni esplicite e implicite che gli utenti lasciano quando visitano il sito, i commenti ma anche le pagine visitate e i libri acquistati, trasformando questi dati, raccolti ed opportunamente elaborati, nei noti suggerimenti “l’utente che ha comprato questo libro ha comprato anche quest’altro”” (MORRIELLO [2010 p. 12].

Un altro esempio di condivisione dei contenuti in Rete (in inglese, file sharing) che ha rivoluzionato il mondo di fruire ed acquistare la musica mettendo in crisi gli equilibri commerciali dell'industria discografica è stato il programma Napster, progenitore di programmi di scambio in modalità peer-to-peer (P2P)96 come Kazaa, Morpheus, WinMX, eMule e del protocollo BitTorrent.

Napster ha sollevato una battaglia legale vinta dalle major discografiche che ne ha decretato la definitiva chiusura nel 2000 e, nel 2001, l'emanazione di una legge federale statunitense volta a bloccarne tutte le attività analoghe. D'altra parte l'inasprimento delle leggi a tutela del diritto d'autore e del copyright, peraltro differenti nei vari paesi, non ha affatto bloccato la tendenza alla condivisione di file audio/video da parte degli utenti, piuttosto ha incentivato la creazione di nuovi programmi per il file sharing in grado di aggirare di volta in volta gli eventuali ostacoli legali.

L'analisi di Morriello riesce ancora una volta a riassumere efficacemente l'evoluzione del Web a partire dagli inizi del Duemila: in questa fase è la preponderante partecipazione degli utenti a segnare il vero punto di svolta e a determinare il superamento di quella “massa critica necessaria ad una rete sociale per funzionare e continuare a autosostenersi. Con il superamento della massa critica, l’importanza degli aspetti sociali di Internet ha di gran lunga surclassato il peso degli aspetti

96 Il peer-to-peer (P2P) indica un modello di rete informatica nella quale i computer degli utenti connessi fungono nello stesso tempo da client e da server. In tal modo i nodi della rete sono “equivalenti”o “paritari” (peer) e gli utenti sono in grado di accedere direttamente da un computer all'altro, prelevando i file presenti nelle memorie di massa e contestualmente mettendo in rete le risorse da condividere [WIKIPEDIA 2019a].

tecnologici che ora rimangono sullo sfondo, decisamente in secondo piano. In altre parole, il web è diventato sociale. Tale spostamento di valore è stato certo facilitato da alcuni sviluppi tecnici, ma non è stata la tecnologia a creare il web sociale, sono state le persone” (MORRIELLO [2010 p. 12]).

Nel documento Le biblioteche pubbliche nell'era "social" (pagine 137-140)