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L’industria del cuoio: la produzione di fanghi

7.1 A NALISI DEL FABBISOGNO DI GESTIONE DEI RIFIUTI PER GRANDI PRODUTTORI

7.1.2 L’industria del cuoio: la produzione di fanghi

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speciali anche pericolosi, il legislatore regionale aveva espresso alcuni indirizzi prioritari da perseguire.

Nello specifico della realtà produttiva dell’ S.C.L. si indicavano le seguenti linee operative, suscettibili di rappresentare forme alternative al conferimento in discarica dei fanghi, ritenuto una soluzione non sostenibile nel lungo periodo e valida solo ed esclusivamente nella fase transitoria:

- identificare interventi di modificazione interna al ciclo di produzione allo scopo di ridurre la quantità di fanghi prodotti e/o limitarne le caratteristiche di pericolosità;

- identificare, anche attraverso sperimentazioni, l’utilizzo dei fanghi in altri processi produttivi al fine di minimizzare i conferimenti allo stoccaggio finale controllato

A tre anni dallo sviluppo del programma di ricerca delle soluzioni alternative al conferimento in discarica è possibile dare atto di apprezzabili iniziative sviluppate organicamente per la verifica degli indirizzi concordati ma che, tuttavia, non hanno ancora raggiunto la fase delle realizzazioni operative su scala industriale.

Sebbene nel ’99 si sia avuto una diminuzione dei fanghi conferiti in discarica, nel seguente prospetto si indicano i dati delle produzioni storiche

Anno 1997 1998 1999

CER Descrizione Produzione (t/a) Produzione

(t/a) Produzione (t/a) 060404(*) Rifiuti contenenti mercurio 1.107,62 925,20 726,72 060403 Rifiuti contenenti arsenico 98.539,93 91.707,00 83.797,92 010599 (*) Rifiuti non specificati altrimenti 31,90

010406 (*) Rifiuti derivanti dalla lavorazione

della pietra (marmo) 33,50 35,40

(*) Codici non più ricevuti dal 1/1/2000

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I due poli, caratterizzati entrambi da un’importante densità di aziende, e ubicati l’uno in riva destra e l’altro in riva sinistra dell’Arno, hanno scelto soluzioni diverse per il trattamento finale dei fanghi prodotti nei rispettivi impianti.

In particolare il polo in riva sinistra, che confluisce al depuratore di Ponte a Egola, ha optato per una soluzione che prevede una fase di essiccazione attraverso stabilizzazione termica per il fango di risulta dall’impianto di depurazione.

L’impianto, come primo beneficio, porterà ad una drastica riduzione del quantitativo finale di fanghi trattati che passerà da 85.000 t/a a 36.000÷40.000 t/a ed inoltre di migliorarne le caratteristiche.

I fanghi trattati con essiccamento possono avere un potenziale riutilizzo nella fabbricazione di laterizi ai sensi del decreto del 5 febbraio 1998. Altra eventuale modalità di recupero può essere effettuata ai sensi della legge 99/92 attraverso lo spandimento in agricoltura fatto salvo il rispetto dei limiti e la relativa autorizzazione provinciale. Altra possibilità di riutilizzo è come fertilizzante conformemente a quanto previsto dalla Legge 748/84 e successive modifiche e integrazioni.

Il polo in riva destra, che comprende i tre impianti di depurazione dei comuni di Santa Croce, Ponte a Cappiano, Castelfranco, ha optato per una gestione unitaria dei fanghi attraverso la società Ecoespanso.

A detta società vengono conferiti i fanghi ispessiti, prima della filtrazione meccanica, mediante apposito fangodotto. La miscela dei fanghi, dopo centrifugazione, è miscelata con argilla e cotta in appositi forni per produrre argilla espansa in forma granulare delle dimensioni desiderate e/o altri materiali da riempimento e da costruzione.

Oltre al condizionamento delle caratteristiche chimico-fisiche ottenuto mediante le diverse fasi del trattamento (ridotta componente organica totale, con conseguente minore sensibilità ai processi di fermentazione; ridotta capacità di generare effetti odorigeni ; maggiore possibilità nelle fasi di stoccaggio e movimentazione), un altro vantaggio deriva anche dalla riduzione in peso del materiale residuo.

Se è infatti vero che si ha una fase di aggiunta di argilla (anche in quantità consistente) tra la perdita di umidità e la perdita di sostanza organica (nella fase di cottura si ha la combustione della frazione organica che fornisce calore per il processo), complessivamente si prevede una riduzione in peso intorno al 35 %.

In definitiva dall’impianto Ecoespanso si prevede debbano risultare in uscita ca. 65-70.000 ton/a a seguito dell’entrata in esercizio del depuratore biologico intermedio a Santa Croce.

In prospettiva, si prevede che la quantità di fanghi verrà ridotta ulteriormente grazie a modifiche da apportare al processo di depurazione, presso il depuratore di Santa Croce, con la realizzazione di una fase di depurazione biologica intermedia.

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Secondo gli interventi programmati vi è l’aspettativa di una riduzione della produzione di fango, prima di ogni trattamento, pari a circa il 50%. Tale flusso sarà quindi inviato al trattamento presso l’impianto di Ecoespanso.

Secondo i dati disponibili, pertanto, a regime le circa 160-170.000 t/a di fanghi primari saranno ridotti a 80-85.000 t/a dopo la fase di depurazione biologica; questi, dopo le operazioni presso l’impianto Ecoespanso, diventeranno circa 65-70.000 t/a di argilla espansa da collocare sul mercato.

Oltre all’impianto Ecoespanso, il polo conciario in riva destra è dotato di una linea di inertizzazione dei fanghi.

L’impianto consiste nell’aggiunta di calce, alluminati, silicati per bloccare processi di fermentazione consentendo così una decisamente più prolungata possibilità di stoccaggio.

L’impianto di cui si tratta è in grado di trattare ca. 400 ton/die di fanghi, flusso che si mantiene quasi identico in uscita (maggiorazione intorno al 10 %) perché l’aggiunta delle sostanze inertizzanti fa perdere una quota dell’umidità al fango.

Prospettive

I nuovi materiali che risulteranno dal processo di essiccazione e di produzione dei co-prodotti espansi necessiteranno anche di momenti di sperimentazione mirati a confermare gli eventuali riutilizzi.

Per quanto relativo alla destinazione dei materiali nel campo dei ripristini ambientali, la problematica principale, allo stato attuale, potrebbe essere data dalla normativa ed in particolare dalle disposizioni contenute nei provvedimenti emanati in applicazione del D.Lgs 22/97 e successive integrazioni (DM 5/2/98) che prevedono, per il recupero di tali rifiuti, specifiche caratteristiche chimico-fisiche del prodotto finale ottenuto, nonché accertate caratteristiche geotecniche di idoneità per il reimpiego secondo le norme di settore.

Occorrerà in questo specifico caso, congiuntamente con la Pubblica Amministrazione, individuare aree interessate da necessità di ripristino (discariche in via di esaurimento e inattive, vecchie cave, bonifiche di siti inquinati ecc.) da attuare previa specifica autorizzazione delle autorità competenti

Occorre pertanto, in prima istanza, procedere alla pianificazione degli interventi da effettuarsi sul territorio per recupero di siti degradati e vecchie cave, nonché valutare in un’ottica di programmazione caratteristiche dei siti, modalità che favoriscano il massimo recupero e reimpiego di tali ed altri materiali sostitutivi di materia prime naturali ed, infine ma non per ultimo, prevedere la reale capacità di assorbimento dei materiali nell’ambito dei diversi interventi.

Per il riutilizzo dei fanghi nell’industria dei laterizi il mercato incontra la

“concorrenza” di altri materiali.

In ogni caso il riferimento è alla normativa tecnica disposta dal DM 5 febbraio 1997 che, al punto 12.8, stabilisce la possibilità di riutilizzo dei “ fanghi di depurazione di acqua di risulta della lavorazione del cuoio essiccati”.

La citata normativa impone che i fanghi di cui si tratta abbiano un contenuto di

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Cromo non superiore allo 0,3% sul secco, umidità non superiore al 20% e contenuto di Cromo+++ nell’impasto di argilla non superiore a 250 mg/kg sul secco.

Inoltre è obbligatoriamente previsto che nella miscelazione con argille, finalizzata alla produzione di laterizi, il volume di fango nell’impasto non sia superiore al 5%.

Fabbisogno

In base alle indicazioni e alle prospettive fornite, il settore del cuoio avrebbe un fabbisogno di trattamento di circa 200.000-220.000 t/a.

Restano ancora da verificare le concrete possibilità di riutilizzo e reimpiego con finalità di recupero sia dei fanghi essiccati che, soprattutto dei co-prodotti espansi.

Dal comparto, oltre alla produzione dei fanghi di depurazione, si originano altre tipologie di rifiuti solidi come scarto del processo tipico di lavorazione.