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1.7 Il Palazzo della Sapienza nel Novecento

1.7.6 L’intervento di Pilotti per lo sviluppo dei prospetti.

Questi nuovi progetti per i prospetti su Via XXIX Maggio e Via Tanucci, approvati dal rettore dell’Università, lasciavano ancora alcune perplessità, tanto che nel Gennaio 1908 per accelerare i lavori, il rettore, il prof. David Supino, su consiglio dell’Ingegner Capo del Genio Civile, per porre rimedio alle carenze dei progetti stilati dai suoi tecnici, affidava all’architetto Vincenzo Pilotti147 la definizione dei dettagli decorativi delle finestre e del cornicione del palazzo, autorizzandolo a modificare il progetto approvato e già in fase di esecuzione; si dava cosi supporto artistico al Genio Civile, ritenuto “ufficio governativo si, ma non enciclopedico né infallibile, e retto da criteri burocratici più che artistici”148.

Vincenzo Pilotti, diplomato a Firenze nel 1897, arriva all’Ateneo Pisano nell’anno accademico 1907-1908. Dopo gli insegnamenti come professore di disegno nelle Reali Scuole Tecniche di Caltagirone e di Ascoli Piceno, e dopo la nomina di professore straordinario di Ornato e Architettura Elementare nell’Università di Cagliari per l’anno accademico 1906-1907. Anche l’attività professionale, fino quel momento molto limitata, comincerà a svilupparsi velocemente. L’incarico per la parte artistica dei lavori per la Sapienza pisana fu per Pilotti la prima grande occasione professionale al di fuori della sua area di provenienza. Imprimere un segno nel volto della città storica sarà da quel momento in poi una prerogativa etico professionale che accompagnerà Pilotti per tutta la vita.

Ufficialmente il lavoro di Pilotti consisteva nello sviluppare nel dettaglio la parte artistica del prospetto principale lungo via XXIX Maggio, lo scalone e l’Aula Magna nuova, in quanto il

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A.Biglieri. Relazione per il progetto riguardante Lavori di completamento dell braccio est della Sapienza, Sistemazione della copertura del porticato laterale della nuova Aula Magna, spostamento del serbatoio dell’acqua portabile. 26 Gennaio 1910. ASPi, Fondo Genio Civile, Sezione XXVII, Cartella 49, Fascicolo 287A 147

Vincenzo Pilotti era stato chiamato all’ Ateneo Pisano come professore di ruolo di Ornato e Architettura Elementare alla Facoltà di Scienze Matematiche nell’anno accademico 1907-1908, preceduto dalla fama di allievo erede di Giuseppe Sacconi, morto prematuramente a Roma nel 1905 durante la realizzazione del Vittoriano. In realtà la formazione accademica di Pilotti si era consolidata in maniera del tutto fiorentina e soprattutto attraverso gli insegnamenti di Vincenzo Micheli e di Enrico Ristori. Fu lo stesso sacconi, che aveva colto Pilotti a Roma nella cerchia marchigiana dell’Arciconfraternita della Santa Casa di Loreto, poi Pio Sodalizio dei Piceni, a suggerirgli, vista la sua indole, di frequentare la ben più nota Accademia delle Belle Arti di Firenze, dove l’insegnamento della classe di Architettura viveva nell’ultimo scorcio dell’ottocento il definitivo rovesciamento dei concetti informativi dell’Accademia Leopoldina, per opera dell’architetto veneziano Giuseppe Castellazzi. Estratto da: U. Tramonti, Vincenzo Pilotti e il nuovo edificio della Sapienza, in R.P. Coppini, A.Tosi, Pisa, 2004, p.133

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progetto presentato fino ad allora era in scala 1:100, quindi privo dello sviluppo dei dettagli decorativi.

Alla fine del 1908, Pilotti, per il progetto della Sapienza lamentava che: “[…]per la facciata ho dovuto lavorare su uno schizzo che mi era stato sottoposto, e del quale ho rispettato solamente la disposizione dei buchi (porte e finestre), e per il resto ho dovuto fare ben più della parte decorativa, ma anche quella architettonica”149. Nell’Ottobre dell’anno seguente, in risposta alla lettera pubblicato dall’ingegner Capo del Genio Civile Annibale Biglieri sul periodico “Il Ponte di Pisa”, in cui sosteneva che l’apporto di Pilotti nel progetto di risistemazione del prospetto si limitava allo sviluppo dei dettagli decorativi, l’architetto rispondeva : “[…] ho una lettera del rettore che dice: è inteso […] che l’incarico della S.V. si estende, oltre che allo sviluppo dei dettagli di decorazione, anche allo studio della parte architettonica della facciata, dell’Aula Magna, etc.. […] nel progetto datomi non esisteva alcuna decorazione, facilmente ognuno rileva che io ho dovuto per tutto lavorare ex novo. Cioè no: una cosa ho dovuto conservare di quei vecchi quattro segni […] ed è la disposizione ed il numero dei buchi (non dico finestre o porte perché non se lo meritano davvero) conservazione che ha contribuito enormemente ad aumentare i fastidi”150.

Per ciò che riguarda la facciata su via XXIX Maggio, Pilotti predispose l’apparato decorativo dei due grandi portali, consegnando anche due modellini in gesso; consigliava di separare da pilastri con fregio e cornice e “per temperare molte asimmetrie” propose per il piano superiore un fregio pittorico raffigurante le varie scuole dello Studio, per la realizzazione del quale consigliava di chiamare il pittore Adolfo De Carolis151.

Mentre per questo prospetto, il suo lavoro si limitò ai dettagli decorativi, dato lo stato avanzato dei lavori, per ciò che riguarda lo scalone e l’Aula Magna nuova non possiamo dire altrettanto. Non conosciamo precisamente il suo apporto nel periodo che va dal 1908 al 1911, anno della fine della prima fase dei lavori, se non che l’architetto presentò una serie di bozzetti per la realizzazione delle decorazioni dell’aula, che fu poi affrescata da De Carolis, e per arredo di essa.

Nel Gennaio 1909, l’ufficio del Genio Civile segnalava al rettore la necessità di nuovi fondi, in quanto quelli stanziati con la legge del 1903 erano insufficienti non solo per il palazzo della

149 R. Simonelli, Edifici Universitari, “Il Ponte di Pisa”, anno, XVII, n° 39, 26 Settembre 1909 150

R. Simonelli, Edifici Universitari, “Il Ponte di Pisa”, anno, XVII, n° 39, 24 Ottobre 1909, p.1.

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Sapienza, ma anche per tutti gli altri edifici che la legge prendeva in considerazione. Venne cosi deciso di non procedere ai lavori sul lato sud del palazzo, che non erano ancora iniziati, e per i quali era stata stanziata la somma di 30.000 Lire, e investirli per terminare l’ala nord e l’ala est del fabbricato152. I lavori da ultimare riguardavano: le inferiate alle finestre del piano terreno, la copertura sul lato est e la demolizione e la ricostruzione di alcuni muri che, a causa del sale depositatosi in epoca precedente, non risultavano staticamente affidabili. Venne inoltre deciso di non procedere alla decorazione dell’Aula Magna, per la quale erano stati stanziati 25.000 Lire, in quanto secondo il rettore non presentava carattere di urgenza, visto che la vecchia Aula Magna continuava a funzionare. Per tanto tale finanziamento viene destinato al completamento di altri lavori del palazzo.

Fu inoltre deciso di abbandonare per ragioni economiche qualsiasi tipo di lavoro ornamentale o di pittura artistica che era stato previsto nel portico ed in alcune sale del palazzo153, . Fu accantonata anche la proposta di Pilott,i avallata dal rettore, di sostituire la zoccolatura del palazzo (visto che veniva continuamente deturpata con segni e figure) con un basamento in pietra sbozzata che avrebbe anche contribuito in modo non indifferente alla migliore qualità estetica del palazzo.

Anche l’anno successivo, sulla base delle richieste formulate nella Relazione finale della Commissione per la sistemazione edilizia dell’Università di Pisa del 9 Giugno 1910, viene fatta nuovamente la petizione di ulteriori fondi per la completa sistemazione edilizia dell’Università Pisana, giustificandola con due ragioni fondamentali: “l’una di carattere economico, l’altro di carattere scientifico”154. A riguardo del primo, si argomentava in modo seguente: “[…], in questi ultimi anni il costo della mano d’opera è aumentato del 29% e si è verificato contemporaneamente nel costo dei principali materiali da costruzione un aumento del 46% e sui mezzi d’opera del 53%. La commissione, […], è venuta nella convinzione che l’aumento verificatosi dal 1903 a tutto il 1909 sia in media da considerarsi in ragione del 40%”155. Dal lato scientifico, invece, viene giustificato col fatto che: “[…]il piano edilizio da questa approvato prevedeva non soltanto la costruzione di edifici ex novo, ma anche la sistemazione e l’ampliamento di edifici esistenti e di vecchia costruzione per i quali è stato

152 A.Biglieri, Relazione 25 Gennaio 1909, ASPi, Fondo Genio Civile, classe XXVII, cart. 49, fascicolo 287 A 153

A.Biglieri, Relazione 30 Settebre 1909, ASPi, Fondo Genio Civile, classe XXVII, cart. 49, fascicolo 287 A 154 Relazione finale della Commisione per la sistemazione edilizia dell’Università di Pisa. Roma, 9 Giugno 1910. ASPi, Fondo Genio Civile, Classe XXVII, cart. 49, fascicolo 287 A

155

Relazione finale della Commisione per la sistemazione edilizia dell’Università di Pisa. Roma, 9 Giugno 1910. ASPi, Fondo Genio Civile, Classe XXVII, cart. 49, fascicolo 287 A

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ritenuto impossibile con gli originali progetti tutto prevedere e tutto sistemare[…]156”. Infatti durante l’esecuzione dei lavori si manifestarono numerose lacune progettuali, come la demolizione e la ricostruzione di alcuni muri – che, a differenze di come erano stati valutati in fase di progetto, sono risultati in pessime condizioni statiche - e come l’esecuzione di maggiori opere di fondazione rese necessarie a seguito di un più accurato esame del sottosuolo157.

Per quanto riguarda la Sapienza, è stata richiesta, oltre ai già disponibili 370.000 Lire, la somma di 405.000 Lire, di cui 280.000 per la sistemazione del palazzo, e 125.000 per l’esproprio e la demolizione della cose private prospicienti il lato nord del palazzo. Riguardo la somma per la sistemazione del palazzo, è risultata indispensabile per provvedere alla sopraelevazione del’edificio lungo il fronte su Via della Sapienza, che nonostante fosse già previsto nel progetto del 1905 non era ancora stato realizzato, nonché, dato che la vecchia era stata demolita per la costruzione dell’Aula Magna, nonché per provvedere alla realizzazione della scala di accesso al secondo piano. Per quanto riguarda invece l’esproprio e le demolizioni, si prevede la demolizione delle abitazioni private fra via Tanucci e Via dell’Arancio, che non era stata prevista nel progetto originario di sistemazione del palazzo, ma che si rivelò comunque necessaria per dare maggiore luce alle aule situate lungo via B. Tanucci stessa, e indispensabile per garantire un migliore aspetto estetico del prospetto nord.

Inizialmente erano previste le demolizioni parziali, ma successivamente venne deciso di demolire l’intero isolato. In seguito alla dichiarazione di pubblica utilità di tali lavori e all’approvazione del piano particolareggiato redatto dal genio civile, si procedette all’esproprio.