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L’irrazionalità dell’inconscio tra dimensioni psichiche e pulsion

IV. Struttura

1. Avvicendamenti archetipici nell'inconscio collettivo modernista

1.2 Ipertrofismo della coscienza patriarcale e rivoluzione epistemologica

1.2.2 L’irrazionalità dell’inconscio tra dimensioni psichiche e pulsion

Grazie alla rinnovata centralità attribuita all'intuizione ed al linguaggio simbolico, all'alba del XX secolo si assistette ad un progressivo smantellamento degli antichi e consolidati confini che si riteneva separassero il mondo razionale da quello irrazionale, la coscienza dall’inconscio. Tutto ciò che durante il XIX secolo non fosse stato possibile catalogare con certezza o che fosse stato considerato irrazionale proprio per l’impossibilità di essere etichettato368 a causa della propria natura

ambigua e sfuggente tornò gradualmente ad affacciarsi sul piano della collettività cosciente in conseguenza di un ri-orientamento psichico collettivo verso l’ambivalenza, da intendersi come quel “riflesso necessario dell’ambiguità della totalità psichica”: la tendenza alla fusione e all’ambivalenza costituisce, infatti, “la reazione adeguata della psiche integra”369

. L'avvento della Modernità culturale segnò

365 Cfr. J. Hillman, Puer, cit., p. 99. 366 Cfr. E. Neumann, Origini, cit., p. 324. 367 Ivi, p. 37.

368 Z. N. Martínez, op. cit., p. 800. 369 J. Hillman, Puer, cit., p. 78.

85 l'avvio di una multisfaccettata esplorazione entronautica, con tutte le variegate indagini sul mondo dell’extra-sensibile, lungo una progressiva discesa tra le ombre inesplorate della natura interiore e degli istinti irrazionali, vergini ed immuni al disincanto scientifico370. Già sul finire del XIX secolo si iniziò a percepire sempre con

maggior chiarezza quanto i limiti che affliggevano l'approccio afferente alla coscienza patriarcale derivassero proprio dal rifiuto della capacità immaginativa di origine inconscia che la cultura dominante si ostinava a ridicolizzare al fine di mantenere efficace un regime di rimozione autoconservativa. La collettività moderna si mostrò consapevole di questa carenza, affidandosi al recupero di “tutto ciò che una civiltà materialista è andata lentamente soffocando: emozioni, sentimenti, desideri, sogni, un mondo segreto, troppo a lungo oppresso, che può essere nominato con una parola, l’anima”371

. Per poter accedere alle dimensioni inconsce più fecondanti e creative, la coscienza collettiva non poté far altro che opporsi alla cultura patriarcale, allentando la rimozione perpetrata per secoli ai danni della coscienza matriarcale da tutta una schiera di celebrati eroi solari, diurni e patriarcali, al fine di recuperare tutta la potenza rigenerante e trasformante del Femminile, immergersi nuovamente in esso e riattualizzare l’eterno conflitto in atto tra mondo occulto e mondo visibile, tra inconscio e coscienza372:

“Ci sono voluti mille e cinquecento anni prima che fosse possibile parlare nuovamente, in condizioni completamente nuove, di una trasformazione e di una divinizzazione della psiche umana. Soltanto dopo che la scomunica medievale dell’aspetto femminile terrestre della vita psichica, scomunica che aveva espresso un mondo spirituale troppo unilateralmente orientato verso valori celesti-maschili, incominciò a tramontare, si poté arrivare a una riscoperta del divino nella natura terrestre e nell’anima umana. Così nell’epoca moderna è incominciato un nuovo sviluppo del femminile, così come, con la nascita della psicologia del profondo, comincia a essere riconoscibile nell’Occidente una nuova forma di sviluppo e di trasformazione della psiche”373.

La coscienza collettiva del tempo volse, così, la propria curiosità all’indagine dell’epifania del dionisiaco da intendersi come l’archetipo che presiede all’irruzione nella coscienza dell’irrazionalità dell’inconscio:

“Il mondo primigenio è riemerso, le profondità dell’essere si sono aperte, le forme originarie di tutto ciò che è suscettibile di creare e di distruggere, con le loro brame infinite, con l’infinito orrore sono salite alla superficie ed hanno mandato in frantumi l’aspetto del mondo abituale, innocuo e bene ordinato: esse non recano né sogni né inganno: recano la verità ed è una verità che rende dementi”374.

370 Cfr. G. Spina, “Il superuomo...", cit. in E. Zolla, op. cit., p. 233.

371 Michaud, cit. in G. Allegra, Il Regno interiore. Premesse e sembianti del modernismo in Spagna, Milano,

Editoriale Jaca Book, 1982, p. 74 (d'ora in avanti ci ri riferirà a questo testo con l'abbreviazione Regno).

372 Cfr. E. Neumann, Grande Madre, cit., p. 203. 373 Idem, Amore e Psiche, cit., pp. 106-107. 374 W. F. Otto, op. cit., p. 101.

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La svolta ermeneutica di matrice ermetico-dionisiaca-matriarcale che, per sua natura, si offriva come un'alternativa agli approcci razionalistici fu di capitale importanza nell’ambito delle scienze psicologiche in cui si pose l'accento sull’esperienza vitale, e ci si abbandonò al fascino irrazionale dei processi intuitivi375. Le nascenti scienze

psicologiche furono, infatti, il terreno privilegiato dello scontro tra religione e scienza, tra spirito e materia. Il profondo interesse di fine Ottocento per la psiche umana, con le sue angosce, le sue fobie e le sue ossessioni può intendersi come un corollario della svolta ermetico-sincretica nella cura del paziente in cui psiche e soma iniziavano ad apparire come un'entità inscindibile: la spinta alla sintesi e alla ricerca trascendente di stampo ermetico si unirono alle imperanti esigenze creative del Puer Aeternus nel favorire l'emersione del substrato di irrazionalità panica e dionisiaca. Uno dei precursori in tal senso fu Wilhelm Dilthey, col suo Introduzione alle scienze

dello spirito pubblicato nel 1883, testo di capitale importanza per lo sviluppo e

l’evoluzione delle neonate scienze psicologiche. Grazie alla risonanza di quest'opera, la vita psichica smise gradualmente di concepirsi come un mero riflesso del mondo esterno e divenne una struttura autonoma in grado di generare connessioni dinamiche, retta da proprie leggi e da relazioni interne, con un proprio sviluppo ed un proprio ,ἑ&-/, e, soprattutto, comprensibile solo se direttamente ricollegabile ad un piano di un’interiorità creatrice376

. Con la diffusione di un numero sempre maggiore di teorie psicologiche che rivendicavano il primato creativo della mente, si arrivò a intendere lo stesso universo come un organismo cosciente, governato dall’idea di una mente informatrice. Sempre più studiosi, col passare degli anni, si sforzarono di trovare le conferme di un principio vitale esistente al di là delle riduttive apparenze degli schemi meccanicistici377. L’indagine della mente e dei suoi

correlati funzionali nervosi fu l'ambito scientifico, insieme agli studi della fisica, maggiormente coinvolto dal diffondersi dell’interesse per i fenomeni psichici. Ad esempio, fu l’interesse scientifico per un fenomeno così ambiguo come il magnetismo animale (mesmerismo) ad aprire la via agli studi sull’ipnosi ed alla formulazione della tanto controversa teoria fisica dell’etere. Alle vaste indagini sul mesmerismo seguì, inoltre, un massiccio coinvolgimento da parte del mondo accademico per lo spiritismo: ennesimo fenomeno liminare, in bilico tra scienza e magia, tra razionale ed irrazionale, che esercitò il proprio ascendente su svariati ambienti intellettuali fino a coinvolgere la più accreditata sperimentazione

375 Cfr. G. Filoramo, Religione, cit., p. XIII. 376 Cfr. ivi, p 163.

87 scientifica378. Grazie allo sviluppo degli studi sull’ipnosi prese il via la graduale e

progressiva elaborazione del concetto stesso di inconscio. L'allontanamento della cultura dall’estroversione patriarcale a favore dell’introversione matriarcale raggiunse all'alba del Novecento un momento particolarmente significativo: “it was not until the last century that a countermovement set in, which culminated in depth psychology, with an orientation of a very different kind”379

. Iniziò, infatti, a diffondersi l’idea che nella mente umana esistesse una coscienza in cui differenti livelli psichici si trovavano a coesistere senza demarcazioni nette, ma con soffuse gradazioni di passaggio dagli uni agli altri. Divenne, cioè, possibile concepire l'esistenza di una soglia flessibile tra i diversi stati della vita psichica. Per descrivere questi stati sottesi alla coscienza si utilizzarono neologismi quali ‘subliminale’, ‘subconscio’ ed, appunto, ‘inconscio'380

: la diffusione delle teorie freudiane e l'avvio degli studi psico-analitici sancirono in modo definitivo la consacrazione di quest’ultimo termine. Citando Filoramo, “se Freud era stato il precursore dell’avvento di una nuova era, l’era dell’uomo psicologico, Jung ne fu il messia”381

. Jung sottolineò, infatti, il ruolo centrale da attribuirsi alla fantasia ed all’intuito nell'indagine della vita psichica382. Il pensiero junghiano si oppose alle teorizzazioni

freudiane ritenendole inadeguate proprio a causa di una gestione riduttiva del vissuto simbolico, costretto da Freud all’interno di un impianto razionale, contestandone la volontà di “ridurre la simbolizzazione a un simbolizzato senza mistero”383. Jung propose una psico-analisi di tipo instaurativo che riscopriva

l'importanza dell'immagine e rompeva "in modo rivoluzionario con otto secoli di rimozione e di coercizione dell’immaginario”384, restituendo a questo la propria

primigenia dimensione dinamicamente ambigua, fondamentalmente inesprimibile tramite l’intelletto. Le produzioni simboliche tornarono ad associarsi alla funzione primitiva di strumenti impiegabili lungo un percorso di realizzazione del sé385

. Con la pubblicazione di Trasformazioni e simboli della libido (1911), fin dal primo saggio “Le Due Forme del pensare” già fu evidente la posizione di predominio attribuita da

378 Cfr. ivi, pp. 41-42.

379 E. Neumann, Fear, cit., p. 180. 380 Cfr. G. Pareti, op. cit., p. 81. 381 G. Filoramo, Religione, cit., p 230.

382 Fin dagli inizi della sua carriera, Jung si era interessato alle dimensioni più occulte della psiche: le

teorie che questi sviluppò negli anni successivi si posero quasi da subito in netto contrasto con le idee di Freud, suo maestro, ed il divario teorico fra i due fu reso pubblico attorno al 1912. Grazie agli strumenti concettuali che Freud gli mise a disposizione, Jung fu in grado di sviluppare la propria personale teoria in merito alle pulsioni della vita psichica inconscia (cfr. ivi, pp. 249-250 e cfr. H. Stuart Hughes, op. cit., pp. 105-160).

383 G. Durand, Immaginazione, cit., pp. 48-50. 384 Ivi, p. 47.

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Jung all’immaginazione creatrice. Secondo lo studioso svizzero, l’immaginazione ermetica, opposta alla razionalità freudiana di stampo ancora apertamente prometeico, sarebbe da intendersi come la madre di ogni possibilità d'espressione umana386. Collocando l'energia psichica in contenitori ben più ampi rispetto

all’inconscio individuale così come concepito dalla teoria psicoanalitica freudiana, Jung giunse a postulare l'esistenza di un inconscio super-individuale e collettivo, serbatoio psichico con cui la coscienza individuale si troverebbe in contatto permanente. L'inconscio collettivo, in qualità di regno dell'irrazionale, non poteva indagarsi con gli strumenti conoscitivi tradizionali di intelletto e ragione, ridotti alla stregua di mera maschera sociale dell’Io. Dinnanzi all'irrazionalità degli archetipi junghiani ed all'irriducibilità semantica dei simboli, intesi come diretta emanazione dell'inconscio e vero e proprio alfabeto del linguaggio psichico, la ragione scientifica ed il metodo analitico prometeico non poterono accampare alcuna pretesa di esaustività epistemologica. Da Jung in poi, l'esplorazione dell'irrazionale dionisiaco espresso dai sogni e dalle manifestazioni più ingenue dell'interiorità umana tornò ad essere affidata alla mediazione ermetica del pensiero simbolico, sintetico ed intuitivo387. Non solamente le teorie, ma lo stesso metodo terapeutico junghiano fu

evidente espressione del descritto ritorno ad una visione sincretistica dell’esperienza umana in ambito medico-scientifico: la sofferenza psichica del paziente andava, infatti, ad inserirsi in un contesto ermeneutico in cui è l’inconscio stesso ad inviare messaggi da decifrare. Il terapeuta psichico si allontana, così, dall’ottocentesca concezione taumaturgica di detentore di un sapere che si traduce in una guarigione imposta dall’esterno, assumendo un'opposta connotazione dialogica e relazionale volta al disvelamento della verità individuale dal profondo nucleo dell’irrazionalità inconscia del paziente, il quale scopre del tutto soggettivamente la propria stessa cura durante il percorso introspettivo, quasi una discesa agli inferi (nekya), a cui lo induce il terapeuta. Si può, dunque, affermare che gli studi junghiani, con la profonda influenza che su questi ebbero un’attitudine gnostica, il pensiero romantico occidentale e le correnti filosofiche idealiste388

, svolsero un ruolo di capitale importanza389 nell’indurre la collettività a prendere atto dell’esistenza della coscienza

matriarcale intesa come realtà parallela, correlata a quella evidente, che scorre e coesiste sotto l’apparenza delle cose, esperibile attraverso le fugaci intuizioni

386 Cfr G. Filoramo, Religione, cit., pp. 200-201. 387 Ivi, pp. 232-233.

388 Cfr. F. P. Ranzato, prefazione a O. Fellini, op. cit., pp. 7-13.

389 Per apprezzare a fondo la profonda influenza che Jung esercitò sulla cultura del Novecento, si

89 ermetiche, via fondamentale per giungere all’Universale occulto dell’inconscio collettivo, diluito nel mondo dei Particolari della coscienza individuale. La tendenza che, all'alba del XX secolo, indusse la collettività ad integrare il rimosso dell’inconscio sul piano della coscienza corrisponde a ciò che Hillman definisce come via dell’ambivalenza: questa “aggira gli sforzi dell’Io per attuare la coniunctio, perché sopportando l’ambivalenza noi ci troviamo direttamente dentro la coniunctio intesa come tensione tra gli opposti”390. La stessa dimensione uroborica della Grande

Madre-inconscio fu discussa apertamente dalla psicologia analitica junghiana in quegli anni: anche le componenti di genere che caratterizzano la psiche iniziarono ad essere intese come elementi fluidi, complementari e passibili di integrazione. La diffusione delle teorie junghiane non annullò totalmente il concetto di alterità di genere in ambito psicologico; sicuramente, però, una trattazione teorica che prevede la presenza di componenti maschili (l’Animus) all'interno della psiche femminile e di componenti femminili (l’Anima) all'interno di quella maschile contribuì certamente a dirigere la collettività verso la presa di coscienza della dimensione uroborica primordiale, favorendo una visione più ambivalente dei generi sessuali, percepiti, fino a quel momento, come rigidamente delimitati391:

“Ogni individuo, in quanto androgino psicofisiologico, può manifestare, tanto nei sogni, quanto nelle proiezioni immaginarie dello stato di veglia, una fantasia sessuale senza alcun punto in comune con la sua sessualità fisiologica. Ogni maschio porta in sé potenzialità rappresentative femminilizzanti, l’anima, così come ogni donna possiede al contrario un animus immaginario. […] Dietro l’inversione del “sesso dell’anima” di nasconde in realtà una “diversità inesauribile” di manifestazioni”392.

La rinnovata centralità dell'irrazionalità dionisiaca nell'inconscio collettivo del tempo non si manifestò solamente nell'indagine delle profondità della psiche, ma si espresse anche e soprattutto mediante la dirompente emersione dell'erotismo nella cultura del tempo. Con la discesa nelle dimensioni dell'irrazionale dionisiaco e sotto la spinta della mediazione ermetica, l'uomo del primo Novecento, poté liberarsi della secolare tradizione di pensiero di derivazione cartesiana secondo cui mente e

corpo sono da intendersi come entità rigidamente contrapposte e della conseguente e

pregiudizievole distinzione tra oggetto conosciuto e soggetto conoscente. Soggetto ed oggetto, con la celebrazione della riscoperta facoltà intuitiva intesa come capacità di cogliere i nessi tra le cose in modo sintetico ed immediato, si trovarono nuovamente a coincidere, ricomposte dopo secoli di scissione393

. L'irrazionalità

390 J. Hillman, Puer, cit., p. 79. 391 Cfr. L. Guerra, op. cit., pp. 84-91. 392 G. Durand, Strutture, cit., p. 473. 393 Cfr. G. Filoramo, Religione, cit., p. 161.

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psichica si fece, dunque, un tutt’uno con la sensualità del corpo, entrambe da concepirsi come strumenti gnoseologici di riscoperta dignità, dopo secoli di censura razionalistica e di rigore morale frutto dalla cultura positivista borghese. A cavallo tra Otto e Novecento, dalle nuove discipline scientifiche alle pubblicazioni accademiche, dai salotti letterari agli scaffali delle librerie, dai dibattiti filosofici alla discussioni teologiche, si assistette ad una rinnovata e profonda esigenza di interessarsi alle componenti fisiologiche più istintive dell'essere umano che a lungo si era tentato di censurare. Col volgere del secolo, alla proliferazione di ricerche e gli studi vertenti sugli aspetti meno razionali del comportamento umano che includevano tutti i fenomeni psichici di natura incerta, ambigua e misteriosa, si aggiunsero gli studi sull’irrazionalità delle pulsioni di natura fisica, come gli studi sulla sessualità in genere e quelli più specifici introdotti dal concetto freudiano di libido. Questi, in particolare, posero l'accento sulla necessità di indagare, sempre ai fini di prevenire disfunzioni e patologie psichiche, anche la sfera della sessualità individuale per regolare le pulsioni della libido. Una delle conseguenze di un primo interessamento scientifico per le dimensioni della sessualità umana fu l'adozione, nel linguaggio corrente, del termine specifico di sessualità, lasciando da parte, una volta per tutte, le confuse e generiche perifrasi (quali 'amore' e 'passione amorosa’) in voga fino a quel momento. Anche a causa di una maggiore promiscuità tra i sessi, causata dall'aumento del lavoro femminile394 nei grandi centri urbani, si iniziò a discutere

apertamente di controllo delle nascite395, profilassi, problemi genetici legati alla

riproduzione, esami prematrimoniali obbligatori per evitare il diffondersi di patologie sessuali, di pornografia396 e di prostituzione. La doppia morale borghese

aveva favorito, in particolare, il prosperare di quest'ultima e le case di piacere figurano come istituzioni legalizzate in molti paesi europei già dalla metà del secolo. Condannate pubblicamente dalla società al pari di una vera e propria piaga sociale, nella pratica queste erano, però, assai popolari e frequentate dagli uomini di ceto medio, con la complicità implicita della tolleranza coniugale. Nella Francia fin de

siècle, le più note maisons giunsero persino a godere di fama internazionale per le luci

sfolgoranti, l'esotismo di maniera, i morbidi tappeti e le tappezzerie, gli ingressi

394 Cfr. M. Boneschi, Senso. I costumi sessuali degli italiani dal 1880 a oggi, Mondadori, Milano, 2000, pp.

15-32.

395 Il diaframma vaginale fu, ad esempio, messo a punto già nel 1880 (cfr. P. Sorcinelli, Storia e

sessualità. Casi di vita, regole e trasgressioni tra Ottocento e Novecento, Milano, Mondadori, 2001, pp. 156-

159: d'ora in avanti, ci riferiremo a questo testo con l'abbreviazione Storia).

396 Si pensi, ad esempio, come già nel 1894 vide la luce una delle primissime associazioni contro

91 riservati e le architetture sontuose397. Durante la Belle Epoqueiniziò a lacerarsi il fitto

velo di ipocrisia che da decenni ammantava la dilagante realtà della prostituzione legalizzata, percepita come una valvola di sfogo necessaria ad una società retta da valori morali così rigidi398. Se, inizialmente, si era ritenuto che la prostituzione

potesse risultare socialmente utile al fine di evitare la diffusione di malattie veneree, con il progredire degli studi scientifici si iniziò a sospettare che, più che prevenirle, le patologie sessuali si diffondessero estesamente proprio a partire dai luoghi di piacere istituzionalizzato. I primi studi medici in merito alla trasmissibilità delle patologie veneree furono la miccia che, a cavallo tra i due secoli, provocò l'accendersi di un dibattito scientifico sulla sessualità senza precedenti399. Complice il progresso

positivista che aveva contribuito a smantellare la credibilità degli assunti teologici, infezioni quali la sifilide e la gonorrea smisero di considerarsi come punizioni divine inevitabili, ma vennero trattate come infermità provocate da batteri e, di conseguenza, legittimamente debellabili dall’avanzata del progresso medico che si supponeva dovesse contraddistinguere ogni società civile400

. La conseguenza più rilevante dell'interesse scientifico ed accademico per la sessualità e l'erotismo fu la diffusione di una maggiore libertà di pensiero e di espressione in relazione a questo tema, considerato per secoli come un tabù innominabile a seguito delle limitazioni invalicabili imposte dalla Chiesa e dalla morale ottocentesca. Ci fu chi studiò la sessualità in ambito psicoanalitico, chi cercò una cura per le malattie ad essa connesse, chi si preoccupò di ridefinire le linee guida per la pedagogia delle giovani, chi, come le femministe, iniziò ad invocare la parità di diritti e la tutela del proprio corpo: preti e moralisti, scienziati e filantropi, femministe e studiosi dei più svariati ambiti si sentirono chiamati in causa e contribuirono ad arricchire ed estendere il dibattito sull'erotismo e la sessualità. Il grande sogno borghese, con il suo appannaggio di norme e regole, classi, ruoli e gerarchie fu fatalmente costretto a fare i conti con l'irrazionalità delle pulsioni fisiche per lungo tempo relegate ad uno stato silente. Eros e le sue manifestazioni (comprese le accezioni più paniche ed inquietanti ad esso connesse) si fecero, così, sempre più visibili e presenti nella cultura della Modernità, convertendosi in un argomento di manuali, di dibattiti pubblici e di

397 Cfr. L. Adler, La vita quotidiana nelle case chiuse in Francia (1830-1930), Rizzoli, Milano, 1994.

398 Ricordiamo, en passant, che la prostituzione fu considerata legale in Argentina dal 1824 al 1935 (cfr.

M. L. Múgica, "La prostitución reglamentada: fundamentos y estrategias políticas municipales de control. Rosario (Argentina) en la primeira década del Siglo XX", in Simposio n. 14 -Identità urbane:

studi comparativi, Primeiras Jornadas de História Regional Comparada, Porto Alegre – Rio Grande Do

Sul, 23,24,25 de Agosto de 2000).

399 Si pensi, ad esempio, alla conferenza internazionale sulle malattie veneree tenutasi a Bruxelles nel

1899.

400 Cfr. J. Surkis, Sexing the Citizen: Morality and Masculinity in France, 1870-1920, ;Cornell University