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CAPITOLO II: IL CASO FASEM INTERNATIONAL SRL

PROSPETTO DEGLI INDIC

2.4.2. L’output del modello.

Il secondo ed il terzo foglio di lavoro contengono gli output generati dal modello: prospetti di Conto Economico e Stato Patrimoniale opportunamente riclassificati e prospetto degli indici di bilancio.

Relativamente al secondo foglio di lavoro, questo riprende automaticamente i dati dal prospetto di inserimento e, mediante appropriate formule, effettua le riclassificazioni di Conto Economico e Stato Patrimoniale. Gli schemi utilizzati sono quelli di Stato Patrimoniale in forma “finanziaria” e “gestionale” e di Conto Economico “a valore della produzione e valore aggiunto”; tali metodi, infatti, oltre a permettere la determinazione di risultati intermedi molto significativi, consentono il calcolo dei più importanti indici di bilancio.

Per quanto concerne il Conto Economico a “valore della produzione e valore aggiunto”, l’aggregato primario da cui parte è costituito dalla somma dei valori dei beni e servizi collocati nel mercato (ricavi di vendita), con i prodotti per uso interno (beni prodotti in economia), a cui vanno ad aggiungersi i beni disponibili all’interno dell’azienda, derivanti dalla produzione tipica, in attesa di essere

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venduti (prodotti in giacenza). I costi “operativi” vengono divisi in due categorie: i costi esterni, derivanti dagli apporti di terzi (acquisti, prestazioni di servizi, ecc.) e quelli interni, comprendenti i costi del lavoro, gli ammortamenti e gli altri accantonamenti. Dalla differenza fra il valore della produzione venduta ed i costi esterni sostenuti si ottiene il Valore Aggiunto: rappresenta, visto secondo un’altra ottica, una sorta di margine che va a coprire i costi interni, e che è sufficientemente disponibile per assorbire ulteriori costi della gestione finanziaria e straordinaria e contribuire, con la gestione accessoria, alla generazione del reddito netto.

La conoscenza del Valore Aggiunto consente di apprezzare l’entità del reddito disponibile per remunerare i tre elementi, organizzativi dell’impresa, apportatori di valore: il lavoro, l’impianto ed il capitale (proprio e di terzi).

Lo schema che ne scaturisce è, pertanto, il seguente:

CONTO ECONOMICO A VAL. AGG.

AGOSTO

Ricavi delle vendite e delle prestazioni 1.090,74 Variazione rim. di prod. in corso lav.,semilavorati e finiti 0,00

Altri ricavi e proventi 155,00

VALORE DELLA PRODUZIONE 1.245,74

Costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci 1.141,53

Costi per servizi:

lavoraz. Esterne 2.427,03

forniture energ. 0,00

consulenze 9.616,28

gestione automezzi 161,33

costi ind. 82,11

costi comm. Var. 3.826,24

Costi per godimento beni di terzi 21.815,79

Oneri diversi di gestione:

costi comm. Fissi 5.082,72

spese generali 1.386,35

Variazione rim. mat prime, suss, consumo e merci 0,00

COSTI DELLA PRODUZIONE ESTERNI 45.539,38

VALORE AGGIUNTO -44.293,64

Costi per il personale 63.236,12

MARGINE OPERATIVO LORDO -107.529,76

Ammortamenti e svalutazioni 0,00

Accantonamenti per rischi

Altri accantonamenti

AMMORT. ED ACCANT. GESTIONE CARATTERISTICA 0,00

RISULTATO OPERATIVO GESTIONE CARATTERISTICA -107.529,76

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PROVENTI NETTI DELLA GESTIONE PATRIMONIALE 0,00

RISULTATO OPERATIVO -107.529,76

Interessi ed altri oneri finanziari 2.762,38

ONERI FINANZIARI 2.762,38

RISULTATO LORDO DI COMPETENZA -110.292,14

proventi straordinari 0,00

RISULTATO GESTIONE STRAORDINARIA 0,00

REDDITO PRIMA DELLE IMPOSTE -110.292,14

imposte 0,00

Utile (o perdita) d'esercizio -110.292,14

E’ utile soffermarsi su alcuni risultati intermedi che tale schema di bilancio permette di evidenziare, nonché sulle determinanti primarie degli stessi.

Di fondamentale importanza, ai fini della determinazione del “Valore Aggiunto”, è l’aggregato “Costi della produzione esterni”. Nello schema adottato per riclassificare il Conto Economico secondo le esigenze della nostra azienda, esso è costituito da tre categorie di costi: costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci, costi per servizi ed oneri diversi di gestione. La prima categoria riprende dal foglio inserimento i costi d’acquisto di tali materiali al netto di sconti ed abbuoni attivi. La seconda categoria comprende i costi per le lavorazioni esterne (verniciatura, cromatura, montaggio, ecc.), i costi per la fornitura di energia (gas, energia elettrica, ecc.), i costi di consulenza (tecnica, commerciale, informatica, ricerca e sviluppo), i costi di gestione automezzi (manutenzione, carburanti, assicurazioni e bolli), costi industriali (manutenzioni industriali, assicurazioni specifiche), i costi commerciali variabili (trasporti, provvigioni, oneri su provvigioni, royalties) ed i costi per godimento beni di terzi (leasing, affitto e manutenzioni beni in affitto).

Infine la terza categoria dei costi esterni è composta dai costi commerciali fissi (pubblicità e propaganda, spese per viaggi e fiere, spese di rappresentanza), i costi generali (manutenzione macchine ufficio, spese postali, spese telefoniche, valori bollati, vigilanza notturna, spese pulizia e spese per cancelleria) e la variazione di rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci.

Come detto pocanzi, per la riclassificazione dello Stato Patrimoniale si sono adottati due diversi schemi.

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Mediante il criterio finanziario, oltre che descrivere l’ammontare e la composizione del patrimonio, si forniscono le informazioni di base per evidenziare gli impieghi e le fonti di risorse finanziarie in essere alla data di bilancio, cioè per individuare come a quella data sono investite le risorse finanziarie (impieghi) e da dove sono state attinte le risorse attualmente impiegate (fonti). Gli impieghi vengono classificati secondo il criterio della liquidità, cioè l’attitudine a trasformarsi in forma monetaria entro l’esercizio amministrativo. Le fonti, al contrario, vengono osservate secondo il criterio dell’esigibilità, avendo riguardo al periodo entro cui dovranno essere rimborsate. Da questa classificazione emergono alcuni aggregati dalla cui analisi è possibile formulare giudizi in merito alla struttura patrimoniale e finanziaria dell’impresa ed alle condizioni dell’equilibrio finanziario della stessa.

STATO PATRIMONIALE FINANZIARIO

AGOSTO %

Cassa 110,72 Banche c/c -43.723,50 Portafoglio attivo 178.674,96 Liquidità immediate 135.062,18 6,1 Crediti v/clienti 443.548,78 Crediti diversi 92.263,24 Crediti Erario 12.279,85

(Fondi specifici sval.) 17.331,88

Ratei attivi 9,47

Risconti attivi 170.010,65

Liquidità differite 700.780,11 32,2

Rimanenze materie prime 722.400,00

Rimanenze semilavorati 186.410,00

Rimanenze prodotti finiti 123.840,00

(Anticipi da clienti) 24.187,98

Magazzino 1.008.462,02 46,3

ATTIVO CORRENTE 1.844.304,31 (84,6)

Crediti a lungo termine

(fondi specifici sval.)

Titoli 0,00

Depositi cauzionali 11.957,84

Immobilizzazioni finanziarie 11.957,84 0,6

Attrezzatura varia e minuta 281.900,71

Impianti generici e specifici 551.672,00

Macchine e mobili ufficio 167.006,50

Automezzi 70.953,29

Beni strum. Inf. 1 mil. 77.238,23

Software 12.803,81

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Stampi 133.505,00

(fondi ammortamento) 1.015.674,52

Immobilizzazioni materiali 280.499,91 12,9

Spese impianto 59.496,55

Altri oneri pluriennali da ammortizzare 105.269,60

(fondi ammortamento) 122.657,39 Immobilizzazioni immateriali 42.108,76 1,9 ATTIVO IMMOBILIZZATO 334.566,51 (15,4) ATTIVO NETTO 2.178.870,82 100 Debiti v/fornitori 387.281,78

Debiti v/istituti ass. 139,32

Debiti v/erario 7.786,31

Debiti tributari 34.754,96

Quota TFR

Ratei passivi 36.094,44

Risconti passivi 53.004,16

Quota mutui passivi

Debiti v/istituti prev. 15.597,31

Debiti diversi a breve 10.019,15

Quota finanz. Confidi

Debiti v/dipendenti 36.136,67 Debiti v/amm.ri 620,52 PASSIVO CORRENTE 581.434,62 25,4 Mutui passivi 130.598,11 TFR 308.684,64 Fondo imposte 0,00 Finanziamento confidi 229.762,17 PASSIVO CONSOLIDATO 669.044,92 29,2 Mezzi di terzi 1.250.479,54 (54,6) Capitale sociale 46.485,00

Fondo Riserva legale 9.296,22

Fondo Riserva conv euro -49,74

Utile esercizi precedenti 982.951,94

Utile d'esercizio 0,00

PATRIMONIO NETTO 1.038.683,42 (45,4)

PASSIVO E PATRIMONIO NETTO 2.289.162,96 100

sbilancio -110.292,14

Infine, la riclassificazione dello Stato Patrimoniale secondo il criterio di pertinenza gestionale distingue le attività e passività legate alla gestione corrente rispetto a quelle non legate alla gestione corrente. La differenza fra attività e passività correnti è detta Capitale circolante netto.

La distinzione fra gestione corrente e non corrente, è particolarmente importante per fini previsionali.

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STATO PATRIMONIALE GESTIONALE

AGOSTO

Crediti verso clienti 443.548,78

Rimanenze finali di merci e materie 1.032.650,00

(Debiti verso fornitori) 387.281,78

Capitale circolante netto commerciale 1.088.917,00

Crediti diversi caratteristici operativi:

crediti diversi 104.221,08

risconti attivi 170.010,65

ratei attivi 9,47

crediti IVA 4.085,09

crediti v/erario 8.194,76

Debiti diversi caratteristici operativi:

debiti trib. 34.754,96

debiti v/dipend. 36.336,39

dediti v/istituti prev. ed assicur. 15.736,63

ratei e risc. passivi 89.098,60

altri (anticipi clienti, enasarco, pag. non di ns comp.) 30.426,20

debiti v/erario (rit. dip.) 7.786,31

Capitale circolante netto operativo 1.161.298,96

Immobilizzazioni immateriali 42.108,76

Immobilizzazioni materiali 280.499,91

(Fondo TFR e quiescenza) 308.684,64

(Altri fondi) 17.331,88

Capitale investito netto operativo 1.157.891,11

Immobilizzazioni finanziarie 11.957,84

Attività finanziarie correnti

Altre immobilizzazioni

Capitale investito netto globale 1.169.848,95

Debiti di finanziamento a lungo termine 360.360,28 Debiti di finanziamento a breve termine

Liquidità 135.062,18

Capitale netto 944.550,85

L’ultimo foglio di lavoro del modello adottato in Fasem, partendo dalle aggregazioni e dalle differenze individuate mediante la riclassificazione dei prospetti di bilancio, calcola gli indici di bilancio ritenuti idonei ad evidenziare gli aspetti più rilevanti della gestione ed a palesare collegamenti tra variabili economiche e finanziarie. Gli indici di bilancio possono, inoltre, facilitare confronti nel tempo (intertemporali) e nello spazio (interaziendali) individuando significativi termini di raffronto sia con la gestione passata, sia con i propri concorrenti. Attraverso gli indici i confronti risultano chiaramente più significativi di quanto lo sarebbero se fossero operati con dei valori assoluti, dato

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che gli indici permettono un confronto più omogeneo, che riesce di volta in volta a prescindere dalla diversità di dimensione. Infine gli indici possono servire, in un’ottica di programmazione e controllo, come “parametri obiettivo”, cioè a formulare gli obiettivi economico-finanziari da raggiungere in un periodo futuro ed a misurare il loro raggiungimento.

Nello schema di analisi da noi adottato, gli indici vengono distinti in tre categorie: redditività, efficienza e struttura.

INDICI Agosto Settembre Ottobre Novembre

Redditività

Redditività del capitale proprio (ROE) -0,11 -0,01 0,03 0,04

Redditività del capitale investito (ROI) -0,09 0,01 0,83 -0,19

Redditività delle vendite (ROS) -98,58 0,00 0,06 0,05

Onerosità dei debiti (ROD) 0,01 0,02 0,03 0,04

Costo medio mezzi di terzi 0,00 0,01 0,01 0,01

Tasso indebitamento 1,20 1,29 1,27 1,29

Tasso indeb. finanz. 0,35 0,35 0,33 0,32

Leva finanziaria -0,10 -0,01 0,80 -0,22

Redditività dell'attivo netto (ROA) -0,05 0,00 0,02 0,02

Rotazione attivo netto 0,00 0,16 0,29 0,40

Efficienza

Rotazione cap. investito 0,0005 0,16 0,29 0,40

Rotazione cap. proprio 0,0011 0,36 0,66 0,93

Fatturato per dipendente 33,821395 11503,743 21176,729 29826,31

Costo medio per dipendente 1960,8099 4131,8211 6121,9194 8367,9981

Valore aggiunto per dipendente -1373,4462 4187,8915 7393,4155 9861,4924

Tempo medio incasso 90858,845 610,80681 241,69345 195,9654

Tempo medio pagamento 2735,2491 638,90709 340,98402 257,30807

Struttura

Autonomia finanziaria 0,45 0,44 0,44 0,44

Rigidità impieghi 0,15 0,14 0,14 0,14

Liquidità corrente 0,38 0,44 0,44 0,46

Liquidità secca 0,06 0,06 0,14 0,14

Quoziente primario di struttura 3,10 3,08 3,04 3,02

Quoziente secondario di struttura 5,10 5,04 4,93 4,88

Capitale circolante netto comm. 1088917 165125,76 -26523,35 -4310,31

Quoziente di tesoreria 1,44 1,54 1,58 1,58

Per l’analisi della redditività, ossia l’attitudine dell’azienda a produrre redditi, si utilizzano indicatori che mettono a confronto una determinata configurazione di reddito con il capitale che lo ha generato.

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• il R.O.E. (return on equity), che esprime la redditività del capitale di rischio investito nella gestione. L’azienda verifica il grado di soddisfacimento del capitale di rischio, cioè il potere di attrazione, da parte della gestione, nei riguardi di tale capitale. E’ dato dal rapporto fra il reddito netto d’esercizio ed il capitale di rischio investito nell’esercizio stesso.

• Il R.O.I. (return on investment), che esprime la redditività del capitale (di rischio e di credito) investito nell’area caratteristica della gestione. Tale indice prescinde dalla considerazione delle fonti di finanziamento: si limita a considerare il ritorno che la gestione caratteristica dà al capitale immesso in essa (indipendentemente dal modo di finanziamento). Per effettuare tale calcolo si dovrà effettuare il rapporto fra il reddito operativo ed il capitale investito.

• Il R.O.D. (Return on debt), che esprime il costo dell’indebitamento. E’ calcolato come rapporto fra gli oneri finanziari ed i debiti di finanziamento risultanti dallo Stato Patrimoniale riclassificato secondo il criterio gestionale. E’ una misurazione del costo dell'indebitamento che risente solo di finanziamenti esplicitamente onerosi, dato che si considerano solamente quei debiti che hanno effettivamente generato gli oneri finanziari iscritti al numeratore. La rilevanza dell'indice è data dal fatto che esso è utilizzato per determinare il differenziale di leva finanziaria.

• Tasso di indebitamento finanziario, che esprime il reale indebitamento mediante il rapporto fra finanziamenti esplicitamente onerosi e patrimonio netto.

• Il differenziale di leva finanziaria, che misura l’effetto che una variazione dell’indebitamento può avere sulla redditività del capitale di rischio. Tale differenziale è dato dalla differenza fra il Roi ed il Rod. Precisamente un differenziale di leva positivo agirà da moltiplicatore a favore del Roe; al

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contrario, un differenziale di leva negativo agirà da riduttore a sfavore del Roe37.

Per quanto concerne l’analisi della struttura patrimoniale dell’azienda, gli indici che meritano maggiore attenzione sono:

• l’indice di rigidità degli impieghi, che è dato dal peso percentuale dell’attivo fisso sul capitale investito. Esprime, indirettamente, l’elasticità della gestione, cioè la sua capacità di adattarsi convenientemente, con facilità ed in tempi brevi, alle mutevoli condizioni dall’ambiente. La gestione sarà tanto più elastica quanto più basso sarà il peso dell’attivo fisso sul capitale investito.

• L’indice di autonomia finanziaria, che esprime il peso percentuale del capitale di rischio sul capitale di finanziamento. Più tale indice è alto, più la gestione è finanziariamente autonoma, cioè svincolata dai pesi relativi all’indebitamento.

• Il quoziente di struttura, che indica la parte di attivo fisso finanziata dalle passività permanenti. Più precisamente, ci riferiamo a quello che la dottrina definisce quoziente secondario di struttura, dato dal rapporto tra le passività permanenti (mezzi propri e passività correnti) e l’attivo fisso. L'importanza di mantenere tale indice sensibilmente maggiore di uno è legato al ruolo di protezione contro i fenomeni di illiquidità dell'attivo circolante, che possono verificarsi riguardo ai crediti ed alle rimanenze. Nel caso in cui una parte dei crediti sia di difficile realizzo, ovvero una parte delle rimanenze invendibile o inutilizzabile, un quoziente maggiore di uno consente di spostare in avanti nel tempo i fenomeni di insolvenza legati all'impossibilità di assolvere alle passività in scadenza.

• Il quoziente di tesoreria (o quick ratio), che esprime la capacità dell’azienda di far fronte, con la liquidità totalmente disponibile

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Ricordiamo infatti che uno schema di scomposizione del Roe può essere il seguente:

R.O.E = [Roi + (Roi-Rod)*Tasso indebitamento finanziario]*Incidenza oneri e proventi straordinari. Utilizzando questa formulazione risulta chiaro come, in caso di leva finanziaria negativa, un aumento dell’indebitamento provocherà una riduzione del Roe.

Schema di scomposizione del Roe tratto da U. Sostero, P. Ferrarese, “Analisi di bilancio. Strutture formali, indicatori e rendiconto finanziario.”, Giuffrè, Milano, 2000, pag. 93.

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(immediata e differita) all’estinzione delle passività correnti. Un rapporto maggiore di uno significa che ci sarà eccedenza di liquidità al termine del periodo considerato, ma non significa che ci sarà liquidità durante il periodo stesso. Affinché ciò avvenga sono necessarie altre due condizioni completive: le entrate siano in fase con le uscite; il movimento delle entrate e delle uscite della gestione ulteriore non turbi la liquidità precedente38. Diversamente, invece, un quoziente inferiore ad uno significa che vi sarà deficienza di liquidità al termine del periodo considerato e pertanto vi sarà illiquidità anche durante il periodo stesso. Sotto l’aspetto dell’efficienza della gestione aziendale, che incide direttamente sulla dimensione reddituale e patrimoniale, l’attenzione si focalizza sulla capacità dell’azienda di trasformare velocemente i fattori produttivi e vendere i prodotti finiti (rotazione del magazzino), di incassare i relativi crediti e quindi, in generale, di sfruttare adeguatamente gli investimenti tramite la gestione operativa. Alcuni di questi indici sono:

• l’indice di rotazione del capitale investito, che esprime la capacità di generare volumi di attività (in termini di vendite) mediante tutte le risorse investite nella gestione. Questo indice ha un duplice significato, economico e finanziario in quanto il numeratore esprime un risultato economico (i ricavi delle vendite o prestazioni) ed il denominatore esprime invece l’importo del capitale investito alla data dell’analisi. Da un punto di vista finanziario, l’indice di rotazione esprime la velocità di ritorno, tramite le vendite, dei capitali (liquidità, crediti, rimanenze, immobilizzazioni ecc.) investiti nella gestione. Da un punto di vista economico l’indice riflette l’efficienza delle scelte in termini di sfruttamento della capacità produttiva (politica delle scorte, crediti verso la clientela) e delle scelte di struttura produttiva.

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“Supponiamo che le scadenze dei crediti e dei debiti siano in armonia: in tal caso sarebbe assicurata, perciò, la liquidità a breve. Essa, comunque, potrebbe essere turbata dalle nuove entrate e dalle nuove uscite che si formano per la normale continuazione della gestione (acquisti, vendite, incassi, pagmenti, ecc.).Se la gestione ulteriore è caratterizzata da scadenze non in armonia, può darsi che la liquidità relativa ai crediti ed ai debiti preesistenti venga pregiudicata”. Tratto da C. Caramiello, “Indici di bilancio. Strumenti per l’analisi della gestione aziendale”, Giuffrè, Milano, 1993, pag. 340.

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• Il tempo medio di incasso, ossia il tempo mediamente intercorrente fra le vendite ed l’incasso dei relativi crediti. In particolare, un valore troppo elevato nelle dilazioni concesse alla clientela rispetto al settore o ad altre

aziende similari od un suo trend di crescita, può significare difficoltà nelle vendite, scarso controllo della clientela, politiche di

vendita aggressive e comunque maggiori rischi di perdite. E’ usuale confrontare la durata media dei crediti con la durata media dei debiti, per determinare se nella filiera produttiva l’impresa ha un ruolo di finanziatrice (quando la durata dei crediti supera quella dei debiti) o di finanziata (nel caso opposto).

• Il valore aggiunto pro-capite ed il costo del lavoro pro-capite, particolarmente utili se comparati con i valori assunti in passato dagli stessi indici (analisi temporali).

98 2.5 IL GAP.

Il modello originariamente proposto prevedeva, quale fase ultima del processo di attuazione del sistema di controllo di gestione, la valutazione della situazione economico-finanziaria dell’azienda e la messa in opera di eventuali interventi correttivi. Tale fase si sarebbe dovuta concludere con la scelta fra due opposte linee d’azione: conferma o revisione dei budget mensili. Lo schema è il seguente:

NO SI Forecast Vs Budget Analisi cause Scostamento permanente nei prossimi mesi Scostamento contingente Revisione budget mensili Conferma budget mensili Mesi consuntivati > 1

Analisi dati contabili e scostamenti Scostamenti rilevanti Scostamenti non rilevanti Conferma budget mensili

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Il processo partiva con la rilevazione degli eventuali scostamenti dei dati storici rispetto ai dati di budget; in presenza di scostamenti ritenuti non rilevanti l’iter si arresta con la conferma dei budget mensili. Più complesso risultava il processo in presenza di scostamenti di entità rilevante; in tal caso è necessario verificare il numero di mesi consuntivati per decidere se procedere direttamente all’analisi delle cause di tali scostamenti oppure approfondire lo studio con il confronto fra i dati forecast e quelli a budget. E’ chiaro che, nel caso in cui si siano analizzati i consuntivi di più mesi, risulta necessario proseguire con un controllo sulla direzione di marcia (chiamato anche controllo concomitante) attraverso il quale si confrontano i risultati attesi finali con i risultati che probabilmente si manifesteranno in assenza di interventi correttivi.

A questo punto, si prospettano per l’azienda due diverse linee d’azione: revisione o conferma dei budget mensili a seconda che si sia appurato uno scostamento permanente nei mesi seguenti o uno scostamento contingente.

Mediante questo monitoraggio precoce, l’azienda è in grado di conoscere in anticipo l’evolversi della situazione aziendale e porvi rimedio con tempestività. Un processo così strutturato, lungi da rappresentare una panacea contro tutti i problemi aziendali, consente almeno di fornire ad un qualsiasi strumento di controllo un supporto valido ed efficace ai fini del monitoraggio delle condizioni economico-finanziarie aziendali.

E’ altrettanto vero, però, che la prassi aziendale delle piccole e medie imprese si discosta spesso, in modo sostanziale, da quanto auspicato in dottrina. Purtroppo la realtà Fasem non fa eccezione, tanto che diversi ostacoli hanno reso il modello implementato differente da quello inizialmente concepito.

Il processo di controllo testè descritto non può essere applicato in azienda essendo venuti meno alcuni punti cardine intorno ai quali ruota il tutto.

Il modello originariamente pensato si è rivelato, negli aspetti più importanti, inadeguato alla situazione aziendale; pur nella sua apparente semplicità teorica si è dimostrato troppo complesso e di difficile applicazione in una realtà contraddistinta da scarsa cultura manageriale e poco avvezza all’utilizzo di strumenti controllo orientati al futuro.

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Le difficoltà maggiori si sono riscontrate nell’implementazione del prospetto di budget, soprattutto nella determinazione degli importi delle voci di Stato Patrimoniale. Il calcolo delle quote a budget dei crediti verso clienti e dei debiti verso fornitori, partendo rispettivamente dai giorni di dilazione degli incassi e dei pagamenti ha trovato poco riscontro con la realtà, a causa dell’impossibilità di determinare i reali tempi medi di incasso e pagamento con i dati contabili a disposizione. I valori determinati secondo le formule del modello risultavano pertanto troppo lontani dalla realtà per poter essere accettati e condivisi dai futuri utilizzatori del sistema.

Ovviamente le stesse problematiche sono sorte anche per la determinazione dei valori delle altre voci, in particolare per le scorte di materie prime; in questo caso le criticità riguardavano la determinazione dei giorni di giacenza media.

Ancor più complessa è stata la messa in pratica del prospetto di forecast, relativamente alle voci di Stato Patrimoniale:

Davanti ad una situazione del genere, con un modello che stentava a trovare il consenso di coloro che sarebbero stati chiamati ad utilizzarlo in futuro, si è tentato di seguire metodi più consueti per i responsabili aziendali, cercando di andare in contro il più possibile alle loro esigenze.

Si è cercato pertanto di formulare il budget secondo i criteri utilizzati in passato dall’azienda e dal commercialista incaricato della redazione di tale prospetto. Pertanto, si è cercato di seguire una logica diversa.

Ai ricavi di vendita dell’ esercizio appena trascorso si apportava una variazione percentuale stimata per l’esercizio futuro sulla base delle indicazioni provenienti dai responsabili commerciali. Il valore annuo di budget veniva poi attribuito ad

Crediti verso clienti Media aritmetica giorni medi incasso per ciascun mese * Ricavi forecast/360 Debiti verso fornitori Media aritmetica giorni medi incasso per ciascun mese * Acquisti forecast/360 Scorte prodotti finiti Media aritmetica giorni medi incasso per ciascun mese * Costo del venduto forecast/360 Scorte materie prime Media aritmetica giorni medi incasso per ciascun mese * Consumo materie forecast/360 Immobilizzazioni Importo anno (T-1)+var. a consuntivo+var a budget

Debiti per TFR Importo anno (T-1)+var. a consuntivo+var a budget Debiti finanziamento Importo anno (T-1)+var. a consuntivo+var a budget