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La concentrazione del mercato a livello teorico

1.6 Struttura di mercato e potere di mercato

1.6.1 La concentrazione del mercato a livello teorico

Secondo la microeconomia i mercati funzionano efficientemente30 quando le imprese sono numerose e tutte piccole rispetto alle dimensioni del mercato. Queste condizioni fanno sì che nel mercato ci sia molta concorrenza e i prezzi siano pari ai costi marginali che servono a produrre ogni singolo prodotto. In una situazione di concorrenza perfetta l’efficienza del mercato è massima. Ma nella realtà una situazione di questo tipo è molto rara, in quanto i mercati in genere sono composti da poche imprese, la quali spesso hanno dimensioni fortemente diverse. Se ad esempio in un mercato ci sono 15 imprese è importante ai fini dell’efficienza che una abbia un quota superiore al 70% e le altre 14 ne abbiano una attorno al 2%? La struttura dei mercati esaminati (intesa come il numero di imprese presenti e rispettive quote di mercato) può influenzare il potere di mercato delle imprese stesse, con il risultato che queste applicano markup diversi in mercati diversi31.

Secondo Pepall, Richards e Norman (2009) la prima cosa da fare per poter capire la struttura di un mercato è classificare le imprese dalla più grande alla più piccola utilizzando un criterio scelto a priori. Nella nostra trattazione le quote di mercato delle case automobilistiche sono misurate dividendo le immatricolazioni annuali di ogni marchio in un dato Paese diviso il totale delle auto immatricolate nello stesso anno e nello stesso Paese. Il risultato della divisione rappresenta la quota di mercato del marchio o del Gruppo.32

Una volta che le imprese sono classificate dalla più grande alla più piccola si potrebbe calcolare la frazione della produzione totale del mercato attribuibile all’impresa più grande, poi quella attribuita alla combinazione delle due imprese di maggiori dimensioni, poi alla combinazione delle tre più grandi e via dicendo. In questo modo si ottiene la quota cumulativa della produzione totale dell’industria includendo aziende sempre di minori dimensioni. E’ molto utile rappresentare questa relazione in un grafico ottenendo la cosiddetta curva di concentrazione (Figura 1.1), la quale

30 In questo caso il termine efficienza indica la massimizzazione del benessere sociale inteso come la somma tra

benessere dei produttori e dei consumatori.

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Tendenzialmente nei mercati più concorrenziali i margini saranno minori.

32 Alcuni marchi appartengono ad un unico gruppo industriale. Quando questo succede il gruppo viene considerato

descrive come la produzione (o le vendite) si concentrano nelle mani di poche imprese. In pratica le curve di concentrazione ci danno un’idea di come le vendite di un’industria sono distribuite tra le varie imprese. Tuttavia, spesso risulta più utile avere una misurazione della concentrazione che sia espressa in un unico indice. Uno degli indici più comuni utilizzati in letteratura è il rapporto di concentrazione CRn, definito come la quota di mercato delle prime n imprese. In Europa e negli Stati Uniti il rapporto di concentrazione più utilizzato è il CR433 che indica la quota di mercato detenuta dalle prime quattro imprese rispetto al totale.

Figura 1.1 Alcune possibili curve di concentrazione.34

Se ad esempio un’industria è composta da 10 imprese ognuna delle quali detiene una quota di mercato del 10% il CR4 avrà un valore pari a 40. Ovvero la somma delle quattro imprese più grandi che in questo caso semplificato hanno tutte la stessa quota.

Esistono molti altri indici in letteratura economica e statistica per misurare la concentrazione di un mercato, ma nella nostra trattazione abbiamo deciso di utilizzare il CR1 e il CR4 in quanto possono riassumere in modo semplice ed immediato la situazione competitiva.

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Nella nostra trattazione a volte indicheremo anche il CR1 per poter descrivere meglio alcune situazioni di mercato anomale, come ad esempio in Italia, quando negli anni ’90 una sola impresa deteneva una quota dominante.

34 L’immagine è stata scaricata al link http://www.tesionline.it/v2/appunto-sub.jsp?p=24&id=210. Nell’asse delle

Definizione del mercato di riferimento: prima di effettuare qualsiasi misurazione è fondamentale

circoscrivere il mercato di riferimento, in quanto questo non risulta sempre facile. Di seguito faremo delle considerazioni tratte da Pepall, Richards e Norman (2009). Dire che studiamo il mercato delle automobili infatti può risultare riduttivo. Consideriamo tutti segmenti di auto (dalle city-car alle sportive) oppure solo alcuni segmenti? Consideriamo solo le auto per trasporto passeggeri o anche furgoni e camioncini? Il mercato di riferimento può quindi allargarsi o restringersi in base alle scelte dello statista e quindi i risultati della ricerca possono variare molto. Un primo metodo di definizione può essere quello basato sulla classificazione standard della produzione. E’ il caso della classificazione NACE in Europa o SIC35 negli Stati Uniti in base alla quale ogni bene è identificato da un codice. Per effettuare tale classificazione prima viene assegnato un codice ad ogni macrosettore economico come ad esempio quello manifatturiero, metallurgico, agricolo etc.. Successivamente questi settori vengono ulteriormente divisi e ad ognuno viene assegnato un codice a due lettere. Altrimenti un mercato può essere definito attraverso la somiglianza delle tecnologie utilizzate nella produzione dei beni, oppure la sostituibilità nel consumo dei prodotti presi in esame. Senza complicare troppo il discorso nella nostra trattazione utilizzeremo il seguente criterio per la definizione di settore auto: fanno parte del mercato di riferimento tutte la automobili destinate al trasporto passeggeri inclusi i cosiddetti LCV36 (veicoli commerciali leggeri) che spesso sono utilizzati dai consumatori finali al di fuori del orario di lavoro per spostamenti di piacere. Quindi sono inclusi tutti i segmenti in cui è diviso il prodotto automobile. Sono invece esclusi tutti i veicoli commerciali ad esclusione di quelli sopra menzionati.