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Il paragrafo è diviso in due sezioni. Nella prima analizzeremo le differenze reddituali che esistono tra gli Stati membri, nella seconda presenteremo il tema delle crisi economica riferita allo specifico settore dell’automobile. Vedremo che la crisi ha ulteriormente accentuato le differenze tra Paesi.

1.7.1 Le differenze reddituali tra Paesi

Il reddito procapite detto anche PIL42 pro capite, è il valore complessivo dei beni e servizi prodotti all’interno di un territorio in un certo intervallo di tempo e destinati a usi finali diviso per il numero di abitanti. Quando si vuole confrontare il reddito di varie nazioni è opportuno utilizzare il PIL a parità di potere di acquisto (PPPs43), al fine di eliminare le distorsioni indotte dai differenti livelli dei prezzi: esso è calcolato come la media pesata dei prezzi di un paniere di beni e servizi che sono omogenei, comparabili e rappresentativi di ogni Paese membro dell'Unione Europea. Il reddito procapite è generalmente utilizzato in economia e in statistica come l’indicatore del benessere di un’economia. Questo assunto è limitante in quanto il PIL pro capite è un indicatore con limiti evidenti, basti pensare che rappresenta una sorta di reddito medio che non tiene assolutamente conto del livello di sperequazione economica all’interno di un Paese. Per questo nella fase del nostro lavoro in cui passeremo all’analisi econometrica non terremo conto solo di questo indicatore ma ne utilizzeremo svariati. E’ infatti fondamentale considerare anche indici come il tasso di disoccupazione, gli interessi, l’inflazione e il salario medio44

.

Analizzando il reddito procapite dei 15 Paesi oggetto di analisi emerge subito il fatto che all’interno dell’Unione Europea ci sono forti differenze economiche tra gli Stati membri. Per fare un rapido esempio nel 2011 il reddito pro capite del Lussemburgo si attestava a 86700 dollari, mentre quello del Portogallo era fermo a 25400 dollari. Quindi lo Stato membro più ricco ha un reddito medio di oltre tre volte superiore rispetto a quello più povero. Queste grandi differenze non possono essere trascurate in quanto un alto livello di reddito influisce sicuramente positivamente sulla domanda di veicoli a motore, mentre un reddito basso frenerà la domanda stessa.

Queste considerazioni sono legate a quelle che affronteremo nel prossimo capitolo dedicato alla crisi economica, per il semplice fatto che la crisi ha accentuato ancora di più le differenze di reddito tra Stati membri. In particolare, negli ultimi anni, Grecia, Irlanda e Portogallo hanno subito una

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L’acronimo di Prodotto Interno Lordo.

43 Tutti dati inerenti il PIL sono aggiustati per il potere di acquisto. 44

recessione più grave degli altri dopo anni di grande crescita. Queste considerazioni saranno sviluppate più nel dettaglio nei paragrafi dedicati alla crisi economica.

Di seguito riportiamo una tabella (Tabella1.2) che riassume l’andamento dei redditi pro capite nei 15 Paesi soggetto di analisi. Questi dati non saranno usati ai fini della nostra analisi, servono semplicemente a fare una rapida panoramica sul benessere economico (e sui tassi di crescita) dei diversi Paesi presi in esame.

La tabella riportata non contiene i dati che andremo ad utilizzare nell’analisi econometria in quanto, come mostreremo nel Capitolo III, esistono degli indicatori economici più adatti del PIL pro capite per condurre questo genere di analisi empirica.. Ciò che preme sottolineare qui sono due aspetti. Il primo che è già stato affrontato è la forte differenza di reddito tra gli Stati membri. Il secondo aspetto riguarda la crisi economica. Guardando la Tabella 1.2 si nota una generalizzata interruzione nella crescita del reddito tra il 2008 e il 2010. Tale interruzione non è casuale in quanto nel 2008 è scoppiata una crisi economica e finanziaria globale, che senza dubbio è la peggiore dal dopoguerra ad oggi. Tuttora, nel 2013, il continente europeo è in piena recessione. Le prime avvisaglie della crisi risalgono alla fine del 2007, quando negli Stati Uniti ci fu la crisi dei mutui subprime. Per una trattazione dettagliata sull’esplosione della crisi e sul contagio a livello globale che è avvenuto tramite il sistema bancario rimandiamo a Fratianni e Marchionne (2009).

La recessione ha velocemente coinvolto anche l’Europa tanto è vero che dal 2008 in poi il PIL di molte nazioni europee ha subito una contrazione. La cosa che più ci preme sottolineare è che tale crisi non ha avuto un impatto uniforme in tutti gli Stati membri dell’Unione studiati nel presente lavoro. Mentre in alcuni Paesi la contrazione del reddito generalizzata che è avvenuta nel 2008 è stata contenuta, in altri ha avuto effetti ben più catastrofici. In particolare le nazioni più in difficoltà sono state definite dalla letteratura economica anglosassone PIIGS45, parola che ricorda il termine inglese “pigs”, ovvero maiali. Queste nazioni sono caratterizzate da alti livello di debito pubblico, alta disoccupazione e forti contrazioni del reddito. Per approfondire l’argomento della crisi finanziaria ed economica, e in particolare i suoi effetti sui debiti sovrani degli Stati europei segnaliamo l’opera di Capriglione e Semeraro (2012) che è presente in bibliografia. La cosa fondamentale è ribadire il fatto che in Europa la crisi ha colpito ogni Paese con un’intensità diversa. Nel giugno del 2013 (che di fatto è il sesto anno di crisi) la disoccupazione tra Stati membri oscilla dal 4,8% dell’Austria al 28% della Grecia (Fonte Eurostat). Solo questo dato è sufficiente a spiegare le profonde differenze che ci sono tra le diverse economie europee.

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Tabella 1.2 Prodotto Interno Lordo pro capite in USD a parità di potere d’acquisto corrente e prezzi correnti. 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 AUT 25001 26211 27186 28905 29035 30463 31331 32856 33637 36538 38079 39856 39009 40366 42142 BEL 23834 24371 25364 27664 28535 30054 30304 31190 32204 34209 35648 37035 36583 37837 38814 GER 23518 24171 24994 25764 26717 27446 28365 29684 31117 33508 35540 37115 35638 37643 39729 SPA 17677 18884 19824 21311 22586 24068 24764 25956 27392 30366 32216 33131 31951 31475 31607 FRA 21693 22755 23612 25245 26621 27676 27293 28185 29554 31385 33126 34167 33794 34408 35505 FIN 20927 22557 23613 25670 26540 27531 27627 29862 30708 33097 36148 38080 35540 36015 37325 GRE 15880 16350 16877 18246 19751 21401 22506 23861 24348 26733 27743 29604 29201 27539 25859 IRL 21768 23993 25965 28870 30631 33117 34696 36664 38761 42207 44969 42133 39856 40659 42470 ITA 22679 23863 24345 25754 27286 26942 27282 27528 28280 30359 32039 33372 32216 32085 32688 LUX 40781 43183 48976 53562 53864 57469 60616 64871 68211 78339 84369 84298 78292 83393 86740 NED 24069 25469 26933 29410 30794 31943 31717 33197 35111 38038 40714 42929 40997 41543 42573 POR 14901 15719 16744 17794 18514 19146 19463 19853 21369 22937 24188 24939 24892 25547 25441 DAN 25233 26130 26926 28827 29443 30756 30441 32289 33196 36001 37703 39841 38276 40576 40950 SWE 23467 24409 25976 27953 28237 29278 30432 32494 32701 35656 38458 39613 37255 39249 41222 UK 22812 23645 24501 26358 27851 29048 30095 32046 33318 35502 36278 36588 34777 35757 36092

1.7.2 Le ripercussioni della crisi nel settore auto

L’industria dell’automotive46

è il settore economico più importante in termini di fatturato all’interno dell’Unione Europea. Nell’UE a 27 ogni anno vengono prodotti il 27% dei veicoli a motore globali e nella stessa area vengono immatricolati un terzo dei veicoli presenti nel pianeta. Nell’UE a 15 è il primo settore per valore aggiunto (87 miliardi di Euro nel 2007 pari al 16% dell’intera industria manifatturiera); il primo settore per contribuzione fiscale con 381 miliardi di Euro sempre considerando solo l’UE a 15 membri. Inoltre il settore è la prima fonte di impiego all’interno dell’Unione a 27, in quanto garantisce direttamente un impiego a 2,2 milioni di persone47

. Se invece consideriamo l’intero indotto del settore automotive (con l’aggiunta di distribuzione, assistenza, ricambi etc..) le presone impiegate salgono a circa 12 milioni.