• Non ci sono risultati.

La cooperazione interparlamentare e il Parlamento europeo

Nel documento Il Parlamento europeo per la nuova Unione (pagine 103-106)

Il salto di qualità nel ruolo dei Parlamenti nazionali prodotto dal Tratta-to di Lisbona sta nell’avere attribuiTratta-to poteri che ciascun ParlamenTratta-to (o addirittura ciascuna Camera di ogni Parlamento) esercita in autonomia rispetto al proprio Governo.

Quest’autonomia, per le Camere italiane - legate come sono entrambe dal rapporto fiduciario con l’esecutivo -, non si è risolta in una distonia,

I rapportIfra parlamentoItalIanoe IstItuzIonIdell’unIoneeuropea

Luigi gianniti

ma piuttosto in una maggiore attenzione del Governo agli indirizzi parla-mentari, e in primo luogo a quelli espressamente richiesti, come abbiamo visto, alla vigilia dei Consigli europei.

La sfera di attività europea delle Camere ove più marcato è questo trat-to dell’autrat-tonomia è la cooperazione interparlamentare, le cui sedi (forme di raccordo tra i Parlamenti dell’Unione) stanno attraversando dopo l’en-trata in vigore del Trattato di Lisbona una significativa evoluzione99.

Alla Cosac, prevista anche prima dai Trattati, e alle conferenze inter-parlamentari organizzate durante il semestre di presidenza dal Parla-mento che detiene la presidenza di turno, si stanno affiancando istanze – sempre conferenze – più strutturate (quella che si occupa di Pesc e Pesd e quella prevista dall’articolo 13 del Fiscal Compact).

Queste ultime conferenze sono contraddistinte da una composizione che vede il Pe partecipare con una delegazione non eguale a quello dei Parlamenti nazionali, ma più consistente e numerosa. Inoltre, lo stesso Pe si vede riconosciuto sempre più anche un ruolo di affiancamento del-la presidenza di turno neldel-la organizzazione dei del-lavori e neldel-la conduzione stessa delle riunioni.

Che le nuove forme di cooperazione interparlamentare vedano un ac-cresciuto ruolo del Pe rappresenta uno sviluppo coerente con il fonda-mento di tutti questi esercizi: l’articolo 9 del protocollo sul ruolo dei Par-lamenti nazionali, che sviluppa quanto previsto dalla lettera f dell’articolo 12 del Tue.

Questa disposizione parla di cooperazione “tra i Parlamenti nazionali e il Pe”. Dunque tutte le sedi nuove di cooperazione interparlamentare che si stanno sviluppando dopo Lisbona vedono nella fase genetica una compartecipazione a pieno titolo del Pe.

È questo uno sviluppo molto contrastato da alcuni Parlamenti (quelli nordici, ma anche quello francese), che privilegiano il modello della Cosac (la conferenza degli organi parlamentari specializzati per gli affari euro-pei dell’Unione), un organo nel quale il Pe ha un ruolo minoritario (la sua

99 Sull’assetto e le funzioni delloa cooperazione interparlamentare cfr. P. G. Casalena, C.

Fasone, N. Lupo, “Commentary on the Protocol no. 1 annexed to the Treaty of Lisbon” (“On the role of national Parliaments in the European Union”), in Commentary to the Treaty of Lisbon, a cura di H.J. Blanke-S. Mangiameli, Springer, Berlino-New York, 2013, par. 129-130; M. Olivetti, voce Parlamenti nazionali nell’Unione europea, in Digesto discipline pub-blicistiche. Aggiornamento V, Utet, Torino, 2012, p. 565 ss.; A. Esposito, “La cooperazione interparlamentare: principi, strumenti e prospettive”, in Il sistema parlamentare euro-na-zionale, a cura di A. Manzella cit., p. 133; Practices of Inter-parliamentary Coordination in International Politics: The European Union and Beyond, a cura di B. Crum-J.E. Fossum, Essex, ECPR Press, 2013.

I rapportIfra parlamentoItalIanoe IstItuzIonIdell’unIoneeuropea

delegazione essendo considerata e pesata al pari di quella degli altri Par-lamenti). L’obiettivo è quello di costruire un “contrappeso democratico”

rispetto alle istituzioni dell’Unione attraverso un intervento collettivo dei Parlamenti, in organi peraltro dove ciascuna delegazione (nazionale) ha lo stesso peso, sul modello delle conferenze intergovernative.

Questo modello ha ispirato e ispira la ricorrente ambizione di alcuni paesi di costruire una sorta di “terza Camera” dell’Unione, denominata di volta in volta Senato europeo, Congresso, Assemblea.

Un modello da ultimo riproposto dal Parlamento francese, che attra-verso il Presidente dell’Assemblée Nationale ha ipotizzato di affidare a una istituzione di tal fatta il pilastro parlamentare della nuova governan-ce economica europea, che in prospettiva dovrebbe ricoprire un ruolo consultivo in tutte le nuove aree di sovranità condivisa (a partire dalla politica estera).

Ad oggi questa lettura non è prevalsa. Le nuove forme di cooperazione interparlamentare – in particolare quelle nelle aree ove meno incisivo è il ruolo del Pe (politica estera e di difesa e coordinamento delle politiche economiche), si sta strutturando secondo modelli che vedono una stretta cooperazione dei parlamenti nazionali con il Pe100.

Anche la conferenza prevista da una fonte esterna ai Trattati (l’arti-colo 13 del Fiscal Compact) si sta costruendo sotto l’ombrello generale della disciplina della cooperazione interparlamentare prevista dal Trat-tato. Le modalità organizzative (in un semestre la conferenza si riunisce a Bruxelles sotto la copresidenza del Pe e di quello che ha la presidenza semestrale; nel secondo - e per il 2014 toccherà all’Italia - nel paese che ha la presidenza di turno), come anche la composizione, sono state decise di intesa con il Pe.

Che la normativa generale prevista dall’art. 12 del Tue e dal relativo protocollo abbia prevalso lo dimostra anche il fatto che a questa confe-renza partecipino tutti i Parlamenti dell’Unione, e non solo degli Stati membri che hanno firmato e ratificato il Trattato. Segno questo evidente della volontà di ricondurre la disciplina del Fiscal Compact nell’alveo del quadro istituzionale dell’Unione.

Il Parlamento italiano - con il Pe - ha sostenuto questa soluzione.

Nel semestre di presidenza italiana, le nostre Camere dovranno orga-nizzare questa conferenza come anche quella sulla politica estera e di di-fesa, nonché la Cosac.

Saranno le prime a svolgersi dopo la elezione del nuovo Pe, a sua volta

100 A. Esposito, op. cit. p. 163 ss.

I rapportIfra parlamentoItalIanoe IstItuzIonIdell’unIoneeuropea

Luigi gianniti

il primo a utilizzare i nuovi poteri che il Trattato conferisce alla istitu-zione direttamente eletta dai cittadini europei nella nomina della futura Commissione, ed in particolare nella “elezione” del suo Presidente.

Il Parlamento italiano potrà - da un lato - guidando e indirizzando l’a-zione del Governo cui toccherà presiedere il Consiglio da luglio , svolgere un ruolo efficace per affrontare con la dovuta ambizione questo passaggio istituzionale e, dall’altro, cucire insieme questi fori di cooperazione che si troverà a guidare per collaborare con il nuovo Parlamento europeo nel perseguimento di obiettivi comuni e ambiziosi, nell’alveo del tradizionale ruolo svolto dall’Italia nel processo di integrazione.

Nel documento Il Parlamento europeo per la nuova Unione (pagine 103-106)