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CAPITOLO II "L’IMPAIRMENT TEST SUGLI INTANGIBLE ASSETS NE

2.3 L’impairment test confronto fra carrying amount e recoverable amount

2.4.2 La determinazione del value in use

2.4.2.2 La determinazione del tasso di attualizzazione

Lo IAS 36 specifica che il tasso di attualizzazione, utilizzabile nella stima del valore d’uso, deve essere un tasso, al lordo delle imposte, che rifletta le valutazioni correnti di mercato del valore temporale del denaro, e deve considerare i rischi specifici dell’attività76

per i quali le stime dei flussi finanziari futuri non state rettificate.

Tale tasso dovrebbe, perciò, corrispondere “al rendimento che gli investitori richiederebbero se si trovassero nella situazione di dover scegliere un investimento che generasse flussi finanziari di importi, tempistica e rischio equivalenti a quelli che l’entità si aspetta che derivino dall’attività in oggetto.”77

.

Qualora sia possibile, perciò, il tasso di attualizzazione deve essere desunto direttamente dal mercato. Tale tasso sarà stimato in base:

75

Per approfondimenti si rinvia al paragrafo 2.8 “L’informativa integrativa di bilancio”.

76 Le rettifiche da apportare al tasso, per riflettere il profilo di rischio specifico dell’attività,

dipendono strettamente dall’approccio utilizzato nella determinazione dei flussi di cassa. Infatti, se per la determinazione dei flussi di cassa è stato seguito l’approccio tradizionale le incertezze implicite nell’attività, le aspettative di possibili variazioni dei flussi finanziari possono essere incorporate in un uncico tasso di attualizzazione che raccoglie tutte le previsioni sui flussi finanziari futuri e un premio per il rischio. Se, invece, per la determinazione dei flussi di cassa un approccio dei flussi finanziari attesi tali rettifiche sono inglobate nel calcolo dei flussi finanziari e, quindi, escluse dal tasso di attualizzazione.

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- al tasso implicito in transazioni su attività comparabili;

- il weighted average cost of capital (al costo medio ponderato del capitale) o anche WACC di una società quotata che abbia un’unica attività (o un portafoglio di attività) similare all’attività considerata in termini di servizio e rischi.

Tuttavia tali tassi dovranno essere rettificati al fine di tenere conto delle diversità esistenti tra l’attività oggetto di impairment e le attività scambiate sul mercato di riferimento.

Qualora non sia possibile desumere dal mercato il tasso di attualizzazione, lo IAS 36 prevede la possibilità di ricorrere a dei surrogati con l’obbiettivo di quantificare, per quanto possibile, le stime di mercato relative a:

“(a) del valore temporale del denaro per gli esercizi che vanno sino alla fine della vita utile dell’attività; e

(b) dei fattori b), d) ed e) descritti nel paragrafo A 1(ossia b) le aspettative di possibili variazioni dell’ammontare del tasso corrente di interesse privo di rischio di mercato; d) il prezzo di assumersi l’incertezza implicita dell’attività; ed e) altri fattori, a volte non identificabili,, (quali la mancanza di liquidità), che gli operatori del mercato rifletterebbero nella misurazione dei flussi finanziari futuri che l’entità prevede di ottenere dall’attività), nella misura in cui tali fattori non hanno causato rettifiche nel calcolare i flussi finanziari stimati.”78

Come punto di partenza l’entità può considerare:

a) il costo medio ponderato del capitale per l’entità determinato facendo uso di tecniche valutative quale il Capitale Asset Pricing Model (CAPM) (se l’entità è quotata);

b) il tasso di finanziamento marginale dell’entità; c) altri tassi di finanziamento reperibili sul mercato.

Tuttavia, lo IAS 36 precisa che tali tassi costituiscono solo un punto di partenza per la stima del tasso di attualizzazione in quanto devono essere rettificati allo scopo di

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riflettere i rischi specifici associati ai flussi finanziari stimati, quali quelli legati al Paese, alla valuta, al prezzo e di escludere rischi che non sono pertinenti ai flussi finanziai stimati o per i quali le stime di tali flussi finanziari futuri sono stati rettificati. Ad esempio il tasso di finanziamento marginale dell’impresa costituisce solo il punto di partenza per il calcolo del tasso di attualizzazione, infatti tale tasso dovrà essere indipendente dalla struttura del capitale dell’impresa e dal modo in questa abbia finanziato l’acquisto dell’attività. Per questo motivo, il tasso di finanziamento marginale deve essere usato con estrema cautela in quanto potrebbe includere, ad esempio, il rischio d’insolvenza per l’impresa nel suo insieme. Nella pratica, perciò, è probabile che per una stima adeguata del tasso di attualizzazione venga effettuata con la tecnica del CAPM, dato che la maggior parte delle volte la stima del valore d’uso viene effettuata con riferimento a un’unità generatrice di flussi di cassa, per cui raramente esiste un mercato omogeneo.

Il calcolo del tasso di attualizzazione

Nella prassi professionale il tasso di attualizzazione generalmente utilizzato è il WACC (weighted average cost of capital o costo medio ponderato del capitale) che corrisponde a una delle misurazioni dirette proposte dallo IAS 36 per la determinazione del tasso di attualizzazione. Si tratta di una media ponderata tra il costo del capitale di rischio e il costo del capitale di debito, al netto degli effetti fiscali, i cui pesi dipendono dal rapporto tra d’indebitamento e dall’incidenza del capitale proprio sul capitale totale. In formula: 𝑊𝐴𝐶𝐶 = 𝐾𝑒 𝐸 𝐷 + 𝐸 + 𝐾𝑑 × 1 − 𝑡 𝐷 𝐷 + 𝐸 Dove:

𝐾𝑒 = costo del capitale proprio; 𝐸 = patrimonio netto (Equity); 𝐷 = indebitamento (Debt); 𝐾𝑑 = costo dell’indebitamento;

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Analizziamo i singoli elementi ai fini della determinazione del WACC, vale a dire:

1. il costo del capitale proprio (𝐾𝑒 ); 2. il costo medio dell’indebitamento (𝐾𝑑); 3. Il peso dell’equity e dell’indebitamento; 4. Il tasso di attualizzazione al lordo delle imposte.

1. Il costo del capitale proprio (𝐾𝑒 )

La stima del costo del capitale proprio viene effettuata, in conformità a quanto avviene solitamente nella prassi professionale e quanto disposto dallo stesso standard internazionale, sulla base del modello del capital asset pricing model (CAPM). Con il CAPM, il costo del capitale proprio viene determinato come somma tra i rendimenti di investimenti privi di rischio ed un premio per il rischio, noto come coefficiente β. In formula:

𝐾𝑒 = 𝐾𝑓 + 𝛽 𝑟𝑚 − 𝑟

Dove:

𝐾𝑓 = rendimento dei titoli a rischio nullo o free risk date 79

. 𝛽 = il coefficiente di rischiosità sistematica non diversificabile. Tale coefficiente indica

di quanto varia il rendimento del titolo rispetto alla variazione del rendimento generale

del mercato; 𝑟𝑚 − 𝑟 = premio per il rischio aziendale (market risk premium), pari alla differenza

tra il rendimento del portafoglio di mercato (𝑟𝑚) e il rendimento in titoli privi di rischio (𝑟).

Il coefficiente 𝛽 misura la rischiosità specifica della singola azienda:

corrisponde, cioè, al rischio che l’investitore decide di sopportare, investendo in una determinata azienda, invece che nel mercato nel suo complesso. Le società con 𝛽 > 1 è

79 Per rendimento a rischio nullo, considerando le oggettive difficoltà nella costruzione di un

simile portafoglio, vengono, generalmente, considerati i rendimenti dei titoli di Stato a medio/lungo termine dei titoli di Stato.

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indicativo di un titolo “aggressivo”, presenta, cioè, una variabilità dei rendimenti maggiore di quella del mercato, quindi è un indice di un rischioso superiore a quello del mercato nel suo complesso; mentre le società con 𝛽 < 1 sono considerati titoli conservativi, in quanto presentano una variabilità dei rendimenti inferiori quelli del mercato, quindi, è un indice di un rischio inferiore a quella del mercato nel suo complesso.

2. Il costo medio dell’indebitamento (𝐾𝑑)

Il costo del debito può essere individuato come il prezzo che un’impresa sostiene per ottenere, nelle attuali condizioni di mercato, un nuovo finanziamento a medio - lungo termine, al netto dell’effetto fiscale. In formula:

𝐾𝑑 × 1 − 𝑡 .

3. Il peso dell’equity e dell’indebitamento

Il peso dell’equity e dell’indebitamento sono individuati con riferimento ad un ipotetica impresa quotata operante con le medesime attività, a prescindere, secondo quanto stabilito dallo IAS 36, dalla sua struttura finanziaria dell’impresa, in quanto “i flussi finanziari futuri che ci si attende deriveranno da un’attività non dipendono dal modo in cui l’entità ha finanziato l’acquisto dell’attività”.80

4. Il tasso di attualizzazione al lordo delle imposte

Secondo lo IAS 36, il tasso di attualizzazione, così come i flussi di cassa, devono essere calcolati al lordo delle imposte. Quindi, una volta calcolato il WACC deve essere annullato l’effetto fiscale, calcolato nella stima dei diversi componenti che determinano il tasso, e calcolare un tasso al lordo delle imposte. In formula:

𝑊𝐴𝐶𝐶′ = 𝑊𝐴𝐶𝐶

1 − 𝑡

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58 Dove:

𝑊𝐴𝐶𝐶′ = tasso al lordo delle imposte; 𝑊𝐴𝐶𝐶 = tasso al netto delle imposte; 𝑡 = aliquota fiscale vigente.

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