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La fase della sperimentazione

Capitolo 5. Gli enti locali

5.1. La fase della sperimentazione

Nella prima fase della ricerca, come indicato nel precedente capitolo 3, è stata condotta un’indagine, concernente l’applicazione delle norme contabili introdotte dal D.Lgs. n.

118/2011, su un campione di venti enti locali.

A tal fine, si presentano alcune delle caratteristiche del campione oggetto di indagine, facendo riferimento ad alcuni indicatori che forniscono informazioni sugli enti locali esaminati.

Dall’analisi di tali indicatori, espressi in termini percentuali, concernenti il livello di investimenti a lungo termine, il grado di autonomia finanziaria dallo Stato, il livello di indebitamento, le condizioni di equilibrio della parte corrente, la rigidità della spesa dell’anno 2014 (tabella 11) 37, si osserva che nel campione:

 la spesa per investimenti a lungo termine è in media del 21%, con un valore minimo del 6.88% dell’EL3 ed un valore massimo dell’80.77% dell’EL1;

 l’autonomia finanziaria è in media dell’88%, con un valore minimo del 77.69%

dell’EL5 ed un valore massimo del 96.43% dell’EL7;

 il debito complessivo è in media dell’82%, con un valore minimo dello 0.08%

dell’EL4 ed un valore massimo del 159.68% dell’EL20;

 l’equilibrio della parte corrente è in media del 109%, con un valore minimo del 90.91% dell’EL12 ed un valore massimo del 121.19% dell’EL10;

la rigidità della spesa è in media del 33%, con un valore minimo del 23.91%

dell’EL4 ed un valore massimo del 43.50% dell’EL6.

Si evidenzia che, in particolare, l’indice riguardante l’incidenza dei debiti totali (in bilancio e fuori bilancio) del Comune in relazione alle entrate correnti riscosse nel corso dell’anno presenta valori estremamente contrastanti. In generale, il livello degli investimenti a lungo termine è basso, l’autonomia finanziaria è alta mentre la spesa per il personale e la spesa per il rimborso dei prestiti conferiscono una certa rigidità al bilancio.

37 Gli indicatori di Open bilanci riguardano: l’affidabilità dei residui attivi, l’autonomia finanziaria, il costo dell’indebitamento, il debito complessivo, la dipendenza dallo Stato, l’equilibrio della parte corrente, gli investimenti, lo smaltimento dei residui passivi, la spesa per il personale e la rigidità della spesa (http://www.openbilanci.it/).

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Ciò premesso, durante la fase della sperimentazione, è stata condotta un’ampia ricerca sull’applicazione delle nuove regole contabili che ha coinvolto diversi attori (Dipartimento di Studi Aziendali dell’Università Roma Tre, Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato - Ministero dell’Economia e delle Finanze, società di revisione EY), i cui esiti sono stati presentati nel volume “L’armonizzazione contabile degli enti territoriali: analisi della sperimentazione e linee evolutive” (D’Alessio et al., 2015).

Il presente lavoro rappresenta un’evoluzione di tale ricerca, a cui si rinvia per gli approfondimenti. A tal fine, i risultati dei questionari compilati in quella sede sono stati rielaborati, approfonditi alla luce dei cambiamenti normativi operati e riportati di seguito per chiarezza e completezza.

Dai questionari compilati dai responsabili e/o dagli addetti delle risorse finanziarie degli enti locali in sperimentazione, emergono infatti alcune interessanti criticità ma anche modalità di risoluzione delle problematiche più comuni della fase di sperimentazione e quindi anche proprie della fase di introduzione delle nuove regole contabili.

85 A tal fine, si osserva che alcuni aspetti principali della riforma riguardano le seguenti tre aree tematiche: il principio della competenza finanziaria potenziata, la contabilità economico-patrimoniale e i processi di programmazione/previsione38.

1) Principali evidenze connesse alla contabilità finanziaria

Le maggiori criticità riscontrate dagli enti nell’introduzione del nuovo principio contabile della competenza finanziaria potenziata possono ricondursi alla difficoltà di coinvolgere i servizi diversi da quello finanziario, all’aggiornamento del software e all’esigenza di formazione del personale. Tali criticità sono state superate condividendo percorsi e soluzioni, implementando un software unico tra i vari enti, interagendo con le società di software house e creando dei gruppi di lavoro all’interno dell’ente. Dalle osservazioni degli addetti ai lavori è emersa l’importanza della collaborazione e del confronto con le altre strutture interne ed esterne all’organizzazione, anche per superare gli ostacoli derivanti dalla mancanza di una formazione continua.

Per quanto riguarda, invece, i principali vantaggi che derivano dall’introduzione del principio della competenza finanziaria potenziata gli stessi si possono ricondurre alla riduzione dei residui attivi e passivi nonché al potenziamento delle previsioni pluriennali del bilancio. In particolare, la riduzione dei residui emerge anche dall’analisi dei bilanci e ha effetti interessanti sul risultato di amministrazione.

Le utilità che hanno portato tutti gli enti a partecipare alla sperimentazione sono principalmente i meccanismi di premialità nonché la possibilità di creare una rete con altri enti tale da consentire di affrontare in modo graduale e condiviso le criticità derivanti dall’introduzione della riforma stessa. Inoltre, gli enti locali hanno individuato alcuni strumenti a supporto della sperimentazione, come i corsi di formazione del personale, l’implementazione e l’aggiornamento del sistema informativo-contabile e la semplificazione e la riduzione degli adempimenti previsti dalla normativa.

Di seguito, si riportano alcuni aspetti derivanti dall’applicazione delle nuove norme contabili per i quali il personale addetto si ritiene soddisfatto; essi riguardano: una programmazione più rispondente alle reali esigenze dell’ente, una maggiore chiarezza nella lettura dei residui e del rendiconto, l’eliminazione della quantità eccessiva di

38 Per alcune considerazioni e primi risultati sugli argomenti consultare: D’Alessio et al. (2015).

86 residui passivi, il coinvolgimento dei settori diversi da quello finanziario, una pulizia del bilancio e una maggiore trasparenza nei documenti contabili.

Aspetti che, invece, hanno generato insoddisfazione sono: il continuo adeguamento delle procedure informatiche, la gestione del fondo pluriennale vincolato, l’applicazione della normativa alle questioni operative, la lettura dei nuovi schemi di bilancio per i non addetti ai lavori, il carico complessivo degli adempimenti richiesti, la complessità di alcune soluzioni, la scarsa formazione e il mancato coinvolgimento nella sperimentazione delle società fornitrici del software di contabilità (D’Alessio et al., 2015).

Gli enti valutano, quindi, positivamente in particolar modo la maggiore trasparenza dei bilanci e la possibilità di creare uno spirito collaborativo con altre strutture, mentre mostrano perplessità sulla comprensione dei bilanci da parte del cittadino non esperto in materia di contabilità e sulla complessità e numerosità della norma e degli adempimenti.

2) Principali evidenze connesse alla contabilità economico-patrimoniale

Con riferimento all’introduzione della contabilità economico-patrimoniale prevista dalla riforma emerge che la valutazione di alcuni elementi del primo Stato Patrimoniale armonizzato, come i ratei e i risconti, i contributi agli investimenti, il Patrimonio Netto e le immobilizzazioni materiali, ha presentato delle difficoltà.

Le prime criticità si riscontrano nella redazione dell’inventario. I beni posseduti non erano tutti contabilizzati e venivano utilizzati criteri di valutazione differenti.

Così come per l’introduzione del principio della competenza finanziaria potenziata, anche circa un anno dopo, con l’introduzione della contabilità economico-patrimoniale gli enti hanno riscontrato problemi legati alla gestione del software e alla messa in rete di diversi sistemi informativi, anche a causa degli ingenti investimenti finanziari.

Per esigenze interne, i nuovi principi della contabilità economico-patrimoniale sono stati adottati come base per la contabilità analitica da alcuni enti locali. In particolare, il risultato economico dell’esercizio è risultato inferiore rispetto a quello ottenuto dallo schema adottato ante sperimentazione (D’Alessio et al., 2015).

Dall’analisi delle proposte di miglioramento riguardanti la contabilità economico-patrimoniale si evidenzia una certa difficoltà ad applicare il principio in oggetto. Al riguardo, si osserva che anche se l’applicazione di tale principio nelle pubbliche

87 amministrazioni richiede un certo lasso di tempo collegato all’assimilazione di concetti e logiche del tutto nuovi per la maggior parte del personale addetto, sulla base di alcune criticità riscontrate dagli enti locali, il principio applicato ha subito delle integrazioni e modifiche.

3) Principali evidenze connesse ai processi di programmazione/previsione

Il livello di percezione dell’importanza dei nuovi documenti di programmazione (e degli obiettivi in essi espressi) da parte degli organi esecutivi (Consiglio e Giunta) non è risultato alto; questi ultimi hanno dimostrato un livello di partecipazione medio alla redazione della Sezione Strategica del DUP ma, escludendo pochi casi, gli obiettivi gestionali definiti nella Sezione Operativa del DUP sono stati formulati in coerenza con gli obiettivi definiti nella Sezione Strategica (D’Alessio et al., 2015).

Il ciclo della performance ed il controllo strategico e di gestione, ai sensi del decreto legge n. 174/2012, sono stati rivisti (anche se in alcuni casi solo parzialmente) in coerenza con i nuovi strumenti di programmazione introdotti (D’Alessio et al., 2015).

Le proposte di miglioramento di quest’area riguardano sostanzialmente la tempistica e il coordinamento con gli altri documenti di programmazione.

La fase di sperimentazione, ormai conclusa da due anni, ha consentito sulla base delle criticità espresse dagli enti di apportare importanti modifiche al D.Lgs. n. 118/2011.

L’ulteriore analisi dei bilanci degli enti locali consentirà di valutare alcuni nuovi aspetti riguardanti i due modelli contabili.