• Non ci sono risultati.

La lingua dell’ethos: i forestierismi

IV. Capitolo quarto:

4.7 La lingua dell’ethos: i forestierismi

Meneghello, ne I piccoli maestri, ci fornisce un esempio di «pluridiscorsività» grazie alla commistione di diversi registri; tra questi, oltre al dialetto e all’italiano popolare visti sopra, fanno la loro comparsa anche una serie di forestierismi. Ho inserito questi ultimi all’interno della lingua dell’ethos, poiché essi appartengo molto spesso al bagaglio

519 Meneghello 2015, p. 189. 520 Ivi, p. 74.

157

culturale del nostro autore, ma anche perché, nei dialoghi con/tra gli inglesi, compaiono alcuni anglicismi che potevano essere intesi soltanto dal piccolo gruppo di Meneghello, cosa dovuta all’estrazione sociale dei componenti, e che sono stati riportati dall’autore all’interno della sua cronaca. Ad esempio troviamo:

stabilito che volevano arruolarsi, io li feci radunare in cerchio e dissi: «Do you want to be soldiers or cooks?».522

Quando ebbi finito [gli inglesi] dissero solo: «All right».523

«Non siete mica tedeschi, eh?» dissi. | «Not really» disse l’ufficiale.524

L’ufficiale gridò: «I beg your pardon?» […].525

Gli ultimi due esempi citati sopra appartengono ad un dialogo avvenuto tra il nostro autore e dei soldati inglesi, nel giorno in cui questi arrivarono a Padova; la scena occupa proprio le parti finali del libro e Meneghello la descrive così in Quanto sale?:

io mi metto a parlare con l’ufficiale, mi do delle arie perché so parlare un po’ inglese e lui mi dice: “Ma chi siete voialtri?” Io gli rispondo “fucking bandits” […]. Senonchè c’era una sfumatura distintamente indecente nei riguardi della mia compagna e così quando l’ufficiale mi dice “I beg your pardon?” […]. Io gli rispondo gridando (c’era un gran chiasso): “Ho detto che siamo volontari della libertà”, ma subito dopo, siccome l’inglese, insospettito, mi dice: “You a poet?” […]. Io gli circondo l’orecchio con le mani e grido “Just a fucking bandit”, quasi l’epigrafe del mio libro.526

Possiamo vedere come il dialogo sia stato ben articolato, con veri giochi di parole e incomprensioni, creando quell’ironia che Meneghello riesce a trasmetterci in poche battute, e per di più, in questo caso, in una lingua diversa dall’italiano.

Gli anglicismi compaiono anche in altre modalità, ad esempio all’interno della narrazione: «Era un suo termine personale per indicare ciò che di solito scendeva a cercare, i flesh-pots

522 Meneghello 2015, p. 52. 523 Ivi, p. 59. 524 Ivi, p. 230. 525 Ibid. 526 Meneghello 1987, p. 30.

158

del fondovalle».527 Oppure sono inseriti in corsivo, soprattutto nel caso di citazioni o di proverbi:

bene si fece mostrare una pagina; sotto la data c’erano scritte solo due parole: Weather glorious.528

“È ancora un ragazzino,” pensavo “devo stargli attento”; perché dava l’impressione di un pollastrino col collo esile. Some chicken:

some neck!529

Illustrai una politica di no fraternization assoluta.530

Sempre in corsivo sono riportati i termini che fanno riferimento alle abitudini degli inglesi o ai loro atteggiamenti:

erano persone di aspetto normale, ma tough, che si pronuncia taf, e vuol dire che puoi pestarlo finché vuoi […].531

[…] l’ideale del gentleman armato che non ha mai fretta.532

C’erano alcuni rotoli di uno strano prodotto chiamato bacòn, composto principalmente di sale […].533

[…] le staffette in sidecar andavano e venivano […].534

Perché in esse c’era il point dell’intera faccenda […].535

La cosa straordinaria in lei era che non spadroneggiava mai (tranne le piccole cose, il risotto freddo alla mattina presto, per imitare il

porridge degli scozzesi, e altri simili tocchi di mondanità

eccentrica) […].536

Vi è anche un caso in cui l’inglese sembra tradurre l’italiano e lo affianca, come già in

Pomo pero: «La breve infermità! La fitful fever».537

Caso del tutto particolare è invece quello che riguarda il termine fochinàu, una delle principali espressioni inglesi che «giudicammo un compendio di ciò che l’inglese medio

527 Meneghello 2015, p. 148. 528 Ivi, p. 54. 529 Ivi, p. 87. 530 Ivi, p. 125. 531 Ivi, p. 53. 532 Ivi, p. 87. 533 Ivi, p. 117. 534 Ivi, p. 128. 535 Ivi, p. 70. 536 Ivi, p. 43. 537 Ivi, p. 152.

159

pensa e sente della natura e della società».538 Meneghello lo riproduce sulla pagina esattamente come lo sentiva ripetere, ma in Quanto sale? ammetterà che, alla fine della guerra, «ormai sapevo distinguere le componenti di fochinau e usare il participio presente con proprietà».539 Parlavo di caso particolare perché, nonostante la resa del termine sia italianizzata, questo ha avuto un ruolo fondamentale in una vicenda che Meneghello ricorda ne I piccoli maestri, cioè quando l’amico Lelio fu fatto prigioniero insieme agli inglesi dopo il rastrellamento del 5 giugno:

la storia di Lelio è strana: uno dei due inglesi catturati, Douglas, era lui. Il Douglas vero era disperso, e ricomparve più tardi in Altipiano. […] Era vicino a Walter quando prese la prima botta in testa, e così fu Walter a parlare. […] L’interprete faceva le domande e Lelio taceva. Walter spiegò che questo Douglas suo compagno era gaelico, e capiva soltanto il gaelico: di inglese sapeva solo fochinàu; così Lelio con la sua identità gaelica fu portato in un campo di prigionieri inglesi, e poi in Germania, e restò lì per tutta la guerra dicendo ogni tanto fochinàu […].540

Questo episodio, realmente accaduto, mette in rapporto «esperienza ed espressione»,541 e conferisce un’enorme importanza alla parola in questione, che tra l’altro veniva non a caso considerata «la parola passe-partout nella semiosi dell’Ottava Armata».542 Soltanto in seguito Meneghello ne capirà la costruzione, scindendo l’oralità dalla scrittura, grazie alla sua permanenza fuori dall’Italia:

è naturalmente un’imprecazione, che noi udivamo così, ma è fatta di due parole, equivalenti a “dannato inferno”, dove traduco con “dannato” la parola più importante, effe-u-ci-kappa-ing: una parola che oggi potrei benissimo dire per esteso ma quando sono arrivato in Inghilterra certo no, non in pubblico voglio dire […].543

All’interno de I piccoli maestri fanno la loro comparsa anche prestiti da altre lingue, ma sono veramente rarissimi. In francese, ad esempio, troviamo degli inserti narrativi o dei modi di dire: 538 Meneghello 2015, p. 53. 539 Meneghello 1987, p. 30. 540 Meneghello 2015, p. 129. 541 Meneghello 1987, p. 25. 542 Ivi, p. 24. 543 Ivi, p. 25.

160 non avevamo né lucette nelle tende, né tende tout court.544

[…] alcuni portavano gli auguri del seminario, altri le avances del questore, altri altro ancora.545

Nella tasca destra del mio cappotto (che era gigantesco) avevo una piccola rivoltella, roba da signora, da budoir.546

Anche il tedesco fa qualche sporadica apparizione:

prima di addormentarmi mi misi a pensare frasette in tedesco, pezzi di poesie per lo più […] «Im Traum sah ich ein Mennchen,

klein und putzig» […].547

Qualche cosa mi gridava dentro allegramente Nach den Vaca!548

Oltre alla presenza di forestierismi, la lingua dell’ethos si caratterizza anche per la presenza di alcuni retaggi dovuti all’educazione scolastica di Meneghello e dei suoi compagni, retaggi che si possono inserire nel registro dell’italiano letterario, di cui parlerò nel prossimo paragrafo.