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3.2. Il vino biologico

3.2.1. La nascita dell’agricoltura biologica

La fine della Seconda Guerra Mondiale segnò una situazione di crisi nei Paesi partecipanti al conflitto.

Per ripristinare la situazione tragica del dopo guerra, i sei Paesi fondatori della Comunità Europea (Belgio, Italia, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi) si riunirono nel marzo del 1957 e firmano in comune accordo il Trattato di Roma. Tra gli obiettivi vi era anche quello di realizzare un’integrazione economica e politica.

Oggi, infatti, l’Unione Europea è un’unione politica, ossia un’unione di Stati che si accordano non solo per eliminare le barriere di ostacolo alla libera circolazione di merci, servizi, capitali e lavoro ma anche per armonizzare la politica dei diversi Paesi aderenti. Sore, quindi, per assicurare il più efficiente ed efficace raggiungimento degli obiettivi economici, monetari e sociali.

Il Trattato di Roma prevedeva una molteplicità di strumenti atti a migliorare la situazione delle popolazioni colpite; il più emblematico e significativo è quello concernente la PAC (cfr. par. 2.5.2.) la quale prevedeva che il mercato comune dovesse essere esteso anche ai prodotti agricoli e all’agricoltura.

Gli articoli 38 e successivi del Trattato di Roma ponevano le direttive della PAC. La PAC è nata come politica di stabilizzazione e di sostegno dei prezzi; la politica agraria modellava e modella tuttora il processo di formazione del prezzo del prodotto agricolo con lo scopo di controllarne le fluttuazioni. Il prezzo dei prodotti agricoli, infatti, è conosciuto per la sua elevata volatilità causata da una serie di fattori come ad esempio la natura biologica dei processi produttivi e la presenza di un mercato in concorrenza quasi perfetta.

La stabilizzazione dei prezzi mirava al controllo dell’offerta e alla gestione delle scorte, in periodi di eccesso di offerta (annate favorevoli) questa veniva stoccata e rimessa in mercato nei periodi di deficit della stessa.

La PAC ha utilizzato lo strumento del controllo di formazione dei prezzi con l’obiettivo di: incrementare la produttività dell’agricoltura, di assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola, stabilizzare i mercati e garantire la sicurezza degli

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approvvigionamenti. Per raggiungere questi obiettivi la PAC ha istituto le OCM, Organizzazione Comuni di Mercato finanziate da appositi fondi agricoli di garanzia.

La politica dei prezzi, pilastro portante della PAC, si fonda su tre principi essenziali: 1. Unicità del mercato, che garantisce la libera circolazione dei prodotti agricoli comunitari alle stesse condizioni di un mercato unico;

2. Preferenza comunitaria, preferenza per le derrate alimentari provenienti dai Paesi UE;

3. Solidarietà Finanziaria, solidarietà tra gli stati membri per ottemperare gli oneri derivanti dal sostegno dei mercati agricoli.

La politica dei prezzi prevede l’applicazione di tre tipologie di prezzo, a seconda dei casi.

Il prezzo indicativo è il prezzo standard, ossia il prezzo ideale che sarebbe auspicabile si formasse sul mercato.

Il prezzo intervento, invece, è il prezzo minimo garantito al quale il prodotto è ritirato dal mercato. Se il prezzo indicativo è inferiore al prezzo intervento allora scattano i meccanismi di stabilizzazione del prezzo.

Infine, il prezzo soglia è il prezzo d’ingresso nell’UE dei prodotti importati dal resto del Mondo.

Intorno al 1970, la PAC ha voluto regolamentare il prezzo nel mercato vitivinicolo. Ogni anno è stabilito un prezzo di orientamento per ogni vino da tavola sulla base della media delle quotazioni di mercato dei due anni antecedenti. Attorno a questo prezzo si forma il prezzo di mercato comunitario. Il Consiglio fissa, poi, il prezzo limite, ossia il prezzo intervento; mentre la Commissione fissa il prezzo rappresentativo, prezzo medio alla produzione. Pertanto, nel momento in cui il prezzo rappresentativo appare inferiore al prezzo limite per due settimane consecutive scattano i meccanismi di stabilizzazione, che si possono sostanziare in aiuti al magazzinaggio privato a breve (3 mesi) o a lungo termine (9 mesi).

Nel corso del tempo la PAC ha subito delle modificazioni che possono essere riassunte in tre fasi.

La prima fase riguarda il sostegno dei prezzi accoppiato. Le OCM per raggiungere gli obiettivi della PAC decisero di attuare una politica dei prezzi basata sull’erogazione di sussidi e incentivi alle aziende che producevano la quantità maggiore di prodotti. Si

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trattava di una politica non orientata a una ristrutturazione dell’economica agricola di lungo termine, bensì nel breve termine; forma di sostegno legata alla quantità.

Questa politica ha, però, portato a delle problematiche nel corso degli anni, come un’iniqua distribuzione dei sussidi e un incentivo all’agricoltura intensiva.

Con il termine di agricoltura intensiva si fa riferimento a quella tipologia agricola che si serve di metodi e strumenti moderni accompagnati dall’utilizzo di pesistici chimici, fertilizzanti, antiparassitari e, negli ultimi tempi, anche di prodotti OGM (organismi Geneticamente Modificati). Attraverso questa tipologia agricola si tende a incrementare la resa produttiva dei terreni e quindi il loro livello di produttività andando, però, a intaccare quelli che sono i ritmi biologici della natura, modificandone gli equilibri ecologici e andando a generare un impatto negativo sull’ambiente.

L’agricoltura intensiva è, quindi, un’attività economica che punta a produrre nella maniera più efficiente possibile contenendo i costi di produzione e incrementando la resa produttiva.

Le politiche agricole del periodo che facevano leva sull’agricoltura intensiva hanno portato a un eccesso di offerta che nemmeno la crescente domanda era capace di assorbire.

Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90, la Commissione Europea si vede, dunque, costretta a modificare le direttive della PAC orientandosi verso una maggiore responsabilizzazione dei produttori agricoli, ponendo dei limiti di garanzia e delle quote di produzione e servendosi di stabilizzatori finanziari.

La PAC rivede i suoi obiettivi stimolando non più la quantità prodotta ma la competitività e l’efficienza dei produttori agricoli, orientandosi al disaccoppiamento: i sussidi non sono più erogati in funzione alla quantità prodotta ma in relazione alla qualità dei prodotti. Mira, quindi, a una produzione estensiva attraverso l’incentivazione di chi produce con una qualità superiore anche se la determinazione di premi o di eventuali penalizzazioni appare complessa. È proprio in questo periodo che nascono le principali certificazioni di prodotti agricoli di qualità come la DOP, IGP, STG e per quanto attiene i vini DOC, DOCG IGT; nonché le basi di un’agricoltura biologica.

Dagli anni ’90 la PAC, dunque, ha modificato i propri orientamenti originali; puntando a un equilibrio nel mercato tra domanda e offerta e riducendo progressivamente gli aiuti mutandone la loro composizione. I sussidi iniziarono a essere

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erogati secondo la logica del disaccoppiamento, il sostegno non è più legato ai quantitativi prodotti ma in relazione alla superficie utilizzata; con condizionalità e modulazione degli aiuti, ossia il sostegno è condizionato a determinate pratiche culturali sostenibili. Inoltre, i sussidi erano forniti specialmente a quelle aziende che adottavano politiche di sviluppo rurale.

Oggi, si applicano i nuovi principi della PAC, ancora più restrittivi e sostenibili dei precedenti (nuova PAC, progetto 2014-2020). Pur rimanendo la funzione economica il pilastro del mercato, le aziende agricole possono godere dei maggiori sussidi della PAC se perseguono obiettivi di sviluppo territoriale di aree in cui l’artigianato locale è molto presente. L’azienda agricola deve, quindi, puntare alla multifunzionalità: oltre alla funzione principale della stessa (funzione economica), un’azienda dovrebbe integrare anche attività ricreative, culturali; di tutela del paesaggio, dell’ambiente e della biodiversità; e attività sociali, come attività ludico-ricreative per bambini o per persone con disabilità (è il caso delle fattorie didattiche).

In conclusione, non solo l’insostenibilità di un’agricoltura intensiva ma anche la maggiore consapevolezza e richiesta dei consumatori di prodotti che siano sicuri e rispettino l’ambiente e l’ecosistema hanno portato al nascere dell’agricoltura biologica.