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1. Primo capitolo – Quadro di riferimento teorico dello

1.2. Quadro teorico

1.2.1. La posizione della letteratura tradotta all‘interno del

Even-Zohar

Nel suo articolo intitolato ―The position of translated literature within the literary polysystem‖, Even-Zohar (1978) analizza i tipi di relazioni che intercorrono tra le traduzioni e le opere letterarie. La sua Teoria Polisistemica ipotizza che i testi letterari possiedano una natura plurisistemica dinamica che prevede una lotta tra il ―centro‖ e la ―periferia‖, tra la ―letteratura alta‖ e la ―letteratura bassa‖ e tra la ―letteratura canonica‖ e la ―letteratura non canonica‖ e permette l‘analisi e la valutazione delle opere letterarie dal punto di vista funzionale. Inoltre, la teoria di Even- Zohar postula che le traduzioni letterarie costituiscano un sistema a sé stante, un sistema della letteratura tradotta, che partecipa però alla lotta interna del polisistema letterario. Dato che non è solo circoscritta all‘analisi dell‘equivalenza e della critica della traduzione, l‘analisi della traduzione letteraria richiede anche una prospettiva che ha l‘obiettivo di studiare e capire la funzione della traduzione letteraria nell‘ambito del processo comunicativo letterario, della storia letteraria e della letteratura comparata. Di conseguenza, l‘articolo sopracitato di Even-Zohar (ibid.), che analizza il concetto polisistemico con una prospettiva teorico- descrittiva, non rappresenta un classico di importanza fondamentale solo per gli studi letterari sincronici e diacronici, ma anche per quelli nell‘ambito della teoria traduttiva.

Si conosce poco la funzione storica e la posizione della

letteratura tradotta, perché esistono pochi studi teorici e descrittivi relativi su questa funzione e posizione all‘interno di una letteratura nazionale. Inoltre, la letteratura tradotta non si percepisce mai come un sistema letterario a sé stante, ma come la manifestazione di una serie di fenomeni isolati. In realtà, il caso della letteratura tradotta non è unico, poiché esistono altri sistemi

letterari, come la letteratura per ragazzi, i racconti delle riviste o i thrillers, che sono percepiti nello stesso modo (ibid.: 117-118).

Dopo aver presentato il problema del suo saggio, Even-Zohar (ibid.: 118) prima definisce il termine ―letteratura tradotta‖ come raccolta di testi che è strutturata e funziona come un sistema e poi ricorda che come è stato dimostrato da Tynjanov, le opere letterarie ―originali‖ scritte nella lingua di una certa letteratura nazionale sono in correlazione le une con le altre ed esiste tra queste opere una lotta costante per ottenere una posizione centrale. Il quesito fondamentale per cui Even-Zohar (ibid.) cerca una risposta è quali tipi di correlazioni potrebbero esserci tra le traduzioni letterarie che sono state importate da altre letterature, distaccate dai propri contesti e, di conseguenza, svincolate dalla lotta tra la periferia e il centro. Lo studioso fornisce due possibili correlazioni tra le opere tradotte: (a) ne l modo in cui i tes ti di partenza s ono se lezionati dalla le tteratura di arrivo, in quanto sarebbe illog ico pens are che i criteri di se lezione siano autonomi dai principi che governano i co -sis temi de l polis iste ma di ques ta le tte ratura e (b) ne l modo in cui i testi di arrivo adottano norme s pecifiche che sono il ris ultato delle loro relazioni con g li altri co -siste mi . Queste osservazioni rendono, afferma Even-Zohar (ibid.), lo studio della letteratura tradotta una condizione sine qua non. In altre parole, senza uno studio del genere è impossibile descrivere e spiegare il comportamento del polisistema letterario dal punto di vista sincronico e diacronico. Ciò non è possibile perché la letteratura tradotta non è solo un sistema vero e proprio, ma anche un sistema che partecipa completamente alla formazione e allo sviluppo di questo polisistema come una sua parte integrante e correlata a tutti gli altri suoi co-sistemi. Di conseguenza, l‘obiettivo che lo studioso si prefigge nel suo saggio è di analizzare quali tipi di relazioni esistono tra la letteratura tradotta, come un co-sistema del polisistema letterario, e il polisistema letterario stesso.

Even-Zohar (ibid.: 119) propone l‘idea di polisistema letterario nel 1970 per superare le difficoltà dovute al tradizionale approccio estetico, a sua volta basato su un assunto invalido, per cui evitava di occuparsi di opere giudicate non artistiche. Ricorrendo alle idee di Tynjanov, Ejchenbaum e Šklovskij degli anni Venti del secolo scorso, ritiene che sarebbe più conveniente considerare tutti i tipi di testi letterari e semiletterari come un aggregato di sistemi. Il

risultato desiderato di questa ipotesi polisistemica è che possa incrementare la conoscenza scientifica non solo perché permette di osservare le relazioni spesso ignorate prima, ma aiuta anche a spiegare la struttura e il funzionamento di queste relazioni. Potrebbe rivelare quindi la posizione specifica e il ruolo dei generi letterari all‘interno di una letteratura nazionale nel corso della storia. Alla luce di tutto questo, il compito più importante di Even-Zohar sembra essere quello di stabilire in quali condizioni certi generi partecipano al processo di cambiamento all‘interno del polisistema letterario (ibid.: 120). A tal fine, suggerisce le nozioni di ―attività primarie‖ contro ―attività secondarie‖ le prime rappresentano il principio di innovazione e le seconde quello di mantenimento del codice stabilito. Se per un lungo lasso di tempo le attività primarie sono dominate da quelle secondarie, occupando la posizione più elevata (centrale) del polisistema letterario, questo codice ―si pietrifica‖ sotto forma di semplificazione, schematizzazione e stereotipizzazione dei processi e l‘intera letteratura entra in uno stato di stagnazione.

A questo punto, è di importanza fondamentale conoscere la collocazione della letteratura tradotta nel polisistema letterario. È elevata (centrale), bassa (periferica), innovativa, conservatrice, semplificata o stereotipata? In che modo questa letteratura partecipa o non prende parte ai cambiamenti? Secondo Even- Zohar, per principio la letteratura tradotta non ha una posizione definita e di conseguenza può assumere ognuna di queste posizioni. La collocazione (centrale o periferica) e la funzione (primaria o secondaria) della letteratura tradotta dipendono dalle circostanze specifiche che operano nel polisistema. Quando la letteratura tradotta ha una funzione primaria, partecipa attivamente alla modellizzazione del centro del polisistema letterario e in complesso costituisce una parte delle forze innovative che operano in questo polisistema. Ciò significa che non esiste una differenza significativa tra le opere ―originali‖ e tradotte e spesso gli autori dominanti o dell‘avanguardia che stanno per diventare dominanti producono le traduzioni più importanti. Attraverso la traduzione si introducono nuovi modelli letterari nella letteratura di arrivo. Questi modelli possono riguardare per esempio una realtà bas ata su una convenzione ormai s uperata , un nuovo linguaggio poetico, nuove matrici, tecniche o stili (ibid.: 121). È evidente che i principi per selezionare i testi di partenza sono determinati dalla situazione che regola il polisistema letterario. Questi testi sono

scelti in base alla loro compatibilità con i nuovi approcci e al ruolo innovatore che essi possono assumere nella letteratura di arrivo. Eve n-Zohar (ibid.) ipotizza tre momenti durante i quali la le tteratura tradotta partecipa ai cambiame nti ne l polis is tema le tte rario : quando (a) una letteratura è giovane, cioè è in fase di formazione; (b) una letteratura è o periferica o debole, o entrambe le cose e (c) in una letteratura ci sono punti di svolta, crisi o vuoti in una letteratura. Nel primo caso, poiché una letteratura giovane non può immediatamente creare i testi più importanti in tutti i generi, la letteratura tradotta diventa uno dei sistemi più importanti del nuovo polisistema letterario. Lo stesso risulta valido anche per il secondo caso. Pur essendo relativamente consolidate, le letterature le cui risorse sono limitate e la cui posizione è periferica non sono in grado di produrre tutti i sistemi ―richiesti‖ dalla struttura polisistemica e compensano alcuni dei sistemi che mancano con l‘attività traduttiva. In queste circostanze, se non completamente, una buona parte della letteratura non canonica è tradotta. Tuttavia, la conseguenza più importante di questo caso è che l‘abilità delle letterature periferiche a iniziare delle innovazioni è spesso minore di quelle delle letterature centrali e di conseguenza si stabilisce una relazione di dipendenza sia tra i sistemi che appartengono alla periferia delle letterature periferiche sia tra il centro di queste letterature e altre letterature. In altre parole, come è stato dimostrato da Šklovskij e Tynjanov, mentre le letterature più ricche e più forti hanno la possibilità di produrre delle innovazioni ricorrendo ai propri sistemi periferici, le letterature ―deboli‖ dipendono spesso dalla sola importazione (ibid.: 122). Nel terzo caso, la dinamica all‘interno del polisistema crea momenti storici in cui i modelli affermati non sono più accettabili. In questi periodi si verifica un ―vuoto‖ letterario e siccome per i modelli stranieri è facile infiltrarsi in una letteratura nazionale, la letteratura tradotta può assumere una posizione centrale persino nelle letterature affermate.

D‘altra parte, quando la letteratura tradotta ha una posizione periferica, costituisce un sistema periferico all‘interno del polisistema letterario e assumendo spesso il carattere di scritto epigonico, è modellato secondo le norme stabilite convenzionalmente da un genere già dominante e non ha influenza sui processi di maggior rilevanza di questo polisistema. Di conseguenza, la letteratura tradotta diventa un fattore importante di conservatorismo. In altre parole, la traduzione

attraverso cui possono essere introdotte nella letteratura idee, motivi e caratteristiche nuove diventa un mezzo per preservare il gusto tradizionale (ibid.: 123). Una possibile spiegazione di questo fenomeno è che in un momento di grandi cambiamenti la letteratura tradotta può emergere come un sistema centrale e poi in un breve lasso di tempo può perdere il contatto con la letteratura di arrivo, che è andata a modificare, e per questo motivo può essere rimasta intatta. In questo modo, la letteratura tradotta, che all‘inizio era un genere rivoluzionario, può andare avanti come un sistema ―pietrificato‖. Le condizioni che rendono possibile questo secondo stato sono assimetricamente opposte a quelle che danno luogo alla letteratura tradotta come sistema centrale: o non ci sono grandi cambiamenti nel polisistema letterario o questi cambiamenti non sono il risultato delle relazioni tra il sistema della letteratura tradotta e altri sistemi.

L‘ipotesi che la letteratura tradotta possa essere un sistema centrale o periferico non significa che questa letteratura occupi sempre completamente la prima o la seconda posizione nel polisistema letterario. Infatti, mentre una parte della letteratura tradotta può assumere una posizione centrale, un‘altra parte può avere invece una collocazione periferica. Nei periodi in cui esistono delle interferenze dovute ai fattori extra-letterari, quella posizione della letteratura tradotta derivante dalla letteratura di partenza più importante probabilmente assume una posizione centrale. Un esempio al riguardo, fornito da Even-Zohar (ibid.), riguarda il polisistema letterario ebraico, in cui durante le due guerre mondiali la letteratura tradotta dal russo ha inequivocabilmente la posizione centrale, mentre le opere tradotte dall‘inglese, dal tedesco, dal polacco e da altre lingue assumono una posizione nettamente periferica. Dal punto di vista teorico, nessun sistema può eternamente restare in uno stato costante di debolezza, punto di svolta, o crisi, in quanto, come regola, perché ci sia cambiamento prima deve esserci una certa stabilità e di conseguenza la posizione ―normale‖ assunta dalla letteratura tradotta tende a essere periferica (ibid.: 124).

Nell‘ultima parte del suo saggio Even-Zohar (ibid.) discute il rapporto tra la posizione della letteratura tradotta all‘interno del polisistema letterario e le ―norme e le scelte traduttive‖. Innanzitutto, come è chiaro da quello che è stato detto precedentemente, la distinzione tra un‘opera tradotta e una ―originale‖ in termini di caratteristiche letterarie dipende dalla posizione della letteratura tradotta in un dato momento. Per

esempio, quando questa letteratura ha una posizione centrale, i confini tra le traduzioni e le opere ―originali‖ s ono così vaghi che la categoria de lle ―opere tradotte‖ de ve essere a mpliata a semi- o quasi- traduzioni. Quando la traduzione occupa una posizione centrale e quindi partecipa al processo di creazione di nuovi modelli, la preoccupazione principale del traduttore non è di rendere una versione ―accettabile‖ utilizzando i modelli già esistenti nella letteratura di arrivo, ma tende a violare le convenzioni di questa letteratura, per riprodurre il più possibile le relazioni testuali ―adeguate‖ che dominano l‘―originale‖. Naturalmente, dal punto di vista della letteratura di arrivo le ―norme traduttive‖ adottate possono risultare troppo estranee e addirittura rivoluzionarie, e se la nuova tendenza perde la lotta letteraria, le traduzioni basate su queste norme non acquisteranno più terreno (ibid.: 125). Se questa tendenza vince la lotta, il sistema della letteratura tradotta può arricchirsi e diventare più flessibile.

Quando la letteratura tradotta occupa una posizione periferica, si comporta in modo completamente opposto rispetto al comportamento che assume quando ha una posizione centrale. Poiché lo sforzo principale del traduttore è quello di utilizzare i migliori modelli esistenti nella letteratura di arrivo, la sua traduzione risulta spesso una traduzione ―non adeguata‖ ma ―accettabile‖. Vale a dire che si osserva una discrepanza più radicale tra l‘equivalenza ottenuta e l‘―adeguatezza‖ postulata.

Concludendo, non solo lo status socio-letterario della traduzione, ma anche la s ua pratica dipe ndono in modo de terminante dalla posizione de lla le tteratura tradotta all‘ interno de l pol is istema le tterario . Nemmeno per la domanda «cosa è un‘opera tradotta?» esiste una risposta a priori in termini di una situazione idealizzata, astorica e priva di un contesto. A tale domanda si deve quindi rispondere considerando i fattori che governano il polisistema letterario in un dato momento storico. Da questo punto di vista, «la traduzione non è più un fenomeno la cui natura e i cui limiti sono dati una volta per tutte,104 ma un‘attività dipendente dalle relazioni entro un certo sistema culturale» (ibid. e trad. it. 1995: 237). Di conseguenza, le ―norme traduttive‖ afferma Even- Zohar (ibid.), come ―adeguatezza‖ e ―accettabilità‖, non possono essere valutate in modo valido, a meno che non siano prese in

104 Spaziatura mia.

considerazione le implicazioni delle posizioni polisistemiche della letteratura tradotta.

L‘immagine dei turchi che abbiamo noialtri italiani si compone di relitti di stereotipi antiquati, insensati ormai. O meglio, non si compone; non ce la fa a diventare un‘immagine, non riesce ad essere riusata con intelligenza e appropriatezza, anche parziale. Si tratta, infatti, di una macchia caotica di pezzi e rottami di uno specchio mediterraneo antico, di specchi sovrapposti, anzi, e frantumati che rimandano echi raschiati della memoria, fruscii decaduti, tracce allucinate, grida senza fonemi, onde spaccate dall‘oblio e dalla paura, a volte addirittura dal risentimento, ma di cosa? Se si rivela subito senza oggetto e senza senso.

(...) noialtri italiani non conosciamo i turchi, non siamo neanche capaci di riconoscerli, tra i volti mediterranei che ci somigliano. Conserviamo, appunto, solo degli stupidi modi di dire che riguardano i turchi che fumano, bestemmiano o si apprestano a devastare villaggi e città delle nostre coste. Rottami, come ho già detto, di un passato che è passato da troppo tempo. Non abbiamo, invece, immagini vicine e interattive dei turchi. La Grande Migrazione, come la chiama Hans Magnus Enzensberger, nella quale l‘Europa occidentale è stata ed è raggiunta da milioni di persone che vengono negli ultimi 20-25 anni da tutti i mondi del sud e dell‘est, vede i turchi andare altrove dall‘Italia, soprattutto in Germania. Nessun turco viene da noi. Mentre tanti migranti vengono dai Balcani e molti dal Mediterraneo orientale, dall‘Egitto, per esempio, o dalla Siria. I turchi guardano e vanno al cuore germanico dell‘Europa, evitando il mare interno che accoglie le nostre due penisole. È per questo che non ci conosciamo più, perché non ci conosciamo più da vicino, nello stare insieme, come quando i genovesi avevano un loro quartiere a İstanbul, come ci narra Amin Maalouf, lo scrittore franco-libanese nel romanzo Le Périple de Baldassare. Gli ultimi ricordi tra noi risalgono, forse, alla fine dell‘Impero ottomano, quando assalimmo la Libia e l‘oriente mediterraneo, alla ricerca di ―posti al sole coloniale‖.

(Armando Gnisci,105 ―Omaggio a un turco che ha scritto in Italia‖, in Da ―Mamma! Li Turchi!‖ a ―Mamma!? Gli Italiani!?‖ Il Turco nella traduzione italiana di Midnight Express. Saggio con prospettiva traduttologica)