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Gli strumenti della propaganda

4.3 La propaganda radiofonica

Il 25 marzo 1924 Mussolini fu convinto dal ministro delle Poste e Telegrafi, Costanzo Ciano, a diffondere per radio il suo discorso al teatro Costanzi di Roma per celebrare il quinto anniversario della presa del potere. L’esperimento fu un disastro. La trasmissione fu interrotta dopo che problemi tecnici avevano reso incomprensibile l’intervento del duce255. Pare che questo sfortunato episodio influì non poco nell’iniziale scetticismo di Mussolini verso questo mezzo di comunicazione, il cui sviluppo scientifico molto doveva a un italiano, Guglielmo                                                                                                                

250 T. LAYMON, Ban on All Axis Motion Pictures Urged by City Theater Owners, in «New York Herald

Tribune», 20 aprile 1941.

251 Ibidem.

252 Cfr. ACS, MCP, DGSP, Busta 227, fasc. 61.11 Stati Uniti “New York” I parte, sf. 61.11.2, ministero

dell’Interno, servizio speciale R.T., 6 agosto 1941.

253 Cfr. ACS, MCP, DGSP, Busta 227, fasc. 61.11 Stati Uniti “New York” I parte, sf. 61.11.2, Pavolini a

Colonna, 10 settembre 1941.

254 Cfr. ACS, MCP, DGSP, Busta 227, fasc. 61.11 Stati Uniti “New York” I parte, sf. 61.11.2, Cabalzar a

ministero della Cultura Popolare, 30 settembre 1940.

255 Cfr. A.PAPA, Storia politica della radio in Italia. Dalle origini agli anni della crisi economica (1924-1934),

Marconi. In realtà, il claudicante inizio della propaganda radiofonica era legato anche alle generali condizioni della radiofonia in Italia, che soffriva un grave ritardo rispetto agli altri paesi e contava un numero ridottissimo di apparecchi che certamente non consentiva di sfruttare appieno le potenzialità di questo strumento256.

Del resto, lo stesso regime stentò a considerare la radio qualcosa di più che un mezzo per “istruire divertendo”, una “cattedra” che doveva essere solo “seguita e controllata”257. Secondo Alberto Monticone, tuttavia, le ragioni del ritardo italiano nella radiofonia erano dettate solo in parte dalle difficoltà e dai limiti tecnici. Molto incisero, invece, le scelte politiche più o meno consapevoli del regime che nel suo primo decennio di vita era impegnato soprattutto in un opera di consolidamento, inquadramento e controllo delle componenti su cui poggiava la sua stabilità, dedicando quindi poca attenzione alle politiche per promuovere il consenso258.

Entro questo quadro, non sorprende che per tutti gli anni Venti la propaganda radiofonica fosse un fatto del tutto marginale. Ciò era ancor più vero se si parla di propaganda all’estero. Una prima manifestazione di interessamento per le opportunità propagandistiche della radio negli Stati Uniti era la lettera inviata da un collaboratore di Marconi, Luigi Solari, a Mussolini nel gennaio 1924. In essa, si prospettavano i vantaggi di poter disporre di un servizio radiotelegrafico per l’America del Nord, in modo da evitare che le notizie riguardanti l’Italia vi giungessero deformate attraverso i canali esteri259. Ma bisognava attendere l’inizio degli anni Trenta perché si avvertisse la necessità di fare della radio un importante canale di propaganda verso l’estero. In un articolo su «Radiocorriere» del maggio 1930, Enrico Corradini definiva esplicitamente la radio uno “strumento di espansione universale”. Soprattutto, essa serviva a mantenere saldi i legami con gli italiani sparsi per il mondo: “La radiofonia è uno dei diversi istrumenti che abbiamo per affrettare l’unità spirituale di tutti gli italiani che sono nel mondo, per fare di tutti questi italiani le avanguardie e i legionari della grande Italia che darà alle genti una nuova forza di civiltà”260. Questi nuovi orientamenti si traducevano nella pratica in un rinnovato impegno del governo per dotarsi di un’adeguata rete di trasmettitori. Nel gennaio 1930 era inaugurata la stazione romana di Santa Palomba, cui seguiva, qualche mese dopo, quella a onde corte di Prato Smeraldo, situata sempre nella capitale, grazie alla quale l’Italia poteva finalmente far udire la propria voce al mondo261.

Il primo importante appuntamento della nuova azione di propaganda radiofonica rivolta all’estero era un messaggio di Mussolini agli americani per il capodanno del 1931. Non era la prima volta che il duce si rivolgeva alle platee d’oltreoceano. Già nel dicembre 1926, la «Chicago Daily Tribune» aveva fatto trasmettere per mezzo della stazione radiofonica WGN un disco riproducente un messaggio di Mussolini agli americani e agli italiani residenti negli                                                                                                                

256 Cfr. P.V.CANNISTRARO, La fabbrica del consenso, cit., pp. 225-228. 257 A.MUSSOLINI, Il saluto inaugurale, in «Radiocorriere», 5-11 gennaio 1930.

258 Cfr. A. MONTICONE, La radio italiana e l’emigrazione dal fascismo alla democrazia: appunti per una

ricerca, in «Studi Emigrazione», XVII, 59, 1980, p. 286.

259 Cfr. ACS, Presidenza del Consiglio dei Ministri (PCM), Gabinetto 1934-1936, Busta 13/1, fasc. 2057, Solari

a Mussolini, 16 gennaio 1924.

260 E.CORRADINI, La radiofonia strumento di espansione universale, in «Radiocorriere», 17-24 maggio 1930. 261 Cfr. EIAR, Annuario dell’anno XIII. Dieci anni di radio in Italia, Società editrice torinese, Torino, 1935, p.

52; La radiofonia nell’anno ottavo, in «Radiocorriere», 16-22 febbraio 1930; Radioregale, in «Radiocorriere», 13-20 dicembre 1930.

Stati Uniti262. In esso, il capo del Governo italiano aveva espresso una sincera stima per la civiltà americana e aveva invitato i milioni di connazionali emigrati a essere devoti cittadini del paese che li ospitava263. Quest’ultimo punto in particolare aveva riscosso grande

apprezzamento dalla stampa locale che insisteva sul valore internazionale della figura di Mussolini264. Ora, nel gennaio 1931, il duce si rivolgeva nuovamente al pubblico americano. Questa volta, però, lo faceva direttamente da palazzo Venezia, leggendo un breve messaggio in inglese. In questa circostanza gli argomenti trattati erano la politica internazionale, con ampie rassicurazioni sulla volontà di pace del regime e la crisi economica, il che permetteva a Mussolini di illustrare (e lodare) il sistema corporativo e le misure adottate dal suo governo per combattere la disoccupazione265. La qualità tecnica del messaggio confermava la potenza della nuova stazione radiofonica di Prato Smeraldo che, con questo discorso, inaugurava l’attività di propaganda266.

Tuttavia, il messaggio radiofonico di Mussolini restava un’iniziativa isolata, non essendo seguito da alcun programma organico di trasmissioni per gli Stati Uniti che, perciò, continuarono ad avere per alcuni anni un carattere occasionale ed episodico. Anche la scelta dei contenuti non rispecchiava alcuna specifica funzione propagandistica. La programmazione verso l’estero era una semplice riproposizione di quella diffusa nella penisola. Oltre il 50 per cento delle trasmissioni, infatti, era dedicato alla musica, dimostrando come la radio, durante tutta la durata del regime conservò sempre una funzione prevalentemente intrattenitrice267.

Un deciso salto di qualità nell’organizzazione della propaganda radiofonica si ebbe alla metà degli anni Trenta, in concomitanza con il più generale potenziamento dell’apparato propagandistico del regime fascista. Nel settembre 1934 nasceva il sottosegretariato per la Stampa e la Propaganda sotto la direzione di Galeazzo Ciano. All’interno del nuovo organismo, la radio ricopriva una parte fondamentale “per la diffusione rapida delle notizie e, nel tempo stesso, per l’opera indispensabile e doverosa di difesa”268. L’anno successivo, il sottosegretariato, divenuto ministero per la Stampa e la Propaganda, assumeva il pieno controllo su tutto quanto riguardava i programmi e ogni altra attività attinente all’utilizzazione                                                                                                                

262 Cfr. ASMAE, AW 1925-1940, Busta 61, fasc. 619, Zunini a ministero degli Esteri, 13 dicembre 1926. 263 Cfr. B.MUSSOLINI, Opera Omnia, a cura di Edoardo e Duilio SUSMEL, La Fenice, Firenze, 1956, vol. 22, pp.

290-291.

264 Cfr. ASMAE, AW 1925-1940, Busta 61, fasc. 619, De Martino a ministero degli Esteri, 16 dicembre 1926. 265 Cfr. B.MUSSOLINI, Opera Omnia, cit., vol. 24, pp. 329-330.

266 La qualità tecnica della trasmissione era confermata dalla stampa americana, che riferiva come la voce di

Mussolini fosse stata udita chiaramente in tutto il paese. Le difficoltà di ascolto erano dovute, invece, alla scarsa padronanza dell’inglese da parte del duce. Cfr. Mussolini Pledges Italy to Peace In New Year Talk to U.S. by

Radio, in «The New York Herald Tribune», 2 gennaio 1931. Su questo episodio c’è anche la testimonianza di

Giorgio Nelson Page, che in quel periodo si trovava a New York: “Durante l’ora di colazione di quel primo gennaio 1931, aperta la radio, ci fu dato di ascoltare una trasmissione da Roma. Era un messaggio di Mussolini al popolo americano. La mia emozione al risentire la voce dell’Italia fu molto mortificata dall’inglese di Mussolini. Abbaiava e scattava, pronunciando vocaboli che nulla avevano, non dico dell’inglese, ma di comprensibile in nessun linguaggio umano. L’argomento trattato era la disoccupazione. Così aveva detto l’annunciatore”. G.N.PAGE, L’americano di Roma, Longanesi, Milano, 1950, p. 377.

267 Cfr. A.MONTICONE, Il fascismo al microfono: radio e politica in Italia (1924-1945), Studium, Roma, 1978,

pp. 147-149; G.ISOLA, L’immagine del suono, Le Lettere, Firenze, 1991, p. 18; P.V.CANNISTRARO, La fabbrica

del consenso, cit., p. 234.

268 Il conte Galeazzo Ciano sottosegretario di Stato per la stampa e la propaganda, in «Radiocorriere», 16-22

degli impianti, mentre la parte tecnica e amministrativa restava di competenza del ministero delle Comunicazioni269.

Sullo sfondo di queste evoluzioni istituzionali, il regime procedeva a rinnovare anche le installazioni radiofoniche. Nel 1934, la stazione di Prato Smeraldo era potenziata con due complessi di 25 Kw ciascuno e con tre sistemi di antenne unidirezionali orientate verso il Nord e il Sud America e l’estremo Oriente. Per il caso specifico degli Stati Uniti, la programmazione prevedeva tre collegamenti settimanali, della durata di un’ora e mezza ciascuno, a partire dalle sei del pomeriggio (ora della costa atlantica)270. Il nuovo trasmettitore era simbolicamente inaugurato il 28 ottobre 1934, dodicesimo anniversario della marcia su Roma. Tuttavia, le prime trasmissioni per l’America furono tecnicamente deludenti. Per quella giornata era stato organizzato un programma comprendente un discorso di Marconi, l’esecuzione della Boheme di Puccini e una conversazione con il mezzofondista Luigi Beccali, medaglia d’oro alle olimpiadi di Los Angeles del 1932. A causa delle condizioni atmosferiche, però, nessuno in America riuscì a raccogliere il segnale271. Col tempo però le

trasmissioni si regolarizzavano. Esse comprendevano notiziari, riproduzioni musicali, manifestazioni artistiche e conversazioni culturali. Il pubblico di riferimento erano essenzialmente gli italo-americani, cui i programmi radiofonici descrivevano i grandi progressi dell’Italia fascista272.

Agli inizi del 1935, le trasmissioni verso l’America si intensificavano grazie alla stipula di accordi con le due maggiori società radiofoniche americane: la National Broadcasting

Company e la Columbia Broadcasting System, che ritrasmettevano alcuni programmi speciali

italiani. A inaugurare questo servizio era un radiomessaggio agli americani di Galeazzo Ciano che spiegava il “carattere informativo della propaganda italiana, che risponde allo scopo di illustrare agli studiosi ed ai simpatizzanti il pensiero e l’opera del Fascismo, e tende a impedire che la verità sia qualche volta intenzionalmente deformata”273.

L’esigenza di utilizzare la radio come un veicolo di propaganda diventava sempre più impellente con l’aggravarsi della crisi in Africa orientale. Alla vigilia del conflitto, l’ambasciata ammoniva circa le lacune del servizio radiofonico. Le trasmissioni, sosteneva Rosso, avevano una portata limitata, dato il numero ridotto di possessori di apparecchi a onde corte, e la loro udibilità era soggetta alle condizioni meteo che talvolta le rendevano poco chiare e confuse274. La questione era affrontata da Bergamaschi durante la sua missione negli Stati Uniti. Nella sua relazione sullo sviluppo della propaganda fascista in America, una parte importante era riservata proprio alla radio275. Su questo punto, egli faceva proprio un piano propostogli da Ugo Veniero D’Annunzio. Questi attribuiva una grande importanza allo strumento radiofonico, poiché consentiva il contatto più rapido e più immediato con il grande                                                                                                                

269 Cfr. EIAR, Esercizio 1935. Relazioni del consiglio d’amministrazione e del collegio sindacale. Assemblea

generale ordinaria del 26 marzo 1936, Roma, 1936, p. 8.

270 Cfr. Il centro radiofonico di Prato Smeraldo, in «Radiocorriere», 17-23 marzo 1935.

271 Cfr. Marconi inaugura da Roma l’ora americana, in «Il Progresso Italo-Americano», 29 ottobre 1934. 272 Cfr. A.PAPA, Storia politica della radio in Italia. Dalla guerra d’Etiopia al crollo del fascismo (1935-1943),

cit., p. 24-25.

273 Il radiomessaggio di S.E. Galeazzo Ciano agli americani e agli italiani degli Stati Uniti, in «Radiocorriere»,

3-9 marzo 1935.

274 Cfr. ACS, MCP, DGSP, Busta 223, fasc. I.68 Stati Uniti 1938, sf. I.68/101, Rosso a De Peppo, 30 agosto

1935.

pubblico. Ma dati i costi molto elevati richiesti per ottenere un’ora di trasmissione alla settimana presso le principali emittenti americane, D’Annunzio proponeva di acquistare le quote maggioritarie di una stazione radiofonica minore, in modo da avere una base di appoggio oltreoceano per le trasmissioni emesse dall’Italia. Infatti, avendo una radio locale era possibile utilizzare le tradizionali onde lunghe che, a differenza di quelle corte, erano adatte a tutti gli apparecchi domestici. Questi, inoltre, per avere successo, dovevano essere di buona qualità e resi attraenti attraverso la collaborazione di artisti italiani noti e di provata fede patriottica276. Tuttavia, il costo stimato dell’operazione, circa 85 mila dollari, dissuase il governo italiano dal prendere in considerazione l’idea277.

Il che non significava un disinteressamento del regime verso la propaganda radiofonica. Essa, al contrario, assumeva un grande rilievo proprio in coincidenza con la guerra etiopica. La Direzione generale della propaganda aveva incrementato l’intensità dei servizi radiofonici già dal mese di settembre. A partire dal 14 ottobre 1935, alla programmazione tradizionale erano aggiunti due nuovi notiziari radiofonici: quello per l’Africa orientale, integrato da un complesso programma musicale e di varietà; quello radiotelegrafico Africa orientale, diffuso in cinque lingue. Nell’ambito di questo rafforzato impegno, le attività svolte per gli Stati Uniti assumevano una grande rilevanza, tanto che dal 15 ottobre 1935, il notiziario trisettimanale diventava quotidiano. Nessun mutamento interessava, invece, il tradizionale programma serale che, però, nella parte dedicata alla conversazione, si focalizzava con maggiore insistenza sulla campagna etiopica, anche attraverso l’intervento di esponenti di primo piano del regime278.

Il 12 ottobre 1935, il presidente del Senato Luigi Federzoni interveniva con un messaggio radiofonico per celebrare la ricorrenza della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. Il viaggio del navigatore genovese, affermava Federzoni, aveva aperto nuove vie allo sviluppo della civiltà occidentale, cui l’Italia aveva cooperato non solo con il genio delle sue personalità più illustri, ma anche con il duro e silenzioso lavoro di milioni di emigrati. Nel solco di questa missione civilizzatrice della razza europea si collocava l’attuale impresa africana che, diretta contro un regime anacronistico in cui vigeva ancora la schiavitù, avrebbe finalmente garantito alla esuberante popolazione italiana le terre e le risorse necessarie al suo sostentamento279.

Quello di Federzoni era solo il primo di una serie di interventi di personalità molto note e stimate in America. Tra tutti spiccava per prestigio Guglielmo Marconi che si dedicò a un’indefessa opera di propaganda. In un radiomessaggio agli americani, intitolato “L’Italia e il conflitto italo-etiopico” e trasmesso in tutto il paese attraverso le stazioni della National

Broadcasting Company, lo scienziato difendeva le ragioni del suo paese e chiedeva agli

                                                                                                               

276 Tra i nomi suggeriti da D’Annunzio vi erano il celebre tenore Giovanni Martinelli, il soprano statunitense di

origine italiana Rose Ponselle, i cantanti lirici e attori Nino Martini e Tito Schipa, l’attore teatrale Tullio Carminati. Costoro erano molto popolari presso il pubblico radiofonico statunitense e prestavano la loro voce ai programmi pubblicitari di grandi aziende americane. Nonostante le loro paghe elevate, D’Annunzio riteneva che il governo italiano potesse indurli a collaborare a titolo volontario e gratuito con la nuova stazione radiofonica, che avrebbe così accresciuto la propria importanza. Cfr. ACS. MCP, Reports, Busta 9, fasc. 101, D’Annunzio a Bergamaschi, 4 ottobre 1935.

277 Cfr. Ibidem.

278 Cfr. ACS, MCP, Gabinetto, Busta 95, fasc. 1, Attività della Direzione Generale per i Servizi della

Propaganda nel mese di ottobre 1935, 31 ottobre 1935.

statunitensi di valutare in modo obiettivo le necessità e i bisogni vitali del popolo italiano che avevano determinato quell’impresa280. Ancora, nel gennaio 1936, il senatore Albero De’ Stefani accusava la Società delle Nazioni di essere un organismo al servizio degli interessi inglesi e francesi, il cui giudizio sulla vertenza abissina non poteva essere sereno e obiettivo proprio perché inficiato da valutazioni parziali. Egli, poi, condannava le sanzioni, giudicandole, oltre che ingiuste, inutili, dal momento che esse, pur colpendo la vita economica della penisola, si inserivano in un processo di ripensamento dell’attività produttiva italiana, indirizzata verso una maggiore autonomia e un’intensificazione degli scambi con i paesi americani281.

Questi interventi miravano soprattutto a dare una giustificazione ideologica della guerra in atto. Ma l’azione della radio consisteva anche nel ribattere polemicamente gli argomenti sollevati all’estero contro l’Italia e nel mobilitare le comunità emigrate a sostegno della causa della madrepatria. Le trasmissioni italiane negli Stati Uniti lanciavano continui appelli per sottoscrivere le contribuzioni a favore della Croce Rossa Italiana, in realtà utilizzate per finanziare lo sforzo bellico del regime282. Tuttavia, come ha sottolineato Alberto Monticone, i contenuti dei programmi radiofonici trasmessi durante il conflitto etiopico non mostravano alcun carattere specifico nei confronti del pubblico cui erano rivolti: non vi era traccia di temi legati all’esperienza dell’emigrazione o alla condizione dell’emigrante, ma la pura e semplice esaltazione dell’imperialismo fascista e delle truppe vittoriose in Africa orientale, secondo i modelli proposti per la propaganda interna283.

Ciononostante, sembrerebbe che le trasmissioni riuscissero comunque ad attirare l’attenzione degli italo-americani. Una dimostrazione di ciò sarebbero i dati sulla corrispondenza con i radioascoltatori degli Stati Uniti registrati dalla Direzione generale della propaganda: nel settembre 1935 le lettere ricevute ammontavano a 145, mentre nel mese successivo, in coincidenza con l’inizio delle ostilità, il loro numero saliva a 358; un incremento che attestava il maggior interesse degli emigrati verso i programmi radiofonici italiani284.

Questo coinvolgimento era attestato anche dal contenuto di alcune lettere scritte da singoli emigrati e indirizzate a «Radiocorriere», la rivista pubblicata dall’EIAR. Un tale S.G. Demarco, residente a Easton, Pennsylvania, scriveva:

Le vostre trasmissioni ci giungono assai gradite. Qui è un grande entusiasmo per la guerra ed io non manco di fare il portavoce del Duce, al punto che sono riuscito a raccogliere circa 1000 dollari, che affiderò al nostro Console quanto prima per fronteggiare la propaganda inglese. Ricordate che 10 milioni di italiani all’estero non vi lasceranno mai vedere la fame, e quindi

siate forti e sereni, che qui c’è un altro esercito forte come quello che avete in Patria285.

                                                                                                               

280 Cfr. ACS, MCP, Gabinetto, Busta 47, fasc. 292, sf. 12, ministero per la Stampa e la Propaganda, Appunto al

duce, 2 novembre 1935.

281 Cfr. A.DESTEFANI, Agli Americani, in «Radiocorriere», 19-25 gennaio 1936. 282 Cfr. S.LUCONI, G.TINTORI, L’ombra lunga del fascio, cit., p. 91.

283 Cfr. A.MONTICONE, La radio italiana e l’emigrazione dal fascismo alla democrazia, cit., p. 290.

284 Cfr. ACS, MCP, Gabinetto, Busta 95, fasc. 1, Attività della Direzione Generale per i Servizi della

Propaganda nel mese di ottobre 1935, 31 ottobre 1935.