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La scelta tra l’opzione di risanamento e l’opzione di liquidazione

Nel documento Banche, crisi aziendale e turnaround (pagine 140-144)

IL CONCORSO DELLE BANCHE ISTITUZIONALI AL DECLINO DELL ’ AZIENDA ED AL SUO RISANAMENTO

IV. 2 La scelta tra l’opzione di risanamento e l’opzione di liquidazione

Va premesso che in questa sede faremo riferimento a quegli accordi di risanamento che hanno natura “stragiudiziale”, ossia che vengono raggiunti in assenza di procedure concorsuali e dunque di controllo giudiziario, rappresentando la sintesi delle volontà dei soggetti creditori coinvolti nella crisi.

I vantaggi che gli accordi stragiudiziali presentano rispetto alle analoghe soluzioni raggiunte per via di procedura giudiziale (concordato preventivo o fallimentare) sono stati oggetto di numerose considerazioni da parte degli studiosi. Essenzialmente, l’accordo stragiudiziale può portare ad un ritorno più elevato per tutti gli stakeholders coinvolti, principalmente in ragione delle sue due principali peculiarità: la flessibilità (intesa come “libertà” dalle rigidità processuali) e l’efficienza (sia in termini di tempo che di costi), intesa anche come efficienza allocativa86. Flessibilità ed efficienza sono ovviamente interrelate, nel senso che l’una genera

normalmente l’altra. Ad esempio, l’assenza di vincoli quantitativi connessi a soglie minime di soddisfacimento dei creditori riduce il rischio di eccessi liquidatori, mentre la libertà contrattuale delle parti consente una gestione dell’impresa in crisi che privilegi la sostanza rispetto alla forma. La procedura giudiziale è però sempre un’alternativa che i creditori devono tenere in considerazione, poiché essa presenta indubbi vantaggi in termini di trasparenza e di imparzialità di trattamento tra i creditori, naturalmente a prezzo di tempi più lunghi e costi più elevati. Per fornire qualche cifra: per i concordati preventivi, Forestieri stima in 50 mesi la durata media e nel 35% il valore medio di recupero dei crediti; per i fallimenti la durata media è stimata in 72 mesi con un valore di recupero dei crediti inferiore al 30%87; Generale e Gobbi stimano invece tempi di recupero di 6 anni ed una

86 Bertoli G., “Crisi d'impresa, ristrutturazioni e ritorno al valore”, Egea – Milano (2000)

87

quota recuperata inferiore al 40% per i crediti chirografari in caso di procedure fallimentari, mentre la percentuale di sarebbe stata di circa il 60% per lo stesso tipo di crediti in caso di accordi privatistici88).

In generale, dunque, l’accordo stragiudiziale rappresenta il frutto di una libera negoziazione dei soggetti creditori, scelta che, supponendo che le decisioni siano assunte in modo razionale, deve basarsi sulla premessa che la continuazione dell’attività aziendale sia una alternativa preferibile sia alla liquidazione per via giudiziale, sia, alla liquidazione per via stragiudiziale. In altri termini:

Wgc>Wliqs>=Wliqf

Dove per Wgc si intende il valore di going concern, per Wliqs il valore ottenibile dalla

liquidazione stragiudiziale e per Wliqf il valore recuperabileattraverso la liquidazione in sede

giudiziale89.

In realtà, a guidare la scelta della banca non è solo il confronto tra valore di funzionamento (o di going concern) e valore di liquidazione, ma la stima di quanta parte del credito la banca potrà recuperare alla fine del processo di liquidazione. Questo dipende dal valore complessivo della liquidazione, dalle garanzie che la banca ha a disposizione, dai tempi necessari per il completamento delle procedure, dai costi impliciti ed espliciti di tali procedure. Così, la singola banca potrebbe avere incentivi a non partecipare alla ristrutturazione anche nel caso in cui il valore di funzionamento del gruppo fosse superiore a quello di liquidazione, ove la sua posizione fosse assistita da garanzie sufficienti a creare

88 Generale, A. Gobbi, G., “Il recupero dei crediti: costi, tempi e comportamenti delle banche” in “Temi di discussione del Servizio Studi”, n. 265, Banca d’Italia, Marzo 2006.

89 Va precisato che quando Wliqs e Wliqf sono valori tra loro prossimi, i creditori propendono generalmente per la procedura concorsuale, che offre maggiori garanzie di equità e di trasparenza rispetto all’accordo privatistico. Altro fattore favorevole alla adozione di soluzioni giudiziali è quello giudiziale: in caso di accesso ad una procedura concorsuale, il credito non recuperato può immediatamente essere portato a perdita, con un risparmio pari, con le aliquote correnti (IRES 33% e IRAP 4,25%) al 37,25%. Al di fuori di queste ipotesi, la deducibilità delle perdite su crediti non è normalmente ammessa finché essa non risulta da elementi “certi e precisi”.

l’aspettativa di un adeguato soddisfacimento del proprio credito. Specularmente, la banca potrebbe decidere di aderire al piano di ristrutturazione anche se il valore di liquidazione fosse superiore a quello di funzionamento, laddove, stante l’assenza o la debolezza delle garanzie che assistono la sua posizione, vedesse le proprie posizioni subordinate al soddisfacimento delle ragioni di altri creditori, primi tra tutti i dipendenti90.

Occorre anche tener presente che, se il valore di liquidazione può essere stimato con buon grado di approssimazione, trattandosi di un dato in un certo senso puntuale e “statico”, la stima del valore di funzionamento dell’impresa in crisi è gravata da pesanti incertezze. Tali incertezze dipendono dalle effettive potenzialità dell’azienda, non sempre ben conoscibili dall’osservatore esterno91, dalle scelte operative e strategiche che verranno formulate, dalla

effettiva capacità del management di imprimere all’organizzazione quella svolta, quel cambiamento decisivo che sempre devono supportare un credibile processo di turnaround, e, come per tutte le aziende, dalle reali prospettive del mercato di riferimento. Inoltre, la decisione di aderire al piano di ristrutturazione può voler dire, per la banca, porsi nella condizione di dover erogare nuova finanza, aggravando ulteriormente la posizione di rischio complessiva. La ineliminabile incertezza del risultato del tentativo di risanamento fa sì, inoltre, che la necessità di procedere alla liquidazione dell’azienda possa comunque ripresentarsi in un secondo momento, e stavolta in modo non più procrastinabile, quando la posizione di rischio della banca (e probabilmente la stessa condizione dell’azienda finanziata) si è ulteriormente aggravata.

90 Ricordiamo che i crediti dei lavoratori verso i loro datori di lavoro sono assistiti da privilegio sui beni mobili del debitore (art. 2751 bis. Cod. civ.), così come i crediti fiscali dello stato ed i crediti degli enti previdenziali. Per completezza, ricordiamo che il privilegio è una causa di prelazione che costituisce garanzia patrimoniale su determinati beni del debitore (o su tutti i beni in caso di privilegio “generale”) in relazione alla “meritevolezza” della causa che ha originato il credito.

91 Inoltre, queste potenzialità possono erodersi nel tempo, a partire dall’emergere dello stato di crisi, ad esempio a causa della fuoriuscita dall’azienda delle risorse umane a più elevato potenziale.

Ipotizzando ancora che la banca si comporti come un operatore razionale92, la scelta tra le

due opzioni dovrebbe essere basata su una funzione di convenienza che tenga conto dei seguenti fattori:

- le possibilità di successo dell’operazione di salvataggio; - i rischi legati al tentativo di salvataggio (revocatorie etc.);

- la presenza di garanzie (l’affidamento bancario non è per sua natura assistito da privilegio – salvo il caso di garanzie reali o personali espressamente pattuite): nel caso di assenza di garanzie specifiche, le prospettive di recupero dei crediti sono legate esclusivamente all’andamento del piano di ristrutturazione;

- le eventuali necessità di bilancio dell’istituto creditore93.

In generale, le strategie che la banca può porre in essere in un intervento di ristrutturazione sono riconducibili a tre alternative comportamentali:

- attesa; - conflitto;

- intervento cooperativo.

Un atteggiamento conflittuale è generalmente il prodotto di una grave incrinatura del rapporto fiduciario tra la banca ed il cliente, generalmente legata alla scarsa trasparenza dell’azienda, o addirittura a comportamenti fraudolenti da parte della proprietà e/o del management. La strategia cooperativa è invece motivata dai seguenti vantaggi attesi:

92 La psicologia cognitiva ha evidenziato che le scelte, supposte razionali, sono in realtà soggette ad una razionalità limitata per la presenza di “istanze condizionanti” (personali e collettive) e per la disponibilità di competenze limitate per la soluzione di problemi complessi, nonché a causa di asimmetrie informative e possibili conflitti d’interesse. In questo caso specifico, le decisioni delle banche sono influenzate anche da fattori non strettamente razionali, come, ad esempio, il prestigio dell’advisor finanziario incaricato del risanamento, nonché dello stesso consulente strategico.

93 La banca spesso non ha interesse, o addirittura ha difficoltà, ad evidenziare nel proprio bilancio i crediti tra le “sofferenze” (esposizione nei confronti di soggetti in stato di insolvenza), preferendo classificarli tra gli “incagli” ossia tra le partite caratterizzate da una temporanea difficoltà di esigibilità che si prevede possa essere rimossa in un congruo periodo di tempo. Nel calcolo dei coefficienti patrimoniali, il peso delle sofferenze è doppio, e dunque ben si comprende l’interesse delle banche a collocare le posizioni anomale tra i debiti in ristrutturazione, valutabili discrezionalmente, anziché tra le sofferenze.

- possibilità di limitare la perdita;

- interesse generale alla sopravvivenza dell’azienda cliente;

- timore di effetti a catena su aziende dell’indotto, o su altre aziende appartenenti allo stesso gruppo dell’azienda in crisi anch’esse esposte verso il sistema bancario; - possibili vantaggi futuri connessi alla possibilità di continuare ad offrire servizi

all’azienda nel caso che essa abbia una continuità94;

- vantaggi di ordine contabile, come già evidenziato95.

In generale, è stato osservato che le banche più esposte hanno un interesse al risanamento del cliente che può portarle a diventare soggetto promotore del tentativo di ristrutturazione.

È stato altresì osservato che generalmente sono le banche di maggiori dimensioni a presentare atteggiamenti più pro-attivi in caso di crisi di aziende loro debitrici.

La matrice seguente evidenzia come variano i comportamenti adottati dai creditori per l’assunzione di decisioni al variare delle dimensioni della banca e del valore dell’esposizione:

GRANDI MEDIO-PICCOLE

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