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La scuola dell'infanzia Don Milani è una scuola comunale situata nel quartiere Reno. Essa ospita 75 bambini divisi in tre sezioni omogenee. È stata costruita all'inizio degli anni '70. Entrata nella scuola dell'infanzia Don Milani, sono subito colpita dallo stile architettonico dell'edificio scolastico. L'edificio scolastico non è solo, scrive Ettore Tarozzi, “un insieme di aspetti amministrativi, di problemi urbanistici, di elementi edilizi e architettonici: rappresenta un'idea e le idee sono necessarie all'azione educativa che è rivolta al futuro”382. Mi chiedo: quale idea rappresenta questo

stile particolare dell'edificio scolastico? Perché è stato disegnato in questo modo che è molto diverso dagli edifici prescolastici tradizionali? Prima di rispondere a tale domanda, è necessario vedere come viene strutturato l'edificio.

L'autore del progetto si chiama Fioretta Gualdi, giovane architetto quando le fu assegnato l'incarico comunale di progettare edifici per asili nido, scuole materne, elementari, medie inferiori e superiori. La tipologia dell'edificio si configura, secondo i documenti del Comune di Bologna,

“attraverso l'aggregazione di sezioni come unità autonome ripetibili, con ingressi e servizi propri, articolate su tre livelli, nel seminterrato i servizi generali, al piano terra e al primo piano gli ambienti didattici. Per ogni piano sono disponibili ampie terrazze e a terra uno spazio coperto per il gioco all'aperto utilizzabile quando piove. Il cuore di ogni sezione è un'ampia gradinata ad anfiteatro che costituisce un potente legame visivo e un collegamento vero e proprio tra i due livelli didattici concepibili come spazio unitario”383.

Che idea di fondo rappresenta questo tipo di struttura? Al riguardo, dicono Nina e Lya, insegnanti pensionate della scuola dell'infanzia Don Milani: “Un ambiente come questo è stimolante perché è

un ambiente aperto, perché è un ambiente dissonante, perché è un ambiente strano, perché ci sono le scale, perché ti devi muovere comunque, perché non puoi stare chiusa nelle tue quattro mura, quindi ti devi aprire”384. Infatti è strano l'ambiente: perché ci sono queste scale? Perché c'è un

anfiteatro? In genere noi adulti ci preoccupiamo perché un bambino di 3 anni potrebbe cadere dalle scale, ma in realtà l'insegnante nota che, se deve cadere qualcuno, questo qualcuno sarà l'insegnante. In più di 40 anni nessun bambino è caduto quando sale e scende dalle scale dell'anfiteatro, poiché il bambino è competente e sa utilizzare delle strategie per mantenere l'equilibro del corpo quando non è stabile. Inoltre, non è stanco di muoversi, va su e giù, anzi per lui è molto divertente farlo. La costruzione della gradinata ad anfiteatro ci porta a pensare alla scuola dell'infanzia come un teatro dove i bambini e le bambine sono attori protagonisti attivi, mentre

382 Ettore Tarozzi, Bruno Ciari “dirigente scolastico”, in Enzo Catarsi (a cura di), Bruno Ciari tra politica e pedagogia,

Firenze, la Nuova Italia, 1992, p. 129.

383 Il Comune di Bologna per la scuola 1970-1975, Bologna documenti del comune, febbraio/marzo 1975 in Laura

Galelli, Pedagogia e didattica alla prova dell'educazione democratica. L'esperienza della scuola dell'infanzia Don Milani, tesi di laurea, 2004/2005, p. 42.

l'insegnante è il regista che li guida e gli dà sostegno. È appunto anche uno spazio aperto: dalla gradinata ad anfiteatro, si può avere un’ampia vista sul giardino sul retro; nel primo piano, dove c'è la sezione, la parete che dà sul giardino di fronte è completamente occupata da finestroni dai quali i bambini e le bambine di 3 anni possono salutare la mattina i loro genitori; alla fine, tra le sezioni, che si trovano sul primo piano, è costruita una parete ma con una porta di passaggio, quindi una sezione è aperta verso l'altra.

Detto questo, apertura potrebbe essere la parola che caratterizza la struttura della scuola. Il principio dell'apertura dello spazio assume un significato particolare negli anni '60, in cui Bruno Ciari si impegna a promuovere un nuovo modello pedagogico “alternativo”, cosiddetto “a nuovo indirizzo” per la scuola dell'infanzia di Bologna. In tale prospettiva, la scuola dell'infanzia viene considerato come un luogo aperto, democratico e gestito socialmente. Al riguardo, scrive Enzo Catarsi:

“La scuola dell'infanzia proposta da Bruno Ciari, d'altra parte, è aperta non solo “dentro”, ma anche “fuori”, poiché aspetto imprescindibile del suo progetto educativo è quello che prevede sia la possibilità di utilizzare le opportunità didattiche offerte dall'ambiente sociale e naturale sia la partecipazione dei genitori e della società civile alla vita della scuola”385.

Inoltre, anche l'uso dei materiali deve essere aperto, nel senso che oltre ai materiali strutturati, la scuola dell'infanzia deve predisporre anche quelli, con le parole di Bruno Ciari, “del mondo della natura, della realtà tecnologica, civile e sociale che circonda il fanciullo”386. Infatti, scrive ancora:

“Occorre uscire dalla scuola, non farne un guscio rigido, anche se questo è bello e funzionale; la scuola dev'essere il centro di organizzazione delle esperienze e della vita comunitaria, non l'unico campo d'esperienza. Le stesse operazioni intellettuali che si realizzano con materiali strutturati possono e debbono compiersi con i più svariati elementi della realtà (conchiglie, sassi, foglie, ecc.)”387

Seguendo tale principio, la scuola dell'infanzia Don Milani accumula numerosi tipi di materiali depositati in un magazzino dentro la scuola, molti dei quali sono stati appunto portati dai genitori. Con questi materiali, un insegnante può costruire insieme ai bambini e alle bambine svariati tipi di giochi. Le nuovi insegnanti sono di solito rimaste stupite quando hanno visto, per la prima volta, il magazzino pieno di materiali a disposizione. Per tale motivo, è normale trovare anche diversi tipi di materiali predisposti nell'atelier in ogni sezione, materiali che i bambini e le bambine utilizzano per realizzare le loro fantasie.

L'apertura dello spazio lancia il messaggio che anche l'insegnante non deve essere chiuso nelle sue quattro mura, ma aperto agli insegnanti colleghi, perché lavorano in una collegialità e una comunità;

385 Enzo Catarsi, L'asilo e la scuola dell'infanzia, cit., p. 279.

386 Bruno Ciari, Aspetti pedagogici e didattici, in Alberto Alberti (a cura di), La grande disadattata, Roma, Junior, 2006,

p. 169

ai genitori, perché la scuola deve essere gestita insieme all'insegnante; ai bambini e alle bambine, perché esistono cento linguaggi che i bambini e le bambine possono utilizzare nella loro vita quotidiana per esprimersi e per costruire le relazioni con il mondo attorno a loro.

Tale atteggiamento aperto da parte dell'insegnante ha avuto come conseguenza un grande lavoro di ristrutturazione dello spazio che è durato quattro anni. La ristrutturazione dello spazio rappresenta la cura dell'ambiente che rispecchia la professionalità da parte dell'insegnante. Al riguardo, dice Nina, insegnante pensionata della scuola dell'infanzia Don Milani:

“Gli altri grossi progetti sono stati sullo spazio. Abbiamo comunque continuato a lavorare, perché eravamo già piene di professionalità, piene di cose da spendere in un ambiente. Noi abbiamo lavorato sull’ambiente, sulla cura dell’ambiente, quindi quando vedi un certo tipo di posizione, è perché noi abbiamo lavorato su questo, su come mettere in evidenza, o incorniciare le produzioni dei bambini, ma anche come dare una lettura dello spazio, cioè l'ambiente è educativo per il bambino”.

Tuttavia, la cura dell'ambiente della scuola Don Milani da parte dell'insegnante avviene ogni giorno, dalla mattina alla sera, in modo che i bambini e le bambine trovino un ambiente adatto al loro sviluppo integrale. Si tratta in effetti di un percorso di strutturazione e destrutturazione dello spazio. A proposito dice Lya, insegnante pensionata della medesima scuola:

“Sempre in questa scuola, prima ancora che facessimo questo percorso nel lavoro sulla strutturazione e sulla destrutturazione, c’era già nella nostra collega il pensiero che il materiale dovesse essere a disposizione dei bambini, quindi, fosse visibile ai bambini. Successivamente con un lavoro sullo spazio, gli spazi dovevano essere connotati in modo specifico, in modo che il bambino sapesse chiaramente che quello è comunque uno spazio dedicato a un'attività e quell’altro a un’altra. Quindi tutto quello che abbiamo fatto ha avuto un collegamento. Il lavoro sulla destrutturazione significa una mattina trovare tutta la scuola con tutto, e insieme ai bambini andiamo a organizzare lo spazio”.

Tuttavia, c'è un filo da seguire nell'organizzazione dello spazio, fin dagli anni '70. Tale filo sta nel gruppo dell'insegnante che non smette mai di fare ricerca sullo spazio insieme al suo gruppo di bambini e di bambine, basandosi sulle attività svolte. Non si tratta dello spazio personale, ma collettivo, poiché i bambini e le bambine di una certa età trovano sempre nella nuova sezione i giochi e i materiali riferiti alla loro età che non sono stati portati via dal gruppo di bambini che hanno frequentato precedentemente. Difatti Lya precisa:

“Ci sono state delle attività su come dare una lettura allo spazio, su come allestirlo, dagli anni '70 fino a quelle ultime degli anni '90. Ecco c'è un filo che collega. E il filo, questo sta in noi. È nella nostra ricerca che sia evoluta nel tempo, che sia legata nel tempo, quindi qua lo spazio è importante. E non è uno spazio personale. In questa scuola noi tutti gli anni cambiamo la sezione. Le insegnanti si spostano e prendono pochissime cose, sono le piccole cose che connotano quel gruppo, ma quando un’insegnante e il suo gruppo arrivano in quello spazio che è uno spazio

dedicato per quell’età, trovano i giochi e i materiali riferiti a quell’età. E se l'insegnante costruisce lo spazio in base al gruppo dei bambini che ha, ha lettura del gruppo dei singoli bambini. E' in base all’attività di quell’anno che il gruppo degli insegnanti ha programmato e ha pensato. Quindi è uno spazio in evoluzione a seconda delle esigenze. Qui sta, secondo me, la particolarità della scuola Don Milani”.

Si tratta di uno spazio flessibile che si modifica, si ristruttura e si destruttura a seconda delle esigenze dei bambini e delle bambine. L'apertura e la flessibilità dello spazio possono influenzare la costruzione dell'identità del bambino e formare la capacità di essere autonomo, poiché sono loro a vivere nello spazio della scuola, sono loro i protagonisti nel modificarlo.

Grazie allo stile architettonico dello spazio dentro l'edificio scolastico, gli insegnanti della scuola dell'infanzia di Don Milani hanno potuto creare molti spazi differenziati: ad esempio, la casa di bambole messa nella 'tana' che si trova sotto la gradinata ad anfiteatro e che può essere anche lo spazio per la privacy, l'atelier davanti alla gradinata, spazio riservato ai giochi di nave o di castelli sulla gradinata e la sala dell'acqua di fianco alla gradinata, ecc. Dopo l'assemblea i bambini possono scegliere gli spazi dove andare a giocare.