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IL LABORATORIO DELLA FIABA

Nel documento I bambini pensano con le storie (pagine 104-107)

È POSSIBILE VALUTARE LA COMPETENZA NARRATIVA?

4. IL LABORATORIO DELLA FIABA

Adesso che sono suffi cientemente attrezzati i bambini possono cimentarsi in un lavoro che non ha più bisogno di partire da stimoli esterni, un lavoro collettivo in cui tutti sono impegnati a contribuire all’elaborazione di una fi aba completamente ideata, progettata e scritta in proprio.

La prima conversazione chiarisce a chi indirizzare la narrazione, in modo da ade-guare agli interlocutori l’argomento e il linguaggio. Messi nella situazione comunica-tiva di narratori, i bambini si sentono liberi di ipotizzare i possibili ingredienti della narrazione, i protagonisti, gli antagonisti, gli aiutanti magici e l’ambiente in cui agi-ranno. La situazione è lasciata volutamente molto fl uida, qui le idee scoppiano come

i pop-corn che abbiamo cucinato ieri nel laboratorio di cucina, esclama Elisa, tutte le opinioni vengono registrate su un grande foglio, che alla fi ne consegna una vera tem-pesta di idee che entusiasma i bambini, li porta naturalmente ad allacciare le prime relazioni, a intravedere frammenti di storia, sviluppi minimi, quindi a selezionare e a creare i primi intrecci narrativi attorno agli strumenti-funzione…

Come nasce una storia.

Sul foglione si rintracciano i primi percorsi, si scarta, si aggiunge, ci si confronta, si discute quale possa essere la trama-base più coinvolgente, ci si mette nei panni dei futuri lettori, è un’esperienza formativa che aiuta i bambini a sviluppare la capacità di argomentare, di valutare, di abbandonare la propria posizione se quella del compa-gno sembra più effi cace.

A fatica, ma è una fatica che mi piace, perché stiamo facendo noi la nostra fi aba, osserva Michel, si delineano i personaggi, gli ambienti dove farli vivere, l’intreccio grezzo, si sviluppa una sorta di sceneggiatura, che trova il suo punto di appoggio nelle funzioni. La fantasia dei bambini cambia gli scenari della fi aba classica, li mescola in una riedizione attualizzata dello script archetipo. Appare lo scienziato pazzo, la bolla-astronave magica, il computer intelligente, resiste la fata, alter ego onnipotente di una presentatrice famosa di nome… Defi lippis.

I bambini suddivisi in cinque gruppi inventano delle minifi abe, da confrontare in una lettura collettiva, per scegliere insieme quella che diventerà l’impianto base della fi aba di tutti. In realtà, con unanime soddisfazione, la minifi aba di partenza sarà la rielaborazione dei cinque prodotti. In questo caso, la vera fatica è stata dell’insegnan-te, impegnata ad arginare in modo diplomatico l’esplosione ideativa, a raggiungere un compromesso, che, come si può notare, è già molto denso:

Minifi aba: Gin-gillo e la presentatrice-fata Marianna Defi lippis

C’era una volta un delfi no di nome Gin-gillo. Un giorno, stanco del suo specchio di mare, nuotò nel più profondo oceano, nei più profondi abissi. Arrivò nel regno del Serpente Sibi-lo e un mostro che stava di guardia Sibi-lo imprigionò azionando i suoi tentacoli a ventosa e Sibi-lo portò nella prigione sottomarina, il laboratorio dello scienziato pazzo. Lo scienziato, anche lui prigioniero per aver rubato a Sibilo il principio di eternità, inventò una bolla-astronave magica. Scapparono insieme, ma i poteri di Sibilo attraversavano l’oceano. Per fortuna vi-dero uno yacht, era l’imbarcazione della famosa presentatrice Marianna Defi lippis che sta-va seguendo tutto sul suo computer intelligente. Con un doppio salto mortale Marianna si trasformò nella fata Lilliput. Guidata dal navigatore del computer, distrusse con un tsunami il regno di Sibilo, e girò il mondo per l’eternità assieme allo scienziato e a Gingillo, che dava spettacoli nei più grandi porti di mare.

Per fi ssare le tappe narrative, si stendono i titoli provvisori dei capitoli. Una di-scussione accurata assegna poi ai cinque gruppi la prima stesura delle singole parti.

Fin da subito, la fretta di iniziare a scrivere deve cedere il passo alle esigenze della coerenza narrativa. I gruppi si confrontano, decidono aspetto fi sico e carattere dei personaggi, tratteggiano gli ambienti, si consigliano con frequenza sulla quantità, sulla lunghezza delle articolazioni interne.

L’insegnante accompagna gli inventori di fi abe, li segue nei voli creativi perché non si perdano, li invita, durante i momenti di lettura delle singole parti e poi del testo collettivo, a ripensare, a rivedere, a rileggere e a valutare. I bambini sono così portati concretamente a fare i conti con i problemi della logica narrativa e a corregge-re incoecorregge-renze e contraddizioni inaccettabili sul piano dell’economia complessiva della fi aba e quindi della comprensione.

L’attività si dispiega su un tempo medio-lungo, con appuntamenti suffi cientemen-te ravvicinati, di norma settimanali, viene organizzata e verifi cata nelle sue scansioni insieme ai bambini, cosicché la riuscita fi nale è affi data anche al loro impegno. Il coinvolgimento è assicurato, gli incontri sono sempre animati e partecipati, la storia è sentita come un’avventura e un progetto propri, e non di rado, quando l’intreccio

della fi aba prende forma, i bambini arrivano al laboratorio settimanale con delle idee già pensate, con modifi che o con completamenti da proporre.

Spesso le riletture diventano autentici appuntamenti con la grammatica. Si modi-fi cano strutture, si collegano le parti utilizzando opportuni connettivi, si ricorre ad elementi anaforici per ovviare a ripetizioni, per evidenziare nel testo rinvii e riferi-menti, si inseriscono descrizioni, dialoghi per alleggerire e vivacizzare. I bambini si impegnano, si scoprono consapevoli di utilizzare strumenti della lingua acquisiti in altre occasioni di apprendimento, a volte si compiacciono per qualche passo che li soddisfa particolarmente, propongono cambiamenti, come fa Manuel:

Io ho letto alla mia mamma il pezzo iniziale che abbiamo inserito giovedì scorso, perché mi piace proprio, mi sembra che siamo stati proprio bravi a presentare il protagonista Gin-gillo, forse dovremo inserire una descrizione anche nel pezzo che parla dello Scienziato pazzo, ce l’ho già in mente.

Finalmente le stesure dei gruppi vengono unifi cate defi nitivamente in una scrittu-ra comune che prevede ancoscrittu-ra momenti di rifl essione, per assicuscrittu-rare al tutto coeren-za logica, correttezcoeren-za e proprietà nell’uso dei mezzi espressivi. Qui, l’uso del computer rivela la sua effi cacia.

Il risultato fi nale è un libro, e le fasi dell’impaginazione, dell’illustrazione, della ricerca del titolo defi nitivo, di come costruire la copertina, di come riprodurre più copie e soprat-tutto di come pubblicizzare l’evento presso i compagni individuati come destinatari, diven-tano nuovo motivo di incontri e di discussioni utili e formativi, oltre che appassionanti.

Nel documento I bambini pensano con le storie (pagine 104-107)