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I SEGNI DEL SÉ E DEL NOI I MATERIALI DEI RICORDI

Nel documento I bambini pensano con le storie (pagine 163-169)

È POSSIBILE VALUTARE LA COMPETENZA NARRATIVA?

3. I SEGNI DEL SÉ E DEL NOI I MATERIALI DEI RICORDI

La crescita delle identità dei singoli bambini e del loro gruppo attraversa tutte le attività e le esperienze quotidiane, si arricchisce negli incontri aff ettivi e cognitivi intensi che percorrono periodi, annualità e cicli scolastici. I bambini aff rontano e imparano linguaggi e codici diversi, mettono in comune abitudini ed espressioni di vita. Il loro spazio e il loro tempo sono occupati da diversi eventi e momenti, questi vengono vissuti e osservati, espressi e rielaborati fi no a diventare prodotti, oggetti, documenti, narrazioni che possono essere esibiti e raccolti.

Molto nel lavoro scolastico è attività di ricostruzione dell’esperienza conoscitiva, si tratta spesso della lettura e rilettura dei dati, dei ricordi che sono presenti alla mente

o che vengono ad essa richiamati. È importante favorire e valorizzare il momento del ricordare perché attraverso questo si ha modo di esercitare una ricerca retrospettiva nella quale si ritrovano e si osservano le tracce e le modalità dell’esperienza.

Ricordare risveglia in tutti delle intense sensazioni di tipo aff ettivo; è un momento intimo, è un’immagine che sta dentro di noi, è richiamare una parte dell’anima, par-lare a noi stessi e agli altri. I nostri ricordi sono dei prodotti esclusivi, come le poesie, le opere o i libri specifi ci per autori e artisti.

Negli anni vissuti a scuola i bambini raccolgono i loro ricordi, materiali personali e collettivi di vario tipo che esprimono il loro essere persone; così documentano i momenti signifi cativi della loro vita a scuola, analizzano e annotano le attività svolte e le abilità, sviluppate, elaborano rifl essioni e i pensieri.

Tutto quello di cui si vuole conservare visibilità e memoria, secondo alcune regole condivise, viene collocato negli archivi personali e della classe, si tratta di raccolte ragionate di fonti documentarie di diverso tipo. Sono dei contenitori al cui interno vengono deposte immagini, scritti, brevi frasi, disegni, piccoli oggetti che rivestono per i bambini forte valenza emotiva e cognitiva.

Ogni archivio è uno strumento dinamico, vivo, che conserva le testimonianze dei mo-menti importanti, accompagna la vita personale e della classe, diventa un interlocutore esclusivo. Rappresenta concretamente le tracce del tempo, è lo strumento con cui si rende visibile e concreto il corpo della memoria e diventa materiale per la coscienza di sé.

Questa raccolta diventa un piccolo deposito di fonti che descrive la crescita fi sica, emotiva ed intellettuale di ogni bambino, registra lo scorrere del tempo, l’allargamen-to e il potenziamenl’allargamen-to delle abilità. Nello stesso tempo l’archivio è una rappresentazio-ne, coscientemente parziale, della realtà complessa che circonda i bambini. In esso si accumulano per due o tre anni scolastici i materiali che mostrano l’aspetto dei singoli bambini: foto, misurazioni collegate a diverse abilità che permettono di verifi care concretamente la crescita del corpo. Insieme vanno raccolti anche piccoli scritti, pen-sieri, testi che esprimono liberamente rifl essioni e considerazioni sulle proprie abilità conquistate o desiderate, delle esperienze fatte.

Francesco annota: Marzo 2000. Adesso io scrivo in stampato, in script e anche in corsivo.

La costruzione degli archivi, guidata dall’insegnante, avvia i bambini alla raccolta e alla lettura di materiali che documentano attività e avvenimenti della loro vita, in-segna l’identifi cazione e la lettura di fonti di diverso tipo; permette di individuare e delimitare un argomento o un campo d’indagine, di fare e di verifi care delle ipotesi e infi ne di esercitare la propria abilità narrativa.

Le operazioni di riordino e di sistemazione dei materiali secondo un criterio cro-nologico permettono di monitorare il percorso di apprendimento e la crescita

in-tellettuale dei singoli bambini. Alla fi ne di una classe seconda, ad esempio, si inse-riscono dei materiali nell’archivio personale, questo momento richiama la classe a ripensare alle procedure del metodo di lavoro e a superare qualche problema con i bambini arrivati da poco.

Elena: Guarda Ale in questa busta noi mettiamo i nostri ricordi, quello che ci è piaciuto di più fare a scuola, oppure anche un pensiero segreto che gli altri devono chiedere il permesso per leggerlo.

Federico: Ma ci possiamo mettere anche la fotocopia di un compito con ottimo o una foto del nuoto.

Martina: Io ho un’idea, facciamo che mostriamo ad Alessia alcuni archivi, uno di un maschio e uno di una femmina, così lei capisce.

Kristian: Allora è meglio se tutti pensano ai ricordi di seconda e poi lo dicono, così Alessia sente le idee di tutti e poi dice le sue.

Salvo: E poi comunque possiamo aiutarla con i nostri ricordi.

L’insegnante periodicamente ricorda agli alunni l’impegno di arricchire con nuovi materiali il contenitore lasciandoli liberi sulla tipologia e sulla quantità da inserire, ma facendosi spiegare i motivi della scelta, loro stessi poi si rendono conto della pre-senza dei materiali in eccesso. I bambini identifi cano le fonti, imparano le procedure per collegare e ordinare esperienze, idee, materiali; attivano così operazioni trasver-sali alla narrazione storica e a quella autobiografi ca. Rileggendo i materiali i bambini ripensano le proprie esperienze, rivedono concretamente il proprio pensiero steso in piccoli testi o rifl essioni, scoprono come la loro idea su un argomento persista, sia cambiata o si sia modifi cata. Scoprono e comprendono i momenti della loro crescita, della loro evoluzione intellettuale, si sentono protagonisti orgogliosi dei loro pro-gressi nell’apprendimento. Infatti alla fi ne di una terza sarà possibile ricostruire un quadro generale nella forma di un racconto che descriva in una temporalità annuale o pluriennale la storia scolastica dei bambini.

L’archivio personale

Scatole, buste, cartellette, dossier personali, raccoglitori, sacchetti possono servire per costruire questo strumento a volte anche chiamato archivio del corpo, dove per ogni anno scolastico si introducono documenti di vario tipo. Le fotografi e, le misura-zioni corporee, le impronte, i piccoli documenti, i piccoli prodotti, manufatti danno modo di mostrare i mutamenti nell’aspetto e i progressi nelle abilità, l’evoluzione e l’espressione delle identità.

L’archivio personale può essere costituito anche ad esempio da quattro buste unite insieme con le diciture: come ero, come sono, cosa so fare, cosa sapevo fare oppure da un contenitore dove i materiali sono sovrapposti in ordine cronologico.

I settori dell’archivio riguardano l’aspetto, le abilità motorie, intellettuali e comuni-cative, i materiali vanno collocati cronologicamente e annualmente acquistano mobi-lità, cambiano collocazione rendendo visibile lo scorrere del tempo, i progressi nell’ap-prendimento e nell’affi namento delle abilità, oppure nel caso della scatola si trovano suddivisi per classe, tenendo sempre conto dei criteri del come sono, cosa so fare.

Disegni, autoritratti, foto, bigliettini, nastri, involucri, piccoli giocattoli, registra-zioni sonore o musicali, sono materiali che i bambini ritengono signifi cativi per i momenti che ricordano, servono a documentare particolari attività o abilità di ognu-no. Per alcune abilità motorie si annoteranno i risultati di prove, giochi motori che riproposti in vari momenti riveleranno i progressi raggiunti.

Pia registra nei suoi disegni intitolati Tocco le stelle, la propria capacità di saltare per toccare delle bandierine e scrive:

In prima toccavo quattro stelle, in seconda tocco otto stelle perché sono diventata grande.

Fortissima è l’immedesimazione che ognuno sente con l’archivio e col suo conte-nuto, esso è vissuto come un prolungamento del corpo e di tutto il loro essere. Spesso i bambini chiedono di aprirlo, di estrarne il materiale per guardare e toccare le pro-prie rappresentazioni e le tracce del proprio sapere e saper fare.

In una conversazione di analisi di se stessi, i bambini di una prima spiegavano al-l’insegnante che cosa conoscessero delle loro mani, del corpo e della mente e di come le sapessero usare.

Mauro: Delle mie mani so che… sono due… ci sono le dita e le unghie… sotto sono morbide e calde… sono fredde…

Del mio corpo so che … è piccolo… è la pelle… corre… schiaccia…

Della mia mente so che … è la testa… è nella testa… non fa rumore… mi fa parlare…

Martina: Con le mie mani so… toccare le stelle appese in palestra… scrivere con la matita…

pettinare la Barbie… fare lotta con la mia gatta Dana.

Con il mio corpo so… fare la canzone A, E, I, O, U… fare le capriole… camminare… fare le corse.

Con la mia mente so… fare le cose… pensare… guardare… parlare.

L’identità personale e la sua rappresentazione iconica come una sagoma del corpo o l’autoritratto sono fortemente legati alla corporeità, al movimento, al contatto fi sico, attraversano tutte le esperienze e spesso il bambino le comunica con tutto se stesso e con i suoi sensi.

Nell’archivio del corpo c’è il mio corpo, perché la sagoma sta sempre lì, immobile - so-steneva Francesco - e spessissimo la estraeva dalla busta, l’abbracciava, cercava di far-la aderire al suo corpo o vi si sdraiava sopra restando tranquillo coricato per terra.

Roberta, in seconda, volendo fi nalmente mostrare il proprio archivio alla sorella che frequentava un’altra classe, le aveva scritto un biglietto in cui spiegava:

Questo disegno gigante si chiama sagoma, è grande uguale come sono, si mette per terra e ci vado sopra e vedo se sono più grande. Dopo allora la piego, ma si deve vedere la faccia davanti, così si vede che sono proprio io.

Ilaria, in occasione del Carnevale, voleva mascherare da fatina la propria sago-ma, ma c’era il problema delle dimensioni troppo grandi, dopo una discussione con l’insegnante e con i compagni, qualcuno ha suggerito di fare un disegno su un foglio, accompagnato da un bigliettino di spiegazione:

Questa è la sagoma di Ilaria vestita da fatina di Carnevale, non ha la gonna perché quel giorno io avevo la tuta.

Ilaria traveste da fatina la propria sagoma.

L’archivio della classe

L’archivio della classe raccoglie invece materiali che rappresentano la memoria delle attività e degli eventi che hanno coinvolto gli alunni nel loro insieme. Il conte-nuto riguarda a vario titolo la vita dei bambini, attività, avvenimenti, scadenze, even-ti, imprevisti e ritualità della classe.

Possono essere inseriti anche documenti e oggetti personali come quelli che docu-mentano momenti particolari o eccezionali che vengono raccontati alla classe ed en-trano a far parte di una memoria collettiva, ad esempio eventi personali o irripetibili come la nascita di un fratellino o di una sorellina, l’arrivo o la partenza improvvisa di un bambino o di una bambina, un incidente.

Francesco ha chiesto alla classe di inserire questo appunto all’inizio dell’anno sco-lastico perché durante l’estate era nato il fratellino, ma non aveva potuto comunicarlo ai compagni.

Francesco: Mio fratellino fi nalmente! È nato, è bellissimo e allergico ai bacini, ma fa lo stesso.

È bravo tantissimo, però piange un po’.

Giulia invece propone di inserire la notizia dell’incidente capitato a un compagno:

Domenica in Bondone Marco si è scontrato con un altro sciatore, sembrava morto, ma era solo svenuto. Dopo viene a scuola anche se ha il braccio ingessato così in fuori e si mette la giaccavento di suo fratello.

Oppure, inaspettatamente a settembre un compagno che nel maggio precedente era partito per il paese di origine salutando defi nitivamente tutti si è ripresentato a scuola. Nella classe, una terza, la raccolta del materiale d’archivio era ormai conclusa, ma i bambini hanno voluto che accanto ai materiali che raccontavano l’addio per la partenza fosse aggiunta la comunicazione di Kristian:

Ciao sono di nuovo qui, nelle Filippine ci torno quando ho fi nito tutte le scuole.

Appunti e materiali raccolti nell’archivio sono oggetti-simbolo carichi di signifi cati, di emozioni aff ettive, essi parlano direttamente ai bambini e rappresentano la loro esperienza ormai trascorsa, che rivive intensamente non appena si riprendono tra le mani. Provocano quell’emozione che ci prende quando riguardiamo una fotografi a, un ricordo di famiglia o rivediamo un luogo del nostro passato, inspiriamo un odore o gustiamo un sapore.

Il materiale dell’archivio che viene ripescato, riletto e riordinato ricostruisce e narra la storia di uno o più anni scolastici. Diventa un grande testo, un esercizio di memoria, una fonte di ispirazione per la narrazione e per esercitarsi nei vari generi testuali, può essere una riserva di materiali per le attività di laboratorio di classe come ad esempio Liberi Liberi (p. 145). Dall’archivio si può ripescare un’esperienza emotiva da esprimere in una poesia, in una pagina di diario, in una metafora, in una rappre-sentazione grafi co-pittorica.

Rifl ettendo sulle esperienze e sui propri progressi il bambino gioca con i ricordi, li evoca, cerca le sue tracce e le ricollega all’esperienza e così arricchisce anche le sue narrazioni, il suo modo di scrivere.

Andrea dopo aver condiviso con Mavy un’attività di analisi e ricostruzione sul materiale dell’archivio stende una sua registrazione:

Nella scatola dell’archivio delle vacanze Mavy pesca gli oggetti di Arianna, sono due conchi-glie. Le osserva e le descrive, queste conchiglie le parlano… parlano... del mare, delle onde, della sabbia, di molluschi, di altre conchiglie. A Mavy queste conchiglie piacciono moltissimo:

sono ruvide fuori, lucide, lucenti e lisce dentro. Sono profi late da piccoli dentini rotondi, sem-brano grigiette, ma osservandole con la lente sono disegnate a minuscole e sottilissime righi-ne bianche, righi-nere e rosa, all’interno invece sono di diverse sfumature dal bianco al rosa. Sono il solito ricordo dell’estate, ma è bellissimo toccarle dentro, a me fanno pensare all’acqua sulla pelle e a quando cammini sulla riva del mare.

Grande è la soddisfazione della conquista del ricordo, quando un bambino lo af-ferra, riesce a dipanarlo e a svelarlo narrandolo come se il materiale dell’archivio fosse qualcosa di magico, che fa emergere sensazioni e ricordi nascosti dentro di sè.

Nel documento I bambini pensano con le storie (pagine 163-169)