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7 CONCLUSIONI

7.3 Le lacune del super io

L'interesse preminente della presente ricerca è , chiaramente , quello di verifica- re se il bullismo possa essere un comportamento indotto dai genitori per mezzo delle modalità educative enunciate dalla Johnson e di cui abbiamo abbondante- mente parlato nei capitoli precedenti, miranti a trasmettere al figlio le lacune del super-io presenti in uno dei genitori . Infatti ,facendo un passo indietro ricordia- mo come il genitore , ma più solitamente la madre , mediante delle condotte educative quali il permissivismo , il double talking , i comportamenti aggressivi e ipercontrollanti , trasmette una lacuna del super-io in lui presente al proprio figlio. Nella trattazione effettuata nel capitolo quinto si è spiegato che , secon- do la Johnson , il genitore prova piacere nel vedere il figlio che si comporta in modo non conformista proprio in quelle aree del super-io in cui il genitore stes- so presenta una lacuna ed in questo caso si parla proprio di soddisfazione vica-

riante. La prova piena dell'applicabilità del'ipotesi delle lacune del super-io si dovrebbe , pertanto ,avere se si riuscisse a provare il piacere del genitore quan- do è a conoscenza del comportamento lacunoso del figlio. Tale prova è , evi- dentemente , molto difficile da raccogliere e nella nostra ricerca si è cercato di operazionalizzarla per mezzo di due domande .La prima chiedeva quanto il ge- nitore sia soddisfatto del figlio dando ad esso un voto che va da 1 a 10 , la se- conda invece domandava al genitore se fosse venuto a conoscenza di episodi di bullismo e , in caso di risposta affermativa, se ne ricordasse i particolari. Dalle risposte alla prima domanda , coerentemente con la teorizzazione , ci si aspetta- va da parte dei genitori dei bulli una valutazione del proprio figlio molto alta o ,almeno , non inferiore a quella data dai genitori dei ragazzi non bulli. Con la seconda domanda si mirava ad individuare nei genitori dei bulli una sottile for- ma di compiacimento nella descrizione del comportamento prevaricatore del fi- glio tale da rivelare una qualche forma di soddisfazione vicariante. Orbene la nostra ricerca non ha portato alla produzione della prova dell’esistenza nei geni- tori del bullo di tale soddisfazione vicariante. Infatti non si è riscontrata nessuna associazione tra l’essere genitori di bulli e il rispondere affermativamente alla domanda in merito agli episodi di bullismo di cui si era venuti a conoscenza. Anche quando i genitori di bulli rispondevano ad essa non si è notato nessun tipo di soddisfazione nella descrizione dell’episodio anche perché le risposte erano quasi sempre laconiche e per di più – nella maggior parte dei casi - non facevano nessun tipo di riferimento alle prevaricazione del proprio figlio ma , al contrario , alle prevaricazioni di altri ragazzi a cui il figlio ha assistito o , che , addirittura , ha subito .

Anche la domanda riguardante il grado di soddisfazione che il genitore ha ri- spetto al figlio che si comporta da bullo sembra andare in senso contrario rispet- to al criterio della soddisfazione vicariante . Infatti i genitori dei ragazzi bulli sembrano, in base ai dati raccolti , meno soddisfatti dei propri figli rispetto ai genitori dei ragazzi che non compiono atti di bullismo. Dobbiamo però dire che in merito a tale questione i risultati non contraddicono più di tanto la teoria del- le Lacune del super-io. Infatti la Johnson descrive la soddisfazione vicariante e i meccanismi per raggiungerla come un qualcosa di perlopiù involontario (cit.), come nell'esempio in cui il genitore che ascolta il figlio che è fuggito di casa è affascinato dal racconto ma non esita a redarguirlo pesantemente davanti al te- rapista(cit.). In base al presupposto della involontarietà sembra quindi possibile spiegare il perché della valutazione inferiore da parte dei genitori dei bulli , si può infatti ipotizzare che essi non siano coscientemente soddisfatti del compor- tamento da bullo del figlio , anzi ne sono mortificati , salvo , ad un livello non cosciente , emozionarsi per tali bravate. Resta sempre salva e possibile una in- terpretazione più semplice e meno favorevole alla nostra ipotesi, che non di-

prova coscientemente piacere quando viene a conoscenza delle gesta eroiche del figlio ma , all’atto dell’intervista , subodorando magari di non esser stato scelto a caso , cerca di difendere la propria rispettabilità affibbiandogli un voto basso. Per provare tale chiave interpretativa si è calcolato nel sottocampione dei genitori dei bulli l'indice di associazione del chi-quadrato relativo all'incro- cio tra l'item mirante a provare la conoscenza del comportamento da bullo del figlio – suo figlio potrebbe , magari trascinato da altri comportarsi da bullo?- e il grado di soddisfazione nel figlio -da 1 a10 , ricodificato in 3 classi (vds tab. 13 capitolo precedente).

Il risultato del test non ha evidenziato nessuna associazione statisticamente si- gnificativa quindi l'ipotesi che i genitori svalutino i figli perché apertamente a conoscenza dei loro comportamenti da bulli non può essere confermata. Resta in piedi , invece, l'ipotesi della Johnson.

Abbiamo sopra accertato come la prova piena dell'applicabilità della teorie delle lacune del super io non esiste. Dovremmo allora pensare che l'ipotesi della Johnson debba essere rigettata totalmente? Sicuramente no perché se non c'è la prova piena vi sono diversi indizi a nostro favore.

Innanzitutto , come si evince dall'analisi dei dati effettuata nel capitolo prece- dente , si riscontra una associazione tra l'avere un figlio bullo e essersi compor- tati in gioventù allo stesso modo . Questo risultato è certamente conforme a quanto descritto dalla Johnson nella sua sterminata casistica. Si pensi alla picco- la ladra che viene difesa dalla madre . Tale risultato corrobora , come abbiamo visto in coda al capitolo quinto , anche quanto hanno sostenuto alcuni studiosi del fenomeno bullismo quali Heron , Farrington , Lowenstein ed altri .

Altra risultanza della ricerca riguarda l’esistenza di modalità educative di tipo permissivista da parte dei genitori , che si sostanziano in tutta una serie di moti- vazioni miranti a neutralizzare la responsabilità del figlio che compie dei com- portamenti antisociali. Nella nostra ricerca tale modalità educativa è risultata confermata da diversi item . Infatti , come esposto nel capitolo 6 , vi è una asso- ciazione tra essere genitore di bullo e dirsi d’accordo col fatto che il bullismo sia solo una fase della crescita del ragazzo che sparirà con la maturazione. Tale risposta è rilevata anche nella letteratura internazionale sul fenomeno bullismo e , più precisamente, da Pepler e Craig(cit.). In secondo luogo un maggior nu- mero di genitori di bulli sono propensi ad affermare che i conflitti tra ragazzi debbano essere risolti tra loro senza l’intervento di un adulto . Anche questo ge- nere di risposta , come già descritto nel paragrafo 5.5 del 3° capitolo , è assolu- tamente sovrapponibile a quelle riportate da Pepler e Craig,

Ulteriore indice relativo alla presenza nelle modalità educative di uno stile di tipo permissivista è anche l'associazione rilevata tra l'essere genitore di bullo e il dichiararsi piuttosto d'accordo o , addirittura, molto d'accordo alla convinzio-

ne che la colpevolizzazione del figlio anche quando sbaglia potrebbe essere no- civa alla sua crescita. La Johnson , in modo molto puntuale, si scaglia contro questo modo di pensare , che considera come una forma di volgarizzazione del- la teoria psicoanalitica tanto in voga nella società statunitense degli anni '50 . Infine a conferma dell'ipotesi permissivista si riscontra anche una associazione tra l'essere genitori di bulli e il dichiarare che i propri figli 'debbano essere la- sciati a fare ciò che sentono e desiderano'.

Tornando al discorso più generale il permissivismo dei genitori è una delle ca- ratteristiche educative riscontrate dalla letteratura internazionale quali correlati al fenomeno del bullismo. Se ne fa menzione in tutti gli studi partendo da Lo- wenstein (1978) , passando per Olweus (1980,1984) , Rican (1995) e tanti altri .

Accertata la presenza di modalità educative di tipo permissivista , per ri- manere in linea con la teoria della Johnson è necessario accertare anche la pre- senza della seconda modalità educativa che si sostanzia in un comportamento ostile ed ipercontrollante verso il figlio tale da trasformarlo in un capro espiato- rio e portarlo ad agire in modo deviante.

Tale categoria di comportamento è , palesemente, di difficile operazional- lizzazione. Con una domanda si è cercato di indagare la dimensione dell'iper- controllo , infatti si è chiesto se , secondo l'intervistato, quando si vieta un com- portamento si debba verificare che l'ordine venga rispettato subito ed in modo pressante oppure avere fiducia nel figlio e verificare dopo un buon lasso di tem- po. Tale domanda non ha sortito nessun effetto ai fini della ricerca in quanto non si è riscontrata nessuna associazione positiva tra la risposta ipercontrollante - controllare subito – e l'esser genitore di bullo.

Una seconda domanda utilizzata , invece , cercava di operazionallizzare il com- portamenti ostili e , più precisamente, la motivazione che , secondo l'autrice statunitense , viene utilizzata dalle madri quando individuano uno dei figli quale

capro espiatorio , e cioè il fatto che egli somiglia nei difetti ad un parente del-

l'altro coniuge. La domanda posta mirava ad accertare se secondo l'intervistato il figlio abbia dei difetti ereditati dai suoi parenti o da quelli dell'altro coniuge. Si è riscontrata una associazione positiva- a tal proposito si veda il capitolo pre- cedente- tra l'essere genitore di bullo e il riscontrare una somiglianza del figlio – nei difetti – proprio con i parenti dell'altro coniuge.

In relazione , invece , agli atteggiamenti ostili e di svalutazione di cui parlava la Johnson essi potrebbero essere provati utilizzando un item che in realtà era stato creato per operazionalizzare la soddisfazione vicariante e che non ha funzionato . Stiamo parlando della domanda riguardante il grado di soddisfazione – da 1 a 10 – che il genitore aveva nei confronti del figlio . Come il lettore ricorderà i risultati , lungi dal confermare l'ipotesi per cui il genitore del bullo sia particolarmente soddisfatto del figlio, mostrarono una

soddisfatti del proprio figlio rispetto agli altri genitori di figli non bulli. Poco sopra abbiamo ipotizzato che tale risposta potesse essere stata data sotto la pressione di una qualche forma di desiderabilità sociale, adesso , invece , potremmo ipotizzare che tale svalutazione del proprio figlio possa non essere altro che uno dei meccanismi operanti nella teoria della Johnson atti a selezionare il figlio capro espiatorio che agirà in modo da soddisfare

vicariantemente il genitore. Certo tale chiave di lettura va , lo stesso , presa con le pinze ,perchè la valutazione in termini di soddisfazione data dai genitori dei

bulli in merito al proprio figlio è si inferiore a quella data dai genitori di ragazzi non bulli ma non prevede voti molto bassi quali l'insufficienza , tali da poter essere interpretati come una forma di forte svalutazione.